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  1. Il riscaldamento prepartita: una visione personale sul come farlo

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    Di Alessandro Gelmi

    CENNI FISIOLOGICI E PSICOLOGICI APPLICATI AL RISCALDAMENTO…

    Dalla letteratura e dagli studi effettuati è risaputo quali sono gli obiettivi e gli effetti del riscaldamento nel determinare una performance sportiva; per questo mi limito ad una breve e sintetica descrizione degli aggiustamenti (che è diverso da adattamenti) PRINCIPALI fisiologici che con esso si ottengono:

    • Aumento dell’apporto di sangue ai muscoli
    • Aumento della temperatura che determina:
    • Aumento dell’elasticità dell’unità muscolo tendinea;
    • Aumento del liquido sinoviale all’interno delle articolazione con conseguente aumento della lubrificazione articolare
    • Diminuzione del rischio di infortuni muscolari ed articolari, dovuti ad una maggior predisposizione dell’organismo alla prestazione.

    Oltre agli aggiustamenti, e di conseguenza agli obiettivi, a carattere fisiologico, il riscaldamento ha anche lo scopo di preparare i giocatori dal punto di vista psicologico: in questo caso la bravura dello staff tecnico è quella di avere un comportamento, verso i propri giocatori, diverso a seconda di come il singolo vive l’attesa della partita.

    Per questo ci sarà chi ha bisogno di essere caricato emotivamente, chi invece ha bisogno di concentrarsi da solo e chi ancora necessita di parole di fiducia e di tranquillità perché “sente troppo” il match.

    …. CHE PORTANO AD UNA VISIONE PERSONALE DI COME AFFRONTARE UN RISCALDAMENTO PRE-GARA

    Personalmente, quando mi trovo ad affrontare un riscaldamento pre-gara ritengo che, perché esso sia svolto in maniera corretta, devo rispettare determinati principi:
    Innanzitutto rispetto il principio della progressività per quanto riguarda l’intensità; è fondamentale cominciare in maniera blanda e aumentare gradualmente l’intensità, parallelamente alla diminuzione della durata delle esercitazioni che propongo. In questo senso volume e intensità hanno un rapporto indiretto, poiché all’aumentare dell’uno, diminuisce l’altra.

    Concettualmente differenzio il riscaldamento generale da quello specifico; comincio l’attivazione con dei lavori a carattere globale (corsa, mobilità articolare, ecc) al fine di preparare fisiologicamente l’organismo alle successive esercitazioni specifiche della disciplina con cui si lavora (nel caso del calcio, possessi palla, esercitazioni tecniche, ecc..).
    Devo rispettare i tempi di recupero tra le esercitazioni, stando molto attento affinché questo non sia né troppo corto né troppo lungo; ritengo che il tempo di recupero non debba essere determinato da un cronometro ma dalla sensazione del preparatore (o chi per esso) nel vedere come i suoi giocatori reagiscono durante l’intervallo che c’è tra le proposte. Per questo la bravura si trova nel capire quando riprendere, e ciò dipende da una moltitudine di fattori (condizione dei giocatori, temperatura, ora della giornata, condizioni atmosferiche, condizione del campo, ecc..).

    Lo stesso discorso è valido per la durata delle esercitazioni; a mio parere il cronometro serve per monitorare il tempo totale a disposizione mentre la durata delle singole proposte, siano esse la corsa, le andature o i possessi palla, è funzione dell’intensità e della reazione dei giocatori a quanto stanno facendo. È comunque ovvio che ogni proposta rientra all’interno di un range temporale (per esempio un possesso palla 5vs5 non durerà più di 2’, ma neanche meno di 30’’. I tempi indicati sono volutamente esagerati, per far capire il concetto).

    Infine cerco di riprendere la maggior parte dei gesti, sia motori sia tecnici, che vengono effettuati in partita; per questo è giusto, rispettando la quantità necessaria e con la corretta intensità, inserire dei cambi di direzione, frenate, ripartenze, balzi (o colpi di testa), passaggi, lanci, tiri in porta, ecc…

    Di seguito un esempio di riscaldamento pre-partita svolto da una prima squadra.
    Per prima cosa si deve preparare il campo disponendo il materiale che si utilizza e consegnando le casacche a 5 dei 10 titolari, prima del loro ingresso sul terreno di gioco, come mostrato in figura.

    Premessa: come detto sopra, i tempi sono indicativi e usati per dare dei riferimenti; è la sensazione e l’osservazione personale a determinare il tempo effettivo di durata delle esercitazioni, e dei rispettivi recuperi.
    L’uscita sul campo, in condizioni standard (temperatura gradevole, assenza precipitazioni, campo in discrete condizioni, nessun giocatore con problemi), avviene 35 minuti prima del fischio d’inizio ed è caratterizzata da pochi minuti liberi (2-3), nei quali i giocatori scelgono autonomamente cosa fare (posture, passaggi, corsa…..); in seguito, alla chiamata del preparatore o del mister si forma un cerchio (cerchio rosa in figura) al centro della metà campo dove si eseguono 3-4 minuti di stretching dinamico e di andature su posto (corsa calciata, skip, aperture, chiusure, slanci, torsioni del busto, circonduzioni caviglia, mobilità per ginocchio ecc..).

    A questo punto comincia la fase di attivazione in corsa blanda di circa 8-10 minuti; i primi 3 minuti sono caratterizzati da corsa libera nello spazio (tra area e metà campo, su tutta la larghezza) facendo girare 2-3 palloni con passaggi corti e rasoterra. I successivi minuti, con i giocatori schierati a scacchiera (3 righe da 3 più uno centrale dietro, le X nere in figura), sono composti da esercizi sincronizzati di mobilità articolare e andature tra i cinesini blu (in figura) con uscita di 3-4 metri fino ai cinesini gialli (in figura) e ritorno al punto di partenza in corsa blanda.

    Dal momento che l’intensità è ancora bassa si passa subito, all’interno del campo delimitato dai cinesini rossi (in figura), all’esecuzione di esercitazioni psicocinetiche, per un totale di 3-4 minuti, del tipo:

    • Passaggio al colore diverso con mani (40”, il tempo necessario per capire e dare ritmo all’esercitazione)Passaggio al colore diverso con piedi (circa 1’)
    • Passaggio al colore diverso con piedi, chiamando “uomo” o “solo”; se chiama “uomo” la si scarica al compagno che l’ha passata, se chiama “solo” si passa la palla ad un giocatore del colore opposto (circa 1’).

    La seconda parte del riscaldamento (totale 10’-12’), caratterizzata da un’intensità maggiore, è composta da una prima parte, nuovamente a secco, di andature brevi (5 metri, dai cinesini gialli a quelli blu in figura) con allunghi di distanza e intensità sempre crescenti, per un totale di 4-5 allunghi.

    Il recupero, svolto in cerchio e caratterizzato ancora da esercizi dinamici, precede due blocchi (di circa 1’ l’uno) di possesso palla a due squadre (5 contro 5), prima con mani e poi con piedi, dove si vanno a ricercare situazioni di gara (contrasti, attacco palla, copertura, uscite in pressing ecc) ad alta intensità.

    I pochi minuti che rimangono prima dell’appello vengono utilizzati per lasciare ai giocatori alcuni attimi liberi per lanciare e/o calciare e, ultimissima cosa, per svolgere 5-6 passaggi di rapidità sul breve (6-8 mt in tutto).

    Qui i giocatori si dispongono in cerchio al centro della metà campo (cerchio rosa in figura) con il preparatore disposto nel mezzo; al suo via la squadra, eseguendo l’andatura richiesta, si compatta verso il centro del cerchio per poi, al battito di mano del preparatore, compiere un cambio di direzione di 180° e sprintare nel campo per circa 5-6 metri.

    Entrando nello specifico, le andature possono essere:

    • Skip
    • Corsa calciata
    • Doppio impulso
    • Piccoli balzi laterali o frontali
    • Corsa a gambe tese
    • Corsa scivolata rapida
    • Scivolamenti laterali rapidi

    A questo punto la squadra è pronta per affrontare la partita con le giuste condizioni psicologiche e fisiologiche.

    Variazioni nella durata delle proposte si possono verificare, con i giusti adattamenti, nel caso di:

    • Temperatura molto alta o molto bassa
    • Campo pesante
    • Pioggia intensa
    • Giocatori in dubbio (in questo caso l’intervento è individuale)
    • Orario di gara (le condizioni fisiologiche alla mattina sono diverse rispetto al pomeriggio, le quali sono diverse rispetto alle condizioni presenti alla sera).

    DIFFERENZE NELLA PROPOSTA SE SI PARLA DI SETTORE GIOVANILE
    (GIOVANISSIMI-ALLIEVI-JUNIORES/BERRETTI/PRIMAVERA)

    Rispetto a quello della prima squadra, il riscaldamento del settore giovanile, che comunque si differenzia all’interno di ogni categoria che lo va a comporre, tendenzialmente prevede una più breve fase “a secco” per lasciare maggior spazio alle esercitazioni con palla (in cerchio, a coppie, a terne ecc..).

    In più spesso ci si trova a dover lavorare più sull’aspetto mentale e sulla concentrazione che su quello organico, dal momento che i ragazzini non sempre entrano in campo con il giusto approccio e la giusta determinazione.
    Tutto questo non deve comunque non rispettare i principi che il riscaldamento, indipendentemente dalla categoria, deve avere, poiché è fondamentale che prima di entrare in campo un giocatore, sia esso bambino, ragazzo o adulto, sia pronto dal punto di vista fisico e mentale per potersi esprimere al meglio riducendo il più possibile il rischio di infortuni; in questo caso ciò che cambia è il tempo che l’organismo necessità per essere pronto, il quale è diverso a seconda dell’età.

    IL RUOLO DELLO STRETCHING ALL’INTERNO DELLA FASE DI RISCALDAMENTO

    Da quanto scritto nell’esempio di riscaldamento pre-partita si può osservare che è assente lo stretching statico; questo perché personalmente ritengo più utile utilizzare esercizi dinamici di stretching, o di mobilità articolare, da inserire dopo la corsa o nelle fasi di recupero tra le esercitazioni.

    Se comunque, nei momenti in cui ai giocatori vengono concessi istanti di recupero libero, c’è qualche giocatore che esegue un esercizio di allungamento statico, nulla e nessuno vieta loro di farlo, ma nel momento in cui il recupero lo gestisce il preparatore (o il mister) credo sia giusto ottimizzare il tempo a disposizione per lavorare in altri modi.
    Questa idea deriva dalla consapevolezza che un programma di stretching statico, per ottenere adattamenti muscolari, richiede la somministrazione dello stimolo per almeno 30 secondi, ripetuta in più cicli (3-4 per ogni distretto); questo implica molto tempo, cosa che in un riscaldamento pre-partita non si ha assolutamente.

    DIFFERENZE DA ALLENAMENTO A PARTITA

    Rispetto al riscaldamento pre-partita quello previsto nella fase iniziale di una seduta di allenamento può essere molto vario; oltre alla proposta di esercizi nuovi, sconosciuti ai ragazzi e per i quali ci vuole più tempo per acquisirli, spesso si fanno eseguire esercitazioni con palla al fine di sviluppare la tecnica individuale o si propongono delle situazioni tattiche da sviluppare in maniera didattica (frequentemente si utilizzano prima le mani e poi i piedi); il tutto è sicuramente corretto ed in linea con la filosofia di una seduta anche se, a mio parere, una parte “a secco” di tipo preventivo ed/o integrativo è necessaria al fine di evitare o ridurre il rischio di problemi (sia immediati che in prospettiva futura).

    Per questo inserisco sempre, variandone la forma e i contenuti, lavori di mobilità articolare, stretching dinamico, andature per il rinforzo delle caviglie e per stimolare la propriocezione, esercizi di forza isometrica od eccentrica, un programma di tonificazione del tronco, ecc…
    Il tempo di questa parte specifica, rispetto al tempo degli esercizi con palla, va adattato, sia come forma che come quantità, alla categoria con cui si lavora e ritengo tali proposte utili a partire dai giovanissimi (consigliati degli interventi anche negli esordienti).

    CONCLUSIONI

    Ben sapendo che le strade e gli esercizi per arrivare ad una condizione fisiologica che rende il nostro giocatore pronto ad affrontare una partita sono molteplici, ciò che fa la differenza dal punto di vista qualitativo è la cura delle piccole cose.

    La disposizione del materiale prima che la squadra esca dallo spogliatoio, il fatto di tenere i giocatori il più possibile in campo per evitare poi di rimanere fermi a lungo prima dell’appello dell’arbitro, l’ottimizzazione del tempo a disposizione, l’eliminazione di tempi morti, la gestione del volume, dell’intensità e dei recuperi delle esercitazioni, sono tutti fattori che, se presenti, trasmettono a chi deve affrontare il riscaldamento un senso di organizzazione e di professionalità che per i giocatori è necessario avere affinché abbiano fiducia in colui che li riscalda.

    In linea con questo non si deve dimenticare come la specificità di ogni esercitazione sia importante per aiutare gli atleti ad entrare in partita già dal riscaldamento e ad immedesimarsi il prima possibile nelle situazioni che poco tempo dopo troveranno in campo.
    In questo modo tali condizioni permettono, nella mezzora a disposizione, di preparare un giocatore a giocare la partita con la giusta intensità psico-fisica e ciò che essa comporta (contrasti, scontri, ecc.

     

     

  2. Aggiornamenti dal mondo scientifico del calcio

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    Inauguriamo oggi una nuova rubrica che ha come scopo principale quello di aggiornare chi segue il sito sui risultati delle ultime ricerche che possono avere evidenze rilevanti per gli operatori del nostro settore. Ovviamente non ci limiteremo a citare e riassumere le ricerche che andremo a riportare, ma cercheremo di fare un’analisi critica che tenga conto anche di altre pubblicazioni sull’argomento.

    Speriamo inoltre che questi interventi possano essere fonte di discussione ed approfondimento per tutti i frequentatori del sito.

    Correlazione tra salti unilaterali/bilaterali e prestazioni di sprint

    Come citato nell’articolo sui test per la capacità di salto, attualmente si conosce molto poco sulla relazione tra capacità di salto e prestazioni di sprint nel calcio.

    In questo articolo sono state analizzate le correlazioni tra i risultati di test di salto (orizzontali e verticali, da fermo e dall’altezza di 20 cm) e prestazioni sui 10m e 25m in calciatrici di Prima divisione. Il risultato più evidente è che non esistono correlazioni tra i salti bilaterali (cioè a piedi pari) e le prestazioni di sprint. Esistono invece moderate correlazioni tra alcuni risultati dei salti effettuati con una sola gamba (cioè unilaterali) e prestazioni sui 10-25m. I risultati di questa ricerca rappresentano ovviamente un punto d’inizio (anche perché fatto solamente su calciatrici) per ulteriori ricerche sull’argomento, ma da questa possiamo dedurre che è

    la valutazione delle capacità neuromuscolari tramite i test di salto è preferibile effettuarli in maniera unilaterale e tramite salti effettuati sia in alto che in lungo, che da altezze di 20 cm.

    Per approfondire

    Mancata validità nella misurazione della frequenza cardiaca nelle mini-partite per lo sviluppo delle qualità aerobiche

    L’utilizzo delle mini-partite per lo sviluppo delle qualità aerobiche (potenza aerobica) del calciatore parte dal presupposto che durante questo tipo di esercitazioni, la frequenza cardiaca rimanga intorno a valori simili a quelli rilevati durante le esercitazioni a secco di corsa. Altro prerequisito è che ci sia linearità (cioè proporzionalità) tra la frequenza cardiaca (fc) e il consumo di ossigeno (Vo2) che è il vero indicatore biologico dello stimolo biologico allenante. In altre parole, lo stimolo/indicatore biologico allenante è il Vo2 (cioè l’ossigeno utilizzato dal corpo), ma siccome è difficile da misurare si usa (per monitorarlo) la frequenza cardiaca partendo dal presupposto che questa, nelle mini-partite, sia proporzionale al Vo2 (analogamente a quello che avviene nelle corse lineari).

    La difficoltà di misurare il Vo2 nelle mini-partite è dovuto al fatto che i misuratori di Vo2 fino a qualche anno fa erano piuttosto ingombranti e non era possibili utilizzarli durante le partite. Con l’avvento di misuratori meno ingombranti è stato possibile il loro utilizzo sul campo, anche se attualmente i risultati delle poche ricerche non hanno seguito riscontri in ambito applicativo. Infatti quello che emerge dal punto di vista scientifico, è che durante una partita (come nell’arco totale dell’allenamento) non viene rispettata la linearità attesa tra fc e Vo2; infatti Gatterer (vedi Approfondimenti) vide che la fc media durante i 2 tempi di una partita era intorno all’87% di quella massima, mentre il Vo2 era solamente il 56-61% del Vo2massimo (Vo2max), almeno il 10% in meno di quello teorico atteso (70%) dalla linearità tra Vo2/fc. Malgrado siano necessarie altre ricerche e altri dati per avere le idee più chiare, si può attualmente affermare che l’utilizzo della fc per monitorare l’intensità delle mini-partite non è valida e che sovrastimi l’impegno aerobico dell’esercitazione. Non a caso è stato riportato da alcuni preparatori che l’utilizzo di questi mezzi non è sufficiente per il mantenimento del potenziale aerobico ottenuto con quelli a secco.

    Attualmente non è possibile stabilire l’effetto allenante delle mini-partite tramite il monitoraggio della frequenza cardiaca; ciò ridimensiona l’efficacia di questi mezzi per lo sviluppo del potenziale aerobico del calciatore.

    Per approfondire

     

    Efficacia nell’utilizzo di indumenti raffreddanti prima di partite giocate in ambiente particolarmente caldo

    L’utilizzo di indumenti raffreddanti nasce in ambito lavorativo e militare per consentire di eseguire certe attività in ambiente particolarmente caldo/umido senza risentire dal punto di vista medico/fisiologico della situazione ambientale. Successivamente nasce l’idea di far indossare questi “gilet” nel pre-gara di competizioni di endurance di breve-media durata, per il fatto che in ambienti particolarmente caldi l’accumulo di calore limita fortemente tali prestazioni. Infatti, la performance eseguita in ambienti estremamente caldi e umidi è influenzata (oltre che dai metodi raffreddamenato/reidratazione e dal grado di allenamento/acclimatazione) anche dalla temperatura iniziale, che influenzerebbe la possibilità di accumulare calore fino ad una temperatura centrale limite oltre la quale sarebbe particolarmente marcato il decadimento della performance (vedi Review di Tucker).

    Nel calcio questa pratica è ancora poco diffusa, come lo sono le conoscenze scientifiche applicate alla disciplina. Clarke e coll (2007) per primi, applicarono, prima di un test (Temperatura > 30°C) che simulava una partita di calcio, per 1 ora un indumento raffreddante (gilet) a 12 giocatori di calcio; la stessa cosa fecero nell’intervallo. Dopo la partita/simulazione effettuarono un test per vedere quanto gli atleti erano in grado sostenere un intensità elevata di corsa (Test ad esaurimento). Nelle condizioni sperimentali (cioè con il raffreddamento pre-partita e durante intervallo) i calciatori riuscirono a sostenere l’intensità del test ad esaurimento per il 22% in più rispetto alle condizioni di controllo (senza indumenti nel pre-partita).

    In altre parole,

    è il raffreddamento pre-partita (e durante l’intervallo), è stato in grado di diminuire la temperatura media durante lo sforzo (in ambiente caldo/umido), migliorando la capacità di eseguire alte intensità dopo la partita/simulazione evidenziando una maggiore tolleranza alla fatica.

    Ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche sull’argomento per avere un giudizio più completo rispetto all’applicazione di queste metodiche nell’ambito del calcio, in particolar modo:

    1) Per vedere quali siano le condizioni ambientali (temperatura/umidità) che possano permettere vantaggi con questa pratica.

    2) Di quanto debba essere tenuta “bassa” la temperatura (centrale o periferica) affinché possano esserci benefici in termini di performance.

    3) Quali possano essere, eventualmente, gli effetti avversi di questa metodica.

    Per approfondire

    Autore: Melli Luca allenatore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)

     

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