La Scuola calcio A.S.D. Virtus Broccostella Santopadre (FR)

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Siamo giunti a Broccostella, un comune italiano di 2.823 abitanti della provincia di Frosinone, nel Lazio, paesino di presumibile origine romana.

L’attività sportiva di questo piccolo centro è resa preziosa anche dal lavoro svolto da Fabrizio Forletta, allenatore della Scuola Calcio locale: l’A.S.D. Broccostella Santopadre.

A Mister Forletta abbiamo rivolto le nostre domande di rito:

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Una veduta di Broccostella

R. L’obiettivo principale della nostra Scuola Calcio è la formazione sportiva globale dell’allievo/attraverso un percorso per tappe e per capacità di apprendimento (categorie di età), dove la centralità è l’allievo (e le sue esigenze).Ogni fascia di età o categoria avrà le sue peculiarità e i suoi obiettivi specifici (profili psicomotori differenti) che porteranno alla fine del percorso di scuola calcio alla seconda tappa fondamentale che sarà la specializzazione sportiva che avverrà quando l’allievo/a avrà 13/14 anni (categoria “giovanissimi”).

D. Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?

R. Nel corso di questa stagione la nostra società ha nei suoi ranghi due squadre “Piccoli amici”, una primi calci, tre pulcini 2003/2004/2005, una esordienti, una giovanissimi Provinciali, una allievi Regionali

D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?

Collaboriamo con diverse società professionistiche del panorama nazionale.

D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?

R. Abbiamo partecipato a diversi tornei a sfondo benefico, ed anche noi facciamo una piccola raccolta a Natale per i bambini disabili

D. Come gestite i rapporti con i genitori?

R. Cerchiamo di tamponare il ruolo del genitore che cerca d’intromettersi nel ruolo dell’allenatore, attraverso un atteggiamento informale ma professionale.

Alcuni genitori iscrivono i propri figli a una Scuola Calcio e li seguono assiduamente se continuano negli anni questo impegno di là da quello che esprimono in modo esplicito, è legato spesso al desiderio di vedere nel figlio ciò che loro non sono stati in grado di fare, ovvero mostrare di valere qualcosa, come avrebbero voluto.

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Desiderare per proprio figlio il meglio, la fama del giocatore famoso. Questo comportamento può portare tali genitori a tentare di manipolare la vita dei propri figli.
Stabilire un clima troppo informale e familiare con i genitori, può esporre gli allenatori a perdere il controllo della situazione, al punto di percepire come cosa fastidiosa il dare consigli oppure intromettersi nelle scelte dell’allenatore,ovvero quando si permettono di fare critiche o dare “consigli”.

Quindi, se l’allenatore si accorge che la situazione sta prendendo una piega in cui, da parte dell’interlocutore, c’è il tentativo di modificare i ruoli, può riportare il rapporto sul livello giusto, se lui stesso è certo della propria autorevolezza.

D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?

Gli obiettivi tecnici della nostra scuola calcio sono quelli di avviare, indirizzare e seguire i ragazzi che si avvicinano al mondo del calcio attraverso un programma specifico; per raggiungere tale scopo, la stagione sportiva è stata suddivisa in tre macro-fasi:

Conoscenza

Settembre – settembre: l’organizzazione dell’attività proposta ha lo scopo di formare dei gruppi omogenei suddivisi in classi d’età, in funzione del numero degli iscritti e degli impianti disponibili; dal punto di vista tecnico-didattico, questa “fase di conoscenza” consente all’istruttore di ottenere la partecipazione di tutti gli allievi attraverso la proposta di attività ludiche e di divertimento; l’intervento dell’istruttore è di tipo educativo, rivolto, cioè, a far capire ai ragazzi quali sono le regole da rispettare.

Approfondimento

Settembre – marzo: l’attenzione si focalizza sulla tecnica di base e sull’aspetto fisico-motorio; l’attività svolta, dunque, è finalizzata al miglioramento della tecnica di base e delle capacità motorie consolidando gli aspetti educativi.

Valutazione

Marzo – maggio: l’attività deve proseguire sulla stessa linea del periodo precedente; una scheda valutativa generale e soggettiva dovrà essere compilata dagli istruttori per indicare il lavoro svolto, gli obiettivi raggiunti e le difficoltà incontrate;

Come si opera nella Scuola Calcio Virtus Broccostella Santopadre

Fabrizio Forletta
Mister Forletta

Affinché si realizzi una migliore organizzazione tecnico-didattica, la scuola calcio si prefigge di raggiungere, durante il ciclo completo della scuola-calcio, obiettivi educativi generali che vengano concretizzati non solo da un punto di vista della specificità della disciplina ma anche in rapporto al fattore relazionale. Attraverso la programmazione stilata dal responsabile della scuola-calcio, viene posto l’accento sulle finalità educative quali la sicurezza di sé, l’auto-controllo, la collaborazione e la cooperazione, la capacità d’iniziativa, l’appartenenza al gruppo e il rispetto delle regole.

Tutto ciò fa da contorno agli obiettivi motori, tecnici e tattici su cui si basa la programmazione didattica i cui punti-cardine sono:

Analisi della situazione di partenza

E’ la fase preliminare nella quale occorre prendere in considerazione l’allievo e l’ambiente da cui proviene. E’ indirizzata, in generale, sul profitto scolastico e, più precisamente, sull’aspetto riguardante la socializzazione del bambino. Le informazioni di base derivano: dai colloqui con i genitori, ai quali può essere richiesto il documento di valutazione della scuola; da osservazioni soggettive degli istruttori durante la pratica sportiva e attraverso la compilazione di schede di valutazione in cui vengono espressi giudizi tecnici e relazionali.

Individuazione e formulazione dei problemi educativi

Rappresenta la seconda fase della programmazione in cui vanno analizzati i problemi generali legati all’età degli allievi; è fondamentale capire, prima di iniziare ad operare, che il periodo che stanno affrontando si può definire “critico”: il bambino passa da una fase tipicamente “egocentrica”, in cui è abituato ad organizzarsi prendendo come punto di riferimento il proprio corpo, ad una in cui inizierà a scegliere altri punti di riferimento fino a relazionarsi con l’ambiente e ad interagire e collaborare con i compagni. Ciò si evince dal comportamento motorio del bambino che mostra una notevole vivacità.

Individuazione degli obiettivi educativi e didattici

A questo punto, l’educatore determina i modi attraverso i quali favorire i processi di apprendimento del bambino. Gli obiettivi possono essere generali o specifici: i primi rispondono all’esigenza di educare attraverso lo sport, mentre gli altri sono indicati per far raggiungere al bambino la competenza nella disciplina svolta. I contenuti vengono selezionati in relazione alla fascia d’età e alle tappe dello sviluppo motorio, auxologico e psicologico. L’interazione tra le due classi di obiettivi è fondamentale: più abilità vengono apprese e maggiore sarà lo sviluppo delle potenzialità del bambino; in questo modo aumenta la stima in sé stesso

Organizzazione degli interventi

Rappresenta l’insieme delle azioni didattiche che rendono operativa la programmazione. La lezione, o seduta d’allenamento, rappresenta per l’istruttore un valido strumento per proporre, senza approssimazione, attività appropriate per una corretta formazione tecnico-sportiva.
Il piano d’intervento didattico è suddiviso in tre fasi che si integrano tra loro per intensità e durata:
Fase di avvio: è rivolta a preparare l’allievo attraverso esercizi poco impegnativi, già conosciuti, che non richiedano molte spiegazioni e che consentano di avviare quei processi mentali che, in forma più complessa, saranno stimolati nella fase centrale della seduta.
Fase centrale: impostata in funzione degli obiettivi da realizzare, deve essere organizzata secondo una sequenza logica che esprima il significato didattico che si vuole raggiungere.

La struttura a stazioni consente un coinvolgimento di tutti i bambini poichè permette di lavorare a piccoli gruppi e in spazi ridotti, quindi la dispersione è ridotta al minimo. Gli obiettivi che vengono perseguiti sono di tipo tecnico, tattico e fisico-motorio. Solitamente s’inizia con esercitazioni tecniche o con attivazione psicocinetica o coordinativa che vengono in seguito riproposte in situazioni di gioco inizialmente semplificate e poi complesse.

In questa fase riveste un ruolo fondamentale anche l’aspetto educativo: viene consentita, agli allievi, una certa autonomia dopo la spiegazione dell’esercizio; vi sarà un miglioramento nella capacità di prendere decisioni, di elaborare “strategie” personalizzate, individuali; si dà la possibilità di giocare in forma collettiva; i bambini, quindi, apprendono i presupposti per operare in un contesto di squadra e sviluppare le loro capacità di socializzazione e relazione; inoltre, la presenza dell’avversario stimola la capacità di confrontarsi e, di conseguenza, l’aspetto agonistico che, come accennato in precedenza, rappresenta, insieme al gioco,una delle naturali tendenze dell’individuo.

Proprio per questo motivo, le attività pratiche proposte avranno sempre una componente ludica e il pallone sarà sempre presente.
Fase finale: al termine della lezione è previsto uno spazio libero in cui i bambini vengono lasciati giocare liberamente in modo che si avrà la possibilità di verificare se i gesti proposti sono stati appresi e riproposti spontaneamente. Questa fase rappresenta un momento importante per comunicare con gli allievi.

Senza addentrarci troppo nei concetti riguardanti il ruolo dell’istruttore, è fondamentale che questi si prodighi per riuscire a creare un clima psicologico sereno e favorevole all’apprendimento del bambino. Dovrà prestare attenzione, oltre che agli aspetti metodologici, anche ai problemi e alle dinamiche che si verificano all’interno del gruppo intervenendo sempre in maniera tempestiva

Verifica dell’attività

La valutazione, cui si riferisce questo punto, è differente sia nei contenuti che nelle modalità di effettuazione rispetto a quella d’ingresso perché permette di confrontare ciò che si voleva ottenere con i risultati di ciò che realmente si è ottenuto. Il controllo può essere realizzato in itinere, durante lo svolgimento del programma o alla conclusione del ciclo di allenamento.

A cura di Claudio Damiani

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