Lo stile di gioco del Barcellona, in linea generale, si sviluppa attraverso un modello di calcio “Totale”, fitte trame di passaggi, una costante dedizione al possesso palla, pressing alto alla ricerca di un immediato recupero della palla appena persa.Tutti i giocatori partecipano attivamente alle fasi di gioco, portiere compreso. Il singolo è esaltato dal collettivo, benchè una tecnica individuale altissima sia fondamentale per l’articolazione di un così complesso sistema. Il 4-3-3 è il disegno inziale e necessario su cui si basa il gioco del Barcellona, inteso come schieramento di partenza, poichè nell’arco dei 90 minuti subisce innumerevoli mutazioni tattiche, proprio a causa del continuo movimento della squadra. Per questo è chiaramente difficile parlare di un modulo di gioco univoco.
L’impostazione parte dal portiere che predilige l’appoggio ai difensori, al lancio lungo sulle punte. I terzini si alzano sulla linea dei centrocampisti (e non sono quasi mai coinvolti in prima battuta), i centrali difensivi si allargano esternamente permettendo al mediano basso di venire a prendere palla sulla linea di difesa (che a questo punto diventa a 3 – Fig.1), ed impostare palla al piede. L’avanzamento tramite possesso permette alla squadra di essere sempre corta e compatta:la circolazione della palla è rapida, 1 o 2 tocchi per eludere il pressing avversario.
É tutto un gioco di posizioni, il giocatore con la palla ha sempre più possibilità di giocata: la chiave sta nel movimento e nei triangoli di gioco che si creano in seguito allo smarcamento del compagno; liberarsi dalla marcatura permette di giocare più agevolmente, con appoggi e fraseggi nel breve, evitando così lanci lunghi e scontati. Il Barcellona gioca “semplice”, chi è spalle alla porta (il lato alto del triangolo), scarica dietro a chi ha una visione frontale della situazione.Lo svolgimento del gioco è diretto a ricercare spazi che facilitino la progressione,e a trovare uomini liberi per disporre al meglio dei suddetti spazi.Sfuttamento dell’ ampiezza di gioco: gli attaccanti esterni si posizionano all’altezza della linee laterali del campo per allargare la difesa avversaria e facilitare l’inserimento dei centrocampisti da dietro. (Fig.2)
Il gioco del Barcellona non prevede un attaccante di peso per evitare di concedere punti di riferimento. Il cuore dell’attacco infatti,non è presidiato in maniera fissa da una boa centrale, ma resta “libero” per lasciare spazio alle incursioni a sorpresa dalle retrovie. I continui tagli e il movimento senza palla fanno la differenza perchè mandano spesso l’avversario fuori posizione.La figura dell’attaccante centrale (Messi), è quella di un simil trequartista dei nostri giorni che gode di una certa libertà di movimento in funzione della profondità della squadra. Predilige ricevere palla sul lato destro per poi accentrarsi a tagliare il campo per tirare o servire assist ai compagni che penetrano nella difesa avversaria.(Fig.3)
Il ruolo dei due terzini è fondamentale: in fase di possesso attaccano la profondità diventanto veri e propri attaccanti aggiunti, dando ancora più peso alla fase offensiva. In avanti si delinea una sorta di figura a trapezio (3-3-4), le cui parti vicine tra di loro, scambiano in velocità e negli spazi stretti anche all’interno dell’aria per trovare la via del gol.La squadra permette l’incorporamento dei laterali (Fig.4), grazie a precisi movimenti degli attaccanti esterni: accentramento per attendere un cross, o leggero arretramento, andando incontro al portatore di palla. Questo movimento ad uscire crea lo spazio per il taglio o l’inserimento da dietro di un giocatore a ridosso.
Il fulcro del gioco sono Xavi e Iniesta.Dai loro piedi partono le azioni più pericolose, sono i primi collanti fra difesa e centrocampo e fra centrocampo e attacco. Dettano i tempi di gioco. In situazioni di stallo, sono usuali i cambi di campo a liberare il terzino o l’esterno alto, per alleggerire la pressione, e mettere in difficoltà la squadra avversaria, che deve essere svelta nel ripiegare dalla parte opposta per evitare l’1 contro 1. Il terzo centrale di centrocampo è più che altro un uomo di rottura, che spezza il ritmo, un recupera palloni che solitamente si limita ad appoggi corti e giocate semplici, molto utile soprattutto in fase di contenimento e come eventuale terzo difensore centrale di supporto.L’atteggiamento del Barcellona in fase di possesso è poi determinante per la riconquista della palla. La compattezza e la vicinanza dei reparti permettono di portare subito alto il pressing (a tutto campo),lo scopo è cercare di recuperare il pallone immediatamente alla perdita (Fig.5) o comunque prima che l’avversario generi condizioni favoreli per attaccare efficacemente.
Togliere tempo e spazio costringendo una giocata affrettata. Annullare la ripartenza della squadra avversaria portando pressing sul portatore di palla, assicurandosi una superiorità numerica (solidarietà di squadra, presa di coscenza che essere saltati mette in difficoltà tutti – Fig.6), ed impedendo le relazioni con i compagni vicini. Cercare di dirigere il possessore di palla verso spazi favorevoli (sugli esterni, o comunque in zone meno pericolose)o per esempio verso giocatori avversari con meno qualità tecniche, per poi poter contrattaccare. Valutazione della profondità difensiva, blocco alto per mettere in fuorigioco gli attaccanti avversari.
Si discute spesso su quale sia il modulo migliore che la nostra squadra del cuore debba applicare e tutti, prima o poi, si sono trovati in disaccordo con l’allenatore della propria squadra o della nazionale…… ma ci siamo mai chiesti se siamo davvero informati sulle varie tipologie tattiche per disporre la squadra in campo? Proviamo a ripercorrere velocemente l’evoluzione tattica che ha accompagnato la crescita del nostro sport preferito:
Il WM Nel 1925 fu inserita nei regolarmenti calcistici la regola del fuorigioco: il modulo che dominò in quel periodo fu ideato da Herbert Chapman (direttore tecnico dell’Arsenal). Le principali innovazioni furono nell’allargamento della difesa all’esterno con l’introduzione del terzino, la difesa disposta orizzontalmente con il centromediano posto davanti con il compito di marcare il centrattacco avversario. Inoltre, il centrocampo disposto a quadrilatero presentava due mediani centrali difensivi e due mezzali in appoggio alle due punte. In difesa, Chapman, introdusse l’uso della diagonale, che consentiva alla squadra di non rimanere mai in uno contro uno grazie al movimento coordinato dei difensori. Fu questa, probabilmente, la prima grande rivoluzione teorica applicata al calcio e, presto, tutte le squadre seguirono i dettami imposti dal WM.
Verrou o Riegel Siamo nel 1932, Rappan (tecnico del Sevette di Ginevra) elabora una tattica che prevede una maggiore copertura in fase difensiva: 4 marcatori fissi. Spostandosi lateralmente i difensori vanno a raddoppiare sull’attaccante avversario. In mezzo al campo il centromediano è un vero e proprio playmaker, che imposta il gioco grazie all’aiuto di una delle due mezzali. Rispetto al WM questo modulo è più protetto e semplice da attuare, poichè si rinuncia alla diagonale difensiva, inoltre i 4 difensori fissi portano ad una superiorità numerica al centro della difesa che difficilmente può essere soverchiata dagli avversari. Per quanto detto, possiamo considerare questo modulo come l’antecessore del più famoso “catenaccio”
Catenaccio come già detto, questo modulo non è che l’evoluzione italiana del Verrou. La principale innovazione è l’introduzione del libero alle spalle della linea dei difensori, con i compiti di spazzare la palla dalla propria area di rigore e di contrare il centravanti che, eventualmente, riesca ad eludere il controllo dei difensori in linea. Per quanto riguarda la fase offensiva, il catenaccio prevedeva, in sincrono con una difesa arcigna, rapidi contropiedi scaturiti da lanci lunghi della difesa.
4-2-4 questo modulo di gioco è stato sviluppato in Brasile e può essere visto come la risposta sudamericana alla scuola di pensiero europea. Ai mondiali dl 1958 il Brasile si presentò con quattro difensori disposti in linea e pronti a scattare in avanti attuando la trappola del fuorigioco, mentre a centrocampo i due mediani centrali avevano il compito di interdire l’iniziativa avversaria. La fase offensiva era affidata a due ali pure e due punte centrali, con una a turno pronta a rientrare a centrocampo nella fase difensiva. Questo modulo ci fa capire la differente filosofia che all’epoca tracciava un solco netto tra europei e sudamericani, con quest’ultimi sempre pronti al calcio offensivo e, di conseguenza, con squadre fortemente votate all’attacco.
Calcio Totale E’ il 1974 quando esplode il fenomeno Olanda: una squadra eccezzionale che rivoluzionò il modo di interpretare il calcio. I principi del calcio totale (seguiti da Crujff e compagni con la più assoluta dedizione) sono semplici e contemporameamente estremamente rivoluzionari: 1)Pressing a tutto campo 2)Intercambiabilità dei ruoli 3)Marcatura a zona per tutto il campo (il fuorigioco è sempre applicato) 4)squadra corta per favorire gli inserimenti offensivi e i ripiegamenti difensivi 5)Portiere che svolge il ruolo di libero 6)Frequenti inserimenti dei centrocampisti e dei difensori nelle azioni offensive La principale conseguenza del modello olandese fu la scomparsa del calciatore iper-specializzato, prediligendo un calciatore veloce e resistente, capace di spostarsi rapidamente nelle varie zone del campo e di adattarsi a svolgere tutti i ruoli. Crujff resterà probabilmente il miglior esempio di calciatore nato per muoversi nel modulo del calcio totale, data la pressochè totale padronanza di tutti i fondamentali.
I GIORNI NOSTRI cosa hanno in comune Zeman e il suo 4-3-3, il Milan di Sacchi schierato col 4-4-2 e le squadre di Trapattoni? Semplice, tutti questi schemi sono discendenti diretti del 4-4-2 brasiliano e del calcio totale olandese. Ogni allenatore moderno inventa schemi ed allena in modo diverso, ma è certo che l’influenza dei moduli sopracitati (via via sempre più perfezionati e modificati) abbia un peso notevole sugli schieramenti delle squadre attuali. Esaminiamo i principali moduli dei più famosi allenatori:
4-3-3 di Zeman: si basa sul presidio territoriale della squadra, questo modulo presenta infinite soluzioni offensive, vuoi per i frequenti inserimenti dei centrocampisti o dei difensori laterali, sia per la presenza di tre attaccanti di ruolo. Le ali partono molto larghe, mentre i tre di centrocampo costruiscono un triangolo in cui il mediano centrale funge da playmaker. La squadra è molto corta (30/40 mt tra la linea della difesa e quella degli attaccanti) e tende a presidiare le zone del campo ove si svolga l’azione.
4-4-2 (Milan di Sacchi): la squadra si dispone con un centrocampo a rombo, dove uno dei due mediani si trasforma in trequartista. I laterali percorrono le fasce per raccordare difesa e attacco, sono praticamente dei tornanti. la difesa è in linea, la marcatura è a zona e il fuorigioco è insistentamente cercato. In attacco le due punte giocano centralmente, molto vicine fra loro e muovendosi in sincronia. Il movimento coordinato dei reparti è una delle caratteristiche principali del Milan di Sacchi, così come il continuo e propositivo movimento senza palla.
3-4-3 di Zaccheroni: In questo caso i difensori sono tre, tutti centrali e disposti a zona. Quattro i centrocampisti nel modulo del tecnico romagnolo, due mediani centrali: uno deve interdire l’azione avversaria e recuperare palla, mentre l’altro è delegato alla costruzione del gioco. I due laterali devono avere caratteristiche dinamiche molto elevate: questo è il ruolo più delicato nel modulo, dovendo i due esterni passare dalla fase difensiva a quella offensiva causando superiorità numerica in attacco. L’attaccante centrale deve essere forte di testa, in modo da poter giocare di sponda con le due ali dinamiche e creare varchi che portano alla rete.
3-3-1-3 di Van Gaal: considerato un “santone” del calcio, Van Gaal ha idee integraliste riconducibili al calcio totale dell’Olanda. Questo modulo prevede un grande movimento e un’elevata interscambiabilità fra i giocatori, in modo che sia garantito l’equilibrio fra i reparti nelle fasi in cui non si è in possesso della palla. I tre difensori sono a zona, il mediano centrale ha il ruolo di playmaker ed è sempre pronto a scalare per trasformarsi in difensore aggiunto. Le due ali, molto larghe, si muovono a pendolo tra attacco e difesa, mentre i due attaccanti (una prima e una seconda punta) rimangono al centro. Gli spazi in attacco possono così crearsi o dal movimento delle ali o dalla rifinitura della mezzapunta. L’unico inconveniente palese di questo modulo è la dipendenza dalle capacità atletiche dei giocatori che devono necessariamente essere molto elevate, poichè questo stile di gioco è molto dispendioso in termini di energie.
5-3-2 (Italia agli Europei del 2000): nel modulo adottato da Zoff agli ultimi Europei, si verifica l’ulteriore arretramento di un centrale nella linea difensiva, portando così il numero dei difensori a 5. In questo modo i terzini sono sgravati di compiti strettamente difensivi e possono sgnciarsi per partecipare alla fase di attacco. Questo presuppone una linea mediana composta da un centrale autentico playmaker, e i due laterali con spiccate doti offensive. Nella fase di attacco il modulo muta in un 3-5-2, con i due attaccanti che presentano caratteristiche diverse e complementari (uno di peso e l’altro più dinamico che agisce da seconda punta).
Il sistema di gioco 4-4-2 più comunemente utilizzato dalla maggioranza dei tecnici è quello classico che prevede lo schieramento di quattro difensori e quattro centrocampisti disposti in linea, più due punte.
In questa disposizione tattica vengono alla luce più di una coppia e terna di giocatori costituite da:
• i due difensori centrali;
• i due centrocampisti centrali;
• il difensore esterno destro con il centrocampista esterno destro;
• Il difensore esterno sinistro con il centrocampista esterno sinistro;
• le due punte;
• La terna composta da difensore esterno destro, centrocampista esterno destro e centrocampista centrale destro;
• L’altra terna, opposta, costituita da difensore esterno, centrocampista esterno e centrocampista centrale sinistri.
La didattica della fase di non possesso risulta più facilmente eseguibile rispetto a qualsiasi altro sistema di gioco in quanto, il movimento dei quattro difensori coincide molto con i movimenti che pochi metri più avanti vanno ad eseguire quattro centrocampisti in relazione alla posizione del pallone in fase di non possesso.
Concetto essenziale da trasmettere per iniziare un gruppo al gioco “a zona” è quello relativo alla “copertura” reciproca tra compagni di squadra durante la fase di pressione esercitata da un giocatore nei confronti di un avversario.
E’ altresì importante ricordare che la pressione, a differenza dell’azione di pressing, costituisce un’azione individuale o, al massimo di due o tre elementi, che contrastano il portatore di palla avversario; il pressing è invece un’azione collettiva e organizzata, finalizzata a rallentare la manovra degli avversari, indurli all’errore o ancor meglio a conquistare il possesso della palla.
E’ comunque attraverso l’assimilazione del concetto di copertura che la didattica relativa alla fase difensiva ha inizio: se, ad esempio, il centrocampista esterno destro va ad affrontare il portatore di palla avversario, egli godrà della copertura del difensore esterno omologo e del centrocampista centrale posizionato al suo fianco, leggermente più arretrato.
Si creerà inoltre una linea di giocatori in cui, tanto i difensori quanto i centrocampisti, si daranno copertura reciproca formando le rispettive diagonali difensive e di centrocampo.
Con palla situata nelle zone laterali del campo, sarà l’allenatore a impartire il tipo di diagonale che dovranno eseguire i quattro difensori, e di conseguenza il numero di linee difensive:
• Si ha una linea difensiva nel caso si porti sulla zona del portatore il solo difensore esterno e i suoi compagni di reparto costituiscono un’unica linea difensiva di copertura, schierandosi appunto perfettamente in linea. (utile per la tattica del fuorigioco, ma rischiosa sui tagli delle punte avversarie.
• Si creano due linee difensive allorquando la copertura del giocatore esterno che va in pressione, ad esempio il terzino destro, è eseguita dal centrale omologo, il quale è a sua volta coperto dal centrale sinistro (ultimo uomo), mentre il difensore esterno sinistro si trova sulla stessa linea del difensore centrale destro. (diagonale “eagle”).
• Si creano tre linee difensive nel caso in cui il difensore esterno destro va in pressione sul portatore di palla avversario, il difensore centrale destro gli dà copertura, a questi dà copertura il difensore centrale sinistro e a quest’ultimo darà copertura il difensore laterale sinistro che fungerà da ultimo uomo. Quindi, reciproche coperture per ognuno dei quattro difensori. Con questa disposizione la squadra sarà concettualmente più lunga ma toglierà senza dubbio profondità agli avversari.
Il discorso cambia quando il portatore di palla è localizzato nelle zone centrali del campo.
In questo caso bisogna inoltre analizzare se chi è in possesso di palla sia in una situazione di palla “scoperta” o di palla “coperta”:
Si crea una situazione di palla “scoperta” quando un avversario porta palla frontalmente verso la nostra porta senza essere contrastato, godendo della possibilità di poter effettuare una giocata senza subire pressione alcuna.
Vi è invece situazione opposta di palla “coperta” nel caso in cui il portatore di palla avversario non ha “luce” per poter effettuare la giocata verso la nostra porta in quanto contrastato oppure si trovi in una situazione di possesso palla con le spalle rivolte verso la nostra porta non potendo fare altro che un retropassaggio in quanto pressato. In questi casi, la squadra sale compatta e stretta nella direzione del pallone.
Anche un lungo cambio di gioco degli avversari (orizzontale), da un lato all’altro del campo è considerato palla “scoperta”.
E ancora. Nel caso di palla “scoperta” come occorre comportarsi in una situazione in cui:
il portatore di palla avversario si trova difronte alla nostra linea di centrocampo?
la linea di centrocampo è già stata superata e spetta ai nostri difensori contrastare la sua avanzata?
Nel primo caso, il centrocampista più vicino al portatore di palla deve andare in pressione godendo della copertura dei compagni (stretti) di reparto, mentre i difensori dovranno temporeggiare stretti o in alcuni casi neutralizzare l’imminente lancio lungo (decifrabile dalla postura del corpo del possessore stesso), per cercare di togliere profondità agli avversari arretrando lentamente stretti verso la propria porta. La corsa a ritroso dovrà essere laterale e non all’indietro.
Nel secondo caso, i difensori dovranno disporsi stretti e:
– in situazione di superiorità numerica o quantomeno di parità numerica un difensore dovrà scegliere il tempo di andare in pressione godendo delle coperture dei compagni.
-In situazione di inferiorità numerica, (ripartenza avversaria ), dovranno scappare all’indietro stretti cercando di togliere profondità per eventuali tagli o sovrapposizioni improvvisi sino alla fatidica “linea di fuoco” del limite dell’area di rigore, ove, al comando, dovranno aggredire insieme il portatore di palla cercando di lasciare in fuorigioco gli altri avversari.
Partendo dalla condizione che la nostra squadra deve essere in tutti i casi stretta in fase di non possesso (e larga in fase di costruzione del gioco), ad affrontare il portatore di palla sarà il giocatore ad esso più vicino; i compagni di squadra dovranno impegnarsi a dargli copertura.
Si creeranno così dei piccoli triangoli difensivi.
Altro concetto da non tralasciare è quello della neutralizzazione della sovrapposizione: se il portatore di palla avversario sta godendo della sovrapposizione del compagno di squadra sulle zone laterali del campo, il giocatore più esterno seguirà l’avversario largo senza palla, mentre il giocatore più centrale andrà veloce in pressione sul portatore stesso effettuando una veloce “scalata”.
Fino ad ora le punte non sono state menzionate, ma anch’esse svolgono un preciso ruolo nella fase difensiva.
Nelle situazioni di rimessa dal fondo o di rinvio da parte del portiere avversario (o comunque di palla in possesso degli avversari in zona difensiva), le punte debbono trovarsi preferibilmente una a fianco dell’altra posizionate dietro la linea della palla. Nel caso in cui la palla sia gestita dai difensori centrali avversari, esse devono agire d’attesa eseguendo i tipici movimenti difensivi di copertura reciproca in uscita (uno esce l’altro copre); nel momento in cui i difensori avversari allargano il gioco nelle zone esterne del campo nel 4-4-2 classico dovrà uscire in pressione il centrocampista esterno (pressing ad invito), con una delle due punte in copertura e l’altra che si posizionerà sulla traiettoria di un eventuale retropassaggio al portiere.
Le punte sono i primi difensori di una squadra che vuole attuare il pressing ultraoffensivo.
Nel corso della mia attività ho adottato spesso questo sistema di gioco in quanto lo considero un ottimo punto di partenza per poi cercare di fare assimilare soluzioni “alternative”.
In caso di pressing ultraoffensivo e’ fondamentale fare in modo che se la palla va da un difensore centrale, pressato da una nostra punta, al difensore esterno, questa non deve più tornare al difensore centrale che ha fatto partire l’azione.
Questo per fare in modo che non vengano effettuati troppi “giro palla” e vengano sprecate troppe energie dai nostri due attaccanti.
Le “nozioni” che ho sempre cercato di sottolineare nell’immediata vigilia della gara (dieci minuti prima di entrare in campo), ai miei giocatori sulla base del modulo 4-4-2 ma non solo, sono le seguenti:
1)COPERTURE E DIAGONALI
Coperture reciproche tra i due difensori centrali (i difensori devono attaccarsi ai diretti avversari se questi sono situati in prossimità dell’area di rigore senza farsi portare fuori posizione), e i centrocampisti centrali, i quali una volta superati dovranno subito posizionarsi dietro la linea della palla.
Diagonali dei difensori esterni e dei centrocampisti esterni che in fase di non possesso dovranno fungere da quinto difensore.
2)PUNTE
rientro delle punte sino al cerchio di centrocampo nelle situazioni di rimessa dal fondo e calcio di rinvio del portiere avversario.
3)AGGRESSIVITA’
Massima aggressività sin dal primo minuto di gioco sul portatore di palla per non permettere agli avversari di pensare troppo per le giocate.
4)PRESSING
L’azione di pressing è un’azione collettiva che deve aver luogo in determinate circostanze che devono essere lette ed interpretate:
• quando il gioco degli avversari si sviluppa sulle fasce laterali ed hanno quindi una visuale di campo limitata a 180°;
• quando un avversario esegue un controllo difettoso o sta per essere raggiunto da una traiettoria alta che sicuramente lo metterà in difficoltà;
• quando un avversario si trova in una situazione di “palla chiusa” e gli riesce difficile girarsi verso la nostra porta, o quando sentitosi pressato effettua un retropassaggio che ci permette di “accorciare”.
• invita al pressing il giocatore esterno più vicino al possessore di palla avversario dopo che l’azione difensiva delle punte ha obbligato gli avversari a girare palla sugli esterni; l’azione di pressione si svolge dirigendosi verso il possessore di palla avversario con lo scopo di conquistare palla, di limitargli la visuale di campo o quantomeno di fargli eseguire un lancio lungo senza mai essere saltati. E’ quindi fondamentale l’azione di temporeggiamento.
Per eseguire un’azione di pressing è necessario avere la squadra “corta” (fondamentali in tal senso i compiti di difensori e punte), e che ogni giocatore vada ad attaccare l’avversario libero a lui più vicino.
Per far ciò occorre essere pronti dal punto di vista psico-fisico.
5) RIBATTUTE
Squadra “corta”, cosicché i centrocampisti saranno agevolati nel recupero di respinte o ribattute di entrambe le difese.
Un giocatore per poter superare l’opposizione dell’avversario deve avere tecnica, capacità fisiche, capacità psicologiche, ma deve saper muoversi anche tatticamente. E’ stato visto che un giocatore all’interno della partita va a contatto con la palla per circa il 10% del tempo di gioco, pertanto per il 90% del tempo egli non è a contatto con essa. Quindi il dominio della tattica è un elemento fondamentale per avere un massimo rendimento sia individuale che collettivo.
Ci sono diversi motivi che giustificano questo:
– Nel calcio vi è un marcato carattere tattico (è uno sport collettivo) per la presenza di differenti azioni di gioco senza palla.
– Qualche azione tecnica o fisica sta condizionata dall’aspetto tattico (relazione tra compagni, avversari, palla, difensore/attaccante).
– Il bambino nella fase della scuola calcio ha una gran capacità e motivazione ad apprendere.
– Se non si effettuano degli apprendimenti tattici corretti il bambino automatizzerà movimenti scorretti che poi saranno difficili da modificare.
Questi sono alcuni errori che si verificano abitualmente:
– Il possessore di palla guida la palla verso il difensore e non verso lo spazio libero.
– I compagni del possessore di palla si avvicinano ad esso e non verso lo spazio, non creano ampiezza, così facilitano l’azione del difensore.
– Entrata precipitosa del difensore verso il possessore di palla invece di mantenere una certa distanza orientandosi correttamente.
– Mancanza di profondità in uno degli attaccanti.
– Mantenere il possesso palla, da parte del giocatore che guida la palla, fino alla pressione del difensore, invece di evitare il rischio di perdere la palla nell’1>1 mediante un passaggio al compagno smarcato.
Per tutti questi motivi pensiamo che la tattica sia nella fase difensiva che in fase di attacco sarà uno degli obiettivi fondamentali in questa fascia di età.
Aspetti base della tattica in una scuola di calcio
Analizzeremo le differenti azioni tattiche che sono gli obiettivi fondamentali della tattica in una scuola di calcio; analizzeremo le diverse situazioni e come si sviluppano.
Aspetto difensivo
Su una situazione di 1<1 tutte le azioni effettuate dal giocatore in possesso palla saranno tecniche. In questa situazione il giocatore in possesso palla non effettua nessuna azione tattica propriamente detta. L’azione del difensore invece sarà completamente tattica e tenderà come primo obiettivo la riconquista della palla, il recupero della palla per evitare il gol, convertendo l’azione da difensiva ad offensiva.
Aspetto offensivo
Se creiamo su un campo di gioco una situazione di 11>0 cercando come obiettivo di realizzare il maggior numero di gol nel minor tempo possibile, i giocatori dovranno collocarsi in tre linee cercando di creare una buona profondità facendo in modo che le tre linee non siano distanti tra loro.
Da questa situazione (linee vicine) si consegue:
– Minimo sforzo fisico dei giocatori
– Ridotta perdita di tempo nel collocare la palla nella zona di tiro
Esercizi
1. collocare la squadra in una situazione di 11>0
2. collocare in difesa tre giocatori uno per linea creando una situazione di 11>3, mantenendo la collocazione degli attaccanti
3. cercare l’ampiezza
4. 11>11 mantenendo gli aspetti di profondità ed ampiezza
in questa situazione tutti i giocatori creano delle situazioni di 1>1. Grazie all’ampiezza e alla profondità possiamo superare l’avversario in due modi:
– mediante un’azione tecnica
produrre immediatamente la creazione di superiorità numerica nello spazio libero.
– Mediante un’azione tattica
1. creare spazio libero.
2. superiorità numerica 2>1 (appoggio e smarcamento) .
Tattica difensiva del giocatore
Consideriamo la tattica come:
l’insieme dei movimenti, posizioni statiche del giocatore in non possesso palla.
Ci sono due tipi di tattica:
– tattica difensiva
insieme delle azioni tattiche realizzate quando la palla sta in possesso dell’avversario
– tattica offensiva
insieme delle azioni tattiche realizzate quando la palla è in possesso di un compagno.
Concetti e azioni della tattica
Tattica individuale
– Insieme delle azioni tattiche che si realizzano esclusivamente verso l’attaccante con palla o l’attaccante che si appresta a ricevere la palla.
Azioni di tattica individuale
– Marcare individualmente
– Entrata
– Anticipazione
– Temporizzate
Tattica collettiva
– Insieme delle azioni tattiche che si relazionano con l’avversario, il compagno, la palla e la porta.
Esistono due tipi di tattica collettiva:
1. azione individuale
insieme delle azioni della tattica collettiva che vengono realizzate da un solo giocatore
– marcamento ad uomo
– marcamento a zona
– marcamento misto
– copertura difensiva
– temporizzazione collettiva- vigilanza difensiva
– pressione individuale
– lavoro nelle differenti zone
2. azione collettiva
insieme delle azioni di tattica collettiva che vengono realizzate da più giocatori
– questa azione collettiva viene sviluppata nelle categorie successive
principi tattici difensivi
– superiorità numerica
– aiuto costante
– aumento e riduzione dello spazio
– presenza costante del difensore tra la palla e la porta
– recupero della palla con ottimo controllo per iniziare l’azione di attacco
– transizione attacco – difesa