Quale sarà il futuro del Milan?

Sono ormai parecchi anni che i rossoneri sono lontani dalle posizioni di vetta: riusciranno a tornare in testa alla classifica in tempi brevi?
Il campionato di serie A è stato fondamentalmente monopolizzato dalla Juventus: i bianconeri, dopo le vicende che li hanno visti lontani dalle posizioni che contano anche a causa di vicende che con il calcio giocato hanno poco a che fare, hanno praticamente distrutto la concorrenza con un progetto vincente non solo in campo (con giocatori di qualità come Pogba o Vidal), ma anche fuori con la costruzione di una società come un’azienda e naturalmente dello Juventus Stadium, vero e proprio fiore all’occhiello delle infrastrutture sportive italiane.
Delle squadre che, più di tutte, è sparita dai radar delle posizioni di testa probabilmente il Milan è quella che ha subito una parabola discendente peggiore. Sono molti gli aspetti che, insieme, hanno provocato una caduta libera della società di Silvio Berlusconi: tanti, magari non sempre gravi, problemi che insieme hanno causato un’emorraggia che sembra difficilmente curabile senza un intervento esterno.
In primis la rosa della squadra, probabilmente l’aspetto che in questo momento è più sotto gli occhi dei tifosi (in maniera negativa), ma che probabilmente è anche quello risultato più positivo al termine di questa stagione. Se da un lato sotto i riflettori appaiono le prestazioni magari non sempre all’altezza anche di nomi altisonanti (vedasi capitan Montolivo o il sempre citato Mario Balotelli), dall’altro molti nuovi acquisti hanno fatto un’ottima prestazione. Alcuni esterni quasi come scommesse (vedasi Bacca) altri interni e magari insperati (leggasi Donnarumma) e, purtroppo, alcuni inaspettati seppur in negativo (come ad esempio Bertolacci): quindi se da un lato qualcosa è andato storto, di certo molto è da ritenersi positivo e bisogna impegnarsi a vedere questo piccolo spiraglio di luce per ripartire verso le posizioni che contano.
Secondo argomento, quello che fa discutere di più i giornalisti probabilmente, è il comparto tecnico. Ci sono stati anni in cui vigeva la leggenda del “…al Milan non si esonerano gli allenatori…” per passare all’attuale “5 allenatori in 2 anni”. Qui l’errore dirigenziale è stato molto grave: la voglia di riuscire a costruirsi l’allenatore in casa, purtroppo, ha portato i rossoneri a perdere una propria identità a fronte della ricerca di una nuova, sempre diversa, a seconda del mister di turno. Dove non arrivano i risultati a fare l’esonero ci pensano il carettere dell’allenatore a portare verso una risoluzione che non può fare altro che male ad una società in cerca di stabilità. Quasi assurdo pensare che l’allenatore è l’unico dei problemi (troppi i cambi a fronte di risultati uguali), con conseguente domanda spontanea: davvero servirà l’intervento di Brocchi per poter aiutare il Milan a vincere la Coppa Italia?
Ultimo argomento che probabilmente merita un approfondimento è sicuramente l’aspetto dirigenziale: inutile nascondersi dietro a un dito, questa dirigenza sembra aver perso completamente il polso della situazione. Spesso con troppo poco mordente anche a causa di troppe condizioni da soddisfare per ogni singola decisione, troppe mani da stringere per riuscire ad arrivare a concludere un’attività. Questa burocrazia “obbligata” fa si che i tempi sportivi, tendenzialmente molto rapidi specie in ottica “prendere l’occasione al volo”, si dilatino in maniera abnorme, portando alla fondamentale debolezza societaria in qualsiasi trattativa sia essa interna ed esterna. A questo va aggiunto anche una debolezza societaria che, oltretutto, nasce dalla mancanza di visibilità al di fuori del territorio nazionale.
Quindi quale sarà il futuro del Milan? Difficile dirlo, molto dipenderà dal suo presidente. Credo che un intervento esterno sia necessario, magari non un allontamento del presidente Berlusconi (anche se probabilmente potrebbe giovare anche di più). La necessità primaria è costruire sicuramente un progetto solido a livello sportivo: avere il coraggio di credere in un allenatore, nel bene e nel male (in questo caso probabilmente il concetto “Milan ai milanisti” dovrebbe far arrivare un allenatore in orbita rossonera nel passato: escludendo Ancelotti un papabile potrebbe essere Donadoni ad esempio), ma soprattutto di seguire le sue direttive per costruire una squadra vincente non nell’immediato, ma almeno nel breve. Considerando la situazione attuale difficile ipotizzare una società vincente prima di 3 anni: sempre che le condizioni di solidità si mantengano e portino dritte ad un progetto realistico che l’intera dirigenza abbia il coraggio di difendere anche durante i periodi più complicati. Per ora non resta che vedere se l’offerta cinese verrà accettata, che il Milan diventi di proprietà orientale?