Nelle primissime annate della scuola calcio, c’è la necessità di utilizzare giochi ed attività nei quali i giocatori siano il più possibili attivi, con pause limitate al minino necessario. Questo permette sia di andare incontro alle loro esigenze motivazionali (cioè giocare continuamente), che di aumentare la densità allenante delle attività.
Tutti gli istruttori sanno che l’attenzione dei piccoli calciatori si ottiene tramite il divertimento, andando incontro anche alle loro esigenze di egocentrismo, soprattutto nei primissimi anni della scuola calcio; malgrado questo, anche i più giovani sperimentano volentieri attività collaborative semplici, perché assecondino la loro necessità di socializzare. Con il gioco del tunnel, cercheremo di andare incontro a tutte queste loro esigenze.
Struttura di base
Partendo ad esempio, con 14 giocatori, se ne posizionano 7 sparsi per il campo in piedi a gambe divaricate (detti “statue”) e 7 con a palla. Le dimensioni del campo possono dipendere delle variabili che si vogliono affrontare (le vedremo successivamente); di norma, per 14 giocatori si può usare un campo 15x15m fino a 20x20m. Al via di ogni turno (dato dall’allenatore) chi ha la palla dovrà trovare una “statua” libera ed effettuare più tunnel possibili fino allo stop dell’allenatore; ad ogni statua, può fare i tunnel solo un giocatore con palla. Ovviamente la “sfida” sarà quella di fare più tunnel possibili nel tempo a disposizione.
L’istruttore potrà motivare i giocatori contando i secondi che mancano alla fine del turno a voce alta (l’ideale è 10”, ma può contare a voce alta anche solo gli ultimi 5). Alla fine del turno, ogni giocatore darà la palla alla statua a cui ha fatto i tunnel e si invertiranno i ruoli, fermo restando che chi riceve la palla, non potrà fare i tunnel a chi glie l’ha appena data. Potranno poi essere contati i punti, o si potrà dare un “livello” (magari utilizzando i nomi di supereroi da loro conosciuti o anche quelli dei calciatori) ad ogni punteggio raggiunto. Oppure si possono motivare i giocatori dicendo: “ce la facciamo tutti a fare 2 tunnel?….ci proviamo?”…fermo restando che non a tutti piace “tener conto” dei punteggi fatti; l’introduzione di questi elementi è necessaria solo se si percepisce che i calciatori hanno bisogno di essere motivati.
Ad un primo giudizio, questa struttura può sembrare anche banale, ma per la categoria Piccoli Amici (o il primo anno dei Primi Calci) non lo è; infatti, oltre alla guida della palla, che a quest’età non tutti padroneggiano, c’è anche la difficoltà di trovare una statua “libera” ogni volta che si ha la palla. Cambiando spesso i turni, questo procedimento mentale non è facile da attuare, ma offre un importante stimolo per allenare il senso del gioco, tramite la capacità di osservare ed elaborare le soluzioni migliori (e non solo guidare la palla).
Non solo, potrebbe aiutare anche a strutturare il concetto di “spazio vuoto”. Infatti, inevitabilmente dopo un po’ di turni le statue tenderebbero ad ammassarsi; in questo caso l’intervento dell’allenatore potrebbe essere quello di chiedere “stiamo occupando bene gli spazi vuoti?”…”chi mi fa vedere come si occupa uno spazio vuoto?”. Dopo qualche intervento da parte dell’istruttore, saranno i singoli giocatori, di volta in volta a spostarsi per occupare più uniformemente lo spazio di gioco.
Per la categoria Primi Calci, è possibile aumentare le difficoltà esecutive tramite 3 aspetti:
Obbligando a fare i tunnel solo con il piede debole: in questo caso si utilizzerebbe un’esercitazione globale per dare uno stimolo allenante (la lateralità) solitamente somministrato tramite esercitazioni analitiche (non sempre tollerate dai più giovani).
Utilizzare un numero di giocatori in più con la palla rispetto alle statue: ad esempio con 8 giocatori con palla e 6 statue, ad ogni turno 2 giocatori rimarranno senza possibilità di fare punteggi. In questo modo sarà stimolata più velocemente la capacità di individuare possibili soluzioni di gioco.
A metà dei giocatori si può dare una casacca con la seguente regola; i giocatori con la casacca possono fare il tunnel solamente a quelli senza casacca e viceversa.
Ovviamente in questa categoria, l’alternanza dei turni dovrà essere molto più incalzante, riducendo anche il tempo a disposizione per fare i tunnel (ad esempio da 10 a 6-7”).
Variante N° 1 (collaborazioni e vincoli)
Si introduce un piccolo stimolo collaborativo: ogni giocatore con la palla deve fare un tunnel a 3 statue differenti. Alla terza statua, le lascia il pallone e ci si scambiano i ruoli. Di conseguenza non sarà più l’istruttore a decidere quando ci sarà il “cambio” tra ogni giocatore e statua, ma sarà l’andamento del gioco stesso. Modulando il N° di giocatori e statue si inciderà sul carico di lavoro.
La “collaborazione” insita in questo gioco sta nell’indicare, da parte di chi ha la palla, quando effettua il 3° tunnel e di conseguenza lasciare la sfera alla statua. Si attribuisce un punto al terzo tunnel.
Per rendere più impegnativo il gioco, si può vincolare il piede di utilizzo; se un giocatore tocca anche solo una volta la palla con il piede sbagliato, deve darla immediatamente alla statua senza avere la possibilità di fare il punto. Altro vincolo può essere quello di effettuare il tunnel solo frontalmente o solo di spalle alla statua.
Altra variante interessante può essere quella dell’istruttore che cammina intorno al campo con diverse casacche in mano dello stesso colore; saltuariamente può alzare una delle casacche per un solo secondo; a chi (tra le statue ed i giocatori) dice il colore della casacca, viene assegnato un punto in più. È comunque importante che questa variante non distolga i giocatori dallo scopo primario del gioco (cioè fare i tunnel); di fatto, è estremamente allenante eseguire l’esercitazione, focalizzandosi sempre su 2 aspetti (casacca+palla), ma è da evitare che (soprattutto i più piccoli) si focalizzino solo sull’osservazione della casacca.
Variante N° 2 (pressione temporale)
In questa variante si sviluppa in particolar modo la pressione temporale e la capacità organizzativa dei giocatori. Si gioca con le regole di base della precedente variante (al terzo tunnel, la passo alla statua), ma si introduce un terzo tipo di giocatori, cioè i “ragni”; come abbiamo visto in altri giochi i ragni giocano a 4 zampe (senza palla) e il loro scopo è quello di afferrare a terra la palla dei “giocatori con la palla” (vedi immagine sotto). Si invertono i ruoli tra ragno e giocatore quando:
Un ragno afferra la palla di un giocatore: in tal caso, il ragno si alza in piedi e diventa giocatore, e viceversa.
Ad un giocatore esce la palla dal campo di gioco: in questo caso, dovrà recuperare la palla con le mani e darla ad un ragno (a sua discrezione), scambiandosi di ruoli.
Per modulare la difficoltà dell’esercitazione, si può ridurre lo spazio di gioco facilitando il compito dei ragni e rendendo più difficile lo svolgimento dei tunnel ai giocatori. Come punteggio addizionale, è possibile dare un punto in più ogni volta che un giocatore con palla riesce a toccare la schiena di un ragno senza farsi prendere la palla.
È ovvio che questo tipo di variante è l’ideale con gruppi anche molto numerosi (16-20 giocatori), visto che la varietà dei ruoli all’interno della stessa struttura rende il gioco particolarmente diversificato.
Conclusioni
Il gioco dei tunnel rappresenta un’ottima struttura per lo sviluppo della guida della palla e delle capacità attentive, in particolar modo nella categoria Piccoli Amici; non è da escludere che le varianti più complesse possano essere inserite anche il primo anno dei Primi Calci e nel secondo anno (al limite come attivazione). Sotto potete trovare i link di altre strutture allenanti con caratteristiche similari.
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Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it
Se leggere è il miglior investimento sulla crescita personale, leggere libri sul calcio è sicuramente il metodo più sicuro per diventare tecnici, istruttori o preparatori atletici preparati. La lettura non aiuta solo ad apprendere cose nuove, ma stimola l’elaborazione e la creatività; tutte queste qualità sono fondamentali per dare quel qualcosa in più ai nostri atleti, in termine di competenze atletiche, tecnico/tattiche ed umane.
Prima di passare all’elenco e ad una breve presentazione dei contenuti, mi preme di dare un importante consiglio; quando ero studente di Scienze Motorie (circa 20 anni fa) esistevano veramente pochi testi a disposizione per approfondire i temi della preparazione atletica o della didattica calcistica. Non solo, la maggior parte erano testi estremamente generici; oggi invece, l’opportunità di apprendere nozioni si è moltiplicata, e non solo per l’aumento dei libri pubblicati. Infatti, molti contenuti oggi viaggiano tramite siti web, webinar e corsi on-line.
Questo ha fatto in modo che le difficoltà a cui si può andare incontro non sono più relative alla carenza di contenuti, ma ad altri 3 aspetti che ritengo fondamentali:
Selezionare le fonti più competenti ed adeguate: questo è un fattore essenziale. Scegliere testi in grado di trasmettere le migliori idee sull’argomento, è la chiave per ottimizzare il tempo dedicato all’aggiornamento. Questo non è da confondere con l’iperspecializzazione; anche testi che riguardano la crescita personale o discipline trasversali alla nostra professione (come può essere lo Yoga) possono effettuare un up-grade della nostra professionalità. L’importante è che le fonti siano di estrema qualità!
Saper riorganizzare le idee dopo ogni approfondimento: ricordatevi che “non è il libro in sé che determina la conoscenza, ma la nostra capacità di leggerlo e di implementare in maniera critica i contenuti” (cit. Dario Vignali). In questo caso, entra in gioco la gestione della complessità. Mi spiego meglio: consumare contenuti in maniera eccessiva rischia di creare una confusione tra le idee e gli argomenti senza connetterli in maniera logica e coerente. Per gestire questa complessità (migliorando le proprie competenze), è molto utile scrivere documenti che sintetizzano e linkano ai vari approfondimenti. Altra soluzione è quella di confrontarsi con gli altri; questo stimola non solo l’organizzazione delle idee, ma favorisce anche la creatività.
Attenzione alle distrazioni: oggi i social network sono diventati un importante mezzo per scoprire contenuti nuovi e sempre più aggiornati. L’altra faccia della medaglia è che spesso distraggono verso altre direzioni; è quindi importante, definire i momenti della giornata in cui ci si dedica all’aggiornamento e quelli destinati allo svago, pur utilizzando gli stessi canali (come i social network).
Bene, dopo aver fatto queste doverose precisazioni, passiamo ai libri (e non solo) che nella mia carriera di Preparatore Atletico, hanno trasmesso maggiori competenze.
Cliccando sul banner sotto invece, potete trovare il mio elenco di contenuti e testi che maggiormente sono stati utili nella mia formazione di istruttore di scuola calcio.
LIBRI PER LA PREPARAZIONE ATLETICA
Academy e corsi di Performance Lab
(Autori vari)
Come accennato nell’introduzione, oggi la trasmissione dei contenuti non avviene solamente tramite i libri, ma anche attraverso piattaforme web, come webinar, podcast e corsi online. Ma perché questi supporti stanno diventando sempre più importanti?
Perché in questo modo è possibile avere una maggioremole di nozioni, velocemente accessibile in qualsiasi punto in cui ci si trovi.
Per la facilità con la quale è possibile fruire dei contenuti, come presentazioni, video, testi o audio; in questo modo, la trasmissione delle nozioni può avvenire secondo il canale più consono (video, audio, grafico, ecc.), consentendo di apprendere meglio i concetti.
Per la riduzione del prezzo: è ovvio che non avere la necessità di stampare, distribuire o spedire un formato cartaceo, riduce notevolmente la spesa. Questo ha la conseguenza di abbassare i costi, di aumentare la possibilità di scontistiche e facilitare l’applicazione della garanzia.
Ma indipendente dai vantaggi indicati sopra, è da ricordare che il motivo principale che ci può portare a scegliere un testo, piuttosto che un webinar, od un podcast, è solo uno…cioè la qualità del contenuto!
Per questo motivo sono convinto che la piattaforma di Performance Lab sia attualmente la migliore presente sul web.
Ma attenzione, all’interno dell’Academy di Performance Lab non viene trattata solo la preparazione atletica nel calcio, ma anche tutto quello che ruota attorno alla performance calcistica, come la prevenzione/riabilitazione, l’alimentazione, la psicologia dello sport, la valutazione funzionale e l’analisi delle interazioni tra le componenti tecnico/tattiche e quelle atletiche.
Proprio per la qualità e la quantità dei contenuti proposti, dall’inizio del 2021 abbiamo accettato la collaborazione con Performance Lab; sottoscrivendo uno dei piani d’abbonamento (mensili od annuali) all’Academy (garanzia 14 giorni), oppure acquistando uno dei corsi, avrai lo sconto del 10% applicando il Codice Promozionale MISTERMANAGER al momento dell’acquisto.
“Sono sicuro che, 3000 anni fa, molte persone criticavano il papiro e rimpiangevano l’antico supporto in pietra: sono sereno sull’avvenire del libro e sulla sua digitalizzazione”
Russel Banks
Allenare il movimento. Dall’allenamento
funzionale all’allenamento del movimento.
(Alberto Andorlini)
La
prima volta che trovai qualcosa di veramente interessante sull’allenamento
funzionale fu nel 2013, quando vidi questo video di Alberto
Andorlini sul blog di Roberto Colli. Volli subito
approfondire l’argomento leggendo il libro dell’autore per studiare a fondo una
tematica estremamente importante per chi si occupa di preparazione atletica.
Questo mi permise di andare uno step avanti, per quanto riguarda la
competenza sulla preparazione di atleti di sport individuali e di squadra.
Che sia chiaro, il libro in questione non è un semplice eserciziario, ma è dedicato agli addetti ai lavori, non tanto per la difficoltà nel comprenderne i concetti (spiegati in maniera estremamente semplice e dettagliata), ma per la complessità della tematica. Infatti, per approfondire con padronanza la materia, è necessario non solo leggerlo, ma anche segnarsi i concetti fino a quel momento non posseduti e riassumere il tutto (vista la lunghezza della parte teorica). In altre parole, è un testo che va studiato; non è per chi non ha tempo e dedizione per dedicarsi al suo approfondimento!
Non
a caso, l’autore espone in modo estremamente dettagliato la sua conoscenza
sull’argomento, in maniera tale da trasmettere, a chi legge, un insieme di
competenze tali da farsi le domande giuste (esempio: “come posso migliorare
i miei atleti in questo aspetto….ecc.?”) e le risposte più opportune (“il
percorso da fare è…questo…questo…e questo”). Io stesso, visto i miei ambiti di
applicazione (calcio ed atletica leggera) ho contestualizzato la teoria in protocolli
estremamente specifici e relativi all’allungamento
funzionale.
Ovviamente il libro presenta anche una parte di esercizi ed un CD con 74’ di spiegazione ed approfondimento (come se fosse una vera lezione universitaria).
“Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee”
Noam Chomsky
Diventare agili e forti come un leopardo
(Kelly Starret e Glen Cordoza)
Premetto che anche a me un titolo del genere è sembrato particolarmente eccessivo; infatti, malgrado Amazon me lo proponesse spesso tra i “libri consigliati”, per diverso tempo non ho letto né l’introduzione né le recensioni.
Dopo aver letto però i giudizi di diversi autori della versione originale (in Inglese, “Becoming a Supple Leopard”) ho deciso di informarmi, leggere recensioni, e successivamente ad acquistarlo…e ne è valsa la pena!
Premetto che do 3 stelle perché non è prettamente attinente al calcio (in sostanza, non parla di “Metodologia d’allenamento nel calcio”) ma è possibile considerarlo un manuale per la postura, per i movimenti funzionali e per la mobilità.
Quello che mi ha impressionato è l’estrema minuziosità con la quale vengono trattati gli argomenti; ad esempio, allo squat sono dedicate ben 28 pagine, con varianti, errori da correggere, propedeutica, ecc. A mio parere è un manuale che qualsiasi professionista che opera nel movimento e qualsiasi fisioterapista dovrebbero avere. Per farvi un’idea più oggettiva, consiglio di leggere alcune recensioni della versione originale (quella in lingua Inglese).
Ma andiamo ora a vedere a grandi linee di corsa tratta; nella prima parte tratta di postura statica; propone un esercizio/posizione che a mio parere non ha eguali nell’agire su corretto allineamento del corpo in condizioni statiche. Poi affronta i movimenti funzionali in maniera estremamente dettagliata ed in ordine gerarchico (dal più facile al più difficile). Nell’ultima parte affronta in maniera estremamente minuziosa il tema della mobilizzazione attraverso una moltitudine di tecniche.
Ma veniamo ora ai difetti del testo; la prima parte (quella introduttiva) rischia spesso di essere noiosa, ma è comunque da leggere in quanto presenta spunti interessanti. L’ultima parte (quella sulla mobilizzazione) è maggiormente rivolta a figure professionali come il fisioterapista, ma offre spunti anche per i preparatori atletici.
Ripeto, sulla “preparazione atletica specifica del calciatore” non c’è nulla (per questo ho dato solo 3 stelle), ma i concetti e gli spunti sono utili in tutti gli ambiti del potenziamento muscolare e della prevenzione infortuni.
Concludo infine con il fatto che sia un testo per persone che desiderano approcciare a questi temi in maniera estremamente pignola (in senso positivo, ovviamente); se invece siete interessati ad un libro più specifico per le discipline sportive, consiglio quello di Michael Boyle (Allenamento funzionale applicato allo sport).
Movimento specifico funzionale per il calcio
(Claudio Donatelli)
Prima di leggere questo testo non mi sarei mai aspettato che la tecnica/tattica individuale del difensore potesse essere allenata in maniera così specifica e dettagliata. Sia chiaro, l’argomento principale del libro è la ricerca del miglioramento atletico neuromuscolare specifico del calciatore, ma quello che ha in più rispetto ad altri volumi simili, è proprio l’approfondimento e il perfezionamento delle qualità atletiche del difensore.
Infatti,
il testo parte da un’analisi dei movimenti tipici del calciatore, per poi
passare all’allenamento funzionale generale, all’allenamento neuromuscolare
intenso, per poi concludere con diversi mezzi allenanti relativi alla presa
di posizione e agli spostamenti del difensore. Sempre più spesso si sentono
allenatori lamentarsi della difficoltà dei giocatori di oggi nel saper “marcare
a uomo nella propria zona”; ovviamente questo testo non sarà in grado di
far diventare tutti i difensori come Virgil van Dijk, ma aiuterà a
migliorare 3 aspetti importanti: le qualità neuromuscolari, la presa di
posizione e lo spostamento nello spazio. La tempistica, la precisione
dell’intervento e il contrasto dovranno essere affidati prevalentemente ad
altri mezzi allenanti.
Il libro inoltre è corredato da un CD che permette di ripercorrere la progressione dello sviluppo delle abilità neuromuscolari (non solo del difensore), dall’allenamento funzionale (squat, affondi, multibalzi, ecc.) a quello estremamente specifico con la palla. Per questo motivo, lo ritengo adatto a tecnici e preparatori atletici che operano dalla categoria Giovanissimi fino agli adulti.
Il
testo, rispetto a quello di Andorlini (sull’allenamento funzionale) è
estremamente più specifico per il calcio e non è necessario uno studio
approfondito, visto che è quasi interamente composto da esercizi.
Ultima annotazione, ma non meno importante, è che l’autore ha deciso di rinunciare ai propri proventi della vendita del libro per devolverli a Save the Children.
“Leggere molto è uno dei cammini che conducono all’originalità; uno è tanto più originale e peculiare quanto più conosce ciò che gli altri hanno detto.”
Miguel de Unamuno
Yoga e Sport
(B.K.S. Iyengar)
Nell’estate del 2019 mi misi alla ricerca di idee e contenuti che mi permettessero di ridurre il rischio di infortuni durante la preparazione pre-campionato nella squadra di cui ero preparatore atletico. Trovandoci in Promozione, il tempo a disposizione prima di affrontare la prima partita ufficiale (Coppa Italia) era di soli 8-9 giorni di allenamento, con circa 1 allenamento al giorno. Per questo andai alla ricerca di pratiche che permettessero di ridurre il rischio di rigidità muscolari e di facilitare il recupero.
Dopo un a prima ricerca, mi trovai a dover scegliere tra 3 tipi di testi: il primo riguardava il Thai Chi, il secondo la Rieducazione posturale e il terzo lo Yoga; dopo un successivo approfondimento optati per lo Yoga, e non me ne pentii. Infatti, durante la preparazione pre-campionato il numero di infortuni si ridusse rispetto all’anno prima; in particolar modo, riscontrai un numero inferiore di contratture e rigidità nei muscoli del bacino, anca e posteriori della coscia.
Ma
come può aiutare, lo Yoga, a migliorare la performance del calciatore?
Malgrado
non sia possibile approfondire l’argomento in così poco spazio, potete leggere
il nostro articolo sul recupero, per comprendere i
2 ambiti (i 2 capitoli dell’articolo) in cui può avere le migliori
ripercussioni, cioè:
Stretching e recupero
Pratica del rilassamento
Quando ho provato lo yoga, ho capito subito che mi aiutava. Lo yoga non mi ha solo protetto i muscoli, ma mi ha anche allungato la carriera. È una parte importante della mia vita negli ultimi dieci anni.
Ryan Giggs
Voglio però precisare che non ho fatto fare Yoga ai calciatori: questo avrebbe dovuto essere eseguito da personale qualificato (per diventare istruttore Yoga è necessario fare diversi corsi) e per sedute di lunga durata. Quello che ho effettuato, è stato prendere alcune posizioni dello Yoga (fondamentalmente quelle che allungavano tutte le catene muscolari) e farle eseguire durante la fase iniziale e finale dell’allenamento.
Per tutto ciò ho avuto bisogno di un testo che spiegasse in maniera estremamente semplice (ma dettagliato) come inserire questi asana (cioè le posizioni dello Yoga) nel programma d’allenamento. Il libro Sport e Yoga di B.K.S. Iyengar è stato la soluzione di tutto questo; il testo applica lo Yoga a tutte le necessità degli sportivi (recupero, stabilità articolare e posturale, flessibilità/estensibilità, jet lag, ecc.) con spiegazioni chiare e dettagliate in maniera tale da rendere questa pratica adatta a tutti, con posizioni semplificate per gli asana più complessi.
Non
solo, il testo si divide in 2 parti: nella prima vengono accoppiate le diverse
esigenze degli sportivi agli asana; nel secondo invece è possibile trovare
spiegazioni molto più dettagliate degli stessi asana, raccolti però per
tipologia di posizioni.
Ovviamente
non è possibile considerare lo Yoga come la panacea di tutti gli infortuni, ma un
approfondimento del testo è in grado di contribuire alla formulazione (ed al
perfezionamento) di protocolli preventivi. Ma facciamo un esempio: il Supta
Baddha Konasana (a pag. 266 del testo) è un
asana in grado di avere effetti profondi nei confronti del recupero (vedi sotto).
La
posizione di sopra, può trovare efficacia a fine allenamento (defaticamento) o,
ancor meglio, come pratica da effettuare a casa insieme al Malasana con
sgabello (posizione semplificata a pagina 249) e l’Uttanasana al tavolo
(posizione semplificata a pagina 223); è sufficiente fare un pdf con le 3 immagini
(corredate da brevi descrizioni) e metterle sul gruppo whatsapp della squadra.
In questo modo, durante la preparazione e durante l’anno, i giocatori avranno a
disposizione un protocollo da effettuare in caso di affaticamenti o anche
solamente per migliorare il recupero.
Ci
tengo comunque a precisare che non si tratta di un testo scientifico (malgrado
in questi anni le ricerche sugli
effetti dello Yoga
siano aumentate esponenzialmente), ma comunque di pratiche
consolidate da 4000-5000 anni; se sono arrivate fino ai nostri giorni,
ci sarà pur un motivo. Il testo inoltre è stato scritto da B.K.S. Iyengar, uno dei massimi
esperti di applicazione dello Yoga in ambito sportivo.
Concludo
con un’importante precisazione: per applicare con un minimo di efficacia
queste pratiche ai propri giocatori sono necessari 2 prerequisiti:
La
voglia di approfondire una tematica dedicando diverse ore di studio
al libro in questione; è necessario leggerlo e rileggere le parti che riteniamo
più interessanti per trovare i riscontri pratici in riferimento alla
funzionalità del movimento (allenamento funzionale e catene muscolari). Non è
un testo con esercizi pronti all’uso; se non si ha tempo per studiare ed approfondire
questo volume, allora è meglio lasciarlo perdere.
È
necessario provare e riprovare (prima su sé stessi) gli asana che si
ritengono utili per i propri giocatori, per comprenderne gli effetti,
difficoltà e possibili progressioni esecutive.
Sintetizzando, è un libro che può ampliare la comprensione dei diversi aspetti (non solo atletici) che ruotano intorno al calciatore, ma è necessario studio e dedizione.
“Il buon lettore è come un viaggiatore curioso: ogni libro scelto rappresenta l’inizio di un viaggio dove poter esplorare nuovi mondi e arricchire la propria mente.”
Emanuela Breda
laltrametodologia.com
(Roberto Colli)
Chiudiamo
questo elenco con un “consiglio a 5 stelle”, cioè il sito laltrametodologia.com di Roberto
Colli; non è un libro, ma un blog con contenuti audio-video didattici
sulla preparazione atletica del calciatore (e non solo) di altissima
qualità. Il costo dell’abbonamento è estremamente ridotto (20 Euro annui), e
permette l’accesso, per tutta la durata dell’abbonamento, a tutti gli audio-video
didattici dal 2011 (con 40-45 nuovi audio-video ogni anno) ad oggi.
Ma
quali sono i contenuti così unici che offre questo blog?
È
difficile rispondere in poche righe, per questo mi limiterò a indicare cosa è
significato per me, avere l’opportunità di seguire questo blog: prima di tutto,
già dal 2011, mi ha fatto
comprendere il modello funzionale del calciatore grazie una visione
moderna della match analisys basata su tanti parametri, primo tra tutti
la potenza metabolica; il tutto in un periodo in cui, per diversi anni,
diverse ricerche basavano ancora le fasi intense della partita solamente sulla
velocità.
Comprendere
il come si sposta un calciatore in campo ed a quali intensità, è un elemento
fondamentale per strutturare gli allenamenti, al fine di non rischiare di
perdere tempo in stimoli allenanti poco proficui; gli strumenti che permettono
di avere questi dati sono estremamente sofisticati, ma nel blog sono
trattati con semplicità, come in una lezione universitaria.
Non
solo, sono approfonditi anche i mezzi allenanti (a secco e con palla)
monitorati con GPS (e software per il trattamento dei dati) al fine di
comprendere quanto questi aderiscono al modello funzionale del calciatore. Anche
gli aspetti biomeccanici dei gesti del calciatore vengono approfonditi
con moderni strumenti valutativi.
Per me che lavoro in ambito dilettantistico (con pochi mezzi e tempo a disposizione), è stato fonte di ispirazione di tantissimi protocolli allenanti e valutativi (di tipo rettangolare); grazie ai 2 file sull’intermittente (quello a navetta e quello lineare) sono riuscito a strutturare programmi per la potenza aerobica che mi permettono di mantenere la potenza metabolica costante, ma variare le fasi intese, le pause, le distanze, sfruttando tratti rettilinei o a navetta.
Grazie al file sui cambi di direzione, sono riuscito a modulare questi mezzi allenanti al fine di dare più risalto alla forza o alla rapidità. Mi ha permesso di capire quali sono le varianti che possono incidere sul carico allenante e di conseguenza sul rendimento del giocatore.
Ma
come gestire l’elevata mole di informazioni presente in questo blog? Semplice, usando
il motore di ricerca interno e inserendo le parole chiave, altrimenti scorrendo
il menù Categorie.
Chi ha conseguito il proprio percorso universitario è necessario che continui a studiare (anche su supporti video) per rimanere aggiornato, ed abbinare le nuove conoscenze, all’esperienza che man mano arricchisce le competenze di ogni preparatore atletico.
“Allenare è un’arte che non si basa solo sulla scienza, ma anche sull’intuito e sull’osservazione non codificabile”
laltrametodologia.com
Allenamento della forza a bassa velocità
(Alberti G – Garufi M – Silvaggi N)
Appena letto il libro sull’allenamento della “Forza a Bassa Velocità”, trovai subito l’analogia con una tipologia di esercizi descritti da un articolo (di Victor Seluyanov) tradotto dal Russo apparso su SDS, definiti “esercizi statico-dinamici”. Cercai quindi di approfondire queste 2 metodiche e scrissi un articolo sull’argomento, aggiornato successivamente nel 2019 dopo aver approfondito il potenziamento finalizzato allo sviluppo selettivo delle fibre lente; questo mi permise di sperimentare e di attuare successivamente un protocollo di potenziamento ad hoc per runner e podisti.
Ma cosa c’entra una metodologia di allenamento a bassa velocità con il calcio, dove la maggior parte degli sforzi sono di natura rapida ed esplosiva? Leggete il prossimo paragrafo e lo capirete.
Premetto che non mi voglio dilungare sulla metodologia d’allenamento in sé (che ha richiesto un intero libro per essere sviscerata ed approfondita) ma su quelli che sono i tecnici e gli atleti che l’hanno utilizzata con profitto ed i motivi per cui ne hanno trovato piena utilità. Tra i testimonial più conosciuti abbiamo Fabrizio Donato (ricordato sia per la sua longevità atletica che per il suo record Italiano del triplo), Nicola Vizzoni e Micol Cattaneo, oltre a diversi atleti di altri sport di tutti i livelli. Tra gli addetti ai lavori, troviamo invece molti tecnici dell’atletica leggera e preparatori di importanti squadre di Basket come Varese, Cantù e Milano; tutte discipline di importante componente esplosiva, la cui base è comunque la forza.
Quello che accomuna la maggior parte di questi atleti e tecnici che hanno iniziato ad utilizzare questo metodo, è la ricerca del miglioramento (o mantenimento) dei livelli di forza contestualmente ad un tentativo di riduzione della sintomatologia dolorosa a carico di tendini ed articolazioni.
Infatti, l’inserimento di questa metodica nei vari programmi d’allenamento ha avuto come conseguenza un aumento (o mantenimento) di forza dell’atleta, contestualmente ad una riduzione della sintomatologia dolorosa (quando presente) ad articolazioni e tendini.
Altro aspetto molto importante riportato dagli atleti che l’hanno utilizzata, è il fatto di percepire un completo recupero della seduta già 24 ore dopo l’esecuzione della seduta, cosa che raramente accade dopo sedute di forza classiche.
Che sia chiaro, si parla di “inserimento” di questa metodica nel programma d’allenamento, a volte in sostituzione degli altri mezzi rivolti all’incremento della forza; l’allenamento della “forza a bassa velocità” rimane comunque un “approccio generale” all’allenamento della forza, da preferire quindi nella prima parte della stagione e come mantenimento (se necessario) nella parte restante.
Questo non è un libro di “esercizi”, ma spiega il dettaglio fisiologico e metodologico che permette di comprendere se (e come) è possibile inserire questa metodica nell’intera programmazione dell’allenamento dell’atleta. Per questo, lo possiamo considerare un testo per “addetti ai lavori” che vogliono approfondire e sperimentare una variante dell’allenamento della forza.
Ma perché inserirlo nell’allenamento del calciatore? In quali casi può trovare utilità?
Ormai è risaputo e confermato da revisioni scientifiche che un adeguato allenamento alla forza è in grado di migliorare la performance del calciatore (Silva et al 2015) ed aiutare a prevenire gli infortuni (Brunner et al 2019); l’allenamento della forza a bassa velocità può tornare utile nei casi in cui:
Non si riesca ad effettuare i lavori tradizionali a causa di fastidi e dolori ad articolazioni e tendini. Usando carichi ridotti e lente tempistiche di contrazione (tipiche del lavoro di forza a bassa velocità) si diminuisce il rischio di andare incontro a fastidi e dolori durante l’esecuzione dei sollevamenti.
Si desidera effettuare un lavoro di forza che venga necessariamente recuperato (se somministrato nei giusti dosaggi) entro le 24 ore.
Ma quali esercizi preferire?
Di norma si possono usare gli stessi esercizi dei normali allenamenti di forza, ma è altamente consigliabile preferire movimenti che derivano dall’allenamento funzionale, in quanto sono maggiormente specifici e hanno probabilmente un miglior impatto sulla prevenzione degli infortuni.
“Leggere significa prendere in prestito; tirare fuori qualcosa di nuovo da ciò che si è letto, significa ripagare il debito.”
Georg Chistoph Lichtenberge
Allenamento della forza e coordinazione
(Frans Bosch)
Il testo di Frans Bosch permette di comprendere una visione estremamente più completa dell’allenamento della forza rispetto agli altri testi.
Come preparatore atletico nell’abito del calcio e del running, mi ha permesso di capire l’importanza della variabilità degli stimoli allenanti e riconoscere il valore coordinativo (transfert) degli stimoli che riguardano la forza. Il tutto ricorrendo agli elementi della biomeccanica e delle neuroscienze applicate allo sport.
Riporto sotto 3 concetti di rilevante importanza espressi dall’autore:
Il riconoscimento degli attrattori e fluttuatori in funzione dei gesti motori: gli attrattori sono quelle componenti invariabili del gesto, quelle che determinano l’economia e la stabilità. I fluttuatori invece sono quelle componenti del movimento che permettono di adattarsi alle condizioni ambientali e di gioco. Potete leggere un esempio di applicazione nell’ambito della corsa del calciatore.
Il concetto dell’allenamento integrato: gli stimoli devono essere il più possibile basati sul transfert, cioè sulla capacità di migliorare i movimenti della disciplina praticata, in termini di velocità, precisione ed economia. Si concentra primariamente sull’apprendimento piuttosto che sugli indici di forza, pur riconoscendo l’importanza di stimoli “meno specifici” in alcuni casi (ad esempio il potenziamento dei posteriori della coscia).
Gli esercizi proposti: la “girata in equilibrio” (con relative varianti) è sicuramente il movimento di potenziamento più conosciuto dell’autore, ma ne propone tanti altri, basati sul principio del trasfert.
Da quanto scritto finora potete immagine quanto sia un testo assolutamente da avere per tutti quelli che si occupano dell’allenamento delle qualità neuromuscolari nello sport.
Ma non è un libro facile da leggere; questo non per la complessità dei concetti (peraltro spiegati con esempi che semplificano la comprensione) ma per il fatto che è lungo più di 350 pagine. Inoltre in diversi punti è ripetitivo.
Riporto di seguito quella che è, a mio parere, la migliore strategia di lettura: consiglio di leggerlo la prima volta semplicemente sottolineando i paragrafi (e le parti) che si ritengono fondamentali. In questo modo si potrà successivamente rivedere, focalizzandosi sui punti (sottolineati) che sono emersi come salienti nella prima lettura. Sarà quindi più facile organizzare le idee e farle proprie per implementarle nella propria professione.
Concludo questa recensione con il consiglio assoluto di leggerlo (per i contenuti unici presenti all’interno), ma con la consapevolezza che porterà via molto tempo.
È quindi un testo adatto a chi ha voglia di migliorarsi studiando approfonditamente e mettendo in discussione la propria esperienza, ma non è un libro semplice e pratico.
“Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro.”
Henry David Thoreau
La corsa del calciatore. Didattica, tecnica, esercitazioni per giovani ed adulti
(Toffolutti M, Di Luca M)
Questo testo recente (2021) approfondisce una tematica molto trascurata, cioè la tecnica di corsa del calciatore; l’utilizzo eccessivo di esercitazioni sempre più specifiche, rischia di fornire stimoli che non fanno altro che ridurre il bagaglio motorio del calciatore. Mi spiego meglio; la variabilità a cui si va incontro in una partita di calcio richiede un’elevata padronanza dei gesti motori di base come quello della corsa. Solo in questo modo il giocatore si saprà adattare alle tantissime situazioni a cui può andare incontro.
Faccio un semplice esempio; per la caratteristica della disciplina (fatta di molte accelerazioni) i calciatori tendono a correre in overstriding (in questo articolo è possibile trovare una descrizione dettagliata del concetto), cioè impattando con il piede troppo avanti al baricentro.
Questo non è un problema in fase accelerativa, ma lo è in fase di corsa veloce, cioè quella condizione tipica delle segnature. Non solo, questo tipo di corsa predispone facilmente ad infortuni.
È quindi evidente che il calciatore deve essere in grado di gestire il gesto della corsa in condizioni estremamente diversificate; non a caso, in questo testo gli autori non solamente presentano progressioni esecutive per correre meglio, ma anche esercizi per creare quegli adattamenti in grado di rendere la corsa del calciatore versatile ed adattabile alle varie situazioni a cui può andare incontro.
La parte testuale è correlata da immagini esplicative estremamente chiare, con accanto i QR Code grazie ai quali è anche possibile visionare i video. È adatto sia a chi opera con le prime squadre che con chi allena nei settori giovanili, dove i margini di miglioramento dei gesti motori sono molto più evidenti.
“Ebbene sì, sono il primo che ha scritto più libri di quanti ne abbia letti.”
Antonio Cassano
Allenamento funzionale applicato allo sport
(Michael Boyle)
Questo testo appartiene alla categoria “bisogna assolutamente leggerlo” (infatti do 5 stelle) in quanto affronta l’allenamento funzionale in maniera estremamente chiara, semplice, e soprattutto finalizzato al miglioramento prestativo negli sport.
Rispetto al testo di Andorlini (vedi sopra), è meno accademico, ma molto più pratico; non fornisce le basi teoriche per creare un percorso di programma funzionale, ma lo formula direttamente; questo può essere un pregio (perché l’acquisizione di conoscenze è immediata), ma anche un possibile difetto (non fornisce basi teoriche particolarmente dettagliate).
Le molteplici immagini e l’accesso alla “biblioteca video” permettono di acquisire passo passo tutti i movimenti ed i protocolli, con tanti esempi ed approfondimenti estremamente preziosi.
Un aspetto che ho apprezzato particolarmente è l’approfondimento della funzione addominale, in quanto centrata prevalentemente sulla capacità di questi muscoli di “stabilizzare il core”, piuttosto che essere dei “generatori di movimento”; è un discorso complesso (trovate un approfondimento nel nostro articolo sulla core stability), ma estremamente trascurato in preparazione atletica. Allenare “male” gli addominali significa incrementare il rischio di infortuni, anziché diminuirlo.
Il libro si articola in più parti, semplificando enormemente la complessità a cui si potrebbe andare incontro quando si parla di allenamento funzionale. Mobilità, riscaldamento, forza arti inferiori, core, forza arti superiori, pliometria e sollevamenti olimpici sono le parti in cui è suddiviso.
Altri elementi che ho particolarmente apprezzato sono la valorizzazione del lavoro monopodalico (quello bipodalico serve ben poco negli sport in cui la corsa è un aspetto predominante), l’approccio estremamente graduale ai lavori pliometrici ed il fatto di porre la riduzione del rischio di infortunio davanti all’aspetto prestativo.
Lo consiglio vivamente a tutti quelli che si occupano di preparazione atletica nello sport.
Altre pubblicazioni
Potete trovare altri testi interessanti nel nostro post dedicato ai libri per i runner; in particolar modo il testo di Tom Michaud (Injury free running) permette di acquisire competenze trasversali, ma molto utili, riguardanti la tecnica di corsa e gli infortuni. Infatti, anche nel calcio c’è sempre più la consapevolezza dell’importanza della tecnica di corsa, sia in funzione del rendimento della motricità, che dal punto di vista della prevenzione di infortuni. Questo libro (in Inglese) è quello attualmente approfondisce con maggiori dettagli questo fondamentale argomento.
Altri testi che ritengo importanti sono quelli di Luca Mazzucchelli sulla gestione del tempo e crescita personale. Tutti sappiamo quanto sia importante capire e farci capire dai giocatori e dagli altri membri dello staff; comunicare efficacemente, essere empatici e credere in quello che si fa sono elementi fondamentali in qualsiasi professione, ma lo sono ancor di più quando si devono gestire gruppi di persone. Se vogliamo avere un impatto positivo sui nostri giocatori, dobbiamo essere i primi a metterci in discussione.
La bontà di un uomo non si identifica dai risultati che ha ottenuto, ma dai risultati delle persone con cui è venuto a contatto
Luca Mazzucchelli
Per le case editrici
Potete inviare le vostre pubblicazioni contattando Luca (melsh76@libero.it); sicuramente verranno lette, ma le recensioni verranno pubblicate solamente nel caso in cui rientrino nei criteri da noi stabiliti.
Aggiorniamo periodicamente questa pagina (è sufficiente controllare la data ad inizio articolo); se volete rimanere aggiornati su questa pagina e sui post da noi pubblicati, connettiti al mio profilo linkedin.
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore
Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960, preparatore atletico AC Sorbolo ed
Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it
Sarà capitato a tutti di uscire dallo spogliatoio prima di una partita di Pulcini (o Piccoli Amici) con ben chiaro cosa proporre come attivazione, e non trovare spazi e materiali per svolgere quanto si era prefissi. A volte invece capita di avere tutto a disposizione, ma trovare i propri giocatori poco motivati nel ripetere sempre la stessa routine pre-partita. In questo articolo cercheremo di stabilire quali sono i punti fermi di un’attivazione pre-partita nella categoria Pulcini e Piccoli Amici, vedendo anche qualche esempio in base allo spazio e al materiale a disposizione.
FATTORI CARDINE
Per evitare la monotonia, nella scuola calcio è fondamentale creare sempre le condizioni ideali affinché i giocatori non si annoino, e di conseguenza siano sempre attenti e propositivi. Se con la propria didattica non si dà per scontato che ogni allenamento inizi sempre allo stesso modo, allora difficilmente i giocatori saranno disattenti alle nostre spiegazioni.
Di contro, il Pre-partia, è comunque qualcosa che più di altri deve permettere al giocatore di comprendere immediatamente il compito calcistico proposto, in quanto i tempi sono più serrati rispetto all’allenamento. Altri 2 aspetti molto importanti sono il divertimento (iniziare l’attivazione in maniera più che mai divertente aiuta i giocatori ad essere propositivi) e l’Autoefficiacia (cioè la percezione di essere nelle condizioni di “giocare al proprio meglio”); quest’ultimo è un concetto molto importante che riguarda sia la partita, che l’allenamento, ma è soprattutto durante il pre-match che il giocatore deve capire di essere sul pezzo, per iniziarlo con il piglio giusto.
Nell’immagine sopra sono riassunti i 4 punti fondamentali esposti precedentemente; ma partiamo subito con un’esercitazione che ritengo molto efficace come attivazione, per poi vedere eventuali varianti o altre esercitazioni che possono precederla.
STRUTTURA DI BASE: 1-2-3-4
Questa esercitazione si presta a diverse varianti: ma iniziamo con la struttura di base, proponibile sin dalla categoria Piccoli Amici.
Come potete vedere dall’immagine, è necessaria 1 porta (in campo aperto può essere fatta anche con 2 coni o 2 borracce), almeno 4 palloni e uno spazio di circa 20x30m (si può sfruttare anche il campo da gioco). I giocatori si suddividono nella 4 partenze (2 aderenti alla porta e 2 in “attacco”).
L’allenatore inizia dicendo “Numero 1!” (vedi immagine sotto); il primo giocatore di questa fila partirà per un 1cP (1 Contro il portiere).
Appena la palla esce (o la trattiene il portiere, o l’attaccante fa gol), l’allenatore indicherà il numero 2; questi dovrà andare a fare meta, mentre il giocatore della fila 1 (che aveva precedentemente fatto l’1cP) dovrà difendere la meta. Ovviamente non si verranno a creare delle condizioni standard, in quanto il giocatore 2 dovrà adattare inizialmente la guida della palla in base al posizionamento del Numero 1 e, se serve, affrontarlo in 1c1. Ovviamente il N°1 può rubare la palla al N° 2 e cercare di fare gol nella porta. L’azione finisce quando la palla esce, se c’è il gol (del N°1), oppure meta (del N°2); se il portiere prende palla, dovrà darla immediatamente al N°2 per farlo andare in meta (veloce transizione).
Una volta uscita la seconda palla (quella del N°2), l’allenatore indicherà il N°3 (vedi sotto), che dovrà partire per un 2c1 (giocherà con il N°1, contro il N°2) per fare gol nella porta. Ovviamente il N°2, se riesce a rubare palla (o gli viene passata dal portiere), dovrà cercare di fare meta.
Finita anche quest’azione, l’allenatore indicherà il N°4, e si giocherà un 2c2 (N°1-N°3 per fare gol nella porta, mentre N°2-N°4 per fare meta). Alla fine di quest’ultima situazione, ogni giocatore potrà tornare nella propria fila recuperando la propria palla.
Se non c’è possibilità di fare un’area di meta con dei cinesini, è sufficiente che si metta in quella posizione l’allenatore, con l’obiettivo (dei giocatori blu delle figure sopra) di portare palla all’allenatore.
IMPORTANTI CONSIDERAZIONI
Il numero ideale di giocatori è circa 6-7 per struttura; infatti, visto che i giocatori N°1 e N°2 giocheranno per più tempo, l’ideale è mettere 2 giocatori nelle file 1 e 2 (vedi immagini sopra) e 1 giocatore nelle file 3 e 4. In ogni modo, è possibile utilizzare 5-9 giocatori per struttura, magari utilizzando le variabili sotto per far “ruotare” i giocatori.
È sempre bene far provare le prime volte questa struttura in allenamento, in maniera tale da non perdere troppo tempo nella spiegazione nel pre-partita.
È possibile modulare l’inserimento dei giocatori nelle varie file, anche per lavorare sulla loro fiducia/autostima; ad esempio, quelli con più bisogno di incoraggiamento possono essere messi nelle file N°1 e 2, in quanto avranno un compito (gol o meta) più facilitato rispetto ai giocatori 3 e 4.
È ovvio che ai giocatori 3 e 4 viene richiesto un maggior livello di attenzione nel momento in cui partiranno, in quanto dovranno essere in grado di leggere la situazione (compagni/avversari e distanze) ed anticipare le possibili scelte già durante i numeri precedenti.
VARIANTI
In base all’età e all’esperienza dei giocatori nell’affrontare questo tipo di esercitazione, è possibile introdurre delle varianti per renderlo più allenante e stimolante. Infatti, cambiando alcuni piccoli dettagli, si può modificare il carico cognitivo; già focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti, rispetto ad altri (senza cambiare l’esercizio) si offrono stimoli diversi. Infatti, all’interno della struttura si verificano degli 1cP, 1c1, 2c1 e 2c2. Ovviamente nella categoria Piccoli Amici, sarà importante focalizzarsi sulla guida nello spazio ed eventualmente nel superare individualmente l’avversario. Dalla 3°-4° elementare invece, sarà fondamentale il movimento del giocatore in “non possesso palla” per cercare immediatamente la “zona luce” dove poter ricevere la palla.
Nell’ultimo anno della categoria Pulcini invece, sarà possibile focalizzarsi sulle piccole collaborazioni di gioco (dai e vai, e vari tipi di smarcamento) che eventualmente sono già stati approfonditi in allenamento.
Inoltre, è possibile, nell’1cP e nell’1c1 dare un tempo limite prima del quale il portatore di palla deve concludere l’azione; oppure è possibile far partire ogni giocatore non più al segnale sonoro da parte dell’allenatore, ma da un segnale visivo (alzare il braccio), oppure un segnale dato dal portiere.
Ultima variante, che reputo interessante, è quella di far ruotare i giocatori una volta finita l’azione, senza utilizzare casacche o segni di riconoscimento. Facciamo un esempio: alla fine della prima situazione, una volta chiamati tutti e 4 i numeri, il N°1 (che ha appena finito di giocare) andrà dietro alla fila N°2, il N°2 (che ha appena finito di giocare) dietro alla fila N°3, il N°3 dietro alla fila 4 e il N°4 dietro alla fila 1. In questo modo, sarà molto più allenante (perché ogni volta i giocatori si troveranno in situazioni diverse), ma non solo; ogni giocatore si troverà a volte ad attaccare la porta, mentre altre a difenderla, stimolando particolarmente l’attenzione a chi sarà il proprio compagno (visto che saranno senza casacca).
COSA FARE IN CASO DI MANCANZA DI SPAZIO E DI PALLONI
Quando si giocano partite a 5-7 giocatori (soprattutto ai tornei), non sempre vengono messi a disposizione uno spazio e un numero di palloni adeguati. Ovviamente, quando si gioca in casa non ci dovrebbero essere problemi, in quanto l’allenatore è in grado di conoscere per tempo le situazioni che si potranno creare, e di conseguenza sfruttare al meglio lo spazio messo a disposizione dalla sua società. Diversamente avviene fuoricasa; in ogni modo, portarsi dietro dei palloni ed un po’ di cinesini, permette di limitare le problematiche relative al materiale; per quanto riguarda invece gli spazi, nel caso in cui non si abbia una superficie di 20x30m, è necessario ripiegare su altri tipi di esercitazioni.
Partendo sempre dagli imperativi del riscaldamento (stimolante, automatizzato, divertente e predisponente all’autoefficacia), riporto sotto un esempio che permette di sfruttare poco spazio.
Come prima parte, proporrei qualche minuto di “acchiapparella”; è molto semplice. Si delimitano 2 partenze e una porta come in figura sotto; il giocatore rosso, dovrà entrare (senza palla) nella porta delimitata dai 2 coni (ma si possono usare anche borracce o bottigliette) senza farsi prendere dal giocatore giallo; è un gioco apparentemente banale, ma stimola i giocatori ad essere propositivi nell’affrontare l’avversario con accelerazioni e cambi di direzioni non fini a se stessi (come si usa nel riscaldamento classico), ma legati all’aspetto cognitivo del gioco.
Ovviamente variando distanze o dimensioni, è possibile modulare il carico fisico e il grado di difficoltà. Inoltre potrebbe essere interessante assegnare un colore ad ognuna delle 2 file; sarà l’allenatore (indicando uno dei 2 colori) a scegliere, di volta in volta, quale dei 2 giocatori dovrà entrare nella porta (e di conseguenza quale dovrà prenderlo).
Se con “acchiapparella” si stimola particolarmente l’aspetto motivazionale e ludico, con il prossimo andremo a lavorare (sempre in poco spazio) sulla parte più tecnica. È importante che guida e passaggio siano stimolati in termini di precisione (inizialmente) e rapidità, per contestualizzare subito la tecnica in condizioni di partita. Malgrado le varianti sa proporre sono molteplici, ne riporto sotto 2 che a mio parere sono ottimali.
Cambi di direzione Analitici e Globali: la struttura è semplice da preparare (vedi sotto). in questo caso, ci si focalizza nella parte analitica iniziale sulla sensopercettività del cambio di direzione (interno/esterno e destro/sinistro), mentre nella parte globale (cambio di direzione a tempo o determinati da un compagno) sulla velocità applicata alla tecnica.
Finta e passo: anche questa struttura è molto semplice, e permette di lavorare su guida, finta, cambio di direzione e trasmissione della palla. A questo link potete trovare la spiegazione dettagliata nella Struttura N°1.
In ogni caso, starà sempre alla sensibilità dell’allenatore proporre le varianti e i tempi adeguati al proprio gruppo e all’intensità che si vuole raggiungere in ogni determinato momento del riscaldamento.
Nel nostro blog, nella sezione Tecnica, potrete trovare altre innumerevoli esercitazioni tecniche ed approfondimenti per la Scuola Calcio. Buona lettura!
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 e Preparatore Atletico AC Sorbolo (melsh76@libero.it)
Le capacità coordinative (o più semplicemente coordinazione) sono le qualità che più di altre si vanno ad intersecare con le altre variabili fondamentali del calcio, come la tecnica, la tattica e le componenti atletiche; non a caso, sono anche definiti “prerequisiti funzionali”, in quanto fungono da presupposti di molte abilità del calciatore. In un’interessante pubblicazione di Ford e colleghi del 2011, venne analizzato (in base agli esiti delle ricerche scientifiche) quello che è il modello atletico di adattamento a lungo termine (LTAD: Long Term Athletic Development).
Immagine tratta da “The long-term athlete development model: physiological evidence and application.” di Ford e coll. J Sports Sci. 2011
Come potete vedere dall’immagine sopra, è uno schema modello che approfondisce la comprensione dello sviluppo del potenziale atletico durante la crescita per permettere di ottimizzare la metodologia d’allenamento nelle varie fasce d’età. Senza addentrarci nei contenuti (che sono particolarmente vasti), ci soffermiamo sull’aspetto legato alla coordinazione, nello schema indicato come Physical Literacy; gli autori indicano come ci siano evidenze scientifiche/anedottiche a supporto del fatto che sia necessario un lungo/precoce percorso di allenamento multilaterale affinché si possano raggiungere abilità motorie elevate in età adulta. Fortunatamente il calcio (rispetto a molte altre discipline) è un’attività particolarmente multilaterale (cioè nella quale necessitano diverse abilità), ma è importante evitare una specializzazione metodologica precoce, al fine di permettere al giocatore di avere un bagaglio motorio elevato in età giovanile (per lo meno fino alla spinta puberale) su cui costruire le proprie qualità in età adulta.
Ma che significato ha tutto questo all’atto pratico? Significa che l’allenamento della capacità coordinative (di per sé multilaterale) è un presupposto fondamentale al fine di avere le basi motorie su cui costruire l’aspetto tecnico, tattico ed atletico del calciatore. Quello che poi è importante comprendere, a livello metodologico, è l’influenza di queste sulla performance calcistica nelle varie categorie d’età e il come/quando/perché devono essere allenate a secco. In questo post, cercheremo di approfondire questi 2 aspetti, in maniera tale da dare le giuste indicazioni metodologiche dei lavori a secco, in base alle fasce d’età considerate.
COSA SONO LE CAPACITA’ COORDINATIVE
È importante comprendere come malgrado le capacità coordinative siano abilità generali, queste vanno allenate in maniera specifica alla disciplina praticata e in funzione dell’età. Infatti, malgrado la metodologia d’allenamento le suddivide in più di 10 abilità (equilibrio, coordinazione oculo manuale, reazione motoria, anticipazione motoria, ecc.), nel post che abbiamo dedicato all’argomento le abbiamo suddivise in 3 grandi gruppi, in maniera tale da semplificarne l’approccio.
Nei nostri 2 post sulla coordinazione (prima parte, seconda parte), potete vedere la spiegazione completa.
L’ALLENAMENTO DELLA COORDINAZIONE NELLA CATEGORIA PICCOLI AMICI e PRIMI CALCI
Fino ai 6-7 anni, la difficoltà nell’apprendere i movimenti, è dovuta alla povertà degli schemi motori e da fenomeni di “irradiazione” a livello del sistema nervoso centrale che possono rallentare i processi di fissazione dei gesti (cioè l’apprendimento). Malgrado questo, a quest’età è possibile far leva su 2 aspetti che possono aiutare nel percorso didattico, cioè la motivazione alla scoperta e il gioco.
L’AGILITA’ è sicuramente la qualità più allenabile in questo momento di crescita, anche perché permette di consolidare gli schemi motori; ma facciamo un esempio molto banale di come l’agilità, e nel caso del calciatore, la frequenza dei passi, sia un aspetto coordinativo fondamentale per lo sviluppo della tecnica. Se un giocatore ha una frequenza dei passi tale da riuscire a toccare il pallone ad ogni giro che questo effettua su se stesso (mentre rotola), allora sarà in grado di guidarlo nello spazio in maniera precisa ed efficace; se invece avrà una frequenza dei passi tale da toccare il pallone ogni 3-4 giri di questo, allora sarà continuamente in difficoltà nel guidare la palla….in altre parole, “sarà la palla a guidare il giocatore e non il giocatore a guidare la palla”. Non a caso, i giocatori che a quest’età emergono maggiormente, sono proprio quelli che grazie alla loro agilità (leggi frequenza dei movimenti) riescono a gestire al meglio la palla. Alcuni mezzi adeguati all’età sono:
Abbiamo già visto come il SENSO DEL MOVIMENTO sia una qualità particolarmente legata alla tecnica, ma allo stesso tempo come un patrimonio motorio vasto e globale in età giovanile sia il presupposto ideale per lo sviluppo delle qualità tecnica in età adulta. Per questo motivo, non c’è nulla di male nel somministrare anche giochi presi da discipline diverse da quelle del calcio, a patto che la densità di gioco sia sempre elevata e la progressione esecutiva converga sempre al gioco del calcio come nelle strutture seguenti:
Il SENSO DEL GIOCO ovviamente è la qualità meno allenabile a quest’età, perché il giocatore riesce a focalizzare l’attenzione su pochi aspetti contemporaneamente. In ogni modo, attraverso l’utilizzo di giochi sempre più complessi si abituano i giocatori ad indirizzare la propria attenzione su un numero di aspetti sempre maggiori, lavorando sulla capacità di allargare e restringere il proprio focus attentivo, che è un presupposto importante dell’anticipazione motoria. Altro aspetto che ritengo fondamentale, soprattutto a cavallo della II-II° elementare, è l’attitudine dei bambini a dialogare e collaborare nei giochi; è il classico esempio del Guida e centra il bersaglio, il gioco del lupo, entriamo in porta e la battaglia di palloni.
Questo non significa inserire forzatamente esercitazioni sul passaggio della palla, ma allenare nei giocatori la capacità di dialogare in maniera costruttiva all’interno del gioco (o del mezzo allenante), al fine di raggiungere l’obiettivo dell’esercitazione. In questo modo si costruiranno i presupposti mentali su cui poggeranno i possessi palla e le fasi tattiche (più o meno complesse) dell’età successive.
L’ALLENAMENTO DELLA COORDINAZIONE NELLA CATEGORIA PULCINI
È considerata anche come l’età d’oro per lo sviluppo delle abilità motorie; infatti, la maggior predisposizione all’apprendimento è data dalla non completa mielinizzazione delle fibre nervose e allo sviluppo dell’encefalo, che permettono di avere una maggior plasticità (rispetto ad altre fasce d’età) neuronale. A differenza delle età precedenti, non sono presenti fenomeni di irradiazione che rallentano la stabilizzazione dell’apprendimento e il giocatore si trova in una fase in cui anche mentalmente è molto più consapevole, propositivo e disposto ad imparare. Inoltre, la velocità di crescita staturale è limitata (rispetto alla pubertà) e di conseguenza è facilitata la padronanza della motricità. Ma come sfruttare al meglio dal punto di vista metodologico questa importante fase di crescita?
Dal punto di vista dell’AGILITA’, permane il livello di allenabilità indicato nella categoria precedente, ma non solo: si assiste anche ad un modesto incremento della forza rapida (intorno alla 5° elementare), quindi il giocatore sarà particolarmente sensibile a stimoli che riguardano la velocità di corsa e l’accelerazione. Quello che cambierà, sarà il modo con il quale verranno allenate queste abilità in quanto, essendo più maturi, potranno trovare banali i giochi fatti in I° e II° elementare. Rimanendo sull’ambito ludico (che ovviamente motiva maggiormente i giocatori) potranno essere inseriti quindi esercitazioni a mo’ di sfide (con o senza palla) e giochi più complessi. A mio parere è possibile inserire anche saltuariamente qualche esercitazione di rapidità coordinativa, con percorsi inseriti nel passaggio strutturato (per organizzarlo anche in forma di sfide per motivarli). Altre esercitazioni interessanti sono:
Inoltre, sono convinto che dal punto di vista motorio possano trovare grande giovamento dall’inserimento di esercitazioni a navette brevi e con più cambi di senso, per migliorare la percezione dell’appoggio del piede esterno nel cambio di direzione (vedrete che per loro non è un concetto semplice); fondamentale è il modo con cui vengono proposte queste esercitazioni, per motivarli adeguatamente senza che si annoino.
Per questo riguarda il SENSO DEL MOVIMENTO, da un lato è fondamentale lavorare sulla tecnica (vista l’elevata disponibilità nell’allenarla a quest’età), ma è bene anche incoraggiarli a praticare altre discipline, contribuendo ad un patrimonio motorio vasto e globale che sarà il presupposto ideale per lo sviluppo delle qualità tecnica in età adulta. Un aspetto che però ritengo ancora fondamentale su cui lavorare a secco, è l’apprezzamento delle distanze e delle traiettorie; infatti anche in Prima categoria e Promozione (adulti) mi capita di vedere giocatori dotati tecnicamente che però faticano nel gioco aereo o nella gestione della ricezione di un passaggio lungo. Avere una buona tecnica nel colpire di testa la palla o nel gioco aereo, non è sufficiente se non si riesce a leggere con precisione a traiettoria della palla, e non è una cosa scontata. Quindi sarà poco efficiente, nelle categorie successive (quando la forza dei giocatori permetterà di fare dei lanci lunghi), allenare queste qualità se nella categoria pulcini non si è prima insegnato a leggere la traiettoria della palla. Ovviamente in questa fase non è necessario usare i piedi, ma anche le mani o mani/piedi insieme, in maniera tale da riuscire a stimolare la lettura delle traiettorie senza le difficoltà o le paure tipiche legate ai gesti tecnici (come usare forzatamente la testa o i piedi). Alcuni esercizi utili potrebbero essere:
Concludiamo con il SENSO DEL GIOCO, che in questa fascia d’età diventa più allenabile rispetto alla precedente. Malgrado questo, è importante non iniziare una specializzazione tattica precoce, in quanto le abilità maggiormente allenanti in questa categoria sono la tecnica e la coordinazione. Conviene quindi continuare (anche se in misura minore rispetto a prima) ad utilizzare mezzi a secco per lo sviluppo di questa abilità, allenando di conseguenza le capacità attentive e di anticipazione motoria (vedi ad esempio alcuni esercizi della prima parte e della seconda sul riscaldamento). Altre esercitazioni interessanti sono:
Parallelamente ovviamente, inizierà il lungo percorso didattico (tecnico/tattico) che porterà (partendo da dei semplici giochi di posizione) allo sviluppo delle abilità tattiche individuali collettive, che finirà in età adulta.
CONCLUSIONI
L’allenamento della coordinazione nelle categorie proposte non può essere scisso dal concetto di gioco, o per lo meno da quello di “sfida”. Questo non solamente garantirà una grande motivazione (perché il gioco va incontro alle esigenze dell’età considerata) e densità di gioco, ma permetterà anche di acquisire il concetto del rispetto delle regole. In un contesto in cui vengono rispettate le regole, i bambini sono più tranquilli e propositivi, e di conseguenza imparano meglio.
Ricordo che i mezzi dedicati alla coordinazione devono poi anche essere inseriti ed avere un continuo nel contesto della didattica della seduta; così se strutturerò un allenamento per la guida della palla per i Piccoli Amici, potrò iniziare con un gioco dei ragni, mentre se vorrò lavorare sul calciare/ricevere la palla, potrò utilizzare il gioco della bomba.
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Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960, preparatore atletico AC Sorbolo ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it
La struttura allenante e le varianti che vi presentiamo in questo post racchiudono un insieme di stimoli allenanti molto interessanti, che vanno dalla guida della palla, alla coordinazione (agilità) ed ad alcuni principi di base della trasmissione/ricezione della palla in regime di situazione. Lo considero un insieme di esercitazioni molto utili fino per la categoria Piccoli Amici, da somministrare più volte e con un’adeguata progressività esecutiva dovuta alle numerose varianti.
STRUTTURA DI BASE
Come disegno di base, è sufficiente un quadrato delle dimensioni di circa 10x10m per 10-12 giocatori con circa 6-7 coni sparsi dentro al campo. Ovviamente le dimensioni possono essere modificate in base al numero di giocatori, all’età e alle caratteristiche del terreno (sul sintetico e in palestra, la palla scorre più velocemente, quindi è meglio tenere il campo leggermente più largo). La prima variante è molto semplice: senza uscire, si guida la palla all’interno del quadrato di gioco.
Si farà un punto nel caso in cui si abbatte con le mani un cono; si faranno 2 punti se si raccoglierà (e si rimetterà dritto) un cono che qualcun’altro ha abbattuto. Com’è possibile intuire, con questa variante i giocatori saranno impegnati a gestire 2 situazioni (che è un ottimo stimolo allenante nei primi anni della scuola calcio), cioè la guida e il movimento dei coni. Il fatto di effettuare il gioco sottoforma di punteggio, stimolerà i giocatori a comprendere qual è il modo più efficace di fare punti; ovviamente l’istruttore potrà variare dimensioni e numero di punti attribuiti ai vari movimenti sui coni. Per rendere l’esercitazione più impegnativa, possiamo introdurre 2 varianti:
Se ad un giocatore esce la palla, questo dovrà stare fermo un minuto fuori dal campo. In questa variante, è possibile inserire anche un vincolo analitico, obbligando i giocatori a gestire la palla con un solo piede; nel caso in cui si utilizzi il piede sbagliato, si esce 1’ dal campo.
Si inseriscono un numero limitato di ragni (vedi il gioco delle piccole tane per le 2 regole dei ragni). A questo punto, il giocatore dovrà trovarsi a gestire 3 situazioni (palla, coni e ragni), ma la difficoltà non elevata dei compiti, permette di poter giocare con sufficiente disinvoltura. Ovviamente l’istruttore, potrà verbalizzare insieme ai giocatori quali sono le strategie migliori per effettuare punti e allo stesso tempo non rischiare di farsi rubare la palla dai ragni.
Prima di passare alla prossima variante, ci tengo a fare alcune considerazioni sull’importanza di questa tipologia di esercizi per la categoria Piccoli Amici; infatti la guida in regime globale (cioè senza vincolo di piede), nel contesto della gestione di altri compiti motori come il movimento dei coni, ragni, ecc, permette di apprendere la tecnica in contesti di spazio/temporali variabili, fungendo da grande stimolo allenante, superiore (a quest’età) alle esercitazioni di tipo analitico. Non solo, il chinarsi ad abbattere/raccogliere i coni e gattonare (ragni) sono stimoli coordinativi che vanno ad agire sia sull’agilità che sul senso del movimento, fungendo da prerequisiti di alcuni movimenti che si svilupperanno successivamente nella didattica, cioè l’accelerazione, il saper cadere/tuffarsi e l’uscita bassa del portiere.
VARIANTE 1: COLPISCI E LIBERA IL COMPAGNO
Questa variante permette sempre di rimanere nel contesto di guida globale, ma incrementando le difficoltà del gioco. Rispetto alla struttura di base, si eliminano i coni e si amplia il quadrato di gioco. Conducendo la palla liberamente nel campo con i piedi ogni giocatore potrà:
Colpire un compagno con la propria palla; in questo caso farà 1 punto e il compagno colpito dovrà “ghiacciarsi”, cioè posizionarsi con la palla tra le mani (ad esempio nella posizione tipica della rimessa laterale) e gambe divaricate, senza potersi muovere.
Liberare un compagno ghiacciato facendogli un “tunnel” (cioè facendogli passare il proprio pallone sotto le gambe divaricate); in questo caso il giocatore farà 2 punti e il compagno liberato potrà tornare a guidare la palla.
Com’è possibile comprendere, gli stimoli diventano superiori rispetto alla struttura di base, in quanto ogni giocatore potrà colpire, librare, essere ghiacciato e farsi liberare. Ulteriore variante, per stimolare la precisione, potrebbe essere quella di considerare “ghiacciato” un giocatore al quale esce la palla dal campo. In questo caso, per essere liberato dovrà posizionarsi appena dentro il campo in una posizione in cui i compagni abbiano la possibilità di fargli il “tunnel”.
Un’altra variante molto stimolante, è quella (mantenendo tutte le regole sopra) di dividere i giocatori in 2 squadre. In questo caso, i membri di un team dovranno cercare di “ghiacciare” (cioè colpire) solo gli avversari e di liberare solamente i propri compagni. Vince la squadra che riesce a ghiacciare tutti gli avversari senza che questi possano più liberarsi. Quest’ultima variante necessita l’utilizzo di almeno 6 giocatori per squadra.
VARIANTE 2: SEGNAMO NELLE PORTE
Questo esercizio è molto utile per stimolare le collaborazioni. Nei primi anni della scuola calcio, viene ricercato (visto le caratteristiche fisiologiche e psicologiche dei calciatori) in particolar modo il miglioramento del dominio della palla (sopratutto guida/controllo), la coordinazione e l’1c1; cioè non esclude il poter lavorare sulla capacità dei giocatori di collaborare e dialogare in situazioni di gioco. Torniamo quindi alla prima struttura di base, quella con i coni in mezzo al campo.
Si suddivideranno i giocatori a gruppi di 2 con un pallone a coppia; ogni coppia di coni adiacenti (indipendentemente dal colore) sarà considerata una porta; per essere più comprensibili, nella figura sopra abbiamo riportato solo i movimenti di una coppia. Ogni coppia effettuerà un punto ogni volta che si passa la palla attraverso una porta, non potendo farla passare consecutivamente nella stessa porta. Dopo 30” definiti dall’istruttore, ogni coppia indicherà il numero di passaggi fatti. Questo compito motorio può sembrare banale, ma in un’età in cui nel gioco prevale l’egocentrismo, richiede uno sforzo cognitivo di collaborazione non indifferente. Quindi, oltre ad allenare la tecnica, questa variante stimola un DIALOGO COSTRUTTIVO tra i giocatori, che è un importante prerequisito degli aspetti collaborativi che si andranno poi a sviluppare negli anni successivi. Nella figura sopra, il giocatore rosso inizialmente la passa al blu, e successivamente, con il suo movimento detterà il passaggio verso la porta di coni successiva attraverso la quale farsi passare la palla. Non solo, i giocatori scopriranno come sia più facile raggiungere gli obiettivi del gioco comunicando tra loro, portando questa esperienza anche negli altri giochi e nelle partite.
CONCLUSIONI FINALI
Con una struttura di base ed altre 2 varianti, siamo riusciti a creare stimoli allenanti che vanno in direzione della tecnica applicata (globale), della coordinazione e della collaborazione, tutto in regimi di difficoltà diversi. Sotto riportiamo i link ad altri post dedicati alla tecnica, in particolar modo alla guida in regime globale.
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Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 (melsh76@libero.it)
Nei primi anni della scuola calcio, una delle difficoltà maggiori nel stabilire un’elevata densità di gioco nelle partite d’allenamento è dovuta all’immaturità tecnico/tattica dei giocatori che:
Lentamente reagiscono alle transizioni delle fasi di gioco quando la palla esce dal campo (rimesse dal fondo, rimesse laterali, ecc.).
Hanno una capacità limitata di “dominare” la palla con la conseguenza che spesso esce dal campo.
Con il post di oggi cercheremo di dare consigli su possibili varianti da utilizzare, sia per le partite d’allenamento che per le esercitazioni situazionali per tenere elevata la densità di gioco. Il primo mezzo che analizzeremo è dedicato prevalentemente ai primi 2 anni della scuola calcio (Piccoli Amici), mentre il secondo per i primi anni della categoria Pulcini.
PARTITA CON PORTE CENTRALI
Se per giocatori formati (per stimolare l’alta densità di gioco) si utilizzano i classici SSG (small side games) o i Giochi di Posizione, nei primi anni di scuola calcio è necessario utilizzare partitine con pochi giocatori e regole molto semplici. Infatti, in questi anni è fondamentale stimolare l’attitudine al gioco; ma cosa intendiamo per “Attitudine di gioco”?
Intendiamo la capacità del giocatore di rimanere concentrato nell’attività di gioco, di gestire velocemente la transizione (attacco/difesa e viceversa), di guidare la palla nella giusta direzione e marcare/smarcarsi velocemente nelle rimesse.
Chi allena i giocatori più giovani, immagino che conosca benissimo questo tipo di difficoltà a cui vanno normalmente incontro nei primi anni della scuola calcio.
Nell’immagine sopra è presentata una minipartita a tema; la squadra rossa dovrà fare gol (rasoterra e da entrambi i lati) nella porta blu; viceversa dovrà fare la squadra blu. Quando si segna, se la palla non esce, si continua a giocare. Ogni volta che la palla esce dal campo si farà una rimessa laterale con le mani; non ci sono portieri e si possono usare le mani solo su rimessa. In questo mezzo, il numero ridotto dei giocatori (3c3, ma si può arrivare fino ad un 4c4) è adeguato all’età, ma soprattutto portando l’obiettivo (porta) al centro del campo rende più difficile che la palla esca. Vengono quindi rispettati 2 importanti paradigmi in questo tipo di didattica:
Pochi giocatori
Palla che esce raramente
Sarà normale, soprattutto nei primi minuti di partita, che il gioco diventi confusionario (tutti sulla palla), ma è una caratteristica tipica ed inevitabile dell’età; sarà quindi inutile che l’istruttore indichi ai giocatori di “disporsi meglio”, quanto invece sarà importante incitare i più “timidi” a non aver paura dei contrasti e a cercare di “rubare” palla agli avversari.
Il sapersi “districare” tra gli avversari in poco spazio è una qualità estremamente istintiva, e come tale si affina principalmente quando la parte anatomica del Sistema Nervoso Centrale è in piena fase di maturazione (cioè fino agli 8 anni)
Non solo, giocando in pochi spazi, i giocatori impareranno anche più velocemente le regole relatie ai falli di gioco. Ma quali dimensioni adottare: ovviamente non esiste una misura standard. Indicativamente, in prima elementare si possono usare minicampi di 35x25m.
DAL “2c1” AL “3C3”
Nella categoria Pulcini, il gioco diventa più “ordinato”, quindi è possibile iniziare a lavorare su aspetti analitici della tattica individuale (come l’1c1) e sugli elementi successivi come il 2c1. I mezzi a carattere globale (come quello che andremo a vedere) rimangono comunque l’ideale per mantenere elevata la densità di gioco e per verificare il grado di apprendimento; qualche anno fà analizzammo un mezzo interessante, che partiva dall’1c1 per finire al 2c2 senza soluzione di continuità. Quello di oggi, rappresenta lo step successivo, in cui si parte da un “2c1” per finire al “3c3” senza soluzione di continuità. Nell’immagine sopra, è possibile vedere la struttura di base, con 12-15 giocatori.
2 file di giocatori rossi (una delle quali con la palla)
2 file di giocatori blu (una delle quali con la palla)
1 Jolly per squadra (che rimane sempre in campo)
1 portiere per squadra
Al via dell’allenatore, il giocatore blu in basso (con la palla) insieme al jolly blu affronterà il giocatore della fila rossa di fronte (situazione di 2c1). Viceversa accade nella parte sopra del campo. Quando uno dei 2 palloni uscirà, tutti i giocatori giocheranno con quello rimasto (situazione di 3c3, vedi immagine sotto).
Quando uscirà anche il secondo pallone, i giocatori delle file torneranno nelle loro file e si ripartirà con gli stessi Jolly di prima. Essendo un’esercitazione globale, la verbalizzazione dei compiti è meno pignola. Ovviamente nella fase di 2c1 il portatore di palla dovrà scegliere se “guidare o passare” in base al comportamento dell’avversario, mentre chi è in inferiorità numerica dovrà temporeggiare fino a comprendere qual è il miglior momento per intervenire (vicinanza alla porta o cattivo controllo del portatore di palla).
ALTRE VARIANTI: tutte le esercitazioni di 2c1 con partenza fissa dei giocatori possono essere implementate in questa struttura allenante; sotto è rappresentata una situazione con jolly a sostegno. In questo modo si lavora sul 2c1 globale/analitico, mantenendo elevata la densità di gioco. In queste situazioni è importante anche valutare le dimensioni del campo, infatti nell’immagine sotto (rispetto alla struttura di base sopra) è opportuno accorciare il campo.
CONCLUSIONI
Un trucco che di solito utilizzo nei primi anni di scuola Calcio, per dare una densità elevata, è quella di lasciar giocare anche se la palla esce lateralmente dal campo (ovviamente non più di 1-2 metri). In questo modo ci sono meno pause e i giocatori si divertono di più. Concludiamo riportando sotto mezzi affini a quello presentato oggi:
Oggi approfondiamo uno dei giochi per la scuola calcio che piace di più, a tutte le età, per allenare alcuni aspetti della coordinazione. La sua semplicità diventa fondamentale per essere inserita fin dal primo anno di attività. Le difficoltà invece, sono dovute a come dimensionare il campo, che è fortemente dipendente dal numero e dall’età; probabilmente ci vorranno almeno 1-2 sedute di assestamento per comprendere al meglio come dimensionare il campo in relazione al proprio gruppi di giocatori.
DESCRIZIONE
Per la categoria Piccoli Amici (almeno 14 giocatori, 7 per squadra) è consigliabile iniziare con una campo di dimensioni 15x30m(tipo da calcetto), diviso in 2 metacampo (vedi figura sopra). Ogni squadra, nella propria metacampo avrà una porta grande (delimitata con i coni) o 2-3 porte piccole. Lo scopo di ogni giocatore sarà quello di entrare in una delle porte degli avversari senza farsi prendere dagli avversari stessi ed evitare che gli opponenti entrino nelle proprie porte. Regola fondamentale è che
nella propria metacampo, se prendo un avversario, questo si deve sedere sul posto fino a quando un compagno lo libera (toccandogli le spalle); ovviamente, nella metacampo avversaria, se vengo “preso” da un avversario mi devo sedere sul posto fino a quando un compagno verrà a liberarmi.
Quando un giocatore riesce ad entrare in una porta avversaria, deve segnalarlo all’allenatore (che annoterà il punto) e tornare nella propria metacampo, rientrando da una delle proprie porte, passando all’esterno del campo (vedi figura sotto). Una volta stabilite le regole è consigliabile, almeno per i più piccoli, dividere ogni squadra in attaccanti e difensori. Ovviamente i primi saranno quelli che andranno a cercare il “gol” entrando in una delle porte avversarie, mentre i secondi quelli che cercheranno di impedire che gli avversari facciano la stessa cosa. È ovvio che nel caso in cui tutti gli attaccanti vengano presi, saranno i difensori a dover andare a liberarli. Per rendere il gioco equo, l’allenatore periodicamente invertirà il ruolo di difensori/attaccanti. Solo quando i giocatori avranno una certa esperienza nel gioco, potrà esser lasciata loro maggiore libertà nello scegliere ed intercambiare i ruoli.
VARIANTI
È evidente che un campo lungo e stretto, favorisce maggiormente la fase difensiva (ed è da preferire quando i giocatori sono 14-16), mentre un campo largo e corto favorisce la fase offensiva. Altre varianti che possono favorire la fase offensiva è quella di allargare la “porta gigante”, mentre 2-3 porte piccole favoriscono i difensori (vedi figura sotto); quest’ultima variante è quella da utilizzare maggiormente, all’interno della stessa seduta per modificare le difficoltà dell’esercizio. Per facilitare invece il compito degli “attaccanti”, è possibile inserire delle tane/cerchi dove gli attaccanti possono rimanere (non più di un giocatore alla volta) senza essere “presi” dai difensori (vedi figura sotto).
RIASSUNTO CONCLUSIVO
Sotto riportiamo la scheda del gioco di oggi: come evidenziato nei post dedicati alla coordinazione, consigliamo di raggruppare le capacità coordinative in 3 gruppi (agilità, senso del movimento e senso del gioco) per avere un’idea più precisa degli effetti allenanti di ogni esercitazione. È evidente che il mezzo odierno è particolarmente allenante nei confronti dell’agilità, proprio perché lo scappare/rincorrere è parte fondamentale del gioco. Il senso del gioco è meno allenato, proprio perché l’unico schema corporeo utilizzato è quello della corsa. Anche il senso del gioco è particolarmente stimolato, tramite lo sviluppo delle strategie offensive (ricerca spazi per andare in porta e liberare i compagni) e difensive (proteggere porta e “prendere” gli avversari). In particolar modo sarà stimolata la capacità degli attaccanti di scegliere ogni volta quanto “rischiare” di andare negli spazi e/o andare a liberare i compagni. I difensori saranno invece particolarmente stimolati nel collaborare per “chiudere” gli spazi agli avversari……in altre parole, tutti concetti che dovranno affrontare quando giocheranno a calcio.
Ultimo aspetto che affrontiamo è quello del rispetto delle regole: i giocatori si “autoarbitreranno”, dando la precedenza a chi difende (“il difensore ha sempre ragione”). È ovvio l’istruttore dovrà supervisionare la correttezza dei difensori, pena l’esclusione temporanea dal gioco. Sotto riportiamo altri giochi/esercitazioni con finalità allenante simile.
Il giocatore A parte correndo tra gli over , esegue uno sprint ed arriva in A1; qui attacca la palla la conduce in A2 e scarica (1) su B che nel mentre, ha effettuato uno spostamento in B1 e con un controllo orientato si porta all’esterno (a destra o a sinistra) dei delimitatori
B1 trasmette quindi su A2 (2) che riconduce la palla al suo posto, mentre B riparte agli over ed effettua la stessa cosa con il compagno successivo.
I bianchi effettuano lo stesso esercizio ma con la differenza che la corsa è tra i cerchi.
Svolgere l’esercizio sotto forma di gara.
Materiale occorrente: palloni, cinesini, cerchi e over.
Durata esercizio: quando la fila termina l’esercizio
La lista delle Scuole Calcio italiane partecipanti al nostro reportage aumenta con l’ingresso di una società Abruzzese; a tal proposito ringraziamo la Dott.ssa Michela Di Lodovico, responsabile del settore femmiile della scuola calcio Real Bellante per aver aderito alla nostra iniziativa.
Una veduta di Bellante (TE)
Bellante è un antico centro della provincia teramana sorto probabilmente all’epoca dei Franchi, dopo la morte di Carlo Magno. Il suo massimo splendore fu raggiunto nel XIII secolo, sotto Gualtieri di Bellante. La cittadina (354 m. slm. e circa 7.000 gli abitanti dell’intero comune)appartenne anche agli Acquaviva di Atri che, nel XVI secolo, ne diventarono i marchesi e la governarono quasi ininterrottamente fino al 1775. (Fonte wikipedia)
D. Qual è stata la motivazione che vi ha portato a costituire una Scuola Calcio e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete?
R. La scuola calcio Real Bellante nasce nel 2012 grazie alla passione di alcuni imprenditori e cittadini, che a proprie spese hanno istituito questa nuova società.
A capo di questo grande progetto abbiamo il Presidente Pallini Vincenzo, il Vice-Presidente Iachini Dino ed il Presidente onorario Di Pietro Giuseppe.
Essi ed i loro dirigenti dedicano a questo progetto particolare attenzione, al fine di dare la possibilità a tutti i bambini del paese di poter avere una struttura adeguata e qualificata, che gli permetta di imparare a giocare a calcio divertendosi e crescendo insieme.
Da quest’anno è stata istituita anche una squadra di Calcio Femminile partecipante al campionato regionale di calcio a 11, che ha raggiunto anche il 3° posto in classifica dietro a squadre di una grande esperienza con Audax Palmoli e la Femminile Pescara.
Inoltre nella prossima stagione verrà istituita anche una vera e propria Scuola Calcio Femminile, da aprile si stanno organizzando diverse lezioni di prova per tutte le bambine da 6 ai 14 anni.
I prossimi appuntamenti sono previsti nei giorni 4 e 11 giugno dalle ore 15.00 alle ore 16.30, e il 15 giugno dalle ore 10.00 alle 11.30.
Le lezioni saranno tenute dalla stessa Dott.ssa Michela Di Lodovico, istruttrice qualificata CONI-FIGC, allenatrice della già esistente prima squadra femminile e frequentante del Master in “Diritto ed economia dello sport nell’Unione Europea” organizzato ad Atri dall’Università degli studi di Teramo.
Un modo per avvicinare le bambine allo sport e in particolar modo al calcio, uno sport considerato da sempre maschile, ma che si sta facendo spazio anche nel mondo rosa.
La forza di questo progetto é sicuramente rappresentata dai giovani collaboratori coinvolti, che affiancheranno il presidente nell’organizzazione di tutta l’attività sportiva.
D. Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?
R. La nostra società è composta da 5 squadre giovanili ovvero PICCOLI AMICI, PULCINI, ESORDIENTI, GIOVANISSIMI e ALLIEVI partecipanti a campionati provinciali e come già detto abbiamo anche la prima squadra FEMMINILE che invece partecipa ad un campionato regionale.
E dal prossimo anno avremmo anche la prima Scuola Calcio Femminile della provincia di Teramo.
D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?
R. Abbiamo ottenuto nello stesso anno in cui è stata fondata la società, la prestigiosa affiliazione con il Brescia Calcio, società professionistica la cui prima squadra milita nel campionato di Serie B: un doveroso riconoscimento a testimonianza della qualità del lavoro svolto dalla dirigenza del Real Bellante, che in poco tempo è riuscita con tanti sacrifici ed altrettanto entusiasmo a organizzare sul territorio un’importante struttura per avviare i ragazzi all’apprendimento della disciplina sportiva e che è diventata anche un punto di aggregazione giovanile, garantendo così il diritto di giocare e divertirsi praticando una sana attività motoria.
D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?
R. La Scuola Calcio Real Bellante non ha scopo di lucro ma il nostro fine è quello di far divertire i ragazzi e toglierli dai pericoli della strada, vogliamo conciliare sport e scuola e per questo abbiamo istituito cinque borse di studio, da consegnare ai ragazzi più meritevoli dalla prima alla terza media, una per ogni categoria: Piccoli Amici, Pulcini, Esordienti, Giovanissimi e Allievi.
Essendo molto sensibili al mondo dell’infanzia, abbiamo sposato a pieno il progetto di un’adozione a distanza con l’organizzazione internazionale ACTION AID.
Inoltre permettiamo la pratica sportiva anche a coloro che attraverso il modello ISEE dimostrano di avere evidenti difficoltà finanziarie, garantendogli comunque la possibilità di praticare il gioco del calcio all’interno della nostra società sportiva.
D. Come gestite i rapporti con i genitori?
R. I genitori sono parte integrante del nostro progetto, inoltre alcuni di essi sono diventati i nostri più fedeli collaboratori, a loro dobbiamo un doveroso ringraziamento per la passione e l’entusiasmo con cui seguono le attività organizzate dalla società.
D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?
R. Gli obiettivi variano a seconda delle fasce d’età, per quanto riguarda le categorie dei più piccoli il lavoro si basa molto su giochi di coordinazione motoria e principalmente puntiamo sul divertimento.
Per quanto riguardano le categorie dei più grandi si punta molto a migliorare gli aspetti tecnici, tattici e atletici.
Spesso organizziamo raduni di giovani calciatori con diversi osservatori del Brescia Calcio coinvolgendo diverse società della provincia di Teramo e non solo anche di tutta la regione Abruzzo.
Il nostro viaggio tra le scuole calcio e i settori giovanili della penisola giunge in Abruzzo e più precisamente a Sambuceto, frazione di San Giovanni Teatino in provincia di Chieti, dove a riferirci su una delle scuole calcio più attive della regione ci accoglie l’addetto stampa della società, il Dott. Silvano Berardi.
Sambuceto costituisce un nodo centrale della vallata del fiume Pescara, dove hanno sede diverse industrie e attività commerciali, è tra i più importanti centri economici dell’area conurbata Chieti-Pescara. Il suo territorio è sede di un importante ippodromo, e su di esso insiste parte dell’area aeroportuale dell’Aeroporto d’Abruzzo.
Deve il suo nome alle piante di sambuco, di cui erano ricche i terreni paludosi nel suo territorio. Il santo patrono della frazione è San Rocco, che si festeggia il 16 agosto: una vecchia leggenda dice che il santo vi soggiornò per un breve periodo insieme al suo fedele cane. Al giorno d’oggi, ogni 16 agosto, la processione arriva fino alla casa citata dalla leggenda, e da lì il parroco recita una messa. (fonte Wikipedia)
La storia della società
L’Asd Folgore Sambuceto sp, società nata nel 1958 come Polisportiva GEA Sambuceto, dall’acronimo dei fratelli Giuseppe e Antonio Colantonio, grossisti di tessuti, sotto la presidenza di Gino Di Nicola e il segretariato di Mincone Giuseppe. La formazione giallo-blu vince il campionato Regionale di seconda categoria nell’annata calcistica 1961/1962 .
Durante gli anni ’80 la società, mutata nella denominazione, cambiata in “Globo Sambuceto” , abilmente presieduta da Carlo Vito Chiacchiaretta, vince due campionati consecutivi approdando in Promozione nel 1983/1984.
Una società storica
A partire dal 1973 la formazione non è l’unica squadra presente sulla scena calcistica del paese, in quell’anno infatti nasceva il Borgo Viola presieduto da Remo Cacciagrano. Nel 1982 i viola vincono il campionato di terza categoria e nel 1987 quello di seconda. Nella stagione 1989/1990, per volontà dei dirigenti di entrambe le società, il Sambuceto e il Borgo Viola raggiungono l’accordo per creare un’unica realtà calcistica nel paese, i colori sociali simbolo della neonata società sono il rosso ed il bianco, nasce così il Viola Sambuceto il cui Presidente è Di Sabatino Alberico.
I bianco rossi, in quell’anno, conquistano un ottimo quarto posto e nell’anno successivo si piazzano al quinto posto, posizione sufficiente a garantirgli il passaggio al neo campionato regionale di eccellenza, introdotto proprio nell’annata1991/1992, nel quale la squadra sambucetese militerà fino al campionato del 1993.
E’ nel 1995 che avviene la seconda fusione, il Viola Sambuceto e la Folgore Fontanelle danno vita alla Folgore Sambuceto del Presidente Federico Bozzolan, il viola, sparito nel nome, ritorna nel diventare il colore sociale, colore e denominazione che accompagnano tutt’oggi la squadra simbolo del calcio sambucetese.
Nel 2010 inizia per la società una nuova sfida, si arricchisce della squadra femminile a 11 che esordisce nel campionato Regionale serie C nel campionato 2010/2011
Il gruppo di ragazze, tenacemente compatto, seguito con attenzione precisione e competenza dal responsabile Diodato Renato, efficacemente supportato da Dioguardi Gabriele, sta costruendo pian piano la propria identità mostrando determinazione e serietà sportiva senza tralasciare il ruolo sociale che, da sempre, lo sport incarna.
E’ infatti nata dalla squadra femminile della Folgore Sambuceto l’idea di realizzare un calendario per il 2012 , interamente composto da immagini delle ragazze viola, il progetto è stato sposato con entusiasmo dal Presidente Di Francesco e dall’intero organico sociale che ha voluto abbinarlo ad una iniziativa di solidarietà destinando il ricavato delle vendite alla Mensa di San Francesco di Pescara. La presentazione ufficiale dell’iniziativa è avvenuta presso la sala consigliare del comune di San Giovanni Teatino il giorno 13 Dicembre 2011.
Nella stessa sede è stato presentato l’inno della Folgore Sambuceto, nato anch’esso da una iniziativa della squadra femminile e realizzato dalle artiste che hanno partecipato al Sanremo Lab 2009 Sonia Coletta e Piera Luisi, quest’ultima appartenete alla formazione rosa del mister Diodato.
Nel Luglio 2013 arriva la terza fusione della storia con i tre sodalizi: Sambuceto San paolo del Presidente Ciarciaglini, squadra militante nel campionato di promozione 2012/13, asd folgore sambuceto militante nel campionato di promozione (2012/13) sodalizio del Presidente Di Francesco Augusto, e la Virtus Sambuceto settore giovanile puro dai 5 ai 16 anni, presidente Luciano Stipani e Vice Presidente Alfio Crisci, dalla fusione di queste tre società è nata l’a.s.d. Folgore Sambuceto sp, che disputerà in questa stagione sportiva 2013/14 il campionato di promozione girone b, la juniores regionale d’elite del comitato regionale FIGC-LND Abruzzo e tutti i campionati giovanili del comitato figc provinciale di Chieti: allievi provinciali, giovanissimi provinciali, esordienti,pulcini, piccoli amici.
L’obiettivo principale della Folgore Sambuceto S.P. è quello di poter diventare per le famiglie un riferimento territoriale per la crescita dei ragazzi: promuovere attivamente valori educativi; incentivare e sostenere i giovani nella pratica sportiva, fornendo loro una preparazione tecnica di alto livello e supporto di crescita fisica e mentale.
Lo staff è composto da istruttori e allenatori qualificati FIGC, come preparatore dei portieri e preparatore atletico motorio coordinativo; inoltre a disposizione ci saranno altre figure professionali di qualità.
Inoltre tra i servizi aggiuntivi la società offre il trasporto tramite pulmino, la card servizi folgore, la quale permette di usufruire di sconti e promozioni.
Tra i vari progetti integranti possiamo contare su una psicologa, un educatore alimentare, un osteopata, un fisioterapista. Inoltre vengono organizzate periodiche conferenze con tecnici professionisti che si occupano di precisi aspetti tecnici e ne parlano con i genitori dei nostri calciatori.
Le nostra società accoglie ragazzi di tutte le età avendo oltre alla scuola calcio(Esordienti,Pulcini,Piccoli Amici), squadre di categorie allievi, giovanissimi; è partecipando con ognuna di esse al relativo campionato del comitato provinciale FIGC-LND della provincia di Chieti.
Durante la stagione verranno svolte varie iniziative di solidarietà per sostenere alcune associazioni benefiche.
Tutta la nostra attività viene svolta in un valido e funzionale centro sportivo, chiamato “La cittadella dello sport”, situata a San Giovanni Teatino, la quale è stata anche nominata Città Europea dello Sport 2013.
D. Quali sono gli obiettivi del Settore Giovanile della Folgore Sambuceto?
R. Gli obiettivi principali della nostra società sono essenzialmente due: uno a sfondo sociale e uno puramente tecnico. Il primo è quello di togliere i ragazzi dalla strada e far sì che attraverso lo sport imparino a stare in gruppo, a socializzare in modo tale che possano crescere con dei valori importanti che si porteranno dietro per tutta la vita. Cerchiamo di portare a termine questo attraverso delle regole cercando di non perdere mai di vista il collante che tiene unito il tutto: il divertimento, capace di stimolare il ragazzo a comportarsi in un determinato modo. Durante questa fase dell’apprendimento, lavoriamo sugli aspetti tecnici del gioco, a seconda della categoria interessata, in modo tale da creare cittadini e giocatori.
D. Quali sono le categorie che compongono la vostra società?
R. Sono 11 le categorie che fanno parte della ASD Folgore. Partecipiamo con la prima squadra al campionato di Promozione, a seguire abbiamo la Juniores e la Juniores d’Elité, gli Alievi Provinciali, i Giovanissimi Provinciali; e poi abbiamo la Scuola Calcio: Esordienti 2001, Esordienti 2002, Pulcini 2003, Pulcini 2004, Pulcini 2005, Piccoli amici 2006, Piccoli amici 2007-08.
D. La vostra società è affiliata con una squadra professionistica?
R. La scelta è stata presa dalla Società che ha optato per non affiliarci con le società professionistiche in modo tale da lasciar libero spazio a chiunque di poter prendere contatto con i nostri ragazzi senza precluderci nessuna opzione.
D. La Folgore Sambuceto ha preso parte a iniziative a sfondo sociale?
La dirigenza è molto impegnata in campo sociale e non si tira mai indietro se c’è la possibilità di fare del bene. Nel periodo di Pasqua abbiamo collaborato con l’Associazione Gruppo Solidarietà nella raccolta fondi per “il Piccolo Principe”, un’iniziativa benefica che si prende cura dei minori vittime di maltrattamenti e abusi.
D. Qual è il rapporto della società con i genitori?
I genitori e la dirigenza hanno trovato un punto di incontro nella gestione del ragazzo. Il direttore sportivo Giancarlo Giannandrea si prende cura di tutti i 160 iscritti e cerca di intervenire, fin quando possibile, per risolvere i problemi che si creano all’interno del centro sportivo. Con i genitori si discute, attraverso incontri, su quali siano i problemi per i quali è necessario il loro intervento. Quando il ragazzo entra nel centro sportivo la figura da seguire è il mister o il dirigente. Un aspetto che mi preme sottolineare è quello relativo alla scuola: i ragazzi devono portare un resoconto del loro andamento scolastico perché lo studio viene prima dell’allenamento.
Ai genitori, ad inizio anno è stato consegnato un Vademecum contenente tutte le regole da seguire nel rapporto tra il genitore, la società e i mister.
D. Quali sono gli obiettivi tecnici nella “costruzione” di un calciatore?
Gli obiettivi variano a seconda della categoria presa in considerazione: si parte dai più piccoli, che svolgono un lavoro prettamente incentrato sulla coordinazione motoria e per poi passare ai gesti fondamentali del gioco, fino ad arrivare ai più grandi, i cui allenamenti sono organizzati per migliorare aspetti tattici e tecnici.
Giungiamo a Talsano, la più importante e popolosa frazione di Taranto. Essa si sviluppa a sud-est del capoluogo, e dopo il riordino delle suddivisioni amministrative, è stata inserita nella circoscrizione Talsano-San Vito-Lama. Appartengono a Talsano anche le contrade di San Donato, Palumbo e Sanarica; arrivando così ad una popolazione di circa 50.000 abitanti per tutta la circoscrizione.
Il presidente in persona, Giuseppe Lafratta, ci descrive la bontà dell’attività svolta dalla sua Scuola Calcio grazie al preziosissimo e assiduo lavoro dello staff tecnico e di tutti i suoi collaboratori.
LA STORIA DELLA SOCIETA’
Stagione sportiva 2012/2013: nasce l’A.S.D. GIOVANI CRYOS!!! Dalla fusione di due affermate realtà sul territorio locale quali l’ASD CRYOS TALSANO e l’ASD GIOVANI LEPORANO, nasce una scuola calcio, collocata nel territorio tarantino, (TARANTO), in cui la priorità assoluta è la formazione del bambino, intesa come supporto costante e sostegno al suo processo di crescita fisico-tecnica. L’obiettivo della scuola calcio Giovani Cryos è promuovere l’importanza dello sport in un’età, quale quella dei ragazzi fra i 5 ed i 16 anni, di fondamentale rilevanza per il processo di ossificazione, di sviluppo della muscolatura e della flessibilità muscolo-scheletrica. Ed il calcio, essendo uno sport di gruppo che aiuta nella socializzazione il ragazzo, insegnandogli a convivere con il gruppo e con le sue regole, è l’ideale come approccio, specie se praticato con passione e divertimento.
Ma cosa distingue l’ASD GIOVANI CRYOS dalle altre scuole calcio? In primo luogo, il modus operandi della nostra scuola calcio è quello di insegnare i fondamentali del calcio garantendo, allo stesso tempo, il divertimento dell’allievo. L’intendimento principale della nostra società è quello di educare ed indirizzare i giovani a svolgere una attività sportiva di rilevanza sociale, che aiuti a determinare una crescita equilibrata, sia fisica che morale, fornendo loro opportunità e mezzi adeguati.
Lo scopo è quello di creare principalmente una scuola di vita e, solo secondariamente, una scuola di sport che educhi i giovani e riesca a formarne degli uomini veri e degli sportivi attivi. Ed il segreto di tutto ciò sta nell’alternare momenti di puro insegnamento tecnico del gioco del calcio con attività di tipo prettamente ludico-propedeutico. In questa età, l’importante è che ciascun allievo giochi e si diverta allo stesso tempo, senza caricarlo di troppe ed insensate responsabilità: se son rose fioriranno prima o poi…
Un altro valore aggiunto della scuola calcio ASD GIOVANI CRYOS è la professionalità e grado di preparazione di tutto lo staff tecnico: è bene sapere che lo sport, nei ragazzi soprattutto giovani, deve essere praticato con le giuste regole; ad esempio, è impensabile lavorare su un ragazzo di 6-8 anni sulla muscolatura con carichi eccessivi, ecco l’importanza di affidarci a gente competente, parliamo di istruttori laureati in scienze motorie e tecnici qualificati F.I.G.C., che ben conoscono le metodologie di allenamento, differenziandole a seconda dell’età e dalle capacità fisiche del ragazzo.
Fare praticare lo sport in modo distorto ad un ragazzo può portare nel tempo a creare degli scompensi motori nocivi al suo corretto sviluppo: è indispensabile considerare che l’organismo infantile è in continua evoluzione e quindi diventa particolarmente importante conoscere e seguire le diverse tappe dello sviluppo puberale, soprattutto per poter apprezzare la capacità fisica di un bambino, in funzione del suo livello di maturazione e della sua età; fondamentale come detto non interferire negativamente nella sua crescita psico-fisica.
Ecco dunque l’importanza di una scuola calcio “di qualità”: noi dell’ASD GIOVANI CRYOS abbiamo volutamente puntato tutto sulla qualità, come dimostra l’ambizioso riconoscimento di “scuola calcio qualificata F.I.G.C.” di cui questa società può fregiarsi dalla stagione sportiva 2009/2010 nonchè il Premio Bravo CONI conseguito nel 2011 per meriti sportivi. Niente è lasciato all’improvvisazione nell’ASD GIOVANI CRYOS: già ad agosto viene stilato un programma di lavoro ben definito, con le cadenze e le metodologie degli allenamenti che si susseguiranno durante la stagione.
La scelta di avere nella struttura tecnica della nostra scuola calcio un professore laureato I.S.E.F. quale preparatore atletico, affiancato da altri sette istruttori qualificati, coordinati da un responsabile tecnico quale mister Fabio De Vita che ha fatto del calcio uno stile di vita, e coadiuvati da un Presidente giovane ma allo stesso tempo molto esperto quale Giuseppe Lafratta e da ottimi dirigenti, che svolgono assiduamente con grande impegno e preparazione il proprio lavoro, è un indice inconfutabile della professionalità dell’ASD GIOVANI CRYOS.
In aggiunta a tutto ciò, l’ASD GIOVANI CRYOS ha deciso di affiliarsi anche per la corrente stagione sportiva al Bologna Fc 1909, un’opportunità importante per continuare quel processo di costante miglioramento che investe società e ragazzi e che è assoluta prerogativa di questa associazione. Pertanto, tutti i nostri istruttori parteciperanno a dei corsi interni di aggiornamento nel corso della stagione, tenuti da istruttori professionisti del Bologna Fc 1909, che organizzerà a sua volta degli stages, durante il corso della stagione sportiva, per visionare metodologie di allenamento e ragazzi.
L’ASD GIOVANI CRYOS, infine, partecipa con già da diversi anni e con grandi risultati, per quanto riguarda l’agonismo, ai campionati regionali F.I.G.C. categorie allievi e giovanissimi; da sottolineare, per il settore giovanile e scolastico, anche la partecipazione a tornei per tutte le fasce di età sia F.I.G.C. che promossi da enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI.
D. Qual è stata la motivazione che vi ha portato a costituire una Scuola Calcio e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete?
R. L’A.S.D. GIOVANI CRYOS nasce dalla fusione di due affermate realtà sul territorio locale quali l’ASD CRYOS TALSANO e l’ASD GIOVANI LEPORANO. E’ una scuola calcio in cui la priorità assoluta è la formazione del bambino, intesa come supporto costante e sostegno al suo processo di crescita fisico-tecnica. L’obiettivo della scuola calcio Giovani Cryos è promuovere l’importanza dello sport in un’età, quale quella dei ragazzi fra i 5 ed i 16 anni, di fondamentale rilevanza per il processo di ossificazione, di sviluppo della muscolatura e della flessibilità muscolo-scheletrica. Ed il calcio, essendo uno sport di gruppo che aiuta nella socializzazione il ragazzo, insegnandogli a convivere con il gruppo e con le sue regole, è l’ideale come approccio, specie se praticato con passione e divertimento.
Il modus operandi della scuola calcio Giovani Cryos è quello di insegnare i fondamentali del calcio garantendo, allo stesso tempo, il divertimento dell’allievo. L’intendimento principale della nostra società è quello di educare ed indirizzare i giovani a svolgere una attività sportiva di rilevanza sociale, che aiuti a determinare una crescita equilibrata, sia fisica che morale, fornendo loro opportunità e mezzi adeguati. Lo scopo è quello di creare principalmente una scuola di vita e, solo secondariamente, una scuola di sport che educhi i giovani e riesca a formarne degli uomini veri e degli sportivi attivi. Ed il segreto di tutto ciò sta nell’alternare momenti di puro insegnamento tecnico del gioco del calcio con attività di tipo prettamente ludico-propedeutico. In questa età, l’importante è che ciascun allievo giochi e si diverta allo stesso tempo, senza caricarlo di troppe ed insensate responsabilità: se son rose fioriranno prima o poi…
D. Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?
L’ASD Giovani Cryos partecipa attivamente a tutti i campionati/tornei indetti dalla F.I.G.C. e, nello specifico, allo stato attuale, si annoverano i seguenti gruppi suddivisi per fasce di età: Primi Calci 2007/2008/2009 – Piccoli Amici 2006 – Pulcini 2005 – Pulcini 2004 – Pulcini 2003 – Esordienti 2001/2002 – Giovanissimi Provinciali 2000 – Giovanissimi Regionali 1999/2000 – Allievi Regionali 1997/1998.
D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?
L’ASD Giovani Cryos è affiliata da diversi anni con il Bologna FC 1909.
D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?
R. L’ASD Giovani Cryos ha un rapporto di collaborazione costante con diverse casa-famiglia del territorio per il recupero e l’integrazione di minori a rischio
D. Come gestite i rapporti con i genitori?
R. La gestione dei rapporti con i genitori risulta sempre un po’ problematica a causa delle notevoli aspettative che essi riversano , a volte inconsapevolmente, sui propri figli. In generale sono svolte delle riunioni periodiche con i genitori in cui sono illustrati gli obiettivi contenuti nelle programmazioni tecniche per ogni fascia di età e le modalità in cui sono espletate.
D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?
R. I bambini sono suddivisi per fasce di età non omogenee, ogni tecnico responsabile della propria fascia ad inizio anno consegna la programmazione annuale degli allenamenti la quale contiene gli obiettivi su cui si intende intervenire. In linea di massima le aree riguardanti gli obiettivi le abbiamo suddivise in :
Obiettivi tecnici
Obiettivi motorio – coordinativi
Obiettivi tattici
Obiettivi cognitivo – comportamentali
Queste 4 aree sono state utilizzate per tutte le fasce di età e in ognuna di queste ci siamo posti degli obiettivi specifici diversi per ogni categoria.
Le nostre strutture:
CMato Sport
Il Centro Sportivo Mato Sport è sito in via Begonie 63 nelle immediate adiacenze del residence PezzaVille in località Tramontone sulla strada che collega Talsano a Lama. Possiede al suo interno un campo di calcio a 5 ed un campo di calcio a 7, entrambi in erba sintetica.
Monticello
Il Centro Sportivo San Francesco De Geronimo (meglio conosciuto come Monticello) è sito in Grottaglie (Taranto). Possiede al suo interno campi di calcio a 5 nonché un fantastico campo di calcio a 11 in erba sintetica, che ospiterà le gara casalinghe delle compagini della Cryos impegnate nei campionati regionali e provinciali “Allievi” e “Giovanissimi”.
C.S. Madonna del Rosario
Il Centro Sportivo Madonna del Rosario è sito in Grottaglie (Taranto), nelle immediate adiacenze del Campo Comunale D’Amuri. Possiede al suo interno un campo di calcio a 6 in erba sintetica.
La quarta tappa del nostro viaggio tra le “fucine” di campioni ci porta in Basilicata e più precisamente in provincia di Matera, a Bernalda. Bernalda (Vernàllë in dialetto locale) è un comune di circa 12.000 abitanti. È il quarto della provincia in ordine d’abitanti, dopo Matera, Pisticci e Policoro.
Ringraziamo il Signor Versace per la disponibilità nel rispondere alle nostre domande:
D: Qual è stata la motivazione che vi ha portato a costituire una Scuola Calcio e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete?
R: La motivazione che ci ha portato alla costituzione della nostra associazione e con quest’ultima la pratica sportiva del calcio è la passione che tutto lo staff tecnico nutre per questo meraviglioso sport e le emozioni che lo stesso ci fa vivere insieme ai nostri cuccioli.
D. Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?
R. La nostra associazione, pur nata da soli 4 anni, consta di nr. 6 squadre; 2 cgt Piccoli Amici, 2 ctg Pulcini, 1 cgt Esordienti ed 1 ctg Giovanissimi Provinciali
Piccoli calciatori crescono!
D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?
R. Non siamo affiliati con club professionistici per un semplice motivo, tutte le società interpellate chiedono in un modo o nell’altro un ritorno economico per l’affiliazione. Cosa che purtroppo non ci possiamo permettere.
D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?
R. Si ne organizziamo alcune nel corso dell’anno: incontri di aggregazione al Bowling, all’acqua park, partecipazione a vari Memorial ed altro …..
Bernalda vista dall’alto
R. Cerchiamo semplicemente di tenerli fuori dalle decisioni sia tecniche che organizzative, ma li coinvolgiamo nelle attività sportive ed agli eventi ai quali partecipiamo con i bambini.
D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?
R. Noi li prepariamo innanzitutto alla vita mettendo vicino a loro degli istruttori che possono trasferire un esempio di educazione, poi relativamente al calcio si insegnano le basi di tecnica e tattica per prepararli ad un eventuale salto in qualche club professionistico che nota il loro talento.
Ringraziamo il gentilissimo Presidente Marco Altobello, della scuola Calcio S.S. Adriatica Campomarino, che svolge la sua attività ormai da un decennio a Campomarino (CB) una località turistica sulla costa molisana.
Negli ultimi anni l’Adriatica Campomarino si é fatta notare nel panorama calcistico giovanile diventando una delle scuole calcio più grandi e blasonate del Molise. Nel 2012 é stata l’unica società del basso Molise a qualificarsi per le fasi finali sia con i Giovanissimi Regionali che con gli Allievi Regionali. Inoltre l’Adriatica Campomarino ha vinto 5 campionati provinciali, due con la Categoria Allievi e tre con la Categoria Giovanissimi.
L’ultimo successo é di pochi giorni fa quando i Giovanissimi si sono aggiudicati la vittoria del Campionato Provinciale. Ma i risultati più importanti sono stati ottenuti dal punto di vista sociale: in un paese piccolo come Campomarino la scuola calcio Adriatica Campomarino é l’unica vera valvola di sfogo e occasione di fare sport per i ragazzi.
Un evento importante organizzato dall’Adriatica Campomarino é il Torneo “Città di Campomarino” che si svolge ogni anno nel mese di giugno ed al quale partecipano squadre professionistiche italiane ed europee. Hanno partecipato negli anni squadre come Juventus, Chesterfield Town (Inghilterra), Kotor (Montenegro), Bari, Pescara, Lanciano, Giulianova, Taranto, Renato Curi, Foggia e calciatori diventati importanti come Marco Verratti e Diego De Girolamo.
D. Qual è stata la motivazione che vi ha portato a costituire una Scuola Calcio e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete?
R.: La nostra Scuola Calcio é nata con l’obiettivo di fornire ai ragazzi ed ai bambini del nostro paese un’occasione per vivere e crescere all’insegna di valori sani quali la lealtà, la solidarietà, l’amicizia, il rispetto delle regole e dell’ambiente che ci circonda. La nostra motivazione più grande che ci ha portato a costituire la Scuola Calcio é legata quindi a motivi sociali ed educativi volti ad allontanare i ragazzi dalla vita di strada e da modelli di vita sedentari.
D. Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?
R.: La nostra Scuola Calcio é composta da 7 squadre suddivise nelle seguenti categorie: 2 squadre di Piccoli Amici, 2 squadre di Pulcini, 2 squadre di Esordienti e 1 squadra di Giovanissimi. A partire dalla prossima stagione sportiva riprenderemo le attività anche con la categoria Allievi Regionali.
La squadra Giovanissimi
D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?
R. Siamo affiliati con il Pescara Calcio, società con la quale collaboriamo da diversi anni e che ha permesso una crescita importante per i nostri tecnici oltre a garantire una vetrina importante a diversi nostri ragazzi che si sono affacciati nel mondo del professionismo.
D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?
R. L’aspetto sociale é molto importante per la nostra scuola calcio. Accogliamo bambini che provengono da diversi contesti sociali e tra i nostri iscritti é molto elevato il numero di ragazzi immigrati extracomunitari che grazie alle nostre attività riescono ad integrarsi al meglio. Da quest’anno inoltre, siamo protagonisti di una particolare iniziativa di solidarietà che abbiamo chiamato “Futbol Solidario”. Il progetto prevede una collaborazione con il Centre Sadio Diarra a Bamako, capitale del Mali. Aiutiamo i bambini africani, che vivono in condizioni particolarmente svantaggiate, mediante la spedizione di aiuti materiali, di divise e di materiale tecnico.
D. Come gestite i rapporti con i genitori?
R. Prima di iniziare la stagione sportiva organizziamo una riunione allo scopo di rendere partecipi i genitori riguardo i nostri progetti e le nostre attività. Per noi é molto importante il confronto diretto con i genitori che trovano nei nostri tecnici e nei nostri dirigenti degli interlocutori disponibili e preparati. I genitori sono coinvolti nelle nostre attività e nella crescita dei loro figli senza tuttavia consentire interferenze di carattere tecnico
D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?
R. Lo sviluppo della coordinazione e degli schemi motori di base sono fondamentali. A causa dello stile di vita odierno i giovani conducono ormai una vita sedentaria che ne pregiudica le attività motorie. Per questo motivo i nostri programmi didattici sono rivolti allo sviluppo delle capacità motorie e coordinative in primis. Le nostre attività sono improntate ai principi della polivalenza e della multilateralità vale a dire alla varietà di contenuti e mezzi di allenamento. Da non sottovalutare é l’aspetto ludico, in particolare per le categoria di base non bisogna mai dimenticare che il calcio é un gioco tramite il quale divertirsi e socializzare
Dalla Sicilia arriviamo alla Puglia per la seconda tappa del nostro viaggio nel calcio “minore”, presso le Scuole calcio d’Italia per sentire, sapere, toccare con mano ma soprattutto mettere a confronto le numerosissime realtà nazionali che “allevano” i potenziali campioni del futuro.
Siamo in Provincia di Taranto e siamo andati a trovare la Polisportiva Sava; ci offre la propria disponibilità uno degli allenatori dello staff tecnico: Luigi Chisena a cui abbiamo rivolto le nostre domande di rito.
La Società, molto conosciuta e apprezzata in regione per la bontà del suo “modus operandi”, ha portato due squadre, Giovanissimi e Allievi regionali alle fasi finali regionali (ed è la prima volta che nella provincia di Taranto una società porta due squadre alle fasi finali), affermandosi nei propri gironi. Le due squadre si apprestano ad affrontare i gironi delle finali, con entusiasmo e voglia di far bene.
Un plauso va alla società e a tutto lo staff tecnico, ai due tecnici Paolo Libardi (giovanissimi regionali) e Luigi Chisena (allievi regionali).
Campo Comunale “F. Camassa”
D. Qual è stata la motivazione che vi ha portato a costituire una Scuola Calcio e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete?
R. La motivazione riguarda per lo più il ruolo educativo che il calcio ha sui giovani, cercando di far crescere prima gli uomini che i calciatori. Si è cercato di creare un’alternativa di svago ai ragazzi, cercando di farli allontanare dai vari videogame, computer e quant’altro, che non fanno altro che rendere sedentari i ragazzi di oggi.
D.Quante squadre compongono la vostra Società e di quali categorie?
La nostra Scuola calcio è composta da 6 squadre, suddivise nelle seguenti categorie: 1 primi calci, 1 pulcini, 1 esordienti, 1 giovanissimi (regionali), 2 allievi (regionali e provinciali)
Gli Allievi regionali
D. Siete affiliati e/o collaborate con club professionistici?
R. Non siamo affiliati ad alcuna società professionistica, in quanto crediamo che si tratti solo di una trovata a sfondo economico e non produttiva sotto l’aspetto tecnico. Nonostante ciò, è sotto gli occhi di tutti la collaborazione della nostra società con società professionistiche come Roma e Fiorentina.
D. Avete partecipato a qualche iniziativa a sfondo sociale?
R. No, comunque c’è da dire che durante i nostri allenamenti quotidiani, bambini e ragazzi provenienti da quartieri contraddistinti da contesti socio- economico e culturali difficili. Quindi la nostra società è coinvolta nel sociale tutti i giorni.
D.Come gestite i rapporti con i genitori?
R. Prima di iniziare l’anno calcistico, organizziamo una riunione con i genitori di ogni singola categoria, il mister del gruppo ed il direttore della scuola calcio per esporre gli obiettivi calcistici (tecnici, tattici e motori) che ci proponiamo di raggiungere durante la stagione. Inoltre, i genitori si possono interfacciare durante l’arco della stagione solo con l’unica figura incaricata al rapporto diretto con i genitori stessi, che è il direttore della scuola calcio, in modo tale da far lavorare i tecnici in completa tranquillità e sintonia con i ragazzi, senza interferenze di ogni genere.
D. Quali sono gli obiettivi tecnici che la vostra scuola persegue nella “costruzione” del calciatore ?
R. Coordinazione e schemi motori di base, innanzitutto. Socializzazione, rispetto delle regole e del saper giocare in gruppo. Gli obiettivi specifici del gioco del calcio vengono solo in seguito: occorre insegnare ai bambini prima l’alfabeto motorio. Quando si sapranno muovere in modo armonico nello spazio, si potrà intervenire in forma più analitica sulla tecnica calcistica. Senza dimenticare l’obiettivo cardine dell’attività: creare entusiasmo attorno al mondo calcio.
Bergamo Soccer School organizza un ciclo di seminari a Bergamo presso la “Casa dello Sport” in via Gleno (seminari pratici e teorici):
1° clinic Venerdì 3-Sabato 4 maggio ADRIANO BACCONI e ISTRUTTORI PSS Tema:Modello prestativo del calciatore moderno, come allenare le 4 dimensioni del calcio
2° clinic Venerdì 10-Sabato 11 maggio TRAMEZZANI – GALLO Tema: Controllo orientato e passaggio in regime percettivo
3° clinic Venerdì 17-Sabato 18 maggio SARCI’- SOLLITTO Tema: Allenatori Scuola Calcio Anderlecht. Tema: l’attenzione e il ritmo nelle esercitazioni tecnico-tattiche
4° clinic Venerdì 24-Sabato 25 maggio Dott.ssa BOUNOUS- Dott. TESTA Tema:Aspetti socio-psicologici: comunicare in campo.. e fuori
Quota di partecipazione: € 80 a seminario (in caso di partecipazione a tutti e 4 i seminari quota per seminario 60 €.
Nei primi anni di scuola calcio, l’utilizzo di esercitazioni analitiche in cui viene affrontata la guida unitamente alla trasmissione/ricezione rappresentano le fonti di allenamento ottimali per quest’ultima qualità. Nel proseguo della categoria Pulcini verranno poi incrementate le difficoltà di tipo analitico man mano che migliorano le qualità dei giocatori.
STRUTTURA DI BASE
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, si inizia con una semplice esercitazione di guida e passo; 3 giocatori per struttura con 1 pallone. Aggiungendo 1 pallone si può arrivare fino a 4-5 giocatori per struttura. La distanza tra le 2 porte di cinesini può essere compresa tra 12-18m. Il compito motorio per iniziare può essere quello di guidare la palla con il piede destro, fino alla porta di coni alla propria destra partendo dalla propria porta di cinesini (giocatore blu) in 8 tocchi (usando l’esterno collo), fermare la palla tra i coni e trasmetterla al giocatore (giallo) della porticina di cinesini di fronte; nel caso in cui si riesca a far entrare il pallone nella porticina si otterrà 1 punto (condizione necessaria per motivare i giovani calciatori). Il giocatore giallo, una volta ricevuta la palla (che se precisa, dovrà essere stoppata in maniera orientata con il piede destro), effettuerà la stessa cosa sulla sua destra. Com’è possibile intuire, è un’esercitazione molto semplice, ma per giocatori di II° elementare rappresenta gia una grossa difficoltà, soprattutto quando viene eseguita con il piede debole. In questo caso sarà importante da parte dell’allenatore “semplificare” l’esercitazione (modificando le dimensioni delle porte, le distanze, i numeri di tocchi ed eventualmente togliendo vincoli relativi al piede di utilizzo). Le prime varianti da introdurre sono:
Dominanza/Lateralità: seguire tutto il compito motorio con il piede destro (conducendo sempre palla verso destra) o sinistro (conducendo sempre palla verso sinistra).
Trasmettere la palla in movimento; sempre da dentro la porta di coni, ma senza fermare la palla.
Variare le modalità della guida della palla: a zig-zag ad 1 tocco (alternando interno ed esterno dello stesso piede), a 2 tocchi (alternando 2 tocchi di interno e 2 di esterno dello stesso piede), utilizzando la suola, ecc.
Passare la palla con la rimessa laterale; utile in quelle sedute in cui si insegna a leggere e dominare le traiettorie alte.
ALTRE VARIANTI
Sono riferite a dettagli tecnici leggermente più impegnativi, come effettuare un triangolo di passaggi (vedi figura sopra) ogni volta che si passa la palla; in questo caso, la parte relativa alla guida della palla potrà essere parzialmente trascurata, chiedendo una maggiore velocità e precisione esecutiva in relazione alle traiettorie della palla.
Altre varianti esecutive sono relative all’esecuzione tecnica prima della trasmissione della palla. Nella figura sopra è presentata dal cambio di direzione “suola/interno”: il giocatore guida verso la porticina di coni di destra con il piede sinistro. Appena entrato nella porticina riporterà il pallone verso di se con la suola del sinistro e con l’interno dello stesso piede direzionala palla verso il compagno per trasmettere la palla.
Sopra è presentata un’altra variante; sempre in guida con il piede sinistro verso la porta di destra, appena prima di entrare tra i coni, con la suola destra porterà la palla immediatamente sul piede sinistro per trasmettere la palla di prima intenzione al compagno.
Quando viene affrontata la didattica delle finte, questa struttura può essere utile per accoppiare questo fondamentale a quello della trasmissione/ricezione. Come nella figura sopra, le porte di coni devono essere poste verticalmente. La variante più semplice è quella di condurre la palla verso l’esterno della porticina di destra ed effettuare una “forbice destra con uscita con esterno sinistro”; viceversa se la palla verrebbe condotta verso sinistra. Ovviamente possono essere utilizzati altri tipi di finte, contestualmente alla direzione di ingresso della porta di coni.
Infine la porta posta verticalmente può essere utilizzata anche per accoppiare il passaggio ad elementi di rapidità: la palla passa all’esterno della porticina di coni, il giocatore all’interno per poi trasmetterla di prima intenzione al compagno di fronte.
CONCLUSIONI
La semplicità delle prime varianti di questa esercitazione la rende utilizzabile sin dal II° anno della categoria Piccoli Amici; l’incremento delle difficoltà esecutive permette che questa venga utilizzata anche nella categoria Pulcini, in particolar modo durante il lavoro per le finte, stop orientato, gioco di prima e i cambi di direzione con palla. Può essere abbinato ad altre esercitazioni di rapidità con palla o utilizzato (a difficoltà/intensità progressive) come riscaldamento nei settori dilettantistici.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Dopo aver analizzato quella che è una visione più moderna della Capacità Coordinative legate al calcio e dopo aver approfondito 2 giochi interessanti per la scuola calcio come Il gioco dello scalpo e La battaglia di palloni, oggi andremo a vedere un altro interessante gioco, cioè The Doctor. È un mezzo adatto a tutte le discipline in cui si usa la palla, quindi anche basket, pallavolo, pallamano, rugby, baseball, ecc soprattutto per gruppi numerosi di bambini.
ESERCITAZIONE DI BASE
Per questo mezzo allenante è necessario utilizzare una palestra o un campo di calcio di dimensioni limitate con la recinzione (va bene anche un campo da tennis), per impedire che la palla esca dalla zona di gioco. La lunghezza del campo non dovrebbe superare quella di un campo di “calcio a 5”; per i bambini di I-II° elementare è meglio non andare oltre le dimensioni di un campo da basket. Analogamente alla Battaglia di palloni, ad ogni squadra verrà assegnata una delle 2 metacampo con la regola iniziale di non poter andare nella metà degli avversari. Alcune regole ricordano la Palla avvelenata e palla prigioniera, quindi è molto facile da apprendere. Comunque vediamole sotto:
Lo scopo del gioco è colpire gli avversari dalla propria metacampo con le palle in gioco (lanciadole con le mani); l’avversario è da considerarsi “colpito” solamente se la palla non rimbalza a terra prima di colpirlo. Per questo motivo sono da preferire palloni di gomma, di spugna di varie dimensioni evitando quelli da basket, di cuoio, da rugby e palline da tennis. Il numero di palloni/palline dovrebbe essere uguale o superiore al N° di giocatori (almeno 14-16).
Quando un giocatore verrà colpito dovrà sedersi a terra.
Ogni squadra avrà 2 Dottori che saranno gli unici che potranno “liberare” (toccando sulle spalle) i compagni seduti; se un Dottore viene colpito, potrà essere liberato solamente dall’altro dottore. Anche i dottori possono lanciare la palla.
Se tirando la palla ad un avversario, questi la blocca in mano senza farla cadere, allora dovrà sedersi (cioè considerarsi “colpito”) il giocatore che ha tirato inizialmente la palla.
Se tirando la palla ad un avversario, questi la colpisce con la palla che ha in mano, facendo cadere quella lanciata, allora nessuno è da considerarsi colpito.
VINCE LA SQUADRA che dopo il tempo stabilito (frazioni di 5-7’) ha meno giocatori seduti, oppure la squadra che in qualsiasi momento della partita fa sedere nello stesso istante (cioè senza più l’abilità di liberare nessun compagno) i 2 dottori.
QUALITA’ ALLENATE
La tabella sopra rappresenta le caratteristiche allenanti (in relazioni alle capacità coordinative) del gioco analizzato:
Agilità: è particolarmente allenata perché il bambino, durante le fasi di gioco è alla continua ricerca di palloni da lanciare e allo stesso tempo è impegnato a schivare quelli lanciati dagli avversari.
Senso del movimento: è particolarmente stimolata la lettura della traiettoria della palla e la capacità eventualmente di afferrarla con le mani.
Senso del gioco: lanciare, schivare, afferrare e contemporaneamente aiutare i compagni sono gli stimoli allenanti ottimali per bambini delle prime classi elementari. Questi permettono di strutturare il rispetto dei tempi, degli spazi e la lettura delle situazioni di gioco.
Le lunghe fasi di gioco (rispetto ad altri mezzi) stimolano la Resistenza in maniera ottimale; infatti, i bambini hanno una capacità maggiore (rispetto agli adulti) di regolare lo sforzo di gioco in maniera autonoma (si fermano o rallentano spontaneamente quando sono stanchi e riprendono con naturalezza quando la fatica diminuisce).
VARIANTI
Quella presentata sopra, rappresenta la modalità di gioco più semplice, adatta a bambini di I° Elementare. Tra le varianti che rendono l’esercitazione più complessa, ricordiamo quella che prevede un solo Dottore; se questi viene colpito, per liberarlo l’unica soluzione sarà quella di colpire con una palla il tabellone del canestro avversario (o la traversa della porta della squadra avversaria se non è presente un canestro) da parte di un compagno. Solo con il proprio Dottore seduto, i sui compagni potranno entrare nella metacampo avversaria per colpire il tabellone. Gli avversari possono impedire questo solamente colpendo con una palla i giocatori entrati nella propria metacampo; in questo caso, chi viene colpito dalla palla deve tornare a sedersi nella propria metacampo. Non è possibile impedire “fisicamente” agli avversari di spostarsi nella propria metacampo quando il loro Dottore è seduto. Questa variante è sicuramente quella che permette un maggior stimolo del “Senso del gioco”, nel trovare strategie risolutive alle problematiche che si presentano durante il gioco.
L’ultima variante è quella che prevede la presenza, di corsie esterne delimitate da cinesini o righe del campo (vedi figura sopra). Queste non potranno essere occupate (se non per recuperare palloni) durante lo svolgimento normale del gioco; potranno invece essere utilizzate dalle squadre per colpire il tabellone/traversa avversaria per liberare il proprio dottore seduto. Ovviamente, queste corsie saranno l’unica porzione del campo avversario che potrà essere utilizzata (vedi figura sopra).
RIASSUNTO CONCLUSIVO
The Doctor è un gioco estremamente coinvolgente e divertente che si adatta a gruppi numerosi ed anche eterogenei. È possibile inserirlo nei primi 3 anni di Scuola Calcio, con difficoltà (varianti) adeguate all’età. Stimola tutti gli aspetti della coordinazione, in particolar modo la capacità di attenzione e risponde alle esigenze dei bambini di poter esprimere liberamente le proprie strategie di gioco senza la paura di sbagliare. I giocatori più temerari si avvicineranno con maggior disinvoltura alla metacampo per colpire gli avversari, con un maggior rischio di essere a sua volta presi dagli avversari. I più timorosi rimarranno all’inizio leggermente più indietro, ma saranno in grado di avere una maggiore visuale di gioco e di conseguenza consigliare al Dottore i giocatori da liberare o proteggerlo con la palla in mano. L’unica limitazione di questo mezzo è il non utilizzo del piede durante il gioco; a questo si contrappone comunque l’elevato coinvolgimento della Coordinazione (in tutte le sue variabili) e il divertimento, che ripagheranno sicuramente (in termini di stimolo allenante) questo difetto.
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)
Dopo aver analizzato la didattica analitica e globale dei Cambi di direzione e del Gioco ad 1 tocco, proponiamo un’altra esercitazione ludico-didattica per lo stop orientato. Ricordiamo l’importanza di questo tipo di esercitazioni (cioè a carattere globale) per stabilizzare in regime di velocità un determinato gesto tecnico appreso in regime analitico (cioè di precisione); sono le varianti ludiche (cioè sottoforma di gare e punteggi) che stimolano questo aspetto.
STRUTTURA DI BASE
Il giocatore blu passa la palla al rosso (distante circa 15 metri) che stoppa la palla in maniera orientata con il piede sinistro verso il giocatore giallo con il quale triangola per trasmetterla successivamente alla fila dei giocatori blu. Ad eccezione del giocatore giallo (che rimane stazionato a pochi metri da cinesino), gli altri seguono la regola “trasmetto la palla e vado al posto del giocatore a cui l’ho passata”, quindi il giocatore blu andrà al posto del rosso e quest’ultimo si posizionerà dietro la fila blu. La porta (circa 1-1.5m) di coni che si vede in figura serve per direzionare la trasmissione della palla del giocatore blu e lo stop orientato del rosso.
Varianti:
Direzione dello stop orientato del giocatore rosso: a destra o a sinistra.
Uso del piede forte/debole del giocatore blu. In ogni modo dovrebbe giocare sempre a 2 tocchi.
Posizionamento del giocatore giallo: nel caso della figura sopra deve giocare a 2 tocchi di sinistro (stop orientato ad aprire e passaggio). Viceversa nel caso in cui fosse posizionato sotto la struttura di gioco.
Distanze di passaggio: allontanando la fila dei giocatori blu (fino a 25-30m) si lavora maggiormente su intensità e precisione della trasmissione della palla.
VARIANTE LUDICA CON STOP ORIENTATO
La struttura e l’ordine di passaggi rimangono gli stessi, ma si inserisce l’aspetto ludico per stimolar ulteriormente la velocità esecutiva. Si pone un cono (sopra un cinesino) in mezzo alla porta (che viene allargata a 3-4 metri) che deve essere colpita dai giocatori della fila blu.
Analogamente ad un esercizio gia fatto in precedenza, se la palla passa a destra del cono di riferimento, la palla verrà stoppata orientandosi verso destra e viceversa se la palla andrà a sinistra. Nel caso in cui venisse abbattuto il cono, il giocatore rosso andrà dalla parte che preferisce e la sua squadra avrà un punto; vince la squadra che nel tempo stabilito totalizza più punti. In questo contesto, i giocatori dovranno ricercare la massima precisione (per colpire il cono centrale) senza penalizzare la velocità esecutiva di tutti i gesti (più sono veloce e più “opportunità” avrò di colpire i coni).
Le varianti di questa struttura sono le stesse di quella precedente (piede di trasmissione, posizionamento del giocatore giallo e distanze di passaggio).
VARIANTE LUDICA A FORMA DI GARA
La porta di coni viene ridotta a 1 metro ed allontanata (fino a 25-30m di distanza); lo scopo di chi trasmette la palla è quello di “centrare” la porta di coni (come nella figura sotto) per ottenere il punto. Questa variante ovviamente concede maggiore libertà nella gestione della tecnica individuale della palla, ma viene maggiormente allenata la velocità esecutiva di tutti i gesti e la precisione del passaggio “lungo”.
Il posizionamento del giocatore giallo (a destra o a sinistra della linea di passaggio) stimolerà il giocatore a stoppare la palla a destra o a sinistra, mentre il “piede” indicato dall’allenatore sarà quello che utilizzerà il giocatore blu (che giocherà sempre a 2 tocchi).
RIASSUNTO CONCLUSIVO
Questo mezzo può essere introdotto una volta appreso in maniera analitica lo stop orientato quindi dalla categoria Pulcini in avanti. Può essere un’esercitazione utile e motivante come riscaldamento nei settori dilettantistici.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Come gia espresso in un precedente post, la capacità di effettuare lo stop orientato in maniera disinvolta (come gesto automatizzato, in contesti di gioco) con entrambi i piedi è una delle lacune più frequenti dei giocatori dilettanti. Sempre nello stesso post abbiamo approfondito un mezzo per stimolare quest’aspetto della tecnico-tattica per giocatori dotati di tecnica sufficiente; ma come allenare lo stop orientato nella scuola calcio? Da che età è possibile inserire le esercitazioni più semplici al fine di creare i prerequisiti di quest’importante dettaglio della tecnica? Sotto, presenteremo quello che probabilmente è l’esercizio base su cui poi costruire la successiva didattica.
ESERCIZIO DI BASE
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, la Struttura di base consiste in 4 quadrati (possibilmente delimitati da coni) disposti a rettangolo con una coppia di cinesini tra ogni vertice del rettangolo. L’ideale è la presenza di 6 giocatori (1-2 per ogni quadrato) con 2 palloni per struttura, anche se inizialmente è preferibile utilizzarne 1, affinché i giocatori comprendano il senso dell’esercitazione. Essendo un mezzo di natura Analitica è particolarmente importante che i giocatori imparino il “senso” dell’esercizio dando la priorità alla precisione dei movimenti piuttosto che alla velocità. Per questo motivo è opportuno utilizzare strutture con rettangolo di 10-20m per lato, con vertici formati da quadrati di circa 1.5-2m di lato.
Nell’esempio della figura sopra, il giocatore rosso (proveniente dal Quadrato 4) con la palla dovrà condurla tra i 2 cinesini e fermarla:
Successivamente effettuerà il passaggio con il piede sinistro al giocatore blu nel Quadrato 1 cercando di far passare la palla tra i 2 coni del lato inferiore del quadrato stesso.
Il giocatore blu dovrà stoppare la palla (ovviamente con l’interno del piede sinistro) in un tocco facendolo uscire dal lato destro del Quadrato 1 e a sua volta ripetere quanto fatto dal giocatore Rosso in precedenza.
Ogni volta che un giocatore passa la palla, si porta dietro al quadrato a cui l’ha passata. Com’è possibile intuire, la fase cruciale di questo mezzo è lo stop orientato con il piede appropriato alla situazione (in questo caso il sinistro perché la palla segue il verso “orario”) facendolo uscire dal quadrato dal lato oltre il quale si deve guidare la palla.
Altra regola fondamentale (nell’esercizio di base) è quello di vincolare il giocatore a formulare il compito in 4 tocchi. Il primo tocco sarà lo stop orientato con l’interno (grazie al quale la palla dovrà uscire dal quadrato), il secondo è di guida con l’esterno collo del piede sinistro (nel nostro esempio), il terzo tocco è con la suola del piede per fermare la palla tra i 2 cinesini e il quarto è con l’interno per passare la palla al compagno.
VARIANTI
Il giro della palla in senso orario corrisponde all’esclusivo utilizzo (tutti i tocchi di palla) con il piede sinistro; viceversa per il senso antiorario (piede destro).
La prima variante è quella di passare da 4 a 3 tocchi di palla; in questo caso la palla non verrà fermata tra i cinesini, ma trasmessa direttamente (praticamente si elimina il tocco che permette di fermare la palla e tutto viene fatto in movimento).
La seconda variante è quella di ampliare le dimensioni del rettangolo e/o ridurre quelle dei quadrati. In entrambi i casi viene richiesta una maggiore precisione dei gesti.
La terza variante (la più impegnativa) è esemplificata sopra. Partendo dal senso orario/piede sinistro ad ogni stazione i giocatori dovranno effettuare 3 passaggi anziché 1 (gli altri parametri rimangono gli stessi). Osservando la figura sopra è possibile comprendere che dopo il primo passaggio (dal rosso al blu) il giocatore blu dovrà restituire di prima intenzione al giocatore rosso CHIUDENDO il passaggio con il piede sinistro; il terzo passaggio sarà poi effettuato dal giocatore rosso (possibilmente di prima intenzione) al blu che successivamente APRIRA’ sempre con il sinistro per condurre la palla verso i cinesini che lo dividono dal compagno successivo. Quando viene affrontata questa variante, è fondamentale riproporre le stesse dimensioni della struttura di base (rettangolo piccolo-quadrati grandi) a causa della difficoltà dell’esercizio.
CONCLUSIONI
Questo mezzo esercitativo rappresenta la prima fase della didattica dello stop oriento che finge da presupposto al concetto dell’APRO/CHIUDO (che ovviamente andrà sviluppato con mezzi di natura tecnico/tattica). Le varianti sopra proposte andranno affrontate nel tempo man mano che la precisione dei gesti si affina. La ricerca delle dimensioni ideali (rettangolo e quadrati) diventa un aspetto fondamentale per modulare le difficoltà esecutive. Altro aspetto fondamentale è che se i giocatori non riescono ad effettuare l’esercitazione di base in maniera corretta (imprecisione dei gesti malgrado gli spazi ridotti), è necessario proporre mezzi più semplici. L’aspetto analitico della struttura obbliga i giocatori ad effettuare l’esercizio con una ritmica dei movimenti estremamente lenta all’inizio, per poi velocizzarsi pian piano che i giocatori acquisiscono disinvoltura nell’esecuzione dei gesti.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Nei post più recenti abbiamo visto esercitazioni come Il gioco dello scalpo o La battaglia di palloni, mezzi che allenano prevalentemente le qualità coordinative. Oggi andremo ad approfondire invece un mezzo con effetti allenanti prevalentemente sulla qualità tecnica di Conduzione della palla.
ESERCITAZIONE DI BASE
Le prime volte (in particolar modo il primo anno della categoria “Piccoli amici”) andrebbe proposta in forma globale, in maniera che i bambini imparino ad orientarsi all’interno dell’esercizio. Com’è possibile vedere dalla figura sopra, si disegna con dei cinesini un cerchio di diametro di 15-25m (non è importante che sia un cerchio perfetto, anzi sarebbe bene se la circonferenza fosse irregolare), poi si posizionano i giocatori in terzetti (per avere una densità di lavoro ideale) in fila dietro a delle porticine di coni con un pallone a gruppo. Lo scopo dell’esercitazione è quella di percorrere la circonferenza esterna del cerchio in conduzione della palla e riportare il pallone ai propri compagni; quando si “riconsegna” la palla alla propria fila il giocatore successivo parte ed effettua lo stesso compito. Malgrado l’esercizio sia a carattere globale (quindi la palla può essere condotta senza vincoli analitici), per ottimizzarne la difficoltà e stimolare la guida a “testa alta” è opportuno attribuire dei punteggi di penalità a chi:
Esce dalle righe del campo (o della palestra) perché non conduce la palla vicino al corpo.
Si scontra con i compagni perché si concentra esclusivamente sulla palla.
Tocca i cinesini (o entra nel cerchio) perché si concentra esclusivamente sulla palla e/o non la tiene vicino al corpo.
Varianti: conduzione oraria/antioraria della palla o inserimento di piccoli minicircuiti all’interno (slalom, giri di coni, tratti sotto ostacoli) come in figura sotto per incrementare il carico tecnico ed attentivo del mezzo, rimanendo in regime globale. Anche in questi casi è da predisporre l’utilizzo delle penalità per incentivare i meccanismi attentivi dei giocatori.
È importante considerare che l’attribuzione delle “penalità” non deve essere un meccanismo punitivo; infatti l’allenatore/istruttore dovrebbe essere in grado di stimolare i giocatori gratificando le azioni in cui manifesta attenzione e cura dei particolari, minimizzando quelle in cui invece sbaglia per immaturità tecnica nel condurre la palla. Una regola successiva potrebbe essere quella di togliere una penalità ogni volta che viene effettuato un giro “senza incorrere in penalità”.
VARIANTI ANALITICHE
Se l’esercitazione di base presentata sopra è ideale per bambini di prima elementare e nella fase autunnale per quelli di seconda, dagli 8 anni in poi è possibile proporla in maniera analitica, in modo tale che il carico tecnico diventi maggiore. La struttura di base è la stessa (prima figura), ma vengono richiesti almeno 3 compiti tecnici analitici alla volta usando le seguenti variabili:
Giro orario o antiorario
Conduzione piede destro o sinistro
N° di tocchi prestabilito
Ad esempio il primo compito (5’ di esercitazione) potrebbe essere: percorrere la circonferenza (senza scontrarsi con compagni, senza uscire dal campo, senza entrare nel cerchio) in 25 tocchi, con piede sinistro in verso antiorario. Ovviamente il N° di tocchi contribuirà ad allenare la differenziazione tecnica (“più tocchi devo fare e più piano devo toccare il pallone per condurlo”), mentre il verso e il piede utilizzato a indicare “la parte del piede da usare”; nel caso sopra citato sarebbe da utilizzare l’esterno sinistro. Variando i compiti tecnici dell’esercitazione l’allenatore è in grado di stimolare la differenziazione di tutte le parti del piede. Un’ulteriore variante più impegnativa potrebbe essere quella di alternare 2 tocchi con un piede e 2 con l’altro.
ULTERIORI VARIANTI
L’ultimo step, per difficoltà, potrebbe essere quello di incrementare il carico tecnico relativo alla trasmissione della palla ai compagni della fila; infatti, fino ad ora non era stato preso in considerazione perché ci si focalizzava sulla conduzione. Quindi è possibile aggiungere altri compiti (oltre a quelli sopra, che permangono) in relazione alla trasmissione della palla (tra i 2 coni) al primo compagno della fila una volta finito il giro del cerchio. Tra queste possiamo ricordare:
Numero di passaggi obbligatorio (3-5-7) prima di iniziare il giro.
Passaggi ad 1 o 2 tocchi.
Passaggi a 2 tocchi usando solo un piede, oppure stoppandola con un piede e passarla con l’altro.
Incrementare la distanza del passaggio (in questo caso sono da usare 4 coni per fila) sempre senza abbattere i coni che servono da riferimenti.
Fermarsi alla fila successiva (senza compiere il giro per intero).
Ovviamente non sarà possibile lavorare in maniera particolarmente analitica sul passaggio, ma sarà importante che l’allenatore stimoli lo stop orientato “almeno sull’ultimo tocco” di chi riceve la palla per partire in conduzione.
CONCLUSIONI
Come visto nel secondo post sulle fasi sensibili della tecnica calcistica, ogni esercitazione ha la potenzialità di lavorare sulle 3 componenti principali della tecnica (Tiro, Conduzione, Passaggio). Nella scheda sopra sono indicati i carichi tecnici di questa esercitazione; la conduzione è molto sviluppata, in particolar modo la differenziazione del tocco, la lateralità e la ritmica dei movimenti, mentre sono trascurati altri aspetti come i cambi di direzione e del dominio della palla sotto il corpo. Il passaggio invece è stimolato solo nell’ultima variante in maniera globale (trascurando quindi il concetto di apro/chiudo, smarcamento,ecc.) allenando la sensopercettività del tocco e la precisione del passaggio corto. Come detto sopra, la prima variante analitica è possibile introdurla dall’ottavo anno di età, mentre quella relativa la passaggio dal I-II° anno Pulcini. Dal III° anno Pulcini questo mezzo diventa meno allenante, ma può comunque essere utilizzato nella fase di riscaldamento/attivazione o come esercitazione per la resistenza ottimizzando N° giocatori e diametro del cerchio alla condizione atletica dei giocatori.
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)
Nel primo post sulla variabilità genetica applicata alle discipline sportive, abbiamo visto come i risvolti applicativi di questa materia fossero utili non tanto nella selezione del talento, ma per comprendere in metodologia d’allenamento le qualità più o meno modificabili con il training. Nel post sul talento nel calcio invece abbiamo approfondito se e quanto è possibile, in età evolutiva, predirre tramite i modelli predittivi lo sviluppo futuro del calciatore introducendo il concetto dell’accorciamento dell’età di predizione. Oggi toccheremo invece un tasto delicato, cioè quello dell’abbandono precoce della pratica calcistica, analizzandone le possibili cause e gli effetti.
DROP-OUT E CAUSE
Esistono diverse ricerche (prevalentemente formate da “interviste” con risposte aperte o multiple) che tendono ad elencare le cause di questo fenomeno. Solitamente le variabili vengono raggruppate in Variabili intrinseche (cioè relative al vissuto della disciplina) o Variabili Estrinseche (fattori esterni alla pratica sportiva).
Variabili Intrinseche:
Giocare poco
Scarso rendimento
Poco divertimento
Cattivo rapporto con allenatore
Infortuni
Troppa enfasi sui risultati (tensioni eccessive)
Ritardo di maturazione.
Variabili estrinseche: in questo caso sono solitamente fattori sociali (famiglia, ecc.) che non avvantaggiano la pratica sportiva, altri interessi, studio, ecc.
L’adolescenza una volta era considerata l’età critica in quanto il ragazzo tende a reclamare la propria libertà (risvolti sociali), mentre con l’inizio dell’attività lavorativa (juniores ð seniores) i risvolti sono prevalentemente professionali. Oggi questo fenomeno è sempre più diffuso anche nella Scuola Calcio (I° Elementare – II° Media); per questa fascia d’età, le linee guida della FIGC e della UEFA sono particolarmente chiare, basta vedere sotto i punti “Carta dei diritti dei ragazzi allo sport” pienamente sottoscritta da questi organi.
Allora perché, malgrado le linee guida in questa fascia d’età siano rivolte alla pratica “per tutti”, si assiste ad un numero così alto di abbandoni? L’elenco delle “cause” fatte sopra fornisce solamente un’idea, senza analizzare quelle che sono le variabili dipendenti (come può essere il fatto che il bambino “giochi poco”), ma soprattutto quelle indipendenti (come il fatto di dare importanza da parte di alcune società al risultato sin dai Pulcini). Ad un’analisi più approfondita (soprattutto per chi opera in questo ambito) è chiaro che
un bambino smette di giocare a calcio quando vengono meno il divertimento e l’autostima (cioè quando non si va incorno ai bisogni dei bambini)
e ciò, avviene quando
le strategie delle società sono orientate prevalentemente al successo e alla visibilità!
Per fortuna non tutte le Società sono orientate verso queste “politiche”, in particolar modo le “Scuole calcio certificate”. Ma le colpe non sono solo delle Società, ma anche degli allenatori/istruttori in quanto rappresentano l’autentico contatto tra la pratica calcistica e il bimbo; anche in questo caso ci sono istruttori/allenatori che rispettano i “diritti” dei bambini ed altri meno. Spesso si punta sulle “competenze” (titolo di studio, esperienze lavorativo) del personale, che ovviamente sono fondamentali, ma si trascura un altro aspetto fondamentale, cioè che
ogni allenatore con le sue scelte e i suoi comportamenti lascia un’impronta profonda sull’autostima del bambino, e questo è tanto più evidente quanto il giocatore è giovane.
Indipendentemente dalle conoscenze motorie-calcistiche dell’allenatore/istruttore, questi dovrebbe rendersi conto che le sue azioni devono essere orientate esclusivamente verso il bene dei bambini e non verso il proprio successo/immagine; insomma è necessario essere “uomini” prima che “allenatori”!! In questo caso, le soddisfazioni dal punto di vista umano saranno impagabili! Ovviamente, chi fa le spese di politiche giovanili errate e di istruttori/allenatori “poco preparati” sono i bambini meno “dotati”.
La capacità di mettersi in discussione è l’elemento fondamentale che evidenzia un bravo allenatore/istruttore; a tal proposito, vi invito ad ascoltare solo 35” (da 4’40” a 5’15” del video) dell’intervento di Starnone a “Vieni via con me”. Tale intervento riguarda ovviamente la Scuola, ma i concetti espressi possono essere riferiti allo stesso modo alla Scuola Calcio.
IL BURN-OUT, CIOÈ L’ABBANDONO DA PARTE DEL TALENTO
L’abbandono della pratica sportiva del “Talento”, cioè del soggetto che è stato introdotto in un ambiente che mira allo sviluppo sportivo professionale, rappresenta un fenomeno che apparentemente ha poco a che fare con il drop-out; infatti le cause che spesso sono riportate sono:
Lo stress (ansia, insicurezze, ecc;) rappresenta una fonte di malessere per atleti giovani non ancora in grado di fronteggiarlo, in particolar modo per le ragazze che fanno sport estetici, mentre negli sport di squadra il gruppo può fare da cuscinetto.
A questo si aggiunge lo squilibrio di richiesta tra l’allenamento e l’età biologica.
Infortuni derivati da una specializzazione precoce che riduce la formazione generale e quindi il potenziale dell’atleta e di conseguenza la possibilità di “cambiare sport”.
Segnali discordanti da allenatori, genitori, dirigenti e personale che ruota intorno ai ragazzi che non permettono al soggetto di farsi un’idea di quello che desidera; ciò porta al fenomeno dell’isolamento adolescenziale sia nei confronti dei propri pari-età che dei propri compagni/avversari.
Infine eccessive richieste antropometriche/alimentari per alcuni sport femminili.
Personalmente sono dell’opinione che se un ragazzo ha ben chiaro cosa sia l’allenamento di alta qualificazione e decide con consapevolezza di non volerne prendere parte perchè nella vita desidera raggiungere altri obiettivi che ritiene possano renderlo più felice, allora non c’è niente di male! Le problematiche insorgono quando “l’ambiente” che lo circonda (società sportiva, famiglia, tecnici-preparatori, ecc.) è responsabile di una cattiva gestione atletica e psicologica e fa insorgere nel ragazzo confusione e stress eccessivo (ansia). Di fronte ad una situazione del genere, un soggetto che a causa della giovane età non è in grado di gestire tali stimoli malsani, può andare facilmente in confusione ed abbandonare la pratica sportiva anche se questa, nel profondo, rappresenta per lui fonte di felicità e motivazione. Per questi motivi chi opera in questi settori dovrebbe essere pienamente a conoscenza di questi fenomeni per fornire al ragazzo le migliori “opportunità” di far le scelte con massima consapevolezza e competenza.
LA GESTIONE DEL TALENTO DEL CALCIO IN ITALIA
L’argomento riterrebbe uno spazio ben superiore a quello di un post e l’intervento di personale di diverse competenze. Mi limito di dare alcuni spunti che possono essere poi discussi con interventi:
Guardando quello che avviene recentemente negli altri paesi, sembra che gli apici di una Nazione dal punto calcistico, avvenga solo dopo che la Federazione calcistica nazionale inizi progetti Federali dedicati al calcio giovanile (Centri Federali). L’aspetto più importante di questo tipo di gestione è che la federazione di riferimento nelle sue attività mette al secondo posto le esigenze dei club rispetto alla crescita del calciatore (aspetto che oggi, in Italia sarebbe impensabile); vi invito a questa interessante lettura sui vecchi Centri di Formazione Francesi.
Gestioni analoghe a quelle dei centri Federali sono state intraprese recentemente in Italia per alcuni sport minori nei quali viene data una grande importanza allo sviluppo giovanile della disciplina indipendentemente dalle esigenze dei club; riportiamo come esempio le esperienze della Combinata Nordica (per gli sport individuali) e del Rugby (per gli sport di squadra).
Se i Centri Federali sarebbero l’ideale per lo sviluppo dei calciatori (talenti e non), perché in Italia ce ne sono solo 2?
CONCLUSIONI
L’abbandono della pratica sportiva avviene quando questa non rientra più nei bisogni di chi la pratica, per i bambini quando viene meno il divertimento e l’autostima e per i ragazzi (compresi quelli inseriti nelle squadre professionistiche) la chiarezza d’intenti e l’autostima. Malgrado il calcio in Italia sia ancora lo sport principale, non è più possibile “vivere di rendita”, ma strutturare programmi Federali in grado di seguire i giocatori più talentuosi indipendentemente dalle esigenze economiche e di visibilità delle società.
Per Approfondire
Malina RM. Sviluppo del talento nello sport: concetti di base. Atletica studi n. 1/2009. pp 3-18
Malina RM. Sport giovanili organizzati; Parte 2: Rischi della potenziale pratica. Atletica studi n. 1-2/2010. pp 3-13
Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)
A cura di Maurizio Bruni – Allenatore UEFA B – Allenatore Esordienti Professionisti U.S.Grosseto
Tutti sappiamo dell’importanza nel gioco del calcio, del passaggio e della ricezione della palla. Per questo, molte esercitazioni , dalla Scuola Calcio in poi, devono essere mirate a migliorare tali gesti tecnici. Siccome oggi, come non mai prima, i suddetti obiettivi, dovranno essere abbinati al movimento dinamico, qui di seguito, propongo alcune esercitazioni che ho messo in atto con la formazione esordienti professionisti dell’U.S. Grosseto, di cui sono l’allenatore :
OROLOGIO:
esercitazione come da disegno, i coni sono posti a 13 metri di distanza uno dall’altro. La postazione con il pallone, parte in senso anti orario e di interno piede passa il pallone al compagno il quale controlla con l’interno piede dx e calcia con l’interno piede sx. ogni volta che si passa il pallone si corre dietro allo stesso e si prende la posizione al cono successivo. Naturalmente dopo qualche minuti si inverte il giro e si va in senso orario impegnando di conseguenza i piedi giusti. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo pallone e poi un terzo.
CORRIDOIO:
esercitazione come da disegno, i coni sono posti a 15 metri uno dall’altro. La postazione con la palla posta sul lato sx parte con un passaggio di interno piede al compagno posto al cono di contro, il quale controlla con l’interno piede sx e passa con l’interno dx. ogni volta che si calcia la palla, si corre dietro la stessa e si prende la posizione al cono opposto. L’esercitazione prosegue andata e ritorno per almeno 10’. Si cura anche in questa postazione l’esatta esecuzione tecnica del gesto, la postura, il piede di appoggio. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo pallone e poi un terzo.
DOPPIO QUADRANTE:
esercitazione come da disegno, i coni sono posti a 15 metri uno dall’altro e a 10 metri dal giocatore posto di fronte al cono. Si parte in contemporanea con il passaggio di interno piede al compagno di fronte il quale controlla e passa di interno piede ricordando di invertire la sequenza ovvero, controllo con il dx e passaggio con il sx e poi viceversa. L’esercitazione prosegue per almeno 10’. Si cura anche in questa postazione l’esatta esecuzione tecnica del gesto, la postura, il piede di appoggio ecc.ecc. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo pallone.
TRIPLO QUADRANTE:
esercitazione come da disegno, i coni esterni sono posti a 15 metri uno dall’altro. Tra quelli esterni e quelli interni ci sono 4 metri. I giocatori centrali sono posti a 6 metri dal primo cono e 15 dal secondo. L’esercitazione parte in contemporanea dal cono esterno con passaggio di interno piede al giocatore centrale, il quale controlla e passa di interno piede ricordando di invertire la sequenza ovvero, controllo con il dx e passaggio con il sx e poi viceversa al compagno posto al cono corto . L’esercitazione prosegue per almeno 10’. Ogni volta che si passa la palla si corre dietro la stessa. Asi cura con attenzione la esecuzione esatta del gesto tecnico , la postura, il piede di appoggio ecc.ecc. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo pallone. Si possono utilizzare anche sue sole postazioni o 3 in base ai giocatori presenti all’esercitazione.
QUADRATO TECNICO:
esercitazione come da disegno, il quadrato ha lati da 13 mt. La postazione con la palla parte con il passaggio di interno piede al compagno di fronte il quale controlla con l’interno sx e passa con l’interno dx . ogni volta che si passa il pallone si segue lo stesso. Il compagno che riceve dopo il primo passaggio da il pallone in diagonale e così via per 10’’. Si cura anche in questa postazione l’esatta esecuzione tecnica del gesto, la postura, il piede di appoggio ecc.ecc. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo e poi un terzo pallone.
VIENI INCONTRO:
esercitazione come da disegno, i coni grandi sono posti uno di fronte all’altro a 15 metri mentre a 5 metri di larghezza . di fronte ai coni grandi vengono posizionati i cunesini a formare una distanza di 3 metri. L’esercitazione parte come da disegno con il passaggio di interno piede al compagno di fronte il quale viene incontro subito fuori dai cinesini, controlla con l’interno piede sx e passa con il dx al compagno della postazione di fronte laterale. Il giocatore in questa postazione viene incontro ed effettua l’esercitazione di sua pertinenza. Si va in avanti e indietro per 10’ . si cura anche in questa postazione l’esatta esecuzione tecnica del gesto, la postura, il piede di appoggio ecc.ecc. Al fine di aumentare il ritmo e la difficoltà tecnica , basta aggiungere un secondo pallone.
Dopo aver analizzato le fasi sensibili della tecnica calcistica e approfondito l’importanza di alcuni aspetti della coordinazione, andremo a vedere quello che è il percorso tecnico-tattico che viene affrontato per la formazione del giovane calciatore dalla categoria Piccoli amici (I-II° elementare) alla categoria Esordienti (I-II° media). Ad ogni età corrispondono caratteristiche cognitive e tecnico-coordinative peculiari che facilitano l’apprendimento di determinati aspetti della formazione tattica; la conoscenza di questi elementi permette di integrare al meglio i vari “rami” dell’allenamento giovanile (coordinazione, tecnica, tattica, ecc.) al fine di far acquisire al calciatore in erba le competenze e gli atteggiamenti che poi saranno utili nelle successive fasi di crescita. Ovviamente queste considerazioni teoriche vanno prese “cum grano salis”, perché rappresentano conclusioni generiche che vanno necessariamente ed intelligentemente adattate al proprio gruppo.
UNO CONTRO UNO (1c1)
L’1vs1 rappresenta il primo step della formazione tecnico-tattica del giovane calciatore. Le caratteristiche didattiche di questo mezzo sono relative all’età dei giocatori:
Piccoli amici (I° e II° elementare): è fondamentale un inizio precoce della didattica dell’1vs1 sin dai primi allenamenti per sapersi orientare in campo (porta da “attaccare” e porta da “difendere”), vincere la paura dell’avversario (contrasto), saper discriminare la situazioni “fallose”, sviluppare la capacità di “lettura” della gestualità dell’avversario (finte, cambi di direzione, ecc), ecc. Ovviamente queste esercitazioni (vedi figura sotto) dovranno essere proposte nelle forme libere (didattica globale) e con spazi sufficientemente grandi a disposizione. In questi caso l’1c1 non sarebbe tanto il “fine” dell’allenamento, ma il “mezzo” attraverso il quale si sviluppano in forma precoce alcuni aspetti della coordinazione (senso del movimento) e della tecnica (guida della palla). L’egocentrismo caratteristico di questa fascia d’età asseconda questo processo di apprendimento.
Pulcini (III°-V° elementare): la didattica globale lascia spazio a quella analitica (che può comunque essere iniziata anche nei Piccoli amici nelle forme più semplici), cioè a quelle situazioni in cui i movimenti dei giocatori dipendono prevalentemente dalle zone del campo e dalla reciprocità degli stessi (dimensioni standard del campo 20x15m). La forma analitica più semplice è quella in cui il difensore si trova frontalmente e dentro un rettangolo dal quale non può uscire (vedi sotto).
Le forme più impegnative invece prevedono la libertà di movimento del difensore; in questi casi difensore ed attaccante vengono posizionati in parti diverse del campo in maniera tale stimolare movimenti specifici. Le poche esercitazioni globali a quest’età hanno prevalentemente carattere psicocinetico o sono abbinate a componenti coordinative/condizionali. Aspetto importante da sviluppare in maniera analitica in questa fascia d’età è la capacità di protezione della palla (frapporre il corpo tra palla ed avversario).
Esordienti (I°-II° media): all’approccio globale/analitico delle età precedenti si aggiungono altri aspetti: le “finte” e “la difesa della porta”. La didattica delle finte parte da esercitazioni senza avversario, per poi passare ad esercitazioni con avversario “passivo-attivo” per poi applicare le nozioni apprese nelle forme globali/analitiche dell’1c1. La difficoltà principale sta nell’applicazione dei movimenti in rapporto alle “distanze dinamiche” che si ritrovano nell’1c1 e nelle situazioni di gioco. La difesa della porta invece è il primo passo della didattica della difesa. Appartengono a questa classe di esercitazioni tutti i mezzi in cui il difensore è impegnato nel difendere zona di campo (meta o porta) senza necessariamente rubare palla all’avversario (copertura) anche indirizzandolo verso porzioni di campo meno “pericolose” (vedi immagine sotto).
DUE CONTRO UNO (2c1)
Rappresenta la prima forma di collaborazione più semplice tra giocatori; è il primo passo per uscire dall’egocentrismo tecnico-tattico tipico dei primi anni della scuola calcio. Per questo motivo è opportuno iniziare questa didattica dalla categoria Pulcini.
Pulcini (III°-V° elementare): contrariamente all’1c1, è meglio proporre sin da subito esercitazioni a carattere analitico (anche se molto semplici). Infatti, il primo passo è quello di porre il giocatore in possesso palla (PP) in condizione di leggere/decidere l’opzione migliore tra il passare la palla o condurre/affrontare l’avversario in base alla situazione contingente. Per facilitare questo processo inizialmente è necessario limitare il grado di libertà del difensore e del compagno in non possesso palla (NPP); vedi sotto.
Successivamente si incrementeranno i gradi di libertà degli altri giocatori approfondendo l’aspetto dello smarcamento del giocatore in NPP (in particolar modo “ampiezza” e “sostegno”) in base alla situazione contingente.
Questo tipo di didattica sarà da inserire in sedute di allenamento dedicate prevalentemente al Passaggio (quelle per l’1c1 sono da preferire in sedute dedicate alla Conduzione della palla) e la progressività didattica dovrà essere parallela ad alcuni aspetti dell’1c1 come la protezione della palla o la difesa della porta (per il difensore).
Esordienti (I-II° media): alla fine della categoria Pulcini tutti gli aspetti del 2c1 dovrebbero essere ben appresi a tal punto da non rendere necessario l’approfondimento di queste variabili nelle categorie successive se non per gli aspetti tattici specifici dei compartimenti di gioco (attacco in particolar modo) che solitamente vengono affrontati nelle categorie Giovanissimi/Allievi.
Tabella riassuntiva delle “Fasi sensibili” dello sviluppo delle abilità tattiche dell’1c1 e 2c1 nella scuola calcio.
Autore dell’articolo: Melli Luca allenatore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)
Giocare al calcio (ma in questo caso sarebbe meglio dire educare allo sport), significa certo cercare di vincere, di fare gol agli avversari, ma anche e soprattutto accettare se altri sono più bravi di noi, rispettarli ed imparare da loro: si cresce anche con le sconfitte. Voglio sottolineare questo perchè e scomparsa dai campi di calcio la cultura della sconfitta. Forse per i genitori è solo un problema di aspettative, speriamo che imparino ad avere quella pazienza che tutto il nostro lavoro richiede.
Genitori…si alzano, camminano nervosamente avanti e indietro, imprecano. Colti da un improvviso furore agonistico, tranquilli impiegati e insospettabili casalinghe perdono le staffe quando è il figlio a scendere in campo. Sono scene di ordinaria amministrazione per chi frequenta i campetti il sabato pomeriggio o la domenica mattina, il fenomeno è stato studiato scientificamente.
Secondo una ricerca condotta negli Usa, i genitori più inclini ad arrabbiarsi durante i match di calcio giovanile sono quelli che prendono come una questione personale ciò che accade ai loro ragazzi. Un atteggiamento, a quanto pare, piuttosto diffuso: nel corso delle partite circa il 50% del campione studiato si è innervosito ed una parte di questi soggetti, pari al 20% del totale, ha espresso apertamente il proprio disappunto.
Ad approfondire il tema dei “genitori-ultras” sono stati degli psicologi dello sport dell’Università del Maryland, hanno chiesto a 340 persone di compilare dei questionari prima e dopo le gare dei figli, di età compresa tra gli 8 e i 16 anni. Tra i parametri rilevati c’erano i livelli di stress, di rabbia e di aggressività.
I risultati mostrano che le partite, certo non paragonabili come importanza alla finale dei Mondiali di calcio, per molti sono state una cospicua fonte di nervosismo. Un genitore su due ha infatti ammesso di essersi arrabbiato. Tra le cause scatenanti figurano, in ordine di importanza, l’arbitro, i compagni di squadra del figlio, gli avversari, commenti o gesti offensivi, l’allenatore e il gioco scorretto.
In molti casi il livello di tensione accumulato durante l’incontro è stato tutto sommato contenuto. Quasi due genitori su dieci, tuttavia, non sono riusciti a controllarsi e hanno manifestato in vario modo la loro disapprovazione per quello che accadeva in campo. I più scalmanati – quelli che hanno urlato, si sono alzati in piedi o hanno fatto gesti di vario genere – sono stati circa il 10% del totale.
Perché persone solitamente tranquille ed equilibrate non riescono a contenersi? Secondo la ricerca pubblicata sul Journal of Applied and Social Psychology, è la personalità dei genitori a fare la differenza: chi, rispondendo ai questionari, ha mostrato di basare la propria autostima su fattori esterni come la fama o lo status sociale si è rivelato più incline a perdere il controllo. Questi soggetti, dicono i ricercatori, tendono infatti più degli altri a considerare come una questione personale ciò che accade ai figli in campo. Figli che, in sostanza, sono ritenuti un’estensione di sé stessi.
Anche se la società americana non è identica alla nostra, sugli spalti gli eccessi di mamme e papà hanno cause tutto sommato simili. In Italia, come dice l’Associazione italiana psicologia dello sport, il comportamento aggressivo si osserva soprattutto in genitori che cercano di raggiungere attraverso i figli quei risultati sportivi che loro non sono riusciti ad ottenere oppure in quelli che vedono i figli come un veicolo per raggiungere il successo”. Simili comportamenti possono avere conseguenze molto negative sui ragazzi. Alla lunga si possono avere tendenze al bullismo e ad un gioco più violento o viceversa, se il figlio si vergogna del genitore, insicurezza e paura di affrontare il mondo.
Secondo i ricercatori, c’è un modo semplice per capire a quale categoria di genitori si appartiene. Il meccanismo psicologico che fa arrabbiare in tribuna, è lo stesso che governa la rabbia alla guida. L’affronto causato da un automobilista che taglia la strada con una
manovra azzardata, insomma, sarebbe molto simile a quello generato da un arbitro che fischia in favore degli avversari del figlio. E se in auto ci si lascia andare con facilità alle imprecazioni, forse è il caso di fare attenzione a come ci si comporta alle partite.
C’è chi vince c’è chi perde..noi balliamo caso mai..non avremo sempre classe ma abbiamo gambe e fiato finche’ vuoi..
Un aspetto delicato e complesso del rapporto fra l’istruttore ed il giovane portiere è rappresentato dalla correzione, sia in ambito motorio che puramente tecnico.
Partendo dal presupposto generale che la migliore metodologia didattica in questa giovanissima fascia d’età è quellaludico-induttiva, penso che in questo ruolo il ragazzino non debba essere corretto, ma accompagnato verso soluzioni migliori che troverà da solo di volta in volta, sbagliando e quindi autocorreggendosi; questo avrà ancor più la sua efficacia se l’allenatore sarà così bravo da costruire ogni volta un percorso esercitativo nuovo che spinga in maniera quasi impercettibile il giovane numero uno verso la direzione più corretta.
Va da se che nel gruppetto di lavoro ci sarà colui che progredirà più velocemente verso la giusta combinazione tecnico-coordinativa e colui che vi giungerà più tardi; ma in questa iniziale fase di sperimentazione del ruolo tutto ciò assume una importanza ininfluente in confronto al fatto che egli sappia divertirsi, che si appassioni al ruolo, e che non percepisca la situazione pressante tale da ingenerare o amplificare la paura di sbagliare.
Lapaura di sbagliare attiene alla sfera emotiva dell’ individuo, contribuendo alla tipologia della percezione del comportamento che si stà realizzando. A tale proposito va sottolineato che un ragazzino in età pre-adolescenziale può esternare un comportamento disturbato solo nel contesto di una situazione disturbata.
Si tratta di situazioni che favoriscono l’apprendimento nel portierino di convinzioni e valutazioni che possono far esprimere manifestazioni emotive disturbate.
Da corsi e studi che ho effettuato nell’ ambito della Psicologia applicata allo sport sono emersi tre principali stili educativi che favoriscono l’acquisizione delle più comuni paure di commettere errori:
stile ipercritico
E’ caratterizzato da un elevata frequenza di critiche rivolte al ragazzino sotto forma di rimproveri oppure manifestando biasimo nei suoi confronti, molto spesso mettendolo in ridicolo. Gli allenatori che adottano questo stile difficilmente notano eventuali miglioramenti, sono sempre propensi, invece, ad evidenziare gli errori, causando disapprovazione e bassa stima di sè da parte del piccolo allievo.
stile perfezionistico
Questo è sostenuto dalla convinzione che l’allievo debba riuscire bene in tutto ciò che fa e che il suo valore è determinato esclusivamente dal successo che ottiene in varie attività. In questo modo nel portierino viene modellato un atteggiamento perfezionistico che lo porta a temere in modo eccessivo la disapprovazione e la critica da parte dell’ istruttore e dalla sfera affettiva; diventano molto ansiosi quando si cimentano in attività impegnative ritenengono di valere solo ed esclusivamente se riescono bene nel loro compito e se ottengono approvazione altrui. Sono molto frequenti le ansie da prestazione.
stile iperansioso – iperprotettivo
Si manifesta principalmente per mano dei genitori che si preoccupano in modo eccessivo dell’incolumità fisica del proprio figlio e tendono a proteggere in continuazione il figlio da ogni minima frustrazione. Il ragazzino acquisirà atteggiamenti di eccessiva timidezza e paura temendo anche le più semplici gestualità a livello motorio quali correre, saltare, tuffarsi ecc.
Procedendo nella sperimentazione del ruolo, il preparatore cercherà di capire quando il giovane allievo sarà realmente pronto a mettersi in gioco ed a proseguire nel ruolo, nonostante gli inevitabili errori e le eventuali critiche che riceverà sul campo e fuori dal campo; è da questi presupposti che si potrà cominciare ad utilizzare l’errore come elemento di insegnamento e si comincerà a lavorare su come cercare lentamente a neutralizzarlo con l’ausilio di altre metodologie.
Il giovane numero uno dovrà cominciare ad avere chiaro ciò che è corretto e ciò che non lo è, ma tutto dovrà avvenire in un clima sereno dove il portierino si dovrà sentire a suo agio, e dove l’allenatore interviene senza punire, condannare o entrare in conflitto, ma proponendo esecuzioni più appaganti.
Spesso non ci si accorge che l’errore nasce dall’ istruttore che non si avvede di avere fallito nel progettare il lavoro facendo ricadere la colpa sulle incapacità degli allievi.
Nel formulare la correzione non bisognerà limitarsi a sottolineare ciò che diverge dal modello proposto, ma anche illustrare motivi e modalità più consone. Sarà molto importante che il preparatore abbia una conoscenza profonda nell’ ambito tecnico-tattico facendola emergere proprio durante la fase di correzione. Oltre ad una buona conoscenza dei modelli prestativi, il tecnico dovrà essere bravo ad osservare correttamente, posizionandosi a seconda dell’ obiettivo da valutare.
Ogni intervento correttivo potrà seguire immediatamente l’errore fatto, per evitare che ulteriori ripetizioni errate portino al suo consolidamento. Dopo l’opportuna correzione si potrà eseguire un movimento, un gesto precedentemente errato al fine di poter confrontare le sensazioni dei due differenti movimenti. Oltre all’ intervento dell’ istruttore, una forma di correzione è rappresentata dall’ autovalutazione che avviene tramite le continue informazioni sensoriali che giungono durante l’esecuzione del gesto.
Il buon preparatore è colui che osserva ed ascolta al fine di individualizzare gli interventi e le correzioni, ma soprattutto chi lavora per la crescita del giovane portiere e non per imporre il proprio ruolo.