Tag Archive: fase difensiva

  1. 1 VS 1 con sprint e frenata

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    I giocatori A e B partono contemporaneamente affrontando rispettivamente un percorso con corsa nei cerchi e una corsa tra gli over bassi, adeguandola alla loro distanza (differenziazione).

    Successivamente effettuano tre sprint di 5 mt. intervallati da due frenate in uno spazio di 1 mt. arrivati al centro del campo, l’allenatore chiama un colore (in questo caso giallo) e i due contendenti attaccano la palla per un 1 vs 1 e fare gol in una delle due porticine.

    Materiale occorrente: palloni, cinesini, over bassi, coni e cerchi.

    Durata esercizio: 12 minuti

    Numero di serie: 2

    Recupero: 3 minuti

    Numero recuperi: 3

    Numero giocatori: 18

    Fasce interessate: Esordienti, Giovanissimi, Allievi e Prima squadra.

    1 vs 1 CON SPRINT E FRENATA

    A cura di Nicola Amandonico

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  2. Le contrapposizioni dell’1-4-4-2 rispetto agli altri moduli (prima parte)

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    Il 4-4-2

    Immaginiamo dunque che la nostra squadra sia schierata con il sistema di gioco 1-4-4-2

    1-4-4-2 vs 1-4-4-2

     

    4-4-2 vs

    Dopo una prima analisi è opportuno sottolineare che i reparti difensivi giocano in situazione di parità numerica contro gli attaccanti avversari. A centrocampo, invece, c’è parità numerica “statica”.

    Se suddividessimo il campo con due linee verticali e due orizzontali noteremo come si crea un “gioco di coppie”, anche sulle corsie esterne dove 7 e 2 dovranno occuparsi di 3 e 11, e così via per gli altri calciatori.

    Definita la situazione naturale statica che consegue allo schieramento tattico analizziamo ora gli adattamenti tattici e le modalità per affrontare questo sistema di gioco, sia dal punto di vista difensivo sia da quello offensivo.

    Difensivo

    Scalate difensive: E’ indubbiamente il punto focale della fase difensiva di questo sistema di gioco.

    La scalata ha l’obiettivo di creare superiorità numerica in zona palla con lo scopo di riconquistarla.

    Non vuol dire solo creare superiorità numerica nel raddoppio ma anche e soprattutto nelle zone limitrofe alla posizione della palla, in modo da indurre il possessore a forzare la giocata e dunque a potenziali errori.

    Nei meccanismi di scalata ci sono degli aspetti a dir poco fondamentali.

    Innanzitutto il timing, ossia il tempismo con cui i calciatori effettuano i movimenti tattici richiesti per adempiere al loro compito, con la massima velocità ed aggressività visto che si tratta di un adattamento difensivo.

    Altrettanto importanti sono le distanze che intercorrono tra i calciatori che, collettivamente, scalano. Se le distanze non sono giuste gli avversari possono trovare uno “sbocco” ed uno spazio da occupare o attaccare per uscire dal pressing.

    Dunque la squadra dovrà muoversi sempre come un unico blocco, curando al massimo i principi di tattica individuale difensiva soprattutto riguardanti la presa di posizione e la scelta dei punti chiave di riferimento (porta, palla, avversario) secondo il gioco a zona.

    FIG1: Esempio di scalata con palla in zona laterale

    4-4-21 vs

    Il numero 2 rosso trasmette a 7; I difensori blu, con il giusto timing, si spostano in blocco velocemente verso la zona della palla.

    3 accorcia in avanti su 7 concedendogli trenta centimetri di spazio con l’obiettivo di poter temporeggiare, il suo compagno di catena laterale 11 va subito al raddoppio per creare una superiorità numerica in zona palla.

    Con il giusto timing ed in maniera altrettanto aggressiva i calciatori adiacenti alla linea della palla accompagnano i loro compagni blu chiudendo tutti i possibili sbocchi e spazi.

    6 effettua una copertura preventiva su 9rosso con 5 e 2 che gli danno adeguata copertura, 8 agisce in pressione sul sostegno 4 con il raddoppio di 9 che è pronto anche ad aggredire il giro palla difensivo.

    FIG2: Esempio di scalata con palla in zona centrale.

    4-4-22 vs

    Il numero 4 rosso riceve palla per impostare il gioco in zona centrale del campo.

    A seconda di quelli che siano i principi ed i sotto-principi di gioco della nostra squadra, le scalate difensive dovrebbero così essere eseguite:

    8 accorcia immediatamente in avanti su 4 ed attende il raddoppio di 9, qualora 4 sia lento nel girare palla. 4 si occupa di 8 ed attende l’arrivo di 10 in aiuto al pressing.

    Visto che lo sguardo di 4 è orientato verso il suo lato sinistro,11 accentra la sua posizione per venire a creare superiorità numerica in mezzo al campo inducendo 4 ad una giocata difficile o lunga.

    7 arretra fino ad occuparsi di 11 consentendo a 2 di mantenersi sulla stessa linea di 5 e 6 che devono occuparsi dei due attaccanti avversari.

    Offensivo

    Come mettere in difficoltà un sistema di gioco 4-4-2 utilizzandone uno simile?

    A seconda del modello di gioco della nostra squadra, e dunque dei relativi principi e sotto-principi di gioco, un modo per mettere in difficoltà una squadra schierata con un 4-4-2 con un sistema di gioco simile è quella di “adattarsi” ad un 4-2-3-1.

    4-4-23 vs

    Generalmente questo adattamento è utilizzato con squadre con vocazione offensiva. I terzini, infatti, partono all’altezza dei due mediani, ed i 4 giocatori offensivi giocano molti alti e molto larghi, costringendo i propri difensori e centrocampisti centrali ad accettare la parità numerica.

    Dunque la posizione avanzata dei terzini, unita a quella molto avanzata delle due ali, consente alla squadra di essere sempre pericolosa sulle corsie esterne. Altro punto importante è la posizione del numero 10. Egli può essere un centrocampista offensivo, un trequartista, un rifinitore, un attaccante di sostegno o una seconda punta. La sua posizione, al centro del castello, costringerà gli avversari a degli adattamenti difensivi sicuramente non previsti.

    Altro aspetto importante è quello composto dalla coppia trequartista-punta; questi calciatori possono disporsi in verticale, in orizzontale o in diagonale. La qualità e la complementarietà dei loro movimenti potrà arrecare danni importanti alla struttura organizzativa difensiva.

    Schierare la squadra in questo moto costringerebbe gli avversari ad adottare un baricentro basso ed ad utilizzare con più prudenza i due mediani vista la posizione di partenza di 10.

    FIG1: Sviluppo di gioco con il sistema 4-2-3-1 in grado di mettere in difficoltà una squadra schierata con il 4-4-2

    4-4-24 vs

    Il portiere inizia il gioco verso 5 che si allarga come il suo compagno 6 ai bordi dell’area di rigore. Immediatamente i terzini 2 e 3 sopravanzano la linea bassa dei due mediani effettuando un lungo corto per ricevere.

    Il mediano 8 lato palla si allarga e riceve in posizione atipica.

    E’ necessario sottolineare come la posizione di 10 all’interno del castello, impedisca ai due mediani avversari 4 e 8 di uscire in pressing sui nostri centrocampisti in quanto potrebbero mettere in luce il suddetto 10.

    Una volta ricevuta la sfera 8 la gioca di pria per il taglio convergente di 7.

    Controllata la sfera 7 ha tre opzioni di passaggio:

    -una derivante dal movimento asimmetrico ( o a incrocio) della coppia trequartista-attaccante

    -una derivante dall’attacco della zona cieca dell’esterno offensivo opposto 11

    -una derivante dalla sovrapposizione del terzino 2

    I quattro calciatori offensivi possono dar vita ad una serie notevole di combinazioni offensiva con lo scopo di creare adattamenti non naturali nel meccanismo difensivo avversario.

    FIG2 e 3:

    4-4-25vs

    4-4-25vs

    (Leggi la prima parte dell’articolo cliccando qui)

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    A cura di Giuseppe Maiuri

  3. Il colpo del ko: la transizione

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    La transizione e’ paragonabile al colpo da knock down di un pugile che coglie impreparato l’avversario sbilanciato ad attaccare.

    Immaginiamo il pugile che sferra un diretto dx e che nell’ eseguirlo lascia scoperto il volto: se il difendente coglie l’ attimo giusto e anticipa puo’ trovare il colpo decisivo.

    Quindi elementi fondamentali per una transizione efficace sono:

    1. la distrazione di chi offende;

    2. la capacita’ di prevedere e anticipare il movimento avversario;

    3. la scelta del tempo nell’ anticipo;

    4. la velocita’ nell’ eseguire il colpo risolutivo;

    5. la velocita’ di accoppiamento dei movimenti atti a concludere l’ azione (knock down/tiro in porta/gol).

    A volte si predilige un finto atteggiamento remissivo della squadra per portare l’ avversario a perdere gli equilibri tra i reparti durante la propria azione offensiva.

    Viene scelto inoltre un lato debole dove affondare il colpo. Per esempio il giocatore tecnicamente meno abile e si attende che il gioco arrivi da quel lato per pressare- recuperare- verticalizzare-concludere.

    La transizione puo’ essere un ko : ma e’ la capacita’ di attenzione che determina se subirlo o farlo subire.

     

    Mister Giacomo Bizzarri (altro…)

  4. Il pressing: tattica difensiva collettiva (seconda parte)

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    Dopo aver descritto il significato del termine pressing e tutte le sue tipologie rivolgiamo l’attenzione a un paio di efficaci esercitazioni aventi lo scopo di allenare l’aggressività e l’intensità della nostra squadra quando si muove senza palla.

    Gol sui paletti. Su una metà campo si dispongono due squadre di egul numero di giocatori e si sistemano tante porticine quanti sono i giocatori di ogni squadra stessa + una. Ad esempio: per due squadre di 7 giocatori l’una si sistemano 8 porte (larghezza di 1mt circa).

    Si dà vita a un normale “possesso di palla”. con ‘obbiettivo di realizzare quanti più gol all’interno delle porte.

    Le squadre totalizzano un punto ogni qualvolta un giocatore di una squadra fa pervenire il pallone a un suo compagno posto dall’altra parte della porta. Effettuato il punto non è possibile segnare un gol nella stessa porta.

    Materiale occorrente: paletti, palloni, casacche.

    Tempo dell’esercitazione consigliato per una finalità metabolica aerobica accettabile: 2/3 blocchi da 6′ ciascuno.

     

    Meta su aree delimitate. su una metà campo si posizionano 6 cerchi o si compongono 6 quadrati con dei delimitatori come in figura.

    Verrà eseguito un possesso di palla nel quale una squadra deve attaccare le aree di meta opposte e quelle centrali andando a totalizzare un punto quando un giocatore riesce ad appoggiare la palla con la suola all’interno di una di esse.

    In figura:

    • La squadra rossa deve fare “meta” all’interno delle aree nere e blu, mentre deve difendere allo stesso tempo le stesse nere e le rosse;
    • La squadra bianca deve fare “meta” nelle aree nere e rosse di dovendo allo stesso tempo difendere le aree blu e nere.
    • In pratica: nelle aree nere centrali possono fare punti entrambe le squadre.

    Materiale occorrente: palloni, cerchi o delimitatori colorati, casacche.

    Tempi dell’esercitazione: come sopra.

    In entrambi i tipi di partite a pressione si possono far variare il numero dei tocchi consentiti.

     

  5. Il pressing: tattica difensiva collettiva (Prima parte)

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    DEFINIZIONE Dl PRESSING
    Il pressing è un’azione tattica collettiva (quindi portata a compimento da più giocatori) effettuata in situazione di non possesso palla (fase difensiva).
    E’ inoltre opportuno fare una distinzione tra i significati dei concetti di pressione e pressing. Mentre la pressione è un’azione individuale atta a togliere spazi e tempi di giocata al possessore di palla avversario, il pressing prevede, per la sua applicazione, la partecipazione di più giocatori che cooperano simultaneamente, per il raggiungimento di un obiettivo comune.
    Ovviamente, per portare a compimento un’azione di pressing collettivo efficace, può esser necessario utilizzare l’abilità di pressione individuale.
    Affinché sia possibile parlare di squadra in pressing è necessario che:
    • la palla sia in possesso degli avversari;
    • più giocatori, seguendo una strategia prestabilita, cooperino collettivamente alla riconquista della palla.

    Scopo del pressing è quello di comprimere gli spazi ed i tempi di giocata agli elementi della squadra in possesso palla in modo da rendere complicato lo sviluppo della manovra offensiva avversaria e facilitare la riconquista della palla.

    TIPOLOGIE Dl PRESSING
    Una delle classificazioni più utilizzate per definire il tipo di pressing attuato da una squadra riguarda la zona di campo dove tale tattica collettiva viene applicata in modo sistematico. Si è soliti quindi parlare di pressing ultraoffensivo, offensivo o difensivo a seconda che il disturbo attivo, attuato nei confronti dell’azione avversaria, parta da una delle linee ben identificate nella figura 1.
    Altre possono essere però le classificazioni utili ad indicare le modalità con cui una squadra pressa in fase difensiva. E’ possibile distinguere il pressing settoriale da quello a tutto campo, il pressing a soggetto da quello generale, il pressing in avanti da quello all’indietro.

    • Il pressing settoriale si differenzia da quello a tutto campo perché la squadra, impegnata in fase difensiva, va a ridurre tempi e spazi a disposizione degli avversari in possesso palla principalmente quando la stessa si trova in determinati settori (ad esempio nei pressi delle linee laterali).
    • Il pressing a soggetto si differenzia rispetto a quello generale per il fatto che la squadra concentra la propria azione collettiva principalmente quando la palla è in possesso di determinati giocatori (solitamente quelli più in difficoltà da un punto di vista tecnico oppure quelli più pericolosi). Il pressing in avanti si differenzia da quello all’indietro perché la squadra per la sua attuazione esegue in un caso movimenti collettivi ad avanzare (ad esempio nel pressing ultra-offensivo) e nell’altro movimenti a scendere (ad esempio nel pressing difensivo con i centrocampisti che si abbassano, avvicinandosi ai difensori, per raddoppiare o coprire determinate zone).

    Al di là del tipo di pressing praticato, una delle pietre miliari su cui si fonda l’organizzazione del movimento collettivo è indubbiamente la scalata.
    E’ proprio grazie agli scivolamenti difensivi organizzati, fatti verso la zona della palla, che si può generare quel movimento collettivo-collaborativo identificato come pressing.

    E’ importante considerare che l’efficacia del pressing può esser legata alla zona in cui si trova il possessore di palla. E’, infatti, indubbiamente più agevole pressare gli avversari quando la palla è in zona esterna piuttosto che in zona centrale. Tutto questo per le seguenti ragioni:

    • quando la palla è nei pressi della linea laterale le direzioni di giocata del possessore vengono appunto limitate a quelle verso l’interno o lungolinea, viceversa quando la palla è in zona centrale il giocatore può orientare la manovra a 360°;
    • in secondo luogo, l’avvicinamento della palla alla zona laterale consente di creare un lato forte (quello della palla) ed uno debole (quello lontano dalla palla), permettendo alla squadra che si difende di allentare le marcature sul lato debole e favorire le scalate dei reparti verso il lato forte dove sarà più agevole andare a creare situazioni di superiorità numerica e/o pressione individuale massimale.

    QUANDO FARE PRESSING
    Ma oltre alla zona di campo, esistono importanti fattori da considerare per massimizzare l’efficacia del pressing. Le condizioni favorevoli per ottenere buoni risultati si realizzano quando il pressing è portato:

    • su un giocatore di non eccelse qualità tecniche;
    • su un giocatore che si appresta a ricevere una palla di “difficile gestione” (alta, veloce, ecc.);
    • su un giocatore che riceve in “zona difficile” (scarsamente assistita dai compagni o dove costui non può permettersi di perder palla).

    L’analisi di tutti questi fattori porta a considerare come il pressing possa esser applicato a tutto campo o, in modo che potremmo definire “chirurgico”, solo in determinate circostanze.
    Fondamentale è riuscire proporre la giusta didattica in modo che i giocatori riescano a recepire e rispondere adeguatamente alle direttive volute dall’allenatore.

    Bibliografia: “Pressing” ed. Allenatore.net

  6. 1vs1 ad alto contenuto aerobico.

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    Un’ esercitazione situazionale che abbina l’allenamento della tattica individuale (1vs1) con una finalità metabolica prettamente aerobica.

    4 gruppi di giocatori si schierano come in figura.

    I palloni vengono giocati contemporaneamente dai giocatori schierati a fondo campo “A” e “D” rispettivamente ai giocatori “”B” e “C”.

    Si creeranno due situazioni di 1vs1 (AvsB e DvsC) con obiettivo di realizzazione e di difesa della porta.

    Dopo la conclusione, o l’intercetto da parte del difensore, il giocatore che ha lanciato il pallone e ha difeso prende posto come attaccante verso l’altra porta, mentre chi ha attaccato va a difendere la porta opposta tornando indietro alla massima velocità

  7. Progressione di tattica individuale: Da 1vs1 A 2vs3

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    Esercitazione progressiva da 1vs1 a 2 difensori vs 3.

     

    I difensori lanciano il pallone da fondo campo e vanno immediatamente in pressione con l’obiettivo di difendere la porta osservando i concetti di posizionamento in base al punto in cui si trova pallone e avversario rispetto alla porta nel caso di esercizio di 1vs1 e 1vs2.

    Inoltre l’allenatore dovrà fare attenzione all’esecuzione delle coperture reciproche tra difensori e alla pratica della neutralizzazione delle sovrapposizioni e dei tagli degli attaccanti (2vs2 e 2vs3).

    Progressione consigliata (5′ per blocco)

    • 1vs1 attaccante
    • 1vs2 attaccanti
    • 2vs2 “
    • 2vs3 “

    Vale la regola del fuorigioco solo all’interno dell’area di rigore.

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  8. Pressione e coperture.

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    I giocatori che compongono il cerchio con il perimetro inferiore fanno girare palla (senza passarla al compagno immediatamente vicino a dx e sx), mentre i due giocatori posti all’interno dello stesso devono andare in pressione e darsi copertura reciproca facendo in modo che la palla non passi mai in mezzo a loro (tra i due coni centrali).

    I giocatori che compongono il cerchio più grande vanno a turno in pressione dall’esterno ogni qualvolta il pallone arriva nella loro zona.

    Tempo consigliato per l’esercitazione: 1’00” a coppia di difendenti.

    Materiale occorrente: delimitatori, casacche, palloni.

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  9. Allenare i principi di tattica con il 2>2: ecco come attraverso otto esercitazioni

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    Come sviluppare, attraverso le idee di Mister Viscidi e otto esercitazioni sul 2>2, i principi di tattica offensiva e difensiva.

    A cura di Andrea Pagan

    Ho avuto la fortuna in questi giorni di partecipare ad uno dei tanti incontri che l’associazione allenatori organizza per l’aggiornamento tecnico degli addetti ai lavori.

    Il relatore della serata è stato Mister Maurizio Viscidi e il tema trattato, per mia fortuna, l’allenamento del 2>2.
    Personalmente una parte dell’articolo l’avevo già sviluppato ma dopo aver sentito Mister Viscidi parlare e regalare a noi allenatori le sue idee riguardo allo sviluppo dei principi di tattica offensiva e difensiva, attraverso l’allenamento del 2>2, mi sono sentito costretto, per la qualità del lavoro proposto, ad inserire gli spunti interessantissimi che la serata mi ha dato.

    Quanto esposto è quanto da me personalmente appreso dall’incontro; una relazione quindi del tutto soggettiva che esula Maurizio Viscidi da mie eventuali imperfezioni.
    Approfitto dell’occasione per fare al Mister i miei più vivi complimenti per la sua professionalità e meticolosità nell’insegnamento.

    Scarica l’articolo cliccando qui: [download id=”29861″]

     

  10. Progressione esercitativa tattica: 11vs0

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    Proposta di progressione esercitativa, da tenersi anche ad inizio seduta, per l’allenamento dei movimenti difensivi e di possesso contro un determinato sistema di gioco.

    • RISCALDAMENTO “tattico” a secco su tutto il campo con i giocatori posizionati in base ai ruoli, con mantenimento delle giuste distanze tra i reparti (con es. di mobilizzazione). In avanti e all’indietro.
    • MOVIMENTI ad attaccare la bandierina colorata corrispondente alla posizione del portatore di palla avversario: movimento singolo e ripristino (7/8 movimenti); poi movimenti ripetuti. (10′ circa).
    • INSERIMENTO DEL PALLONE tenuto in mano dall’allenatore per lettura di palla “coperta” e “scoperta”, “scappo e stringo”, ecc.
    • SVILUPPO DELLA FASE DI POSSESSO integrata a fase difensiva su pallone posizionato sulle bandierine o rinvio dell’allenatore. i giocatori si muovono sui colori chiamati ma al fischio prendono la palla su una determinata posizione del campo e cominciano a costruire e finalizzare l’azione fino ad esaurimento dei palloni stessi.

    I colori vengono posizionati in base allo schieramento della squadra da affrontare e possono essere aggiunti dei cinesini a simulare l’eventuale avversario da “assorbire” in marcatura in seguito alla dislocazione dei nostri giocatori.

    In figura si affronta un 4-4-2 classico.

    Materiale occorrente: paletti, colori (bandierine), palloni.
    In sostituzione delle bandierine si possono utilizzare altri segnalatori (coni, cinesini avendo cura di dare ad essi un ordine preciso, ad esempio numerico).

    Claudio Damiani [skype-status]

  11. 4-4-2: pensieri sulla fase difensiva.

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    Il sistema di gioco 4-4-2 più comunemente utilizzato dalla maggioranza dei tecnici è quello classico che prevede lo schieramento di quattro difensori e quattro centrocampisti disposti in linea, più due punte.
    In questa disposizione tattica vengono alla luce più di una coppia e terna di giocatori costituite da:
    • i due difensori centrali;
    • i due centrocampisti centrali;
    • il difensore esterno destro con il centrocampista esterno destro;
    • Il difensore esterno sinistro con il centrocampista esterno sinistro;
    • le due punte;
    • La terna composta da difensore esterno destro, centrocampista esterno destro e centrocampista centrale destro;
    • L’altra terna, opposta, costituita da difensore esterno, centrocampista esterno e centrocampista centrale sinistri.

    La didattica della fase di non possesso risulta più facilmente eseguibile rispetto a qualsiasi altro sistema di gioco in quanto, il movimento dei quattro difensori coincide molto con i movimenti che pochi metri più avanti vanno ad eseguire quattro centrocampisti in relazione alla posizione del pallone in fase di non possesso.

    Concetto essenziale da trasmettere per iniziare un gruppo al gioco “a zona” è quello relativo alla “copertura” reciproca tra compagni di squadra durante la fase di pressione esercitata da un giocatore nei confronti di un avversario.
    E’ altresì importante ricordare che la pressione, a differenza dell’azione di pressing, costituisce un’azione individuale o, al massimo di due o tre elementi, che contrastano il portatore di palla avversario; il pressing è invece un’azione collettiva e organizzata, finalizzata a rallentare la manovra degli avversari, indurli all’errore o ancor meglio a conquistare il possesso della palla.

    E’ comunque attraverso l’assimilazione del concetto di copertura che la didattica relativa alla fase difensiva ha inizio: se, ad esempio, il centrocampista esterno destro va ad affrontare il portatore di palla avversario, egli godrà della copertura del difensore esterno omologo e del centrocampista centrale posizionato al suo fianco, leggermente più arretrato.

    Si creerà inoltre una linea di giocatori in cui, tanto i difensori quanto i centrocampisti, si daranno copertura reciproca formando le rispettive diagonali difensive e di centrocampo.
    Con palla situata nelle zone laterali del campo, sarà l’allenatore a impartire il tipo di diagonale che dovranno eseguire i quattro difensori, e di conseguenza il numero di linee difensive:
    • Si ha una linea difensiva nel caso si porti sulla zona del portatore il solo difensore esterno e i suoi compagni di reparto costituiscono un’unica linea difensiva di copertura, schierandosi appunto perfettamente in linea. (utile per la tattica del fuorigioco, ma rischiosa sui tagli delle punte avversarie.
    • Si creano due linee difensive allorquando la copertura del giocatore esterno che va in pressione, ad esempio il terzino destro, è eseguita dal centrale omologo, il quale è a sua volta coperto dal centrale sinistro (ultimo uomo), mentre il difensore esterno sinistro si trova sulla stessa linea del difensore centrale destro. (diagonale “eagle”).
    • Si creano tre linee difensive nel caso in cui il difensore esterno destro va in pressione sul portatore di palla avversario, il difensore centrale destro gli dà copertura, a questi dà copertura il difensore centrale sinistro e a quest’ultimo darà copertura il difensore laterale sinistro che fungerà da ultimo uomo. Quindi, reciproche coperture per ognuno dei quattro difensori. Con questa disposizione la squadra sarà concettualmente più lunga ma toglierà senza dubbio profondità agli avversari.

    Il discorso cambia quando il portatore di palla è localizzato nelle zone centrali del campo.
    In questo caso bisogna inoltre analizzare se chi è in possesso di palla sia in una situazione di palla “scoperta” o di palla “coperta”:
    Si crea una situazione di palla “scoperta” quando un avversario porta palla frontalmente verso la nostra porta senza essere contrastato, godendo della possibilità di poter effettuare una giocata senza subire pressione alcuna.
    Vi è invece situazione opposta di palla “coperta” nel caso in cui il portatore di palla avversario non ha “luce” per poter effettuare la giocata verso la nostra porta in quanto contrastato oppure si trovi in una situazione di possesso palla con le spalle rivolte verso la nostra porta non potendo fare altro che un retropassaggio in quanto pressato. In questi casi, la squadra sale compatta e stretta nella direzione del pallone.

    Anche un lungo cambio di gioco degli avversari (orizzontale), da un lato all’altro del campo è considerato palla “scoperta”.
    E ancora. Nel caso di palla “scoperta” come occorre comportarsi in una situazione in cui:

    1. il portatore di palla avversario si trova difronte alla nostra linea di centrocampo?
    2. la linea di centrocampo è già stata superata e spetta ai nostri difensori contrastare la sua avanzata?

    Nel primo caso, il centrocampista più vicino al portatore di palla deve andare in pressione godendo della copertura dei compagni (stretti) di reparto, mentre i difensori dovranno temporeggiare stretti o in alcuni casi neutralizzare l’imminente lancio lungo (decifrabile dalla postura del corpo del possessore stesso), per cercare di togliere profondità agli avversari arretrando lentamente stretti verso la propria porta. La corsa a ritroso dovrà essere laterale e non all’indietro.

    Nel secondo caso, i difensori dovranno disporsi stretti e:
    – in situazione di superiorità numerica o quantomeno di parità numerica un difensore dovrà scegliere il tempo di andare in pressione godendo delle coperture dei compagni.
    -In situazione di inferiorità numerica, (ripartenza avversaria ), dovranno scappare all’indietro stretti cercando di togliere profondità per eventuali tagli o sovrapposizioni improvvisi sino alla fatidica “linea di fuoco” del limite dell’area di rigore, ove, al comando, dovranno aggredire insieme il portatore di palla cercando di lasciare in fuorigioco gli altri avversari.

    Partendo dalla condizione che la nostra squadra deve essere in tutti i casi stretta in fase di non possesso (e larga in fase di costruzione del gioco), ad affrontare il portatore di palla sarà il giocatore ad esso più vicino; i compagni di squadra dovranno impegnarsi a dargli copertura.
    Si creeranno così dei piccoli triangoli difensivi.

    Altro concetto da non tralasciare è quello della neutralizzazione della sovrapposizione: se il portatore di palla avversario sta godendo della sovrapposizione del compagno di squadra sulle zone laterali del campo, il giocatore più esterno seguirà l’avversario largo senza palla, mentre il giocatore più centrale andrà veloce in pressione sul portatore stesso effettuando una veloce “scalata”.
    Fino ad ora le punte non sono state menzionate, ma anch’esse svolgono un preciso ruolo nella fase difensiva.
    Nelle situazioni di rimessa dal fondo o di rinvio da parte del portiere avversario (o comunque di palla in possesso degli avversari in zona difensiva), le punte debbono trovarsi preferibilmente una a fianco dell’altra posizionate dietro la linea della palla. Nel caso in cui la palla sia gestita dai difensori centrali avversari, esse devono agire d’attesa eseguendo i tipici movimenti difensivi di copertura reciproca in uscita (uno esce l’altro copre); nel momento in cui i difensori avversari allargano il gioco nelle zone esterne del campo nel 4-4-2 classico dovrà uscire in pressione il centrocampista esterno (pressing ad invito), con una delle due punte in copertura e l’altra che si posizionerà sulla traiettoria di un eventuale retropassaggio al portiere.
    Le punte sono i primi difensori di una squadra che vuole attuare il pressing ultraoffensivo.
    Nel corso della mia attività ho adottato spesso questo sistema di gioco in quanto lo considero un ottimo punto di partenza per poi cercare di fare assimilare soluzioni “alternative”.

    In caso di pressing ultraoffensivo e’ fondamentale fare in modo che se la palla va da un difensore centrale, pressato da una nostra punta, al difensore esterno, questa non deve più tornare al difensore centrale che ha fatto partire l’azione.

    Questo per fare in modo che non vengano effettuati troppi “giro palla” e vengano sprecate troppe energie dai nostri due attaccanti.

    Le “nozioni” che ho sempre cercato di sottolineare nell’immediata vigilia della gara (dieci minuti prima di entrare in campo), ai miei giocatori sulla base del modulo 4-4-2 ma non solo, sono le seguenti:

    1)COPERTURE E DIAGONALI
    Coperture reciproche tra i due difensori centrali (i difensori devono attaccarsi ai diretti avversari se questi sono situati in prossimità dell’area di rigore senza farsi portare fuori posizione), e i centrocampisti centrali, i quali una volta superati dovranno subito posizionarsi dietro la linea della palla.
    Diagonali dei difensori esterni e dei centrocampisti esterni che in fase di non possesso dovranno fungere da quinto difensore.
    2)PUNTE
    rientro delle punte sino al cerchio di centrocampo nelle situazioni di rimessa dal fondo e calcio di rinvio del portiere avversario.
    3)AGGRESSIVITA’
    Massima aggressività sin dal primo minuto di gioco sul portatore di palla per non permettere agli avversari di pensare troppo per le giocate.
    4)PRESSING
    L’azione di pressing è un’azione collettiva che deve aver luogo in determinate circostanze che devono essere lette ed interpretate:
    • quando il gioco degli avversari si sviluppa sulle fasce laterali ed hanno quindi una visuale di campo limitata a 180°;
    • quando un avversario esegue un controllo difettoso o sta per essere raggiunto da una traiettoria alta che sicuramente lo metterà in difficoltà;
    • quando un avversario si trova in una situazione di “palla chiusa” e gli riesce difficile girarsi verso la nostra porta, o quando sentitosi pressato effettua un retropassaggio che ci permette di “accorciare”.
    • invita al pressing il giocatore esterno più vicino al possessore di palla avversario dopo che l’azione difensiva delle punte ha obbligato gli avversari a girare palla sugli esterni; l’azione di pressione si svolge dirigendosi verso il possessore di palla avversario con lo scopo di conquistare palla, di limitargli la visuale di campo o quantomeno di fargli eseguire un lancio lungo senza mai essere saltati. E’ quindi fondamentale l’azione di temporeggiamento.
    Per eseguire un’azione di pressing è necessario avere la squadra “corta” (fondamentali in tal senso i compiti di difensori e punte), e che ogni giocatore vada ad attaccare l’avversario libero a lui più vicino.

    Per far ciò occorre essere pronti dal punto di vista psico-fisico.
    5) RIBATTUTE
    Squadra “corta”, cosicché i centrocampisti saranno agevolati nel recupero di respinte o ribattute di entrambe le difese.

    Claudio Damiani [skype-status]

  12. Fase difensiva: “scappo e stringo”

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    Esercitazione situazionale che impegna i movimenti difensivi di tre difensori in inferiorità numerica contro una ripartenza avversaria.

    I tre difensori si apprestano a scappare stringendo sulla zona del portatore di palla che l’allenatore farà partire alternativamente da una delle quattro zone di campo in cui sono presenti i palloni (vedi figura).

    Un quarto difensore rincorre in aiuto dei compagni da una posizione di 10mt più arretrata rispetto ai quattro attaccanti che avranno il compito di realizzare nel più breve tempo possibile.

    Curare la discesa ad “imbuto” a stringere dei difensori che dovranno decidere di uscire sul portatore di palla non più tardi della fatidica “linea di fuoco” rappresentata dall’area di rigore.

    Materiale occorrente: palloni, delimitatori, casacche.

    A cura di Claudio Damiani.

    [skype-status]

  13. Esercitazione tattica: 2vs2

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    Una variante per l’allenamento tattico del 2vs2 attraverso un’esercitazione situazionale che coinvolge anche i portieri.

    Un gruppo di giocatori si schiera all’altezza del centrocampo e dispone di palloni. Il gruppo dei “difendenti” (inizialmente 6), si posiziona come da esempio filmato dalla linea di fondo campo al limite dell’area di rigore.

    Ognuno di essi si sistema all’altezza di un delimitatore (cinesino).

    Al primo segnale dell’allenatore la prima coppia di attaccanti inizia a palleggiare rasoterra; al secondo “via” inizia la fase di attacco alla porta finalizzata alla conclusione. Nello stesso momento la coppia di “difendenti” sale alla massima velocità con l’obiettivo di non subire la rete.

    Chi difende dovrà curare il “gioco” delle coperture, la neutralizzazione di eventuali sovrapposizioni e tagli, mentre la coppia che attacca dovra utilizzare queste armi nonchè l’uno-due per raggiungere l’obiettivo del gol.

    Tempo dell’esercitazione: a discrezione dell’allenatore e a seconda del gruppo di giocatori a disposizione.

    Materiale occorrente: palloni, delimitatori e casacche.

    Guarda il filmato!

    [flv]http://www.mistermanager.it/wp-content/uploads/2010/12/Soccer-Drills-Dribbling-2v2-Nos-Dribbling-Game2222.mp4[/flv]

     

  14. Il mestiere dell’osservatore: “Obiettivi da ricercare e metodi per esprimerli nel redigere una relazione”

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    Personalmente classificherei in questo modo le tipologie di relazione che mi sono trovato ad elaborare in qualità di “osservatore”:

    1. gara generica;
    2. uno o più giocatori;
    3. squadra da affrontare nel turno o nei turni successivi.

    Ogni qualvolta sono andato ad osservare una gara, un giocatore, un’avversaria da affrontare la domenica successiva, ho sempre ritenuto importante calcolare bene quali fossero gli obiettivi da raggiungere per poi esaminarli ed esporli attraverso una relazione tanto precisa quanto comprensibile.

    Non è semplice nell’arco di una gara stendere una relazione accurata riguardo un oggetto di cui sopra.

    Ad esempio: noi possiamo sicuramente osservare un singolo giocatore nel corso di una partita e trarne anche delle prime impressioni, ma ciò che ne deduciamo non sempre può portarci ad esprimere dei giudizi definitivi, in quanto in quel frangente tal giocatore avrebbe potuto vedere condizionata la sua prestazione per fattori diversi, di forma, di spostamento di ruolo piuttosto che di carenza di condizione dovuta magari ad un infortunio appena allontanato.

    E’ per questo che bisogna considerare due fasi:

    1. andare a vedere una gara per vedere se c’è qualche giocatore interessante.
    2. andare a seguire uno/due giocatori in particolare, già “addocchiati” in precedenza.

    Ma andiamo ad analizzare un po’ più nel dettaglio le tre tipologie di relazione elencate all’inizio di questo articolo.

    Gara generica

    Nel primo caso, è necessario osservare attentamente le due squadre, prendendo in considerazione il loro schieramento iniziale, gli eventuali cambi di modulo a gara in corso e a sostituzioni eseguite; successivamente ci si concentra su quel giocatore o su quei giocatori che hanno particolarmente impressionato in senso positivo “spuntandone” il ruolo, le caratteristiche fisiche, le capacità tecniche, le capacità condizionali (forza, resistenza, velocità), espresse nel corso della gara disputata, il piede preferito, senza dimenticare ovviamente i dati anagrafici, quali l’età e la carriera sin qui disputata con presenze, reti segnate e minuti disputati.

    Ma per capire se veramente possiamo considerare interessante un giocatore è necessario considerare l’obiettivo del nostro lavoro per più volte, al fine di poter veramente valutare le sue caratteristiche generali e specifiche per un lasso di tempo ben determinato.

    Saremo così realmente in condizione di poter dire:”Sì, questo giocatore farebbe al caso nostro!”.

    Visionare uno o più giocatori

    Nel caso in cui si andasse a visionare un giocatore già “toccato”, e quindi meritevole di un’analisi più accurata la relazione va sicuramente approfondita.

    1. Dati anagrafici
    2. Ruolo
    3. Caratteristiche fisiche
    4. Fattori ambientali
    5. Condotta tecnica, tattica e comportamentale nel corso della gara
    6. Tecnica individuale
    7. Caratteristiche atletiche
    8. Caratteristiche tattiche
    9. Considerazioni finali (e personali).

    Squadra da affrontare nel turno o nei turni successivi.

    Il terzo punto e forse anche il tipo di relazione più “laboriosa”, ma allo stesso tempo affascinante, è quella che ha lo scopo di fornire gli elementi di “studio” della squadra da affrontare nel turno o nei turni successivi.

    1. Formazioni
    2. Organizzazione di gioco:
      • fase di possesso
      • fase di non possesso
    3. Punti deboli e punti di forza della squadra da affrontare
    4. Condizione fisica
    5. Suggerimenti
      • per la fase offensiva
      • per la fase difensiva
    6. Andamento tattico della gara con variazioni annesse (in caso di sostituzioni o cambio sistema di gioco)
    7. Descrizione delle caratteristiche dei giocatori (fisicità, caratteristiche tecnico tattiche, ecc.) e descrizione generale dei reparti (portiere, difesa, centrocampo, attacco)
    8. Particolari situazioni di gioco riproposte in gara nella fase di possesso con rappresentazione grafica
    9. Particolari situazioni di gioco riproposte in gara nella fase di non possesso con rappresentazione grafica
    10. Rappresentazione grafica della disposizione dei giocatori nelle situazioni di palle inattive a sfavore.
    11. Gestione delle palle inattive a favore (con rappresentazione grafica).
    12. Note e considerazioni generali sulla gara (primo e secondo tempo)

    Claudio Damiani

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