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  1. La valutazione della condizione atletica nel calcio: condizione “necessaria”, ma non “sufficiente” (seconda parte)

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    Nella prima parte dedicata all’argomento abbiamo visto come non sia lecito attendersi un rapporto tra dose/risposta tra l’allenamento atletico (soprattutto a secco) e performance atletica in partita, ma invece sia necessario un livello minimo (condizione di necessarietà) al fine di poter esprimere il massimo potenziale specifico (dal punto di vista tecnico/tattico/atletico) del calciatore. Tale “livello minimo” dipende dalla categoria, dal tempo e dai mezzi che si ha a adisposizione per allenarsi; oggi cercheremo di approfondire la valutazione atletica del calciatore e quali possono essere i test più utili nel calcio (sempre compatibilmente con i mezzi e tempo a disposizione).

    prima

     

    PRINCIPI DI VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL CALCIATORE

    Il calcio è uno sport estremamente complesso, di natura multifattoriale (cioè sono diversi gli elementi tecnici, tattici, psicologici ed atletici che lo caratterizzano), che rende la valutazione stessa particolarmente difficile. Ne consegue che qualsiasi tipo di valutazione deve essere integrata da diversi “punti di vista”; per questo, la capacità di osservare (ciò che accade in allenamento e in partita) e di elaborare (quello che si vede, oltre all’esito dei test e i dati della match analysis) le informazioni che abbiamo, rappresenta il vero fulcro della valutazione, che non potrà mai essere sostituita da un solo indice o numero. “Occhio+cervello” rappresentano ancora il più efficace laboratorio di biomeccanica/fisiologia esistente. Facendo un paragone con il lavoro di un medico, gli esami (necessari) permettono di confermare/smentire le teorie/impressioni del medico stesso e possono permettere di comprendere l’entità di una determinata situazione, ma non potranno mai sostituire la visione integrata (data dalla sua competenza e bravura) del paziente che il medico stesso deve avere. La stessa cosa vale per la valutazione atletica; alcuni test (o valori della match Analysis) possono indicare alcune condizioni di necessarietà, ma solamente elaborati in una visione complessiva (dalla mente di chi si occupa di questo) possono dare un quadro chiaro della situazione. In altre parole, non è possibile valutare complessivamente un calciatore se non lo si vedere giocare in partita o allenarsi.

    elaborazione

    La capacità di osservazione, è quindi un aspetto cruciale di chi valuta, e l’esito dei test atletici (o indici di match analysis) aiutano ad avere un quadro più preciso della situazione, andando ad integrare tutte le informazioni (processo di elaborazione). Facciamo ora un semplice esempio: somministro un gioco il posizione della figura sotto (4c4 con 2 jolly in un campo 25x35m in 4 serie da 6’ con 1’30” di recupero). Nell’osservare i dati elaborati dal GPS, dovrò essere consapevole che gli indici, soprattutto quelli relativi alle intensità di gioco (media, tempo oltre i 20w, ecc.), possono variare in base a:

    • Livello/tipologia dei giocatori a cui viene somministrato il mezzo.
    • Caratteristiche del campo.
    • Caratteristiche del calciatore al quale viene applicato al GPS.
    • Momento settimanale dell’applicazione del mezzo
    • Caratteristiche del soggetto (preparatore, allenatore, collaboratore, ecc.) che somministra il mezzo.

    posizione4c4 2 jolly

    Di conseguenza, l’interpretazione dei dati elaborati del GPS dovrà essere assolutamente contestualizzata alla situazione (le cui variabili sono elencate sopra); sono quindi dell’opinione che il preparatore atletico moderno deve avere anche un’ottima formazione tecnico/tattica, dalla quale dipende la capacità di osservazione/elaborazione di quello che accade sul campo di gioco e d’allenamento.

     

    TEST PER LA VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL CALCIATORE

    Tornando al concetto espresso nel precedente post, qualsiasi test atletico somministrato nel calcio può rispondere solamente a condizioni di necessarietà, ma non di sufficienza: in altre parole può indicarmi se il calciatore ha o meno una determinata qualità atletica necessaria per giocare in quel ruolo/livello, ma non indica la bontà atletica generica globale. Ovviamente, per rientrare in un senso di praticità, ogni test a mio parere deve rispondere il più fedelmente possibile a questi requisiti:

    1) Attendibilità e Obiettività: vedi il post specifico per la spiegazione.

    2) Specificità: come vedremo più avanti, è la capacità di misurare variabili che il più possibile si avvicinino a quelle necessarie per la performance calcistica. Ad esempio, è inutile misurare la potenza aerobica del calciatore tramite corsa lineare, o limitarsi a valutare l’esplosività tramite salti bipodalici verticali.

    3) Senso pratico: lo ritengo un insieme di requisiti che permettono di adattare il test alla realtà nella quale viene utilizzato, che tiene conto delle disponibilità di mezzi e dalla disponibilità di tempo per valutare i giocatori.

    navetta

    Chi ha una certa conoscenza sull’argomento, sa benissimo che i test di cui si conosce maggiormente l’Attendibilità/Obiettività (cioè quelli che hanno avuto maggiore indagine a livello scientifico), poco soddisfano i criteri di Specificità e Senso pratico, proprio per il fatto che poco si è fatto negli ultimi anni per colmare le lacune tra “Scienza e realtà nel calcio”. Allora cosa fare? Di seguito riporto quelle che sono le mie opinioni nei riguardi della valutazione atletica nei dilettanti, partendo dalla classificazione delle tipologie di test più utilizzate.

    • Test time trial: sono protocolli in cui si chiede ad un soggetto di percorrere, nel breve tempo possibile, una determinata distanza/lavoro fisico. Visto che si può considerare un test a intensità pressappoco costante (seppur decisa dal soggetto, in base alla strategia di percorrere una determinata distanza), non trova nessuna applicazione nel calcio, perché è uno sport con cambi di direzione/intensità.
    • Test incrementali: solo uno di questi (lo Yoyo intermittent recovery test) si è rilevato particolarmente sensibile a livello scientifico (cioè in grado di rilevare modeste variazioni dello stato di forma), ed allo stesso tempo in grado di discriminare calciatori di diverso livello, probabilmente per il suo alto livello di specificità. Il difetto principale (come spesso ribadito da Roberto Colli nel suo sito) di questo test (soprattutto se applicato ai dilettanti) è che raggiungendo l’esaurimento, poco va incontro alle sensazioni di fatica che ha il calciatore in partita (che sono determinati da fattori diversi), quindi è possibile che non venga eseguito al 100% dell’impegno, invalidando l’applicazione del protocollo.
    • Test all-out brevi: test in cui si richiede di percorrere una breve distanza (non necessariamente rettilinea) o un compito motorio (esempio salto) esprimendo sin da subito il massimo sforzo possibile. Tra questi annoveriamo tutti i test di salto, e test rettilinei e a navetta: è ovvio che tra i test di corsa, sono preferibili quelli che includono cambi di direzione e tra quelli di salto, quelli di natura monopodalica che coinvolgano anche aspetti coordinativi.
    • Test di soglia (sottomassimali): tra questi, non intendo quelli per la Soglia Anaerobica, ma quelli in cui viene richiesto di fare per un determinato periodo di tempo (ad esempio 2 serie di 8’ con 2’ di recupero) un lavoro fisico ad una determinata potenza aerobica (esprimiblile in watt, ad esempio 17 w); ovviamente tanto più il test è vario (in termini di potenze e cambi di direzione) e tanto più va incontro alle esigenze di specificità. Questo tipo di valutazione va particolarmente incontro alle esigenze di necessarietà; in altre parole, se il giocatore è in grado di completare tale protocollo, allora si può dire che ha la potenza aerobica necessaria per giocare in un determinato ruolo e in una determinata categoria. Altri vantaggi di questo tipo di valutazione (per la potenza aerobica), è che richiede ai giocatori un impegno non ad esaurimento (a patto che sia abbiano le qualità per completarlo) e può essere usato anche come protocollo di allenamento. Test misti di soglia e all-out: sono protocolli di soglia (sottomassimali), con all’interno dei tratti massimali (all-out), come il test navetta-calcio.

    triplo

    CONCLUSIONI RELATIVE ALLA VALUTAZIONE PER I DILETTANTI

    Vista la scarsità dei mezzi (oltre alla non costanza delle condizioni dei terreni durante l’anno) e del tempo a disposizione, in queste categorie, la capacità dell’allenatore/preparatore di osservare quello che accade in allenamento e in campo appare preponderante.

    La valutazione funzionale, andrebbe fatta ogni qualvolta è possibile monitorare l’allenamento (Armando Fucci),

    per questo motivo, i protocolli di soglia/sottomassimali sono ideali per le qualità aerobiche. Ovviamente maggiori sono i mezzi a disposizione (come un generatore di toni) e più vario/specifico può essere il protocollo. Facendo in modo che diventi anche un buon stimolo allenante, una semplice soluzione (sempre per i dilettanti) potrebbe essere quella di proporre 2 serie di 8-10’ a 15-17w (a seconda dei ruoli) con recupero 2’ da fermo. Anche senza particolari mezzi, un protocollo a doppia navetta (andata-ritorno-andata) di 20-21m in 15” (con 15” di recupero da fermo) permettono di sviluppare rispettivamente 15-17w (secondo la tabella di Colli).

    angoli

    Per le qualità neuromuscolari ritengo il test più semplice e specifico il Salto triplo da fermo; a questo link potete vedere l’analisi completa di questo protocollo. Questo permette di valutare l’esplosività in maniera monopodalica, in proiezione orizzontale e con aspetto elastico/reattivo. Oltretutto è in grado di notare il differenziale tra arto dominante/complementare. Ovviamente non è da limitarsi a valutare “quanto” un calciatore salta, ma anche il “come” salta, in virtù di una ottimizzazione della performance e prevenzione infortuni; la possibilità di utilizzare una videocamera ad alta frequenza, permette di valutare/confrontare tempi di volo, tempi d’appoggio, rapporto tra tempo/lunghezza di salto, ecc.

    La possibilità di utilizzare una videocamera ad alta frequenza dà l’occasione di eseguire anche protocolli massimali a navetta andata/ritorno (tipologia “all-out brevi”). Oltre al “tempo impiegato”, può dare indicazioni sul “differenziale piede forte/dominante” (in base a quello usato per il cambio di direzione), sulla “capacità di accelerazione nei primi 3-5 metri”, sul “tempo di inversione” e soprattutto sull’osservazione dell’angolo di inclinazione del busto: gli atleti in grado di accelerare più velocemente sono in grado di inclinare maggiormente il busto in avanti (Hewit 2013), probabilmente trovando un ottimo compromesso nell’estensione antigravitaria delle articolazioni, uniti ad un’ottimale estensione dell’anca (che dalla ricerca di Jones 2009 sarebbe il fattore maggiormente influente) e flessione dell’arto in volo. Nei pressi del Cambio di direzione invece, risulta fondamentale la gestione coordinativa della frequenza dei movimenti e l’inclinazione del busto verso la nuova direzione. È ovvio che la lunghezza della navetta risulta fondamentale per la priorità valutativa: una navetta “10+10m” permette una valutazione preponderante dell’aspetto coordinativo, mentre in un protocollo “20+20m” (che permette di raggiungere potenze e velocità più elevate) la coordinazione si fonde all’efficienza muscolare nel gestire contrazioni muscolari di intensità elevate (forza reattiva).

    cambio direzione

    Come conclusione finale, spero di aver dato interessanti spunti di discussione in una materia in cui c’è ancora veramente tanto da approfondire. Per motivi di spazio, non sono stati trattati i protocolli per l’individuazione dei fattori di rischio degli infortuni, dei quali si possono leggere alcuni spunti a questo link.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)

  2. La valutazione della condizione atletica nel calcio: condizione “necessaria”, ma non “sufficiente” (prima parte)

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    Dopo più di 3 anni dal mio primo articolo sulla valutazione atletica del calciatore, mi sono accorto quanto sia grande il gap tra la teoria espressa dal maggior numero delle ricerche scientifiche sull’argomento e l’applicazione pratica nell’allenamento. All’inizio ero convinto che la valutazione atletica del calciatore dovesse passare esclusivamente attraverso l’utilizzo di test approfonditi e validati in ambito scientifico; con l’esperienza (e seguendo anche il blog del prof. Colli) mi sono reso conto che la valutazione del calciatore rappresenta una materia estremamente complessa, che riflette la complessità del gioco stesso. Per questo motivo sono giunto alle seguenti considerazioni (che poi verranno approfondito di seguito):

    • I test nel calcio (come in tutte le discipline sportive) permettono di indagare condizioni di “necessarietà”, ma non di “sufficienza” (lo spiegheremo nel prossimo paragrafo) per comprendere la condizione atletica del calciatore.
    • Occhio+cervello” rappresentano ancora il più importante laboratorio di biomeccanica/fisiologia esistente: in altri termini, la capacità di osservare (ciò che accade in allenamento e in partita) e di elaborare (quello che si vede, oltre all’esito di test e della match analysis) le informazioni che abbiamo, rappresenta il vero fulcro della valutazione, che non potrà mai essere sostituita da un solo indice o numero, in virtù della complessità della prestazione calcistica.
    • La possibilità di valutare la condizione atletica del calciatore tramite test, è direttamente proporzionale alle possibilità economiche della società in cui si lavora (professionisti/dilettanti). Indipendente da questo, i test da preferire sono quelli di “soglia” (non anaerobica, come vedremo in seguito) e “all-out” brevi, con possibilità di analizzare il “come” (dal punto di vista tecnico/biomeccanico) vengono eseguiti questi test. I “test incrementali” sono meno adeguati e i “time trial” sono completamente inadeguati!

    immagine 1

    CONDIZIONE DI “NECESSARIETA’” E DI “SUFFICIENZA” NELLA VALUTAZIONE DEL CALCIATORE

    Partiamo con lo stabilire il significato di questi termini:

    • Condizione di sufficienza: quando un test (da solo) è in grado di “definire” (indipendentemente da altre variabili) la performance atletica del calciatore o una parte significativa di essa (qualità aerobiche, neuromuscolari o entrambi).

    In altre parole, ci si chiede se esiste un test in grado di valutare da solo la condizione atletica specifica (di natura metabolica e/o neuromuscolare) del calciatore. Ovviamente la risposta è NO, perché la prestazione atletica nel calcio è multifattoriale e perché non si è ancora riusciti a determinare scientificamente quanto (in termini percentuali) incida questa sulla partita. Gli stessi dati della match analysis, che da un lato permettono di individuare il modello funzionale del calciatore e di individuare i mezzi di allenamento più adeguati (se basati sulla potenza metabolica e non sulle velocità), sono la risultante di 2 variabili:

    1) Le qualità atletiche del giocatore preso in esame.

    2) La “domanda” prestativa del match (e del ruolo) che può cambiare da partita a partita in base al contesto tecnico/tattico e al risultato.

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    Un esempio di quanto la ricerca scientifica non sempre sia “adeguata” alle esigenze dei preparatori/allenatori è data dal fatto che per molti anni si sono allenate le qualità metaboliche dei calciatori come se fossero dei mezzofondisti, tramite ripetute lineari di diversa lunghezza/intensità; le stesse valutazioni, poi sono state fatte tramite test incrementali di natura lineare, che ovviamente, in risposta a questi stimoli, davano miglioramenti ai risultati dei test. Ma cosa se ne fa di tutto questo se

    ormai si conosce che le differenze maggiori (tra atleti di livello diverso) a livello metabolico sono date dal costo energetico nei cambi di direzione (cioè con l’efficienza con la quale un giocatore riesce a cambiare direzione alle varie velocità)?

    …..variabile che non è nè allenabile con ripetute, né valutabile tramite test lineare!!!! Inoltre, come può un test incrementale di 8-12’, fornirmi indicazioni sulla tenuta metabolica in una partita di 90’?

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    • Condizione di necessarietà: quando il livello di una determinata variabile è necessaria per giocare a calcio (in una determinata categoria), ma da sola non può indicare la “bontà atletica” del calciatore stesso.

    In altre parole, esiste un livello “minimo” di potenza aerobica (vedremo successivamente come valutarlo), per poter giocare, ad esempio, in Eccellenza? A mio parere la risposta è SI (anche se difficile dare un valore di potenza aerobico preciso), e questo valore è necessario per poter giocare in una determinata categoria, ma da solo non è sufficiente per indicare che il giocatore ha tutte le qualità sufficienti per giocare a questo livello. Cerchiamo di esemplificare il concetto in altro modo: non esiste (come nelle discipline di resistenza) un rapporto sempre lineare di dose/risposta tra l’allenamento delle qualità aerobiche e la performance calcistica: cioè, non è che più alleno la potenza aerobica e più diventerò performante in partita!…questo perché la “domanda tecnico/tattica” della partita influenza il movimento dei giocatori….ma è altrettanto vero che se non ho un livello atletico sufficiente, probabilmente non riuscirò a tenere il ritmo partita (tipico del mio ruolo/categoria) o avrò un calo eccessivo nel finale. Concludendo, la Condizione di necessarietà è proprio questo, cioè indicare un livello minimo di una certa qualità atletica (nel prossimo post vedremo quali sono i modi che ritengo più adeguati per valutarla), affinchè il giocatore possa rispondere con efficienza e lucidità tecnico/tattica alla “domanda” della partita. Ovviamente questo “livello” dipende dalla categoria considerata (in Serie A è superiore che in Prima categoria) e dal tempo totale che si ha per allenarsi, ma non è detto che sia un “livello” basso!

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    CONCLUSIONI ALLA PRIMA PARTE

    Lo studio dell’allenamento atletico nel calcio ha seguito in questi ultimi 20-30 anni degli alti e bassi (in termini di concretezza); in concetto di necessarietà sopra espresso, spero possa dare adeguati spunti di riflessione, partendo dal presupposto che non va preso come “cum grano salis”. Infatti è evidente (in tutte le categorie) che atleti particolarmente dotati di determinate qualità atletiche possano (in alcuni casi) fare la differenza proprio grazie a queste, ma ciò non significa che le qualità atletiche debbano essere allenate “a secco” in maniera talmente estrema da “sacrificare” gli elementi tecnico/tattici! Nella seconda parte, tratteremo l’importanza della capacità di osservazione/elaborazione del preparatore atletico e quali sono, a mio parere, i metodi più adeguati per le valutazioni atletiche del calciatore (soprattutto a livello dilettantistico).

    Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)

  3. Triple hop-distance: un test ideale per valutare le qualità neuromuscolari del calciatore

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    Tempo di preparazione e tempo di valutazioni; oggi analizziamo un test (salto triplo da fermo) che ritengo estremamente semplice ed interessante per valutare le qualità neuromuscolari del calciatore e di tutti gli atleti che praticano sport in cui la corsa riveste un aspetto fondamentale. Approfondiremo inizialmente una ricerca del 2008 di Hamilton e colleghi (Journal of Athletic Training) che ne analizza la validità per un gruppo di calciatori e calciatrici, per poi fare alcune considerazioni sull’utilità del test (in particolar modo in relazione alla specificità) e sull’aspetto pratico. Come prima cosa, analizzeremo l’esecuzione standard del test.

    figura 1

    PROTOCOLLO

    Com’è possibile vedere da questo video, consiste nel partire in equilibrio sulla gamba che effettuerà i 3 salti (nella ricerca viene utilizzato l’arto dominante) con l’alluce sulla riga di partenza. Si effettuano 3 salti in avanti consecutivi sulla stessa gamba ed arrivo in equilibrio monopodalico. Movimento libero delle braccia. Si misura dove si atterra con il tallone con il terzo salto. Ad ogni giocatore veniva data la possibilità di fare 3 salti di prova con entrambe le gambe; poi venivano effettuate 3 prove con il solo arto dominante, prendendo come misura la prova che aveva ottenuto la lunghezza maggiore. Successivamente vedremo il motivo per cui invece è più corretto eseguire il test sia con l’arto dominante che con quello controlaterale.

    SCOPI E RISULTATI DELLA RICERCA

    L’obiettivo è stato quello di confrontare (per un gruppo di calciatori/calciatrici) i risultati ottenuti con questo protocollo, con altri test solitamente utilizzati per la misurazione della potenza/forza muscolare (come il Counter Moviment Jump, cioè il salto verticale da fermo bipodalico), per la forza isocinetica dei muscoli della coscia e per l’equilibrio statico. L’analisi statistica ha trovato buone correlazioni con il Counter Moviment Jump (test con ottima Attendibilità, Ripetibilità e Obiettività) e discrete correlazioni con i parametri di forza isocinetica. Ciò significa che all’interno del gruppo considerato, chi ha alti valori di Counter Moviment Jump (CMJ) ha anche alti valori nel Salto triplo da fermo; questo lascia intuire come quest’ultimo, possa essere utilizzato per valutare la forza/potenza muscolare per i calciatori, senza l’utilizzo di pedane per la misurazione della forza e del tempo di volo. Ma con il nostro intervento vogliamo andare oltre, analizzando quella che è l’elevata specificità di questo test per il calcio (preferendolo agli altri test di salto) e le variabili che questo consente di analizzare, fornendo spunti/dati utili per la prevenzione degli infortuni e per il miglioramento della performance.

    figura 2

    APPROFONDIMENTI

    Iniziamo con una considerazione statistica su questo tipo di test per accertarne l’utilità: abbiamo più volte citato quali siano i criteri fondamentali per poter applicare un test in ambito sportivo.

    • La Validità (ovvero la capacità di misurare quello che si propone di misurare) è stata approfondita nel paragrafo precedente.
    • L’Attendibilità ha dimostrato un Coefficiente di Correlazione Interclasse molto buono, di 0.95 (Bolgla e coll 1997; J Orthop Sports Phys Ther), quindi questo test è da considerare estremamente ripetibile. In altre parole, se vengono rilevate distanze maggiori dopo un certo periodo di tempo (durante il quale ci si è allenati), è estremamente probabile che le differenze siano dovute ad un miglioramento delle qualità neuromuscolari e non da altri fattori (come l’interpretazione del test da parte del calciatore).
    • L’Obiettività (cioè la capacità di rilevare lo stesso risultato nella stessa prova, da parte di operatori diversi) è ovviamente ottima, visto che la misurazione avviene con un normale metro.

    figura 3

    Una volta stabilita la qualità statistica (estremamente buona) del test, possiamo passare ad apprezzare le differenze rispetto ad altri protocolli. Rispetto al CMJ (Counter Moviment Jump) possiamo considerare il Salto Triplo da fermo estremamente più specifico in quanto:

    • Misura la qualità monopodalica del gesto, quindi è più specifica rispetto al calcio (vedi anche approfondimento).
    • Il risultato è molto più influenzato dall’equilibrio specifico, sia per l’aspetto monopodalico del protocollo, che per l’obbligo di dover ricercare l’equilibrio dopo salti con componenti verticali e orizzontali; questa tipologia di test si è rivelata in altre ricerche molto più efficace nel valutare la stabilità posturale dinamica (cioè l’equilibrio dinamico) rispetto ai protocolli statici che si svolgono su pedane.
    • Il fatto di eseguire 3 salti continui (e non uno) indica che anche la coordinazione e la reattività (stiffness) degli arti inferiori hanno influenza sul risultato finale.

    Queste considerazioni rendono a mio parere, questo test estremamente preferibile rispetto ad altri utilizzati per la misurazione della forza e della potenza degli arti inferiori per il calcio; questo vale in particolar modo per la sua semplicità ed economia, aspetto fondamentale soprattutto quando si ha a che fare con settori giovanili e/o dilettantistici. Andremo ora ad analizzare quali possono essere le variabili analizzate e le relative modifiche del protocollo al fine di avere, con questo semplice test, più informazioni possibili riguardo le qualità neuromuscolari dei nostri calciatori.

    RISULTATI ED APPLICAZIONI

    L’errore che può essere fatto nell’ambito della valutazione funzionale, può essere quello di cercare di valutare l’atleta tramite diversi test, ognuno dei quali fornisce “alcune” informazioni per creare il quadro complessivo. A mio parere invece, è fondamentale trovare un test che dia l’idea del quadro complessivo dell’atleta (come la distanza finale del Salto Triplo da fermo per le qualità neuromuscolari) e da questo trovare diversi indici che diano importanti informazioni per l’allenamento. Sotto riportiamo le valutazioni collaterali che si possono fare durante l’esecuzione del test:

    • Differenziale tra arto dominante e controlaterale: è sicuramente più corretto eseguire questo protocollo con entrambe le gambe (non a caso, questo test nasce originariamente in ambito ortopedico per valutare le diversità tra l’arto sano e quello operato). Attualmente è difficile definire quale debba essere la differenza minima tra le lunghezze raggiunte dai salti con i 2 arti inferiori: in media può variare dal 4% al 16% (vedi ricerca di Ostemberg), ma a mio parere, gia una differenza del 10% può essere indice di un maggior rischio di infortuni al ginocchio. È necessario comunque un numero di campioni elevato per poter fare considerazioni più precise.
    • Analisi video dell’esecuzione del test: la ricerca scientifica è sempre stata orientata (sbagliando) ad un approccio quantitativo piuttosto che qualitativo; in altre parole, si è sempre guardato “quanto” un atleta salta, ma non il “come” salta. Cuzzolin e Colli sono stati i primi a cercare di approfondire quest’ultimo aspetto che, sicuramente più di altri, è in grado di dare informazioni sul rischio di infortuni del giocatore. Un’analisi video (tramite una semplice videocamera digitale) di diversi elementi durante la stessa esecuzione del test possono fornire importanti indicazioni. Ad esempio il rapporto tra il tempo di contatto e quello di volo può indicare quanta componente attiva o reattiva il soggetto impiega nel saltare. Il comportamento della gamba libera tramite il movimento di flesso/estensione più o meno coordinato può dare indicazioni sulla coordinazione del giocatore in fase di spinta. Il comportamento degli arti superiori può dare indicazioni importati a seconda che questi vengano utilizzati prevalentemente come stabilizzatori dell’equilibrio (braccia larghe con movimenti marcati del tronco) o a scopo propulsivo (tronco relativamente stabile e movimento coordinato delle braccia).
    • Semplice analisi visiva del gesto: anche senza una telecamera, chi sottopone il test può comunque (tramite l’osservazione del gesto e l’aiuto di 1-2 persone) estrapolare indicazioni importanti tramite una scheda/griglia, in cui appuntare (da 1 a 3) il grado di stabilità dell’arrivo dopo l’ultimo salto, quanto ha seguito una linea rettilinea nell’eseguire il test (in questo caso è necessaria un riferimento a terra) e la fluidità generica nell’eseguire il gesto.

    figura 4

    CONCLUSIONI

    Quando inserire questo test nel periodo di preparazione? A mio parere non prima di 1 settimana, per il semplice motivo che i primi giorni i giocatori fanno una certa fatica (o possano addirittura infortunarsi) ad effettuare 3 salti su una sola gamba alla massima intensità. La prima volta che si somministra il test credo che sia fondamentale attenersi all’aspetto qualitativo (cioè l’analisi video o visiva) e al differenziale tra i 2 arti inferiori. A questo punto si avranno “notizie” fondamentali sul rischio di infortuni e sulle eventuali carenze (prevalentemente coordinative); ciò indicherà allo staff le linee di guida per compensare gli squilibri e le incoordinazioni. Ricordo che compensare “squilibri” e “incoordinazioni” non significa solamente effettuare una buona prevenzione degli infortuni, ma anche riuscire a migliorarne l’esplosività; infatti nel calcio non è fondamentale solamente esprimere elevati gradienti di forza in poco tempo (effetto che si ottiene con l’allenamento dell’esplosività), ma applicarli efficientemente nel contesto calcistico. La seconda valutazione può essere fatta 2-3 settimane dopo la prima, per verificare se siano raggiunti gli obiettivi che si erano prefissi; da questo punto in poi, in base ai risultati si può continuare sulla stessa via (nel caso in cui siano ancora presenti incoordinazioni e squilibri) o orientare la metodologia verso uno sviluppo più globale dell’esplosività. Nel primo post dedicato allo sviluppo dell’esplosività nei settori dilettantistici (e giovanili) è stata presentata una programmazione a lungo termine; se l’approccio segue una progressione esecutiva corretta, graduale ed equilibrata (con le altre abilità calcistiche) è presumibile che i miglioramenti siano abbastanza costanti nel tempo.

    Bibliografia

  4. La somministrazione dei test atletici nell’ambito del calcio

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    (terza parte)

    Nella seconda parte di questo articolo abbiamo analizzato quelli che sono i test che hanno una maggior validità (cioè che hanno ricevuto consensi scientifici riguardo alle correlazioni con la Match Analisys) nel mondo del calcio, cioè quelli per la componente aerobica e la RSA.

    Essendo comunque uno sport multifattoriale, non è possibile limitarsi esclusivamente a questi tipi di valutazione per “indagare” e “valutare” le attitudini e lo stato di forma del calciatore; in questa ultima parte andremo quindi a verificare l’utilizzo di test per alti variabili importanti come:

    • Le qualità neuromuscolari come rapidità (cambi di direzione), forza massima ed esplosività (Accelerazione).
    • I parametri antropometrici per verificare lo stato di maturazione del soggetto e la possibile aderenza al modello prestativo.
    • Altri elementi come l’individuazione del rischio di infortuni o sovrallenamento.

    N.B.: rimandiamo alla prima parte di quest’articolo per i vari significati di Validità (correlazione con i parametri della match analisys), Obiettività (protocollo effettuabile da tutti), Attendibilità (ripetibilità), Economicità e Sensibilità (capacità di rilevare cambiamenti stato di forma, atleti di livello di verso, ecc).

    TEST PER LE QUALITA’ NEUROMUSCOLARI

    Le qualità neuromuscolari particolarmente indagate nel calcio sono accelerazione, abilità nei cambi di direzione (CdD) e velocità massima.

    • Dalla Match analisys si è visto che la maggior parte dei movimenti che effettuano a calciatori ad altissima intensità sono della lunghezza di 15-16m, per questo motivo si ritiene inutile indagare, coni Test, distanze superiori ai 20-30m. In ogni modo, in partita, i valori di accelerazione e velocità sono del 70-90% di quelli massimali ottenibili nei test a secco (mancanza di Validità).
    • Dalla ricerca scientifica è emersa che la velocità lineare e l’abilità nel cambiare direzione sono qualità a se stanti, difficilmente influenzabili le une dalle altre (Young e coll 2001; vedi Approfondimenti), per questo vanno allenate e valutate i maniera separata.

    Alla luce di queste considerazioni, con quali criteri vengono scelti i test per le qualità neuromuscolari?

    1) Dal punto di vista statistico devono almeno rispondere ai criteri di Obiettività e Attendibilità.

    2) Per quanto riguarda la Sensibilità devono essere soprattutto in grado di discriminare le qualità di atleti di livello diverso e di cogliere le variazioni di forma durante l’anno.

    3) Nei settori giovanili è necessario saperle valutare parallelamente ai test antropometrici per correlare i dati con gli indici di maturazione (per evitare di scartare “a priori” soggetti in ritardo di maturazione).

    4) Devono valutare qualità che si presume (visto che non esiste Validità) possano essere importanti per il gioco del calcio (ad esempio l’agilità) o forniscano indicazioni importanti per gli allenamenti (vedi Forza massima).

    TEST PER L’ACCELERAZIONE/VELOCITA’

    Come specificato sopra è inutile valutare velocità massime su distanze superiori ai 20m, perché non rientrano nel modello prestativo del calcio e perché non sono in grado di cogliere “differenze” tra atleti di livello diverso. Per questo motivo verranno scelte:

    • Tempo impiegato sui 10m: è una delle poche variabili in grado di discriminare le qualità di calciatori di livello diverso (Comettì e coll 2001; vedi Approfondimenti). In particolare nei primi 3 metri (Marella, Baraldo 2004; dati non pubblicati) può esserci il 27% di differenza tra dilettanti e professionisti.
    • Tempo impiegato sui 20m: ha una modesta correlazione con diversi indici di forza e potenza muscolare (Kawamori e coll 2006; NCSA 2006 Conference Abstract), quindi può essere un test interessante (confrontandolo i dati con quello sui 10m) per vedere lo sviluppo delle varie qualità neuromuscolari durante la stagione

    Aspetti pratici del test: è ovvio che la rilevazione dei tempi debba essere fatta con fotocellule (altrimenti non risponderebbe ai criteri di Obiettività). Rimandiamo a riviste e pubblicazioni specifiche le modalità esecutive del test (riscaldamento compreso), che rivestono un aspetto fondamentale per l’attendibilità.

    Lettura dei risultati e selezione del talento: diverse ricerche (giocatori in fase puberale) hanno appurato che i valori di velocità/accelerazione erano migliori in soggetti appartenenti a squadre professionistiche (Gil e coll 2007; vedi Approfondimenti), ma allo stesso tempo questi giocatori avevano indici di maturazione più avanzata. Si conclude che nei settori giovanili (soprattutto prima dei 15-16 anni) la valutazione della velocità/accelerazione debba essere fatta parallelamente a quella antropometrica (indice dello stato di maturità) per non penalizzare i soggetti in ritardo di sviluppo.

    TEST PER LA FORZA MUSCOLARE

    Non è nostra intenzione addentrarci sull’utilità o meno dell’utilizzo (spesso dibattuto) dei pesi per lo sviluppo della performance del calciatore, ma approfondire quelli che sono gli indici di forza (misurati con i vari metodi) che possono discriminare giocatori di livello diverso o dare indicazioni per la prevenzione degli infortuni.

    • Test per la forza massima: in alcune ricerche (Wisloff e coll 2004, Comettì e coll 2006 – vedi Approfondimenti) è stato visto il miglioramento dei parametri di accelerazione e di RSA potevano essere ottenuti con metodi rivolti all’incremento della forza massima. Utilizzare il mezzo squat sia in ambito di valutazione che di training.
    • Test isocinetici per flessori del ginocchio: sempre nello studio di Comettì del 2001 è stato visto che la forza isocinetica dei flessori del ginocchio è in grado di discriminare le qualità di calciatori di livello diverso; si presume sia dovuto alla maggiore capacità stabilizzativa che si otterrebbe con livelli di forza maggiore di questi muscoli e di conseguenza una maggiore gestione della stabilità durante i cambi di direzione. Lo studio della forza isocinetica dei muscoli che agiscono sul ginocchio può dare anche informazioni interessanti per la prevenzione degli infortuni (vedi capitolo successivo).

    TEST PER LA MISURAZIONE DELLA CAPACITA’ DI SALTO

    L’utilizzo del CMJ (counter moviment jump), dello SJ (squat jump) o altri salti analoghi misurate con pedane a pressione o ottiche (pedana di Bosco, Optojum, pedana di forza, ecc.) sono sempre stati considerati metodi di valutazione importanti per le qualità esplosive del calciatore. Nonostante questo non sono mai state trovate correlazioni tra prestazioni di salto e le attività della Match analisys e pochi studi hanno rilevato differenze tra questi indici in squadre di livello diverso. L’unico aspetto interessante di questi test (in particolar modo il CMJ) è che possono rilevare differenze tra calciatori di livello diverso nei settori giovanili, anche se i risultati andrebbero “normalizzati” con indici antropometrici (altezza, peso, ecc.) e di maturazione (età biologica).

    Essendo test semplici, ma richiedenti attrezzature non facilmente reperibili da tutti, è nata l’esigenza di trovare test che hanno le stesse credenziali statistiche (sopratutto Attendibilità, Obiettività e Sensibilità), ma meno costosi. Tra questi è da ricordare il Salto in lungo da fermo, il Salto triplo a piedi uniti e non, il Test dei 5 salti, ecc. Purtroppo l’Attendibilità di questi mezzi di valutazione non è stata sufficientemente indagata, quindi sono consigliabili solamente se non si hanno altri test a disposizione.

    Importante: i dati ottenuti da questi test andrebbero analizzati (oltre al valore assoluto) in riferimento all’altezza e al peso del giocatore (anche per gli adulti). Per i settori giovanili la valutazione deve essere fatta assolutamente in parallelo anche agli indici di maturazione.

    TEST DI VALUTAZIONE PER LA RAPIDITA’

    I test che valutano la rapidità possono essere considerati particolarmente interessanti perché non trova correlazione con le altre qualità muscolari, quindi la sua valutazione è quanto mai importante. Inoltre, durante tutte le fasce d’età dei settori giovanili è una componente che è in grado di discriminare il livello del calciatore.

    Purtroppo in letteratura scientifica sono stati utilizzati diversi test, quindi è difficile stabilire se qualcuno di questi possa rispondere ai criteri statistici (almeno Obiettività e Attendibilità) da noi considerati per ritenere un test “utile”.

    Applicazioni pratiche: sembra che attualmente il metodo statisticamente migliore per valutare l’agilità sia il rilevamento del tempo migliore durante il Test Capanna. Per chi volesse provarne qualcuno più specifico, consigliamo il “T-Test”. Per la precisione con la quale devono essere effettuate queste misurazioni è necessaria almeno una fotocellula ed utilizzare superfici che rimangano stabili durante l’arco dell’anno.

    Per approfondire

     

     

     

     

     

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