Stopper e libero contro la filosofia del calcio a zona


E’consuetudine, al giorno d’ oggi, emulare da un punto di vista tecnico-tattico la serie A senza preoccuparsi minimamente del contesto dove si opera. Troviamo spesso delle applicazioni metodologiche dell’ allenamento completamente estrapolate dal professionismo ed inserite nelle pianificazioni della scuola calcio o delle prime squadre agonistiche. Sin dai primi calci vi sono società che avallano esasperazioni tattiche a discapito dello sviluppo tecnico del giovane, dimenticando che alla base di ogni movimento tattico è preesistente la corretta realizzazione di un gesto tecnico : facendo il classico esempio …non esiste sovrapposizione senza un corretto gesto tecnico di stop o passaggio del pallone. La fase difensiva e di riflesso i difensori sono la parte maggiormente penalizzata da questa filosofia nell’ insegnamento del gioco calcio. Ci si lamenta ovunque , ed anche in serie A di non vedere più giocatori capaci di marcare il proprio avversario….e non a caso aumentano i guru delle palle inattive che approfittano delle carenze difensive di tutte le squadre. La marcatura a zona applicata nei settori giovanili determina nel tempo un impoverimento tecnico/tattico nell’ applicazione della fase difensiva. Se si considera poi l’ assioma che è più facile trasferire ad un giocatore che ha sempre marcato a uomo il concetto di zona piuttosto che l’ esatto contrario, si capisce quanto sia importante non dimenticare mai la metodologia difensiva della marcatura ad uomo.

Tra gli 8 e i 15 anni si ha il periodo di maggior sensibilità all’ apprendimento di alcuni schemi motori semplici e complessi da parte del giovane calciatore. La marcatura ad uomo necessita di alcuni principi base che se non acquisiti nella giovane età si rischia di non apprendere mai:
1) Capacità spazio-temporale di anticipazione in riferimento all’ uomo da marcare, in rif. al pallone e in rif. al giocatore che effettua il passaggio;
2) Capacità di anticipare il gesto dell’ avversario con : Colpo di testa, contrasto di piede rasoterra e mezz’altezza;
3) Capacità di leggere le intenzioni dell’ attaccante senza cadere nelle finte o nei movimenti a tranello;
4) Abitudine al contatto fisico, al contrasto, alle malizie permesse dal regolamento;
5) Attenzione focalizzata in primo piano sull’ uomo da marcare ed in secondo sulla palla;
6) Abitudine allo stress che la marcatura ad uomo comporta nell’ acquisizione di responsabilità diretta;
7) Saper interpretare il gioco maschio senza cadere nella ripetizione di gesti fallosi.

Superati i 15 anni di età tutti i gesti tecnico- motori che costituiscono la specialità della marcatura ad uomo , sia nella tattica individuale e sia nella tecnica applicata alla situazione di marcatura, diventano difficilmente migliorabili. Ed è proprio superata la soglia dei 15 anni, quando i concetti scolastici divengono più complessi e la mente del giovane più recettiva ai movimenti geometrici da disegnare in campo che si possono inserire dettami tattici più esasperati e modificare l’ atteggiamento difensivo dalla marcatura a uomo alla marcatura a uomo…. nella propria zona di competenza.