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  1. Portogallo, campione d’Europa: sorpresa?

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    Sono passate poco più di 24 ore dalla vittoria del Portogallo al campionato europeo di Francia, ma veramente la vittoria del Portogallo è da definirsi una sorpresa?

    Molti di noi avranno sicuramente ancora negli occhi le immagini di Cristiano Ronaldo alzare la coppa all’interno dello stadio Saint Denis di Parigi dopo un’estenuante partita che ha visto i lusitani superare i galletti di Didier Deschamps con un gol di Eder (quello portoghese, non il nostro…) nel secondo tempo supplementare. Una vittoria, quella dei portoghesi, che a molti è sembrata una sfida alla “Davide contro Golia”, con il gigante transalpino che aspettava solo di ricevere una coppa tra le mani che doveva solo essergli consegnata.

    Eppure a guardare bene, con un occhio magari più oggettivo e più freddo rispetto a quello del prepartita, i portoghesi non erano poi quella squadra che doveva “accompagnare” i francesi alla vittoria.

    Partiamo dal primo dato: i lusitani non perdono. Sembra una cosa scontata, eppure quella di Cristiano Ronaldo è una formazione che non perde praticamente mai; in questo europeo, in cui verranno ricordati per più pareggi che vittorie, passa in secondo piano, per sbaglio, che il Portogallo è una formazione che non ha mai perso. Proviamo a tornare un passo indietro: il Portogallo nel girone è passato con 3 pareggi, alcuni addirittura sorprendenti come il 3-3 contro l’Ungheria, arrivando alle fasi finali come 15esima squadra qualificata (o meglio penultima delle terze). Questo risultato rende ancora più impressionante il percorso dei lusitani che hanno dimostrato con l’aumentare della pressione di saper gestire le situazioni più complesse non solo come singolo giocatore, ma anche come squadra.

    Proprio CR7 ha permesso di dimostrare, suo malgrado, che il Portogallo era prima di tutto una squadra più che un singolo con 10 giocatori intorno. L’infortunio rimediato dal contrasto di Payet con la gamba di richiamo ha messo fuori gioco il fenomeno portoghese “costringendo” i lusitani a dimostrare una volta per tutte di potercela fare, permettendo, tra l’altro, a Cristiano Ronaldo di dimostrare la propria leadership non solo dentro, ma anche fuori dal campo; dall’inizio del supplementare CR7 si è piazzato in panchina incitando e spronando i propri compagni a dare il meglio di loro così da portare a casa la vittoria.

    Una vittoria, quella rossoverde, che è quindi da considerarsi non quella del singolo con 10 accompagnatori, ma quella di un vero e proprio trascinatore, del gladiatore, che guida i propri compagni in difficoltà per conquistare il campionato europeo: una vittoria non di CR7, non di Joao Mario, non del “trivela” Quaresma, ma una vittoria di una squadra e di una nazione intera guidata dal suo eroe: un eroe che, finalmente, è riuscito a raggiungere l’olimpo.

    A cura di Paolo Riva, collabora come scout in Serie D per società di primo livello come Piacenza Calcio, partecipa come contributore per diverse testate sportive online quali footballscouting.it e mistermanager.it. E’ inoltre Co-Founder di Sports Open Data, organizzazione no-profit per la raccolta e l’elaborazione di statistic

  2. Ronaldo spezza l’incantesimo. Primo “titulo” per Mourinho

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    Il Real Madrid conquista la Copa del Rey 2010-2011 grazie a un gol di Cristiano Ronaldo nel primo tempo supplementare e spezza l’incantesimo che nella coppa nazionale durava da 18 anni.

    Splendida cornice di pubblico al Mestalla di Valencia che è tutto esaurito per la finale 2011 della Copa del Rey tra Barcellona e Real Madrid. Prima dell’inizio del match l’inno nazionale spagnolo viene suonato oltre i 120 decibel per tentare di coprire i fischi dei tifosi catalani che però arrivano puntuali non appena iniziano a scorrere le note della Marcha Real.

    Per il Barça, Puyol non recupera e finisce in panchina. Al suo posto Guardiola inserisce Mascherano al fianco di Piqué. Mourinho conferma la formazione annunciata con Ozil e Di María dietro Cristiano Ronaldo.

    Il Real parte aggressivo nei minuti iniziali. All’11° buona occasione per Ronaldo, ma il suo diagonale è respinto sulla linea di porta da Piqué. Si gioca su ritmi serrati e non mancano scontri duri tra i giocatori dettati da una tensione elettrizzante che circola sul terreno di gioco e che porta ad un accenno di rissa tra Villa e Arbeloa.

    Al 35° ancora Ronaldo in contropiede, sfruttando un pallone perso da Piqué a centrocampo, si trova a tu per tu con Pinto che neutralizza il tentativo del portoghese. La squadra di Guardiola trova difficoltà a sviluppare il suo gioco rapido con palla a terra a causa del pressing sfiancante sui portatori di palla effettuato dai blancos. Nel finale di tempo Ronaldo serve con la “espaldiña” Ozil che prontamente crossa in area di rigore dove Pepe sovrasta di testa Dani Alves e colpisce il palo alla destra di Pinto.

    Nel secondo tempo parte meglio il Barcellona che riesce a dare vita a qualche fraseggio interessante, uno dei quali porta Pedro al 50° a calciare dal limite dell’area sull’esterno della rete. I tentativi si susseguono per gli uomini di Guardiola che arrivano molto bene fino al limite dell’area di rigore del Madrid ma che trovano difficoltà nell’ultimo passaggio. Il Real continua a difendersi con 9 uomini dietro la linea del pallone rendendo più complicata la manovra catalana.

    Dopo un gol annullato al Barça per fuorigioco millimetrico di Pedro, Mourinho inserisce Adebayor per Ozil aggiungendo peso al suo attacco. Nel finale il Real va in difficoltà e fa molta fatica ad uscire dalla propria area di rigore. I catalani sfornano alcune azioni da manuale: tra il 75° e l’80° prima Messi, poi Pedro e infine Iniesta scaldano i guantoni di Casillas. Al 90° grande occasione per il Real: in contropiede Di María servito da Alonso prova il destro a giro dal limite dell’area di rigore ma Pinto si fa trovare pronto e devia in calcio d’angolo.

    Giunte ai supplementari le due squadre sembrano stanche e alcuni elementi appaiono decisamente affaticati. In Copa del Rey, prima di questa sera, solamente 7 finali su 108 sono arrivate ai supplementari (per 5 volte le sfide sono terminate ai calci di rigore).Dopo 100 minuti di gioco arriva il primo errore di Xabi. Ne approfitta Alonso che serve in profondità Ronaldo ma il suo diagonale termina al lato a testimonianza di una serata che sembrava non essere positiva per lui. Ma al 103° CR9 capitalizza al meglio una fantastica triangolazione sulla sinistra tra Di María e Marcelo: l’argentino pennella in area di rigore un cross con i contagiri e l’attaccante portoghese, al quarto tentativo questa sera, non sbaglia colpendo di testa con una potenza eccezionale.

    Dopo tre anni di profonde delusioni il Real Madird supera il Barcellona e lo fa conquistando il primo “titulo” della gestione di José Mourinho, che nelle partite decisive non sbaglia mai.

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