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  1. Il tiro in porta – Prima puntata.

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    Il tiro è senza dubbio il gesto di tecnica individuale alla base del gioco del calcio. Senza di esso non potremmo perseguire l’obbiettivo del gioco del calcio che è il gol.

    Il tiro è anche utilizzato come “tattica” di gioco in situazioni di difficoltà: molte volte si esegue un tiro nell’impossibilità di fare altro e quindi evitare di perdere palla e far ripartire gli avversari.

    Saper tirare, quindi colpire in modo e tempi corretti la palla , non è il solo aspetto da tenere in considerazione per giudicare se un calciatore sa tirare. Capire se il giocatore ha coraggio nel farlo, se sa decidere come farlo nel minor tempo possibile, aver fiducia nei propri mezzi, sono altri aspetti da tener d’occhio. Inoltre non bisogna sottovalutare la preparazione al tiro: il movimento di avvicinamento,staticità o mobilità della palla, velocità di esecuzione della rincorsa e della palla (se in movimento),sono altri fattori cardine per il buon tiro.

    Per definizione il tiro si può descrivere come: l’azione conclusiva di un’azione collettiva o individuale atta a raggiungere il principale obbiettivo del gioco del calcio che appunto è fare gol.

    Il pallone può essere colpito con varie superfici anatomiche del piede, che possono essere l’interno, il collo, l’esterno,la punta, il tacco, tutto a seconda di vari fattori che ne condizionano la scelta di esecuzione:

    – Staticità o mobilità della palla

    – Lontananza dalla porta

    – Angolazione dalla porta

    – Pressione avversaria

    – Piede preferito

    Come abbiamo già detto il tiro è l’atto conclusione di un’azione collettiva o individuale con il fine di cercare il gol. Il tiro verso la porta può essere effettuato secondo diverse tipologie, che comunque cercano lo stesso fine e risultato.

    Possiamo tirare da fermi, al volo, in acrobazia, di contro balzo. Ognuna di queste tipologie prevede un mix perfetto dei fattori esposti all’inizio del capitolo. Ognuna di queste tipologie può portarci a calciare :

    – Raso terra

    – Alto

    – Mezza altezza

    L’impatto alla palla ha delle regole fondamentali che sono identificate in alcuni fattori principali per la buona riuscita del tiro:

    – Equilibrio statico o dinamico

    – Posizione del piede d’appoggio

    – Piede di calcio

    – Punto d’impatto al pallone

    – Protezione di giocata

    Nella seconda parte dell’articolo tratteremo nello specifico i vari tipi di tiro con l’uso delle diverse parti del piede sopra elencate.

    Autore Angelo Iervolino

  2. Palle inattive: quattro o cinque possono bastare!

    2 Comments

    Soprattutto a livello di settore giovanile ove è opportuno dedicare l’allenamento alle capacità tecniche e non con minor enfasi alle capacità condizionali dei ragazzi, le palle inattive costituiscono a mio avviso un ottimo veicolo per poter far toccare con mano ai giovani calciatori un fenomeno che nel calcio attuale sta prendendo sempre più piede: il calcio “statico”, per l’appunto l’organizzazione dei “calci da fermo”.

    Reputo che a partire dalla categoria giovanissimi, quindi mi riferisco a ragazzi nati quattordici anni fa, sia importante insegnare qualche utile movimento per poter avvicinarci meglio alla realizzazione del gol o al contrario neutralizzarlo.

    Nel calcio attuale le situazioni di palla inattiva generano reti con percentuali rilevanti, forse inimmaginabili: prendendo come materia di studio due importanti manifestazioni di questi ultimi anni si può rilevare come i calci da fermo siano stati e possano diventare nel contesto di un team, fattore di realizzazione e quindi di vittoria.

    Nei Campionati del Mondo disputatisi nel 1998 la percentuale d’incidenza delle segnature da situazione di palla inattiva sul totale delle reti è stata del 31%; sei anni più tardi agli Europei 2004 tale percentuale è stata del 36,3%.

    Ciò ci indica chiaramente che nell’ambito di queste due manifestazioni poco meno di un terzo delle segnature è stato generato da situazione di palla inattiva!!!

    Dal punto di vista del mio credo calcistico penso che sia importante allenare questi elementi tattici.

    Perché non migliorarci arrivando a creare un’occasione da rete ogni qualvolta abbiamo a disposizione un corner o un punizione laterale piuttosto che una punizione indiretta dal limite? L’importante, soprattutto a livello giovanile, è considerare un numero non troppo elevato di giocate al fine di non creare ai ragazzi troppa confusione: quattro o cinque schemi possono sicuramente bastare.

    Presupposti.

    • Basilare individuare nel gruppo chi sa esprimersi meglio a livello di gesto tecnico. “Chi calcia meglio?” A differenza del calcio “dinamico”, il “calcio statico”, dà la possibilità a chi deve effettuare la giocata di potersi concentrare sul gesto da fare senza pressione alcuna eseguita dagli avversari.
    • Compiere un’analisi dei singoli elementi, evidenziandone peculiarità nelle varie situazioni che si vogliono adottare, ad esempio: tempismo nei palloni alti, capacità di smarcarsi, potenza del tiro, ecc.
    • Una volta trovati ruoli ed “interpreti” stabilire che tipo di giocate vogliamo eseguire e in quali zone del campo.
    • Coinvolgere i giocatori con caratteristiche fisico-tecniche similari in più ruoli del medesimo schema, facendoli bene assimilare; nel corso della stagione è impensabile di far giocare sempre e solo gli stessi undici giocatori!
    • Ottenere il coinvolgimento totale da parte del gruppo. Come? Facendo assimilare il concetto secondo il quale una palla inattiva a favore possa costituire un’occasione da gol! Con la prima rete ottenuta da “schema” provato e riprovato la squadra acquisterà fiducia e il “voler fare” della squadra sarà sempre più positivo.

    Come allenarle.

    Curare il prima, il mentre e ovviamente l’effettuazione della giocata.

    • La disposizione dei giocatori va curata con l’obiettivo di creare sin da subito “disagio” tattico alla squadra avversaria (vedi ad esempio punizione laterale o punizione centrale dalla trequarti). La particolare disposizione che si assume prima del fischio dell’arbitro dovrà già creare difficoltà di lettura e di disposizione in campo a chi difende. Noi sappiamo come ci muoveremo, ma gli avversari sanno perché mettiamo quattro giocatori con le spalle rivolte alla porta difronte al pallone e altri due in fuorigioco tre metri oltre la barriera?
    • Considerare che l’inizio dello schema su “palla inattiva” non si ha nel momento in cui il nostro giocatore calcia il pallone ma nel momento in cui l’arbitro fischia. E’ opportuno quindi,provare ripetutamente i movimenti senza palla (blocchi, contromovimenti, finte), da effettuare nelle fasi che intercorrono tra il fischio del direttore di gara e la battuta ( smarcamento per la finalizzazione).
    • Andare a cercare il pallone utilizzando i giocatori più abili nello marcamento stesso e nel gioco aereo partendo dal presupposto che l’azione non deve essere eseguita da fermi ma attraverso dei movimenti mirati, accompagnati all’occorrenza da dei segnali vocali o da una gestualità ben definita (ad es. alzo il braccio-movimento incontro di un giocatore e retropassaggio a un altro giocatore nel corner).
    • Tener conto delle le coperture da eseguire al fine di non subire l’immediata ripartenza avversaria nel caso di respinta a seguito di un calcio di punizione o di un calcio d’angolo non andato a buon fine.
    • Porsi l’obiettivo di insegnare a ciascun giocatore più di un movimento da eseguire nell’ambito dello stesso schema: il campionato può riservare infortuni e squalifiche e sicuramente in campo non manderemo i soliti undici ragazzi!

    Quando allenarle.

    Il mesociclo coincidente con la preparazione precampionato è il momento più adatto per iniziare a considerare l’argomento per due motivi:

    • Il clima è caldo e i giocatori non vanno incontro a raffreddamenti drastici della temperatura corporea ogni qualvolta ci si sofferma per cinque, dieci, venti, minuti sulla descrizione dello schema che sicuramente, soprattutto agli inizi, va ripetuto molteplici volte
    • Vi è il tempo per provare a mettere in campo quanto spiegato e appreso durante le sedute nel corso di amichevoli pre-campionato, partite di Coppa o tornei estivi, arrivando all’appuntamento col campionato sicuri e decisi su ciò che si deve andare a svolgere durante la gare.
    • Nel corso della stagione, durante le partitelle, interrompendo il gioco per un breve lasso di tempo richiamando quindi lo schema di palla inattiva da allenare, ad esempio: “Cinque minuti di corner corto!
    • Una volta assimilati schemi e movimenti, anche una semplice lavagna può aiutarci a ripassarle in modo teorico all’interno dello spogliatoio anche nell’immediata vigilia della gara.

    A cura di Claudio Damiani coach, match & video analyst

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