Nei settori dilettantistici, la seduta pre-gara è solitamente dedicata alla rifinitura e alle “conclusioni”. In questi contesti, si vedono molto spesso esercitazioni di semplici esecuzioni di tiro in porta (su porta unica) dopo normale scambio con un allenatore o giocatore. Oltre ad esser esercitazioni molto semplici (fin troppo per degli adulti), hanno una densità estremamente bassa; in un contesto dove il tempo settimanale da dedicare all’allenamento è scarso, a mio parere il loro utilizzo è poco giustificato. Quindi un’esercitazione per il tiro in porta in un settore dilettantistico, non dovrebbe comprendere solamente il gesto tecnico, ma avere almeno uno o due altri obiettivi (che siano di tipo tattico, tecnico od atletico). Ad esempio:
Tiro in porta e possesso palla: partite a tema (ancora meglio se un gioco di posizione) in cui è possibile andare a concludere dopo un determinato numero di passaggi. Modulando il numero dei Jolly o il N° di passaggi richiesti, si lavora maggiormente sul possesso o sulla finalizzazione.
Conclusione dopo lavoro tecnico: solitamente nella parte finale del riscaldamento (se questo è dedicato alla tecnica). Riportiamo l’esempio di un mezzo abbinato allo stop orientato o alla sovrapposizione.
Conclusione dopo lavoro tattico analitico: esercitazioni analitiche di sequenze di scambi e passaggi che portano alla conclusione senza avversari o con una pressione difensiva modesta. Sono i classici mezzi che gli allenatori utilizzano per impostare le azioni offensive di base.
Finalizzazione in un contesto tattico individuale: si considerano i mezzi di 1c1 in cui lo scopo di almeno di uno dei 2 giocatori è quello di finalizzare in porta con portiere. Riportiamo un esempio in abbinamento alla rapidità e uno in “situazione”.
Conclusioni in regime di pressione tecnica e atletica: come l’esercitazione che andremo a vedere di seguito.
CONCLUSIONI IN REGIME DI PRESSIONE TECNICA ED ATLETICA
Questo mezzo nasce dall’esigenza di combinare l’esecuzione tecnica veloce del gesto in abbinamento ad altri stimoli. Com’è possibile vedere sopra, la struttura prevede l’utilizzo di un pallone a testa e 2 portieri; la sistemazione delle porte è puramente indicativa, ma è consigliabile che entrambe (o almeno una) siano sistemate in maniera tale da non permettere alla palla di finire lontano…o ci sia uno dello staff che faccia da raccattapalle dietro la porta che non ha “protezioni”. L’esercizio inizia con il giocatore blu che parte in velocità palla al piede, esegue il giro del cono giallo centrale e tira in porta prima della riga blu (vedi figura sotto).
Appena dopo il tiro, l’allenatore fischierà e partirà il primo della fila rossa per eseguire lo stesso gesto (giro del cono e tiro in porta); nel frattempo il giocatore blu che ha appena tirato dovrà doppiare (o semplicemente toccare) il cono blu ed andare a disturbare il tiro del rosso (vedi figura sotto).
Dopo il tentativo di tiro del Rosso, partirà un altro giocatore Blu…che sarà inseguito dal Rosso dopo aver doppiato il cono. Il primo giocatore Blu che era partito (in alto a sinistra) tornerà nella sua fila con il pallone (vedi figura sotto).
ACCORGIMENTI E VARIANTI
È particolarmente importante che chi propone l’esercizio sistemi i riferimenti (linee di tiro, partenze, cono da doppiare) in maniera tale che il giocatore che insegue abbia il margine di poter raggiungere chi ha la palla (soprattutto se questo non esegue con precisione e velocità la guida della palla). Proprio per rincoraggiare la fase in cui il giocatore insegue quello con la palla, si può attribuire 1 punto al gol e 2 punti a chi riesce a toccare il pallone del giocatore che insegue. Cambiando la posizione del cono da doppiare, si riesce facilmente a modulare questo aspetto.
Le proporzioni riportate nelle immagini sopra rappresentano un semplice esempio: in particolar modo la distanza tra il cono e la linea di tiro dell’avversario (ad esempio la distanza tra il cono rosso e la linea blu) non dovrebbe superare i 15-17m se questo mezzo viene proposto nella seduta pre-partita (ad esempio il venerdì); se la seduta viene inserita a metà settimana, è possibile utilizzare distanze fino a 20-25m. Risulta ovviamente un mezzo ideale per il lavoro sulle componenti neuromuscolari nel settore giovanile, da utilizzare sopratutto in palestra.
CARICO DI LAVORO: come seduta pre-partita, sono consigliate 5-6 esecuzioni (tiro+insegumento dell’avversario) per giocatore. Ricordo che con circa 6-7 giocatori per fila (rispetto a 8-9) è probabile che il carico di lavoro vada a stimolare anche le qualità aerobiche (anche se molto dipende dalle distanze tra i vari riferimenti).
CONCLUSIONI
Il mezzo proposto oggi si prefigge di contestualizzare la fase tecnica del tiro in porta in un regime di pressione tipico della partita; inoltre, presenta elementi atletici tipici della seduta del “Venerdì dei dilettanti”. Ricordiamo che questo mezzo può essere utilizzato anche come esercitazione atletica nel settore giovanile, modulando distanze e numero di giocatori (che rappresentano l’intervallo di tempo tra ogni ripetizione). Concludiamo ribadendo l’importanza delle distanze corrette, affinchè lo stimolo allenante sia adeguato; di conseguenza è necessaria un po’ di esperienza nel trovare i giusti dimensionamenti in base alle caratteristiche dei giocatori e agli scopi allenanti che si vogliono perseguire.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Proponiamo quattro esercizi prettamente basati su un metodo didattico induttivo per lo sviluppo del gioco in zona ultra offensiva, finalizzato al gol.
Tre gli elementi attivi: un centrocampista centrale, un esterno, una punta.
Oltre alle componenti di tecnica di base, si vogliono enfatizzare elementi di tecnica applicata quali: contro movimento, smarcamento, azione di sostegno, di appoggio e sovrapposizione.
1. Trasmissione alla punta, triangolazione, passaggio in profondità sul passante del giocatore esterno propostosi nella zona laterale del campo, cross e conclusione
2. Trasmissione al giocatore esterno; sovrapposizione su questi che effettua una conversione verso la trequarti centrale; appoggio della punta che riceve spalle alla porta e premia (di prima intenzione) la sovrapposizione del compagno che esegue il cross.
3. Contro movimento della punta che riceve spalle alla porta e passaggio di scarico del centrocampista che si presenta a sostegno; smarcamento dell’esterno a offrire una linea di passaggio utile; taglio della punta a proporsi in zona esterna la quale dopo aver controllato tempi e spazio di inserimento esegue una trasmissione immediata verso il centro dell’area.
4. Trasmissione del centrocampista al giocatore esterno che controllando (in modo orientato) esegue una conversione e serve l’appoggio della punta. Questa scarica sul sostegno dello stesso centrocampista che di prima intenzione trova il compagno sulla fascia laterale. Cross e conclusione.
Due circuiti da affrontare da due gruppi di giocatori: gialli e blu.
Gialli: A parte in conduzione, slalom tra i conetti, arriva in A1 e scarica (1) su B, che riceve controlla ed effettua uno slalom tra i paletti, e serve in B1 (2) A2 che ha effettuato una corsa (o skip) alla scaletta, si è smarcato dalla sagoma, riceve (2) e conclude (tiro) in porta. Poi prosegue la corsa in A3 in coda a D. B1 intanto ha effettuato una corsa tra gli over bassi e in allungo o sprint (a seconda della distanza) raggiunge B2 in coda ai compagni. C ha ricominciato con D.
Blu: F parte in conduzione in slalom tra i paletti, raggiunge la posizione F1 e serve (1) E1 che ha effettuato una corsa tra i cerchi (adattandola alla loro distanza) e si smarcato dalla sagoma, E1 riceve e serve (2) F2 che si è smarcato a sua volta da un’altra sagoma che conclude (tiro) in porta. E1 corre, dopo aver servito F1 verso il materasso, effettua una capriola e in allungo o sprint (a seconda della distanza), raggiunge la posizione E2. F1 dopo aver calciato in porta corre in coda ad H, anch’egli in allungo o sprint.
Materiale occorrente: palloni, scaletta, conetti, sagome, over bassi, materasso, paletti e cerchi.
Tre semplici ma efficaci proposte di esercitazioni per lo sviluppo della forza, abbinate alla componente tecnica del tiro in porta
I tre calciatori, partono in sequenza (15’’) ed effettuano un vai e torna (toccando i coni), per poi attaccare la palla e concludere in porta.
Conetti e palloni.
In questa seconda opzione tenendo sempre in considerazione la partenza in sequenza dei tre giocatori, (15’’) verrà eseguito uno slalom tra i coni (piegando sulla gamba portante per toccarli), per poi attaccare la palla e concludere in porta.
Conetti e palloni.
I tre calciatori, partono sempre in sequenza (15’’) ed effettuano un vai e torna (toccando i 4 coni, tornando sempre su quello più in basso), per poi attaccare la palla e concludere in porta.
CIRCOLAZIONE DELLA PALLA FINALIZZATA ALLA CONCLUSIONE
Tattica, circolazione della palla e movimento a smarcarsi; tecnico. Passaggio e controllo orientato.
A inizia l’azione con un passaggio ad uscire (dal pressing avversario, i paletti) con B (1), che gliela restituisce sul movimento, appunto ad uscire (2). C si è portato in C1 e riceve(3), per trasmettere a B (4), B la scarica sul movimento di D in D1(5), che la da A E1 (6). Intanto A1 ha effettuato dei movimenti per liberarsi in A3 e riceve (7). D1 va in sovrapposizione a E1e riceve in D2 (8), per metterla su A4 che conclude a rete. Contemporaneamente C1 si è portato in C2 grazie al movimento ad entrare di F in F1 che poi si porta in F2, e1 va in E2, tutti pronti per ricevere.
Palloni, paletti.
CIRCOLAZIONE DELLA PALLA E RICERCA DELLO SPAZIO
Tattica di possesso, ricerca dello spazio utile.
I giocatori rossi in superiorità numerica, fanno girare la palla (2) cercando di creare lo spazio per entrare palla al piede e conquistare lo spazio all’interno dei paletti, cambiare ogni tot minuti, lasciando invariati i jolly (blu, possiamo utilizzare gli attaccanti), oppure cambiarli.
Nel precedente post, abbiamo visto come la precisione e la velocità data alla palla durante un tiro è intimamente legato, nella fase puberale e pre-puberale di un calciatore, al livello di maturazione. Per calciatori maturi (lo abbiamo fatto notare confrontando dilettanti e professionisti) invece, i livelli di forza muscolare specifica delle catene muscolari responsabili di quel movimento rappresentano il fattore limitante più importante.
Partiamo da un semplice esempio: prendiamo 2 giocatori dotati di diversa forza specifica nell’atto del calciare. Semplifichiamo dicendo che il giocatore A abbia una forza (sempre intesa come forza specifica della catena muscolare responsabile del tiro) di 100, mentre il giocatore B una forza di 70. Mettiamo che per riuscire ad eseguire un tiro efficace (cioè in grado di segnare al portiere da fuoriarea) serva un livello di forza pari a 70. In questo caso, il giocatore A effettuerà il fondamentale reclutando il 70% della sua forza massima, mentre il giocatore B dovrà utilizzare il 100% di tale risorsa.
A pari livello tecnico, chi sarà più preciso dei 2?
Ovviamente il giocatore A, in quanto dovrà utilizzare solamente il 70% della forza massima, tenendo in considerazione che
più si è costretti ad utilizzare una percentuale elevata della propria risorsa di forza specifica, e meno si riesce a modulare velocità e precisione nel movimento!
Per fare un altro esempio, pensate di dove fare canestro da 2 distanze diverse; un tiro libero ed un tiro da 3 punti. In quello da 3 punti dovrete esprimere molta più forza e sarà più difficile modulare direzione e precisione del gesto.
Questo è un aspetto estremamente importante nella preparazione atletica, spesso trascurato; ovviamente è da ricordarsi che sono i livelli di forza delle catene muscolari specifiche a determinare questo aspetto e non la forza dei singoli muscoli. Infatti, la velocità con la quale il piede impatta sul pallone, dipende dalla coordinazione con la quale viene effettuato il gesto motorio; approfondiremo sotto questo importante concetto, sia dal punto di vista funzionale che metodologico.
Intensità del movimento e tiro in porta
Nella pubblicazione di Dorge et al 2002, è stato visto che la velocità con la quale viene calciata la palla, dipende:
Dalla velocità con la quale il piede impatta sulla palla
Dal coefficiente di restituzione del complesso piede-caviglia (cioè dalla rigidità della caviglia e della parte del piede che impatta sulla palla).
Del complesso piede-caviglia ne abbiamo parlato nel post precedente (in quanto fattore limitante durante la fase pre-puberale e puberale); la velocità con la quale il piede colpisce la palla invece dipende dalla velocità della catena muscolare.
Prima di approfondire l’aspetto metodologico, è però importante considerare la coordinazione con la quale viene effettuato questo movimento. Più precisamente è necessario sapere:
Come interagiscono la muscolatura anteriore e posteriore della coscia.
Se il calcio al pallone è da considerare un movimento udarnico
Quali sono le problematiche motorie e i deficit muscolari più comuni che impediscono di effettuare correttamente il movimento.
Vedremo sotto con calma questi 3 importanti punti.
Punto n° 1: interazione tra anteriori e posteriori della coscia
Malgrado si potrebbe ipotizzare che solo i muscoli estensori del ginocchio (in primis il quadricipite) e i flessori dell’anca (in primis l’ileo-psoas) siano protagonisti di questo movimento, non bisogna assolutamente trascurare i posteriori. Non a caso, alcune delle situazioni che portano infortuni a questo gruppo muscolare (ischio-crurali), sono quelle relative al calcio al pallone.
È infatti da ricordare che il funzionamento biomeccanico del gesto sportivo è molto complesso e tiene in considerazione dell’integrità delle strutture articolari e scheletriche.
Gli ischio-crurali lavorano, nella fase finale del calcio al pallone, con un’azione frenante per evitare che l’azione del quadricipite comprometta l’integrità dell’articolazione del ginocchio a causa di un’estensione della gamba troppo violenta. In altre parole, se gli ischio-crurali sono deboli, l’estensione della gamba (che determina la velocità del calcio al pallone) sarebbe interrotta precocemente per consentire la frenata in tempo utile; viceversa, ischio-crurali forti consentono di ottenere una maggior velocità nel calcio al pallone, in quanto sono in grado di frenare l’azione del quadricipite anche nell’ultima fase del movimento, garantendo una completa estensione dell’arto calciante. Questa è un’ulteriore dimostrazione di come, quando si lavora sulla muscolatura, è necessario tenere in considerazione tutti i parametri biomeccanici del movimento.
Non a caso, anche quando si hanno delle lievi contratture ai posteriori, è proprio il movimento del “calciare” che da primariamente “fastidio” alla zona interessata.
Punto n° 2: il calcio al pallone è un “movimento udarnico”?
Partiamo subito da specificare cos’è un movimento udarnico; prendo spunto da questo video di Roberto Colli e da un vocale che mi ha mandato lo stesso autore (con estrema gentilezza) per spiegarmi nel dettaglio cosa significhi.
La traduzione più semplice sarebbe quella del “movimento di frusta”; con questo termine si intendono tutti quei gesti tecnici e motori come i lanci ad una mano o le schiacciate nella pallavolo (al calcio al pallone ci arriveremo di conseguenza).
Analizzando questi movimenti si comprende come la velocità impressa dall’articolazione che impatta con l’attrezzo non dipenda solamente dalla stessa, ma da tutte le catene cinetiche convolte (con movimenti di flesso-estensione e torsionali), a partire dalla base di appoggio.
In altre parole, il movimento si propaga dal piede d’appoggio e si trasferisce tra le varie articolazioni, ognuna della quali contribuisce ad incrementare la velocità del movimento; è quindi evidente come l’impulso espresso dal movimento sia la sommatoria di tutte le articolazioni che fanno parte delle catene coinvolte nel movimento.
Ma anche il calcio al pallone è un movimento “udarnico”?
Nell’immagine sopra viene confrontato un semplice lancio con il calcio al pallone. Indipendentemente dal fatto che quest’ultimo possa considerarsi un movimento udarnico o meno, è evidente come anche nel calcio il movimento coinvolga più articolazioni, partendo della base d’appoggio, coinvolgendo l’arto calciante ed i movimenti del busto ed arti superiori.
Provare a mettervi contro un muro, sollevate un piede e spingete questo contro il muro stesso; sentirete che anche la parte posteriore della gamba di appoggio (cioè quella che non preme contro il muro) in tensione, a testimonianza che il movimento coinvolge gran parte delle catene cinetiche.
È quindi evidente come la presenza di uno o più anelli deboli delle catene coinvolte in questo gesto portino ad un’esecuzione poco veloce e imprecisa del tiro; andiamo ora a vedere quali sono le lacune maggiormente coinvolte in questo contesto.
Punto n° 3: problematiche motorie e deficit muscolari più comuni che impediscono di effettuare correttamente il movimento
Una delle lacune più comuni l’abbiamo vista nel primo punto, cioè la debolezza degli ischiocrurali.
Altra problematica frequente è la rigidità del quadricipite; infatti, durante la fase di caricamento il quadricipite dovrebbe allungarsi per “caricare la frustata” che poi determina la velocità del movimento (e di conseguenza della palla). Una mancata estensibilità di questo gruppo muscolare produrrà un’antiversione del bacino (perché durante il caricamento il muscolo si “porterà dietro” il bacino) con il conseguente limitato accumulo di energia elastica; non solo, produrrà movimenti di compenso che nel lungo termine possono portare ad infortuni.
Anche la debolezza (o la rigidità) della cerniera adduttorio/addominale può compromettere il movimento, perché è la struttura anatomica che permette il passaggio della “frustata” da un arto all’altro. Non solo, la cintura addominale deve anche sopportare i movimenti di bilanciamento degli arti superiori; più il core è forte e minore sarà la “destabilizzazione” del tronco (e quindi la stabilità del movimento) e il coinvolgimento di quei muscoli che tenderebbero a lordosizzare la curva lombare.
Un esempio molto chiaro (e frequente) di problematiche è quando il pallone viene calciato “sulla luna” con il corpo inclinato all’indietro; questo solitamente avviene perché i muscoli della coscia non funzionano adeguatamente dal punto di vista biomeccanico, in particolar modo quando i posteriori sono deboli e non si riesce ad estendere pienamente l’articolazione del ginocchio. Può avvenire anche per mancanza di stabilità della gamba d’appoggio. In questi casi, ci si inclina indietro piegando eccessivamente la gamba in appoggio e sollecitando più del dovuto la fascia adduttoria/addominale, limitando la precisione e forza del gesto, oltre ad incrementare il rischio di infortuni a queste strutture.
Allora come fare ad effettuare un giusto programma di preparazione atletica per calciare il pallone (tiro in porta)? Lo vedremo nei prossimi paragrafi.
Quanto conta nell’economia di un campionato
Prima di approfondire l’aspetto metodologico voglio sottolineare quanto sia importante questo gesto tecnico nell’economia di un campionato; in un interessante studio fatto sulla Serie B (pubblicato nel 2017), venne visto come il numero di tiri in porta avesse un coefficiente di determinazione (r²) di solo 0.18 con la classifica finale.
Ma cosa significa questo dato?
Vuol dire che il numero di tiri in porta effettuati durante un campionato “spiegava” solamente il 18% della classifica finale. Questo significa che un ruolo fondamentale lo svolgono le qualità tecnico/tattiche individuali, come le capacità realizzative di un giocatore.
A sostegno di quest’ipotesi vengono incontro anche gli expected goals (e gli expected points); nell’immagine sotto tratta da questo sito è possibile vedere come i “punti effettivi” dalle squadre della parte alta della classifica, sono genericamente superiori rispetto ai “punti attesi” (viceversa per le ultime in classifica) a dimostrazione che le capacità realizzative rivestono un ruolo importante nell’economia di un campionato.
In altre parole, solitamente le prime squadre della classifica tendono a “realizzare” con maggiore facilità le occasioni pericolose a loro favore…e viceversa per le ultime della classifica. Da qui l’importanza di lavorare sulla capacità realizzative del calciatore; in questo contesto, la precisione del gesto si ottiene sia con l’allenamento tecnico/tattico, ma anche con un lavoro atletico/biomeccanico finalizzato ad ottimizzare la postura dinamica del gesto.
Come viene effettuato correttamente il gesto?
Nel video sotto è possibile vedere una sorta di semplice analisi di quello che è un calcio al pallone.
Ma attenzione, non esiste il “calcio al pallone perfetto”, in quanto tutto dipende dal contesto; infatti, nel video sopra è rappresentato un “tiro a giro di interno collo”. Quello che però hanno in comune questi tipi di fondamentali, sono le 3 fasi: caricamento, impatto e rilascio della gamba.
Caricamento: fase nella quale il giocatore si prepara alla frustata da dare al pallone; di norma maggiore è l’ampiezza dei movimenti (se c’è disponibilità da parte delle articolazioni) e più velocità potrà prendere l’arto calciante, e di conseguenza l’impulso dato alla palla. Altro aspetto importante del caricamento (che vedremo dopo) è l’adeguamento al contesto di gioco (dipende dalla rapidità e coordinazione generale).
Impatto: ovviamente è necessario colpire a “caviglia dura”. Abbiamo visto come in un movimento udarnico le forze espresse dalle catene cinetiche vengono trasmesse da articolazione in articolazione tramite il bloccaggio delle stesse. L’ultima articolazione è ovviamente quella che con il proprio bloccaggio trasmette tutta la forza accumulata durante la fase di caricamento; per questo motivo, la caviglia deve avere una capacità di irrigidirsi proporzionale alla velocità accumulata dalla gamba. Il grado di maturazione e l’abitudine ad effettuare questo tipo di gesto rivestono un ruolo fondamentale.
Rilascio della gamba: questa parte del gesto è quella che consente di dare velocità e direzione alla palla. Oltra alla componente tecnica, è anche importante un’adeguata forza eccentrica dei flessori (l’abbiamo visto sopra) per consentire l’ampiezza del gesto nella fase finale.
Non mi dilungo ulteriormente sulla parte biomeccanica del gesto (di cui potete trovare un approfondimento in questo video), in quanto la sua esecuzione durante il gioco dipende fortemente dal contesto (distanza dalla porta, pressione temporale, presenza di avversari, ecc.).
Per questo motivo, l’efficacia di questo fondamentale dipende non solamente dall’apprendimento della corretta gestualità, ma anche dalla situazione tattica e dalle caratteristiche del soggetto.
Tiro in porta e metodologia d’allenamento (i 3 livelli)
L’approccio iniziale dal punto di vista motorio dovrebbe essere quello di analizzare il gesto di ogni singolo giocatore, individuare eventuali lacune di natura biomeccanica, e correggerle; questo non sempre è possibile a livello dilettantistico, ma è possibile individuare le lacune più comuni e lavorarci collettivamente. Successivamente (o parallelamente) è opportuno dare al calciatore le basi tecniche e coordinative per approcciare questo fondamentale in condizioni di variabilità tipiche del gioco del calcio. Infine (ma non necessariamente come ultimo step) è fondamentale strutturare quelle esercitazioni di natura situazionale che simulino le varie situazioni di finalizzazione in contasti tattici ampi, come partite a tema.
I 3 livelli indicati sopra non sono necessariamente da affrontare in maniera sequenziale, ma è ovvio che i primi sono i presupposti di quelli successivi; ma andiamoli a vedere maggiormente nel dettaglio.
Livello 1: analisi motoria del gesto, correzione e forza funzionale
Non mi dilungo su come debba essere fatta un’analisi biomeccanica del gesto, perché richiederebbe un articolo a parte; per chi vuole approfondire l’argomento, vi invito a vedere il Webinar di Mauro Testa (Biomeccanica nel calcio) nel Canale calcio di Performance lab (potete accedere con il nostro codice sconto). Quello che importante comprendere, è che nel perfezionamento di questo fondamentale può essere utile anche l’apprendimento per imitazione, cioè l’analisi video e la riproposizione del gesto di più giocatori, per consolidare l’immagine motoria del tiro.
Ma andiamo ora a vedere come allenare la parte condizionale e motoria; ovviamente la ripetizione del gesto in contesti variabili rappresenta la forma allenante principale (la vedremo nel prossimo livello), ma è importante agire anche su tutte quelle possibili limitazioni motorie e posturali che possono emergere nei calciatori maturi.
Ripropongo la stessa immagine presentata in uno dei precedenti paragrafi come punto di partenza.
Il primo limite che può emergere è la rigidità e la poca forza dei posteriori della coscia; le problematiche a questi gruppi muscolari influenzano tante componenti prestative del calciatore. Potete trovare come allenare al meglio queste componenti nel nostro articolo dedicato alla prevenzione infortuni.
Altra limitazione possibile è la rigidità a livello della cerniera addominale in congiunzione con gli adduttori; l’incremento della flesso/estensione di anca e ginocchia aumenta la velocità impressa alla palla. Non solo, rigidità in questa zona anatomica predispone facilmente ad infortuni, non solamente in relazione al calcio al pallone.
È in particolar modo la ridotta flessibilità del quadricipite (e dello psoas) a determinare questo tipo di limite, soprattutto se è presente uno scarso tono addominale. Infatti, il quadricipite dovrebbe essere in grado di allungarsi, ma nel contempo senza portare in lordosi la parte lombare della colonna.
Ne deriva che quando si allena il core, non è da considerare solamente la forza espressa dalla muscolatura del tronco, ma anche l’estensibilità e la forza degli arti. Non solo, problematiche agli adduttori derivano dal fatto che l’inserzione di questi muscoli nel bacino ha una superficie limitata, e di conseguenza vanno rinforzati con una certa priorità, e non solo allungati.
Chiudiamo con la parte superiore del tronco e del corpo; è evidente come questa abbia lo scopo di bilanciare i movimenti della parte inferiore del corpo. Più è stabile e tonica è la parte superiore, e minore sarà l’entità dei movimenti che dovranno fare per stabilizzare le forze prodotte dalla parte inferiore, e di conseguenza sarà più efficiente il gesto.
Le limitazioni più probabili al gesto del calciare in porta, sono problematiche che vanno ad influire anche sulla locomozione del calciatore, quindi devono avere la priorità nell’aspetto condizionale della preparazione.
Chiudo con l’importanza della gamba d’appoggio in virtù del fatto che il movimento (la “frustata”) parte proprio dalla base di appoggio; è ovvio che un elevato livello di forza e stabilità degli arti inferiori permette di “scaricare a terra” più potenza, e di conseguenza controllare al meglio la direzione e la velocità della palla. In questo contesto, l’utilizzo di movimenti dall’allenamento funzionale (in particolar modo stacchi, affondi e squat) finalizzati allo sviluppo della forza muscolare, contribuiscono ad allenare al meglio questa componente.
Solo per fare un esempio, nel video sotto sono dimostrati alcuni esercizi interessanti per sviluppare la forza nel calcio al pallone, ma sono estremamente specifici (quindi incompleti) perchè non tengono conto delle possibili lacune posturali che possono limitare il tiro in porta.
Livello 2: stabilizzazione motoria del gesto (tecnica)
In presenza di presupposti posturali adeguati, la ripetizione del gesto in contesti variabili è la forma d’allenamento tecnico fondamentale. Mi limito ad indicare 3 aspetti che ritengo essenziali dal punto di vista tecnico.
Il primo è la lateralità: non si può “pretendere” che la palla arrivi sempre sul “lato forte” del calciatore, quindi è da stimolare anche l’utilizzo del piede debole; a mio parere, nelle esercitazioni di natura tecnica, il piede debole dovrebbe essere utilizzato in percentuale leggermente superiore rispetto a quello dominante. Questo non solo per colmare le lacune di natura tecnica, ma anche per equilibrare l’emilato non dominante dal punto di vista posturale, altrimenti si rischierebbe di avere la struttura miofasciale anteriore della gamba dominante rigida e poco flessibile, e viceversa per l’arto controlaterale.
Non solo, presentare un “ambidestrismo” dal punto di vista tecnico, permette in fase offensiva di essere molto meno prevedibili.
Altro aspetto importante per la didattica (a qualsiasi età) è quella di concentrarsi sull’inclinazione del corpo e la parte del piede con cui colpire la palla. Per allenare il giocatore ad essere versatile da questo punto di vista, è necessario utilizzare esercitazioni estremamente varie, anche in regime di fatica.
Nel nostro sito potete trovare diverse esercitazioni tecniche per il tiro in porta; è sufficiente utilizzare la funzione “CERCA NEL SITO” in fondo all’articolo (nella versione mobile) o in alto a sinistra (nella versione desktop).
Ultimo fattore da considerare nel contesto di natura tecnica, è quello di adoperare anche palloni leggeri; si possono usare dei “palloni 4” dai giovanissimi in su (comprese le prime squadre) e dei palloni n° 3 (o di gomma a doppio strato) per i Pulcini/Esordienti. I motivi sono 2: il primo è che con palloni più leggeri è più facile sbagliare traiettoria (per i motivi legati all’inclinazione del corpo e alla parte del piede utilizzato), per questo motivo si hanno dei feedback più accurati. Il secondo è che in questo modo si vanno a potenziare maggiormente i posteriori della coscia che, dovendo impattare con un pallone più leggero, dovranno attivarsi maggiormente per “frenare” l’estensione della gamba; questo permetterà di lavorare su una delle maggiori lacune motorie legate a questo gesto.
Ma per stabilizzare la tecnica e fare in modo che sia applicabile in contesti variati (vedi prossimo livello), è anche fondamentale avere ottimi livelli di rapidità coordinativa; ovviamente questa è la base di tutta la tecnica e motricità del runner, per questo vi invito a leggere il nostro post sulla rapidità coordinativa.
Ma la tecnica deve assolutamente essere al servizio della tattica!
Livello 3: applicazione del gesto tecnico in regime variato (tattica)
Partiamo da un presupposto fondamentale: l’83% dei gol è preceduto da un’azione di intensità elevata da parte di chi segna (soprattutto se attaccante) o di chi fa l’assist (Faude et al 2012). In altre parole, la quasi totalità delle segnature viene effettuata sotto pressione temporale; di conseguenza l’apprendimento della corretta tecnica deve essere contestualizzato in regime tattico.
Senza addentrarmi eccessivamente nell’argomento, riporto sotto alcune considerazioni metodologiche:
I possessi palla non allenano il tiro in porta: considerazione banale, ma da tenere in considerazione quando si vuole lavorare sulla capacità realizzativa della propria squadra.
Giocare sempre su campi piccoli, riduce il numero di possibilità di segnare esclusivamente alle azioni che avvengono sottoporta, cosa che non sempre accade in partita; convenzionalmente, 140-160 m² per giocatore è considerato lo spazio che ricalca gli stimoli di una partita (Trentin 2021).
Per lavorare sul tiro da “fuori area”, è necessario utilizzare regole particolari che limitano le zone di tiro; per facilitare il numero di conclusioni, è possibile utilizzare i jolly per incrementare le possibilità di andare a conclusione.
Partite d’allenamento su campi stretti non stimolano la conclusione dopo cross o lanci lunghi; per quanto riguarda la precisione dei cross e/o dei lanci, vale lo stesso aspetto metodologico del tiro in porta.
Sotto riporto alcune esercitazioni utili per allenare questo fondamentale in regime di partita.
Spero con questo post di aver dato indicazioni interessanti per chi lavora nel campo della preparazione atletica e della didattica nei settori giovanili.
Se vi è piaciuto il post e volete scaricare la nostra risorsa gratuita, potete trovarla gratuitamente nel nostro Canale Telegram dedicato alla preparazione atletica nei dilettanti. In più, iscrivendovi al canale (sempre gratuitamente), riceverete aggiornamenti e contenuti esclusivi per i soli iscritti.
Autore dell’articolo: Luca Melli (melsh76@libero.it) preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto.
La conoscenza del legame tra il calciare in porta e le qualità atletiche/muscolari è sicuramente la parte meno approfondita della preparazione atletica; al contrario, la didattica e l’aspetto puramente tecnico sono elementi più trattati. Essendo un fondamentale che richiede un certo livello forza muscolare, è importante analizzare anche le difficoltà a cui va incontro il calciatore durante le fasi della crescita.
FASE PRE-PUBERALE
Una volta, durante la fase didattica, si raccomandava ai ragazzidi: “colpire la palla a caviglia dura, di collo pieno e di distendere bene la gamba”. Per i giocatori che non riuscivano a calciare in maniera corretta, si continuava ad insistere sull’aspetto biomeccanico senza tenere in considerazione che l’aspetto condizionale (legato al grado di maturazione dell’apparato muscoloscheletrico) gioca un ruolo fondamentale. Infatti, la rigidità della caviglia (intesa come la capacità del sistema muscolo/legamentoso) nel mantenere l’integrità della stessa durante l’impatto con il pallone, è fortemente dipendente dal livello di maturazione del soggetto. Per fare un semplice esempio, è sufficiente vedere una squadra di giocatori di 5° elementare/1° media che effettua dei tiri in porta; alcuni riescono già a calciare la palla velocemente con il collo pieno, mentre quelli meno maturi (dal punto di vista fisiologico) tendono a impattare la palla con l’interno collo, facendo prendere traiettorie a palombella o non lineari. Quest’ultima condizione si verifica perché l’interno collo (rispetto al collo pieno) rappresenta, anche per soggetti poco maturi, la parte più rigida del sistema piede/caviglia e quindi inconsciamente preferita nell’esecuzione del tiro, anche se non è quella che consente di tirare con maggiore potenza.
Come comportarsi in questi casi? È ovvio che nel caso in cui il livello di maturità fisiologica sia tale da non permettere di colpire la palla con il pieno collo (si vede sostanzialmente dalla velocità con il quale il piede colpisce la palla), è inutile far ripetere assiduamente il gesto insistendo sull’aspetto biomeccanico; il rischio sarebbe poi quello di strutturare uno schema motorio scorretto, con il rischio di “portarselo dietro” anche in età adulta.
A mio parere, la soluzione migliore è quella di utilizzare esercitazioni tecniche nelle quali si trasmette/calcia la palla a distanze progressive (utilizzando entrambi i piedi), in abbinamento ad altri fondamentali; in questo modo, si abituano gradualmente i giovani calciatori ad utilizzare il collo piede in regime di precisione, lateralità e in abbinamento ad altri fondamentali. Quando saranno raggiunti i livelli di maturazione adeguata (pubertà ed adolescenza), il giocatore sarà in grado di utilizzare la precisione in abbinamento alla forza muscolare specifica. Alcuni esercizi utili potrebbero essere i seguenti:
Non solo, nelle esercitazioni per il tiro in porta, invece si potranno utilizzare palloni di peso ridotto (il N° 3 per Pulcini/Esordienti e il N° 4 per i Giovanissimi) per evitare che il giocatore inconsciamente (per un meccanismo teleanticipatorio che tende a far utilizzare i movimenti che riducano il dolore alla caviglia durante l’impatto con la palla) colpisca il pallone con l’interno collo.
GIOCATORI MATURI
A chi lavora con i dilettanti, invito a guardare il video sotto (seduta di tiri in porta della nazionale Inglese Under 21);
queste esercitazioni sono praticamente le stesse che vengono somministrate l’ultimo allenamento della settimana, quando si cura questo fondamentale.
La differenza che subito balza all’occhio con i “nostri” dilettanti, è che i giocatori del video difficilmente “non centrano” la porta. Ad una più attenta osservazione è possibile vedere che i calciatori dell’Under 21 (cioè Professionisti), mentre effettuano tiri di intensità paragonabile a quella dei dilettanti, modificano in maniera meno importante la propria postura: il busto rimane più eretto (segno di un maggiore equilibrio del gesto), “distendono” maggiormente l’arto che calcia, ma soprattutto riescono a dosare meglio la forza e la precisione del gesto. Inoltre, riescono ad utilizzare più modalità tecniche del gesto, ottenendo così la massima efficienza. Durante una seduta di tiro in porta per i dilettanti si nota invece che:
Alla palla viene data una velocità anche paragonabile a quella dei Professionisti, ma a discapito della precisione del gesto (si centra meno la porta).
I giocatori effettuano maggiori movimenti del busto sul piano sagittale, allungando le catene muscolari (anteriore e posteriore) per reclutare più fibre muscolari; inoltre muovono in maniera meno sincrona gli arti superiori.
Distendono in misura minore l’arto che calcia.
Ovviamente non tutti questi difetti sono presenti nei calciatori dilettanti, ma rappresentano la serie di errori più frequenti in questa categoria. Ma dove risiede la causa di questi atteggiamenti errati? È una problematica di natura tecnica, coordinativa o condizionale? Come si può ovviare a questo tipo di problematiche per rendere i giocatori più “efficienti” quando tirano in porta? Nel prossimo post cercheremo di dare risposte a queste domande.
Se ti piacciono i nostri articoli, puoi collegarti ad i nostri Canali telegram (quello sulla Preparazione atletica nei dilettanti e sulla Preparazione atletica e motoria nei settori giovanili) dai quali potrai scaricare gratuitamente le nostre “guide”, leggere i contenuti esclusivi per gli iscritti al canale e rimanere informato su nuove pubblicazioni ed aggiornamenti. Trovi come accedere gratuitamente ai nostri canali in questo post.
Autore dell’articolo: Luca Melli (melsh76@libero.it) preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto.
Nel precedente post abbiamo presentato un mezzo per la trasmissione/ricezione della palla, proponendolo con difficoltà ed intensità progressive al fine di renderlo ideale per il riscaldamento nei settori dilettantistici, ma anche come esercizio tecnico nei settori giovanili. Con il post odierno, andremo a svilupparlo a tuttocampo, tramite una serie di varianti che lo rendono maggiormente accattivante e abbinabile ad altri elementi tecnici come la conclusione a rete.
ESERCITAZIONE DI BASE
Com’è possibile dalla figura sopra, si identificano nel campo diverse strutture analoghe a quelle del post precedente, in cui il giocatore nella porticina di coni riceve la palla facendola entrare nella porticina di coni per poi passarla (tutto in 2 tocchi) al compagno nella struttura successiva. Ogni volta che si passa la palla si va al posto del giocatore al quale si è passata. Invitiamo a leggere attentamente le varianti e le raccomandazioni esecutive di questo esercizio (piede di utilizzo, numero tocchi, orientamento del corpo, ecc.) affinché questo mezzo abbia uno stimolo allenante adeguato (vedi post precedente). Arrivati alla fine della serie di strutture (angolo in alto a destra della figura sotto), l’ultimo giocatore rosso stopperà la palla orientato per entrare nella porticina di coni corrispondente e la trasmetterà con un passaggio lungo al compagno rosso al centro dell’area. Questo porterà la palla in guida dietro alla fila dei giocatori gialli lasciando la palla al primo della fila che riprenderà gli stessi elementi nella fila in diagonale opposta (quella dei giocatori gialli).
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, la palla verrà trasmessa lungo una diagonale, per poi esser portata all’inizio dell’altra diagonale e seguire l’altro insieme di giocatori; tutto questo avverrà senza soluzione di continuità. Ricordo che in questo mezzo è presente la regola “passo la palla e vado al posto del giocatore al quale l’ho passata”, quindi anche i vari giocatori effettueranno tutte le stazioni di entrambe le diagonali. Nell’immagine sopra sono rappresentati 13 giocatori; se saranno di più, all’inizio di ogni diagonale (a fondocampo) ci sarà la fila di giocatori in attesa di “partire”. L’ideale (utilizzando la struttura analoga a quella in figura) è avere 18-20 giocatori con 5-7 palloni utilizzati contemporaneamente; in questo modo, la densità di gioco sarà adeguata. Nel caso in cui il numero di giocatori fosse inferiore, si può ridurre la lunghezza del campo (da area ad area o utilizzando metacampo trasversalmente) e il numero di stazioni; queste varianti permetteranno all’allenatore di modulare la densità di gioco in base al N° di giocatori. Ricordo che anche con 18-20 giocatori è possibile utilizzare il campo trasversalmente a patto di mantenere lo stesso numero di stazioni; in questo caso ci sarà un maggiore numero di tocchi di palla, ma meno metri di corsa percorsi.
VARIANTI
La prima variante che intuitivamente può essere inserita è quella del tiro in porta del giocatore al centro dell’area (l’ultimo passaggio dovrà essere un cross). Dopo il tiro, raccoglierà la palla, si posizionerà dietro alla diagonale più vicina e lascerà il pallone al primo della fila. Questa modalità è la naturale successione della versione di base all’interno della stessa seduta; è consigliabile inserirla dopo 10-12’ per evitare di tirare in porta e crossare quando non si è sufficientemente riscaldati. Ricordo che anche tutte le varianti del precedente post (orientamento del corpo, piede di utilizzo, numero di passaggi) possono essere utilizzate.
Altra variante è quella di togliere l’ultima stazione e di portarsi dentro ad un rettangolo per tirare in porta come nella figura sopra. Questo rappresenta un mezzo interessante da utilizzare per allenare la conclusione a rete anche in maniera analitica; infatti, le esercitazioni classiche questa finalità sono caratterizzate da una densità molto bassa, per il fatto di dover recuperare il pallone dopo il tiro e riposizionarsi verso il centro del campo. Con questo mezzo invece, dopo aver recuperato la palla, l’esercitazione ricomincia (anche se con elementi tecnici diversi) e la densità rimane alta (caratteristica necessaria per chi allena i dilettanti).
Ulteriori varianti possono essere riferite (sempre con questa “modalità di percorso”) alla tipologia di preparazione al tiro:
Entro nel rettangolo e tiro
Esco a destra/sinistra del rettangolo e tiro
Triangolo prima di tirare
Affronto il portiere
Ecc.
Ultima possibile finalità di questa tipologia di esercitazioni è riferita alla possibilità di utilizzarla come mezzo di allenamento per la potenza aerobica, congiuntamente all’uso della palla. In questo caso si eseguirà la Modalità di base (cioè quella senza tiro in porta) e chi propone l’esercitazione dovrà essere in grado di modulare il numero di stazioni e palloni in maniera tale da dare un adeguato stimolo aerobico all’esercitazione. È difficile dare indicazioni precise, perché il carico dovrà essere adeguato alle caratteristiche tecniche (categoria), fisiche (età) del gruppo e alle qualità del campo (erba, sintetico, sabbia, compattato, ecc.), quindi sarà l’allenatore a dover sperimentare le varianti in base al proprio gruppo e al numero di giocatori e trovare i giusti compromessi.
CONCLUSIONI
Questo secondo post ha permesso di sviscerare ulteriori varianti (oltre a quelle riferite agli elementi tecnici/analitici) del mezzo in questione, in relazione alla possibile finalità allenante per il tiro in porta (sia in forma analitica che globale) e modulazione del carico aerobico. Ripeto che rimane fondamentale, affinché l’impatto allenante nei confronti della tecnica sia sufficiente, focalizzarsi sulle consegne tecniche relative al piede di utilizzo, orientamento del corpo e numero di tocchi.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Dopo aver visto l’esercitazione di base della Battaglia di palloni ed alcune varianti (con il tiro in porta), andremo ad analizzare altre modifiche che possono rendere questo mezzo ancor più utile per la strutturazione dell’allenamento dei primi anni della scuola calcio.
VARIANTE CON TIRO IN PORTA E TECNICA
È possibile modificare la stessa variante presentata nel post precedente aggiungendo una componente tecnica prima di entrare nel rettangolo di tiro. Ecco alcuni possibili esempi:
Slalom globale (cioè con piede e numero di tocchi liberi) tra coni prima di entrare nel quadrato.
Slalom analitico (cioè con piede e numero di tocchi stabiliti dall’allenatore) tra coni.
Passaggio a compagno sponda fisso, ma che a turno dovranno fare tutti.
Percorso con ostacoli da saltare (facendo passare la palla sotto).
Percorso coordinativo: capovolta, rotolamento, ecc.
Anche in questo caso sarà possibile tirare con il piede forte o con il piede debole (scelta fatta a priori comunicata dall’allenatore). Con questa variante incrementa la parte tecnica dell’esercizio, rendendolo un mezzo interessante per il riscaldamento in diverse situazioni.
VARIANTE CON ZONA FRANCA
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, verrà inserita una zona di campo centrale, detta “zona franca”. Si tengono le stesse regole della VARIANTE CON TIRO IN PORTA, ma per segnare è obbligatorio tirare da questa zona e tutti i giocatori (di entrambe le squadre) possono entrare in questa zona. Un giocatore in zona franca può cercare di rubare la palla all’avversario, ma senza fare fallo. Varrà tirato, a fine gioco, un rigore per ogni fallo subito. Più che in altre esercitazioni, sarà importante l’utilizzo di palloni morbidi (spugna o gomma), in quanto sarà possibile tirare da tutte le parti della zona franca e sarà anche possibile che qualche giocatore venga “colpito da qualche pallonata”. Questa variante si presenta particolarmente interessante perché:
Incrementa il numero di “ruoli volanti” all’interno di ogni squadra; non ci saranno solamente i portieri e i bomber, ma anche i difensori che nella zona franca cercheranno di rubare la palla agli avversari (ed eventualmente tirare). È importante sottolineare che ogni giocatore può scegliere e cambiare il proprio ruolo liberamente quando vuole.
Aiuta i bambini più timorosi a vincere la paura della palla, perché li abituerà ad andare incontro all’avversario che sta tirando per evitare che segni.
Abitua i bambini a rispettare le regole ed “autoarbitrarsi” da soli in caso di fallo; saranno loro a dover indicare il fallo di un avversario o meno. L’allenatore dovrà prestare attenzione affinché ogni “conflitto” in questi termini venga risolto nel migliore dei modi, facendo capire ai giocatori l’importanza di un atteggiamento onesto e rispettoso.
In questa variante si aggiungono componenti di tattica individuale (1c1 in maniera globale)!!
VARIANTE CON META
Si ritorna all’esercitazione di base(ogni giocatore deve rimanere nella propria metacampo e nessuno può usare le mani) ma, da com’è possibile vedere nella figura sopra, vengono poste 2 mete (non si usano più le porte e le aree) a fondocampo per ogni squadra. Ogni squadra dovrà cercare di tirare la palla dalla propria metacampo facendole attraversare la meta avversaria (sostanzialmente sarà come avere una porta grande come il fondocampo) utilizzando esclusivamente i piedi. È possibile utilizzare le mani solamente nella propria meta per parare la palla. Dopo poco i giocatori capiranno che per segnare sarà fondamentale tirare la palla alta. A questo punto, l’allenatore inserirà l’obbligo del “non utilizzo delle mani” (in tal caso sarà punto con rigore alla fine del gioco); in questo modo i bambini cominceranno ad alzarsi la palla con i piedi stimolando ulteriori aspetti tecnici. A differenza dell’ESERCITAZIONE DI BASE, in questa variante è maggiormente sollecitato il Senso del gioco, in quanto i giocatori dovranno imparare a distribuirsi uniformemente lungo il fondocampo per proteggere al meglio la meta; inoltre sarà stimolata la collaborazione tra chi tira e chi para, sia nella gestione della palla che nei cambi di ruoli.
CONCLUSIONI
La battaglia di palloni con tutte le sue varianti rappresenta un ottimo mezzo allenante per i primi anni della scuola calcio. Racchiude in sè diverse componenti coordinative, tecniche (soprattutto per il tiro), tattiche-individuali e allo stesso tempo stimola i bambini alla collaborazione e al rispetto delle regole. Inoltre, permette di capire chi è particolarmente predisposto a giocare in porta.
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)
Si dispongono 3 porte di diversa misura una dentro l’altra. Due file di giocatori poste come in figura d’avanti ad un ostacolo.
Si effettua dapprima un passaggio sotto l’ostacolo per poi eseguire un balzo al di là di questo e in successione si effettua uno spostamento di palla laterale esterno per poi concludere a rete. Il gol ha diverso punteggio a seconda della porta centrata e in quale porzione di essa.
L’obbiettivo principale è quello di concludere nella porta più grande nella sua porzione più lontana (sul secondo palo).
Obbiettivi dell’esercitazione
Tecnico: passaggio, tiro
Coordinativo: capacità di valutazione spazio-temporale, capacità di orientamento, capacità di differenziazione, equilibrio monopodalico
Condizionale: rapidità
Varianti
I punteggi: secondo palo porta grande 3 punti, secondo palo porta media 2 punti, porta piccola 1 punto.
Per facilitare l’esercitazione è possibile eliminare il balzo ed effettuare solamente lo spostamento di palla laterale.
Dopo lo spostamento di palla laterale si ha a disposizione un solo tocco per la conclusione.
Materiali occorrenti
Delimitatori,palloni, 3 porte di dimensione diversa
Questa esercitazione, combina l’aspetto atletico dello sprint su distanze medio-brevi, con la funzione tecnica atta al miglioramento della trasmissione precisa del pallone e della susseguente ricezione.
Cinque gruppi di giocatori si dispongono in altrettante postazioni; i palloni vengono sistemati nei pressi di uno dei due gruppi più vicini alla bandierina del calcio d’angolo come in figura.
Il giocatore “A” passa la palla a “B”, curando la precisione e seguendone la traiettoria; ad intensità massimale va a sistemarsi in quel gruppo;
“B” ricevuta palla consegna a “C” che eseguito l’arresto fa la stessa cosa verso il compagno “D2 andando a sistemarsi nel gruppo di quest’ultimo.
“D”, controllato il pallone calibra il cross per l’accorrente “E” che deve segnare. “D” va in “E” ed “E” si sistema nel gruppo “A”.
Tempo consigliato per l’esercizio: in base al numero di giocatori (non più 3 per gruppo), ma comunque è preferibile porre dei limiti di tempo: ad esempio 3′ per lato e cambio della posizione dei palloni nella parte opposta al gruppo “A” (ovvero “D”).