I giocatori A e B partono contemporaneamente eseguendo entrambi degli esercizi coordinativi, rispettivamente agli over e alle scalette, con successivi cambi di direzione ai paletti e attacco alla palla, per condurre sino alla sagoma, fintare e concludere a rete di sinistro.
La stessa cosa fanno i compagni D e C rispettivamente ai cerchi e con dei cambi di direzione ai paletti, successivi cambi di direzione e finta e conclusione di destro.
Poi si spostano in senso antiorario: D va nella postazione di B, B in quella di C, C in quella di A e quest’ultimo in quella di D.
Gli esercizi ai cerchi e agli over vedranno la corsa adattata alla loro distanza, differenziazione.
Materiale occorrente: palloni, over bassi, scaletta, paletti, coni, sagome e cerchi.
Durata esercizio: 12 minuti
Numero di serie: 1
Recupero: 3 minuti
Numero recuperi: 1
Numero giocatori: 18
Fasce interessate: Pulcini, Esordienti, Giovanissimi, Allievi e Prima squadra.
Per comprendere questa clip in modo più completo occorre porre dei punti di partenza.
… una domanda aleggiava ricorrente tra i discorsi di allenatori e preparatori: come è possibile sapere se quello specifico atleta fornisce il massimo della prestazione? Dalla risposta a questa domanda si arriva ad elaborare dei programmi di lavoro che sono completamente diversi tra di loro, spesso antitetici.
A questo interrogativo generale però ne seguono altri a cascata. Mi limito solo ad alcuni e cioè quelle più importanti ma che permettono di tracciare un percorso sequenziale sino all’ultima domanda alla quale vuole rispondere questa clip.
Via al percorso:
1) esistono margini di miglioramento?
Ammesso e non concesso, per ora, (dimostrazione in altra clip), che esista un margine ne consegue una domanda:
2) è un margine importante o poco rilevante? Scritto in un altro modo, il gap tra la prestazione e la potenzialità è limitata oppure la forbice è molto ampia?
Ammesso e non concesso, per ora, che il margine sia ampio (dimostrazione in altra clip), segue un’altra domanda:
3) identificare i parametri (sistema di riferimento) che permettono di impostare il problema
Ammesso e non concesso che si trovino questi parametri e che siano i migliori possibili, (dimostrazione in altra clip), occore creare una teoria che sia vera, coerente e consistente. Poi deve essere dimostrata secondo i criteri della scienza e del metodo scientifico… (dimostrazione in altra clip).
Al termine di questo percorso si ha una teoria. Il metodo scientifico però chiede una dimostrazione più tangibile della sola dimostrazione teorica per cui si passa alla parte pratica.
4) i parametri identificati nella teoria come possono essere riportati o convertiti nella “realtà” per poter ottenere i risultati previsti dalla teoria stessa?
Ammesso e non concesso che siano stati trovati questi parametri e le adeguate conversioni, occorre trasformare tutto in esercizi o mezzi allenanti. Questo perchè la procedura attuale si basa su questi fattori.
5) quali esercizi o sequenza permettono lo sviluppo pratico della teoria? Qui si intreccia questo percorso con un percorso esterno, quello dell’apprendimento.
[youtube]http://youtu.be/Bb09SH6zzrM[/youtube]
E’ complicato da spiegare in poche parole però affermo di essere giunto alla conclusione che l’esercizio o il mezzo allenante non è nulla più di una sorta di “veicolo” che trasporta le “informazioni”. Insomma un cavallo di Troia in chiave elettrico-neurologica. Dove è presente la conferma di quanto affermo? Molto semplice, per far eseguire correttamente la nuova tecnica sono utilizzati gli stessi esercizi che il portiere esegue durante la settimana. Ho scritto di portiere perchè la clip finale tratta di un gesto tecnico del portiere ma il concetto è valido in tutti i settori dell’allenamento ed oltre… In pratica ovunque vi sia un apprendimento. Lo dimostro con le clip di ottimizzazione, tra l’altro…
Torniamo al percorso. Se le cose stanno così non si può solo pensare a esercizi ma ci si deve concentrare sul “messaggio” da far accettare al soggetto. Se il messaggio viene attivato si ottiene la dimostrazione pratica e quindi il risultato. Perfetto ma, cosa succede se il messaggio viene “appreso” a livello cognitivo ma non “consolidato”, cioè,in modo molto “brutale”, non diventa istintivo?
Semplice: il portiere non può stare a pensare alla sequenza mentre gioca. Quindi non la attua.
Spero di aver chiarito il punto e continuo.
Il portiere ha ricevuto le informazioni tramite la parte pratica degli esercizi.
Quali sono questi esercizi?
A questa specifica domanda vuole rispondere la clip in oggetto. Solo e specificatamente a questa domanda e non ad altre anche se le altre sono eventualmente simili.
Lo ribadisco: questa clip vuole documentare solo ed esclusivamente quali esercizi far eseguire per ottenere i risultati della teoria.
Non risponde a domande del tipo:
– ho acquistato la pubblicazione Professione portiere ed eseguendo gli esercizi ho ottenuto risultati come dichiariti (almeno 80 cm di incremento di gittata) in meno di 40 minuti, spiegazioni comprese, però in partita il mio portiere non lo mette istintivamente in pratica durante la gara
– quali sono i parametri dell’apprendimento
– … e tanto altro ancora…
Quindi la clip ha una validità finalizzata alla “sensibilità pratica” del preparatore o del portiere. Con il tempo, collegando più clip, il mio pensiero si palesa maggiormente.
Sono lieto di annunciare la grande opportunità che mi ha dato il nuovo direttore de “Il Nuovo Calcio” Ferretto Ferretti, per poter esprimere le mie idee e metterle a confronto e a disposizione dei numerosissimi seguaci del “Top magazine” dedicato ad allenatori, preparatori ed addetti ai lavori del mondo del calcio e del calcio a 5.
il mio compito sarà quello di proporre una serie di quesiti, esercitazioni, analisi e video su squadre, avversari e giocatori sempre in linea con lo stile affermato della pagina facebook e del sito ufficiale della rivista. Mi auguro di poter essere all’altezza e poter imparare molto anche da questa esperienza.
Il professor Ferretti, docente di metodologia ai corsi allenatori del Settore Tecnico FIGC di Coverciano, allenatore di base e preparatore atletico professionista, che ha lavorato per più di 20 anni in serie A, è la nuova guida della rivista; un direttore che porta una grande quantità di esperienza vissuta sul campo. Egli conosce le dinamiche e le esigenze di chi lavora o si diletta in questo mondo in continua evoluzione, ma soprattutto cosa respira, cosa osserva e cosa vuole apprendere l’uomo di calcio moderno.
Il suo avvento ha portato a un notevole cambio organizzativo a livello di immagine e di protagonisti; queste le sue parole pronunciate al momento dell’investitura:
È un grande piacere e un onore assumere la direzione de’ Il Nuovo Calcio, rivista che ho visto nascere nei lontani anni ’90. E ho contribuito a far crescere nelle prime stagioni. Sono passati più di vent’anni, il calcio è cambiato radicalmente nelle metodologie d’allenamento, negli aspetti tecnico-tattici, per quanto concerne le componenti psicologiche e di comunicazione. Fortunatamente, sono rimasti immutati l’interesse e la passione dei molti addetti ai lavori, in particolar modo il desiderio di conoscere, apprendere e migliorare da parte di allenatori e preparatori di qualsiasi livello ed età. Anzi è cresciuto! Lo percepisco tutti i giorni in campo e in aula: da Coverciano a quelli periferici.
Per questo motivo, il primo obiettivo che mi sono posto è quello di rendere il più interessante possibile il nostro mensile. Un mensile per tutti coloro che vivono il calcio in prima persona: giocatori, allenatori, preparatori, sia di giovani, sia di adulti. Per riuscire in questo scopo, penso sia importante che ognuna di queste figure trovi qualcosa dedicato, qualcosa che lo aiuti a migliorare realmente. Quindi, come accade spesso quando vi è un cambio in panchina, servono delle novità. La prima, l’avrete sicuramente notata, è la veste grafica, più attuale e fresca. A volte anche la “maglietta” fa la differenza. Poi ci sono i contenuti: se avete sfogliato le pagine con curiosità ancora prima di “studiarle”, sono gr
iffate da nuovi e soprattutto autorevoli uomini di calcio. Uomini di campo! Perché questa è la seconda delle finalità che mi sono posto: cercare di creare il giusto mix tra lavori pratici e quel pizzico di scientificità che deve sottendere l’universo dell’allenamento. In modo che, come ha detto l’amico Fulvio Fiorin nella sua opinione, Il Nuovo Calcio diventi un punto di riferimento per chi fa… calcio.
Come accennato, tutti devono trovare qualcosa. Qualcosa di qualità! Quindi, in ogni numero vi saranno articoli incentrati sugli aspetti tecnico-tattici, per adulti e settore giovanile, di metodologia, tecnica e coordinazione per l’attività di base, di preparazione fisica, di allenamento per i portieri, di medicina, alimentazione e regolamento/carte federali, nonché di calcio a cinque e femminile.
Non vogliamo dimenticare certo l’attualità, con l’analisi tattica dei top team dei principali campionati europei, firmata Giovanni Galli; l’intervista al giocatore (il primo è Alessandro Diamanti) e quello che a mio parere più rappresenta il nostro mondo: l’approfondimento con l’allenatore e il suo staff, redatto a più mani da addetti ai lavori. E in questo numero, i protagonisti sono Vincenzo Montella e i suoi collaboratori, che ringrazio per la disponibilità. È solo l’inizio. L’inizio di un nuovo corso. Che vuole coinvolgere sempre di più tutti voi lettori. Perché si migliora solo nel confronto.
Ferretto Ferretti
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Esercizio tecnico, palleggio, conduzione in slalom, passaggio e conclusione; ma anche di attenzione uditiva e visiva.
A conduce palla in slalom tra i conetti, esce e scarica su B, contemporaneamente chiama un colore tra blu e giallo, in questo caso giallo, e viene servito dallo stesso colore per calciare in porta.
Mentre A esegue lo slalom Blu e Giallo palleggiano.
Variante:
A viene servito dal colore non chiamato, in questo caso, rosso.
Conetti e palloni.
2) CAMBIO DI DIREZIONE E CONCLUSIONE
Condizionale con palla e tecnica.
A parte in slalom tra i paletti (regolare la distanza in funzione degli obiettivi condizionali prefissati), e va a ricevere (1) da B per concludere a rete (2). Idem dall’altro lato. A recupera palla e va in coda ad E.
Palloni e paletti.
3) DUE CONCLUSIONI IN SEQUENZA
Esercizio proposto con finalità tecniche e coordinative, oppure se si da una certa intensità allo slalom tra i paletti, abbinate alle conclusioni, si possono ottenere dei benefici atletici.
A parte in slalom tra i paletti, e corre a ricevere da C per concludere, poi corre da B e riceve per concludere ancora.
A parte in conduzione ed effettua lo slalom tra i paletti, contemporaneamente B effettua lo skip tra i paletti o la scaletta. Arriva in B1 e riceve da A1, conduce tra i paletti e conclude in porta, A va in B e B va in coda a C.
Paletti, conetti e palloni.
Tecnica, conduzione, controllo in movimento passaggio e ricezione orientata; coordinativi.
2) TECNICA, PASSAGGIO, CROSS E CONCLUSIONE 1
A parte in slalom, e serve B1 che ha effettuato uno skip tra le aste o scaletta, A1, corre in sovrapposizione a B1 e viene servito in A2, dribbla il paletto e crossa per E1, che a tempo, ha effettuato uno slalom tra i conetti, ha scaricato su C e corre per ricevere il cross, e B2 che si è inserito per la conclusione tra i paletti (difensori). A va in coda a F e B va in coda a C ed E va in coda a D, C ricomincia.
Paletti, conetti, scaletta o aste, palloni.
Tecnica, conduzione e controllo in movimento, passaggio e controllo orientato; coordinativi e atletici.
3) TECNICA, PASSAGGIO, CROSS E CONCLUSIONE 2
A parte in slalom, e serve B1 che ha effettuato uno skip tra le aste o scaletta, A1, corre in sovrapposizione a B1 e viene servito in A2, dribbla il paletto e crossa per B2 che si è inserito per la conclusione tra i paletti (difensori). A va in coda a D e B va in coda a C che ricomincia.
Paletti, conetti, scaletta o aste, palloni.
Tecnica, conduzione e controllo in movimento, passaggio e controllo orientato; coordinativi e atletici.
4) TRASMETTO, MI MUOVO E GIOCO 1
Tecnico, passaggio e conclusione, controllo orientato; tattico, gioco e mi muovo; condizionale con palla.
A passa palla a B (1) e segue la palla in A1, B, effettua un controllo orientato e trasmette a C (2), e segue in B1. C si orienta per scaricare su D (3) che si è portato in D1 dopo aver effettuato uno slalom tra paletti e un cambio di direzione su un altro paletto, che la ridà a C (4) che si è portato in C1 per concludere a rete (5)
C si porta in C1 in coda a G che ricomincia con A1 e B1 e con E, D1 va in coda a I.
Dopo un tempo prestabilito invertire le posizioni.
Palloni, paletti, conetti.
5) TRASMETTO, MI MUOVO E GIOCO 2
Tecnico, passaggio e conclusione, controllo orientato; tattico, gioco e mi muovo; condizionale con palla.
A passa palla a B (1) e segue la palla in A1, B, effettua un controllo orientato e trasmette a C (2), e segue in B1. C si orienta per scaricare su D (3) che si è portato in D1 dopo aver effettuato uno slalom tra paletti e un cambio di direzione su un altro paletto, e conclude a rete (4).
C si porta in C1 in coda a G che ricomincia con A1 e B1 e con E, D1 va in coda a I.
Dopo un tempo prestabilito invertire le posizioni.
Analizziamo oggi un mezzo molto utile (e molto gradito dai giocatori) per lo sviluppo della guida della palla in regime globale/situazionale che diventa anche un esercizio di collaborazione. La semplicità che lo caratterizza, lo rende utile per tutte le categorie della scuola calcio, con varianti relative all’età dei giocatori. Gia in precedenti post, abbiamo visto come l’1c1 possa essere un presupposto di gioco fondamentale per lo sviluppo della guida della palla nella categoria Primi Calci e per l’allenamento della Rapidità cognitiva(anticipazione, percezione, decisione).
ESERCITAZIONE DI BASE
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, la struttura di base prevede un rettangolo di gioco abbastanza grande (20m per 12-15m), 2 porte di 3-4m e 2 portieri. Ad ogni lato lungo del rettangolo ci saranno 2 file di giocatori con palla e 2 file senza. Al fischio dell’allenatore, il primo giocatore di ogni fila dovrà entrare nella porta di coni che ha di fronte (i giocatori con la palla in guida e gli altri ad inseguire); i giocatori con la palla dovranno andare a segnare al portiere della squadra avversaria e i giocatori che partono dallo stesso lato dovranno inseguirli e rubargliela (cercando a sua volta di fare gol nell’altra porta). Esempio nella figura sotto.
Si verranno quindi a creare due “1c1 ad inseguimento con porte e portieri”. Le dimensioni del rettangolo sono fondamentali affinché l’azione abbia una durata minima di 7-8” in maniera tale da riuscire a sviluppare elevate velocità di gioco (e in parte anche la potenza aerobica) anche per giocatori con scarsa capacità di guida della palla; questo tende a simulare in maniera globale le situazioni di gioco che si verificano in partita. La distanza tra le 2 file è altrettanto fondamentale per modulare lo scopo dell’esercitazione; infatti, distanze superiori a 8-9m metri (tra le 2 file) tendono a favorire il giocatore in possesso di palla (quindi si faciliterà la situazione di “1 contro il portiere”), mentre con distanze inferiori chi ha la palla dovrà essere in grado di proteggere la palla dal ritorno del difensore.
Quando uno dei 2 palloni uscirà dal campo, tutti e 4 i giocatori (più i 2 portieri) giocheranno con quello che rimane (2c2 con porte e portieri) fino a quando uscirà anche quello. Questo dettaglio permette di allenare la capacità di transizione (attenzione/anticipazione) e altri prerequisiti tecnico/tattici in base all’età dei giocatori. Ad esempio, per giocatori della categoria Primicalci verrà stimolata semplicemente la capacità di “attenzione/anticipazione” (per il rapido adeguamento alla situazione di gioco), mentre sin dalla categoria Pulcini (lungo i 3 anni di didattica) i concetti di “smarcamento in zona luce”, “ampiezza”, “sostegno”, “triangolo”, ecc. Nell’ultimo anno della categoria potranno anche essere affrontati in maniera globale i concetti difensivi di “esco/copro”. È ovvio che questo mezzo funge anche da stimolo allenante per la rapidità senza palla. L’allenamento nei confronti della potenza aerobica (tramite l’elevata densità di gioco) è relativa alla lunghezza delle azioni di gioco e del numero di giocatori (3 elementi per fila è l’ideale); starà poi alla sensibilità dell’allenatore concedere qualche piccola pausa (verbalizzando alcuni spunti emersi dall’attività di gioco) nel caso in cui veda i giocatori particolarmente affaticati.
VARIANTI
Nella figura sopra è rappresentata una variante relativa all’utilizzo delle finte; gli 1c1 non saranno più “ad inseguimento”, ma “frontali”, in maniera tale da stimolare adeguatamente l’utilizzo delle finte nell’1c1. Può essere introdotta la seguente regola: “se segno nella stessa azione nella quale ho effettuato una delle finte analizzate in allenamento allora il gol vale doppio”. Vale sempre la regola del “2c2 quando esce la prima palla” con tutte le considerazioni fatte sopra. Nel caso in cui si voglia dare una maggiore impronta coordinativa/condizionale è possibile far precedere l’inizio dell’esercitazione da dei minipercorsi che vadano a stimolare proprio queste capacità. Nella figura sotto è riportata una “mininavetta senza palla” per il giocatore in possesso e un “minipercorso a forma di 8” per quello senza palla.
CONCLUSIONI
Questo mezzo operativo per lo sviluppo contestuale di diversi elementi tecnico/tattici è un’ottima esercitazione di sintesi e di verifica delle abilità individuali/collettive su cui si lavora nei primi anni della Scuola Calcio; risulta inoltre molto utile per sviluppare la capacità di attenzione dei portieri che dovranno badare a 2 azioni contemporaneamente. Le varianti proposte permettono di focalizzarsi (per lo meno nella fase iniziale dell’esercitazione) sulle varie componenti dell’1c1 (guida in inseguimento, finte, ecc.). Di sotto riportiamo alcuni precedenti post in cui sono stati approfonditi l’1c1 in forma analitica e globale.
Un semplice esercizio per allenare la reattività, la tecnica del tiro in porta e allo stesso tempo i portieri.
Si divide la squadra in due gruppi come in figura (ma si puo’ inserire anche un gruppo centrale), difronte a un triangolo di circa 1 metro per lato formato da dei paletti e il cui vertice dovrà distare non più di 5 mt dalla linea dell’area di rigore.
Il giocatore dovrà allungare la palla verso il vertice del triangolo, aggirare alla massima velocità lo stesso e andare alla conclusione di prima intenzione.
La palla non dovrà essere calciata al di là della linea dell’area di rigore; a discrezione dell’allenatore ciascun gruppo potrà eseguire il primo tocco di destro per poi calciare di sinistro o viceversa allungare il pallone di sinistro per concludere col piede opposto.
Le varianti di preparazione ed esecuzione del tiro verso la porta sono molteplici. Si può altresì lasciare ai giocatori la facoltà di esprimersi liberamente.
Materiale occorrente: dai 6 ai 9 paletti, palloni.
Durata dell’esercizio: a discrezione dell’allenatore e in base al numero dei giocatori.
La novità assoluta dall’Inghilterra riservata ai portieri, ma non solo!
Responseball giunge in Italia attraverso un accordo tra MisterManager.it e l’Azienda madre già famosa nel Regno Unito e fornitrice di società calcistiche quali: nazionale Scozzese, Liverpool, Arsenal, West Ham, Ipswich Town, Hibernian, Aberdeen, Blackpool, Cardiff City, Carlisle United e molti altri club semi-professionistici e di dilettanti, nonchè i relativi settori giovanili.
Il termine “Responseball” è composto da due vocaboli: “ball” che tutti conosciamo e sta per “Pallone” e “Response”, letteralmente “condizionato”, quindi pallone (dal rimbalzo) “condizionato”.
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Responseball è un pallone dedicato alla preparazione dei portieri, al miglioramento della reattività, dei riflessi, della coordinazione e grazie al modello “Max” anche della forza.
Ma può essere utilizzato anche nelle Scuole calcio in esercitazioni a finalità ludica in cui si vuole curare l’aspetto della coordinazione e della reattività in spazi e tempi minimi, quindi anche della psicocinetica.
I prodotti sono in continua osservazione, e nel tempo, gli studi e le ricerche hanno contribuito ad un miglioramento ottimale del pallone RESPONSEBALL. Ci sono ora 3 differenti modelli in catalogo: Origin, Elite e Max.
Il gruppo squadra diviso in due gruppi in base al numero complessivo. Un gruppo esegue una conduzione intorno al gruppo di giocatori centrale come in figura, l’altro gruppo esegue una serie di passaggi nello spazio delimitato. Il gruppo in conduzione,una volta finita la conduzione va al tiro , se il percorso in conduzione è stato terminato entro 30 passaggi effettuati dal gruppo centrale.
Obbiettivo dell’esercitazione:
tecnico: passaggio, conduzione, tiro;
coordinativo: capacità di valutazione spazio-temporale, capacità di orientamento, capacità di differenziazione;
condizionale: rapidità.
Varianti
Le distanze tra i due gruppi variano a seconda del numero dei giocatori presenti e delle capacità individuali.
Variare il numero di passaggi complessivi da effettuare.
Variare il numero di tocchi a disposizione del gruppo in passaggio.
Obbligare il giocatore in conduzione a toccare la palla un numero preciso di volte prima della conclusione.
Osservazioni
Il tempo per la conclusione è dato dal numero di passaggi effettuati dal gruppo. Questo numero varia in funzione delle capacità individuali del gruppo.
Materiali occorrenti
Delimitatori, palloni, porte
Di Angelo Iervolino
www.alleniamoilcalcio.net
L’esercitazione pubblicata è stata creata con Easy Sports Graphics 5.0.
Nello spazio delimitato dall’area di rigore si posizionano due porte come in figura e 4 file di giocatori ai loro lati. Si delimita una zona centrale entro la quale bisogna effettuare il passaggio e il successivo tiro. Il giocatore in possesso effettua un passaggio sul movimento incontro del compagno effettuano uno scambio ed entro il quadrato centrale si va al tiro.
Obbiettivo dell’esercitazione:
tecnico: passaggio, ricezione, tiro;
tattico individuale: smarcamento;
coordinativo: capacità di valutazione spazio-temporale, capacità di orientamento, capacità di differenziazione;
condizionale: rapidità.
Varianti:
Una volta assimilati tempi e spazi di passaggio è possibile inserire un avversario passivo sul vertice del quadrato.
Limitare il numero di tocchi.
Osservazioni:
Il movimento incontro a ricezione del passaggio deve essere effettuato in diagonale in modo da portarsi in zona luce, figurando che in traiettoria ci sia un avversario.
L’allenamento del giovane Portiere della Scuola Calcio assume una centralità rilevante nel contesto generale dell’ intera stagione e deve possedere come caratteristica predominante la possibilità di fare emergere le qualità nei vari aspetti del piccolo allievo.
Oltre alle conoscenze tecniche specifiche, occorrono da parte dell’ Allenatore capacità creative, affettive, relazionali e di ascolto. Il raggiungimento dell’ obiettivo sportivo non può essere inteso come un esito meccanico, a se stante, distaccato dalla realtà umana che forma la squadra e dalle sue innumerevoli implicazioni in termini di coinvolgimento e motivazione.
L’individuo mostra le sue modalità di approccio alla realtà secondo la propria storia e le proprie caratteristiche psicologiche che vincolano l’agire ed il mondo esperienzale con i relativi vissuti di ognuno di noi.
Le tensioni, gli ostacoli alla motivazione, la percezione di sè, la propria autostima, sono alcune delle problematiche che possono intervenire sia al momento della seduta di allenamento sia al momento della gara, interferendo sui comportamenti e che possono essere gestite al meglio grazie ad una adeguata preparazione psicologica.
Questa consiste in una metodologia attenta agli aspetti relazionali di contesto e si concentra sul rapporto tra i comunicanti, tra l’ Allenatore e l’ Allievo: si basa, quindi, prima di tutto sulla persona e poi sull’ atleta.
E’ fondamentale che si arrivi ad accettare fino in fondo l’idea che il nostro giovane Portiere, per rendere al massimo, non deve essere ben preparato solo nei vari aspetti fisici, tecnici e tattici, ma anche la sua mente deve essere in grado di dare il massimo ed il meglio al momento della prestazione.
Numerose sono le variabili che intervengono nella prestazione del Portiere che vanno dall’ età ( esperienza ) alla struttura fisica ( atleticità, altezza, ecc ) all’ ambiente ( pressioni più o meno sostenibili presenti nel contesto sportivo od extra sportivo, tipologia delle relazioni, ecc ) alle caratteristiche emotive personali ( capacità gestione dello stress, personalità, ecc ).
Chi si trova ad operare nel ruolo di Istruttore/Allenatore nella Scuola Calcio deve tenere presente e considerare l’importanza del contesto, con le sue aspettative e con le sue pressioni con cui il giovane allievo si trova a vivere ed a fare i conti.
Per evitare il rischio di sottovalutare l’influenza che rivestono i fattori storici e psicologici personali, non solo nel riuscire ad emergere, ma anche nel saper mantenere un adeguato livello di preparazione e prestazione, ogni Allenatore di Portieri deve tener presente:
il tipo di relazione che viene a stabilirsi tra Allenatore e giovane Portiere: essa permetterà o meno l’acquisizione degli apprendimenti e lo sviluppo delle capacità;
il tipo di scambio e dialogo tra Allenatore e giovane Portiere: regole chiare, riconoscimento delle aspettative maturate, contribuiscono ed intervengono significativamente sulla prestazione del giovane numero uno.
In sostanza non c’è apprendimento, e quindi sviluppo delle potenzialità ed applicazione delle capacità, se nella relazione esiste un conflitto non risolto, determinato da scarsa qualità relazionale.
Una corretta gestione dal punto di vista psicologico del giovane Portiere deve tener conto anche delle regole diverse tra i contesti di provenienza ( ad es. famiglia, realtà sociale, ecc ), delle aspettative ( verso di lui ) diverse tra i contesti di provenienza ( ad es. famiglia che lo accetta per come è dal punto di vista affettivo; società sportiva che lo accetta per quanto fà dal punto di vista della prestazione ) e del ciclo vitale, cioè del momento specifico della sua crescita ed evoluzione.
Ciò che voglio far intendere è che l’allenamento di un bambino che vuole provare a fare il Portiere non può prescindere da alcune attenzioni che nella cornice di gioco, tengano conto delle diverse variabili che partecipano alla sua motivazione ed al piacere di andare al campo, incontrare gli amici, sentirsi riconosciuto dal proprio Istruttore, dimostrare a se stesso di essere in ” grado di ” ed ai propri genitori che è bravo.
Ovviamente il ” bravo ” non deve essere inteso come da pagella, ma come una percezione personale di essere riuscito in un particolare compito o meglio ancora in un determinato intervento.
Il Preparatore dei Portieri dovrà, quindi, strutturare il proprio lavoro tenendo conto anche delle risposte emotive individuali, facilitando così l’ottenimento dei risultati attesi dal punto di vista della prestazione.
Il giovane Numero Uno, come ogni giovane atleta, ha bisogno di trovare, per l’espressione massima dei propri potenziali, le condizioni di benessere psicologico che qui va inteso come esito di modalità relazionali in cui sono estremamente chiari i ruoli, le aspettative, i modelli comunicativi al cui interno ogni individuo è impegnato.
Schematizzando l’ Allenatore dei Portieri, così come per ogni tecnico di campo, deve possedere, oltre alle competenze specifiche del ruolo, ed in questo può essere un vantaggio l’aver difeso la porta in passato, anche una sensibilità ed una attenzione agli aspetti psicologici e per cui svilupperà una strategia di lavoro che terrà in forte considerazione i seguenti aspetti:
a) psicologia dell’ individuo: analisi, valutazione ed intervento nelle seguenti aree:
attenzione
motivazione
autostima
percezione del rapporto con i compagni
b) psicologia del giovane allievo nel gruppo: osservazione ed intervento sulla:
gestione del rapporto tra il tecnico ed i giovani portieri
riconoscimento e gestione degli aspetti complementari ( riguardanti il tema delle gerarchie allenatore-atleta ) e degli aspetti simmetrici ( riguardanti il tema della prestazione/capacità di misurarsi per migliorare )
L’ Istruttore si troverà a dover fare i conti con altri e non secondari aspetti del proprio ruolo: i modelli proposti ( professionistici o dilettantistici ) e le aspettative dei genitori.
Sappiamo come oggi nella società dell’ immagine rivesta grande rilevanza apparire: poter imitare ed identificarsi con modelli importanti in una certa misura diviene altamente compensativo dei propri reali o supposti limiti.
Bisogna tenere presente di come il giovane Portiere si trovi al centro di complesse pressioni, sia interne legate alla sua crescita che lo trasforma anche fisicamente, sia esterne che lo vedono sempre più alle prese di aspettative ambientali comportamentali, progressivamente più articolate e raffinate come a scuola, nelle attività sportive, nella vita.
Anche qui gioca un ruolo fondamentale l’età del giovane ed il ruolo dell’ adulto. Manifestare ad esempio il sogno di diventare un campione, è senza dubbio legittimo ed al giovane può servire finchè rimane nell’ ambito della sua immaginazione, nel gioco dei desideri.
Altro diviene se direttamente od indirettamente entrano in gioco le aspettative degli adulti: il genitore che vede nel suo piccolo il Portiere di Serie A del futuro a cui può aggiungersi l’ Allenatore che un giorno potrà dire ” quello lì l’ho allenato io ! ” rischiano di provocare un atteggiamento nel giovane atleta di rifiuto o di frustrazione se non riesce a soddisfare le aspettative dei grandi.
L’ Allenatore che si trova impegnato a lavorare con giovani Portieri della Scuola Calcio deve tenere conto di queste molteplici variabili per potere realizzare un valido ed efficace percorso di crescita, che sia esito di una miscela corretta di competenze tecniche, psicologiche e relazionali.
Un aspetto delicato e complesso del rapporto fra l’istruttore ed il giovane portiere è rappresentato dalla correzione, sia in ambito motorio che puramente tecnico.
Partendo dal presupposto generale che la migliore metodologia didattica in questa giovanissima fascia d’età è quellaludico-induttiva, penso che in questo ruolo il ragazzino non debba essere corretto, ma accompagnato verso soluzioni migliori che troverà da solo di volta in volta, sbagliando e quindi autocorreggendosi; questo avrà ancor più la sua efficacia se l’allenatore sarà così bravo da costruire ogni volta un percorso esercitativo nuovo che spinga in maniera quasi impercettibile il giovane numero uno verso la direzione più corretta.
Va da se che nel gruppetto di lavoro ci sarà colui che progredirà più velocemente verso la giusta combinazione tecnico-coordinativa e colui che vi giungerà più tardi; ma in questa iniziale fase di sperimentazione del ruolo tutto ciò assume una importanza ininfluente in confronto al fatto che egli sappia divertirsi, che si appassioni al ruolo, e che non percepisca la situazione pressante tale da ingenerare o amplificare la paura di sbagliare.
Lapaura di sbagliare attiene alla sfera emotiva dell’ individuo, contribuendo alla tipologia della percezione del comportamento che si stà realizzando. A tale proposito va sottolineato che un ragazzino in età pre-adolescenziale può esternare un comportamento disturbato solo nel contesto di una situazione disturbata.
Si tratta di situazioni che favoriscono l’apprendimento nel portierino di convinzioni e valutazioni che possono far esprimere manifestazioni emotive disturbate.
Da corsi e studi che ho effettuato nell’ ambito della Psicologia applicata allo sport sono emersi tre principali stili educativi che favoriscono l’acquisizione delle più comuni paure di commettere errori:
stile ipercritico
E’ caratterizzato da un elevata frequenza di critiche rivolte al ragazzino sotto forma di rimproveri oppure manifestando biasimo nei suoi confronti, molto spesso mettendolo in ridicolo. Gli allenatori che adottano questo stile difficilmente notano eventuali miglioramenti, sono sempre propensi, invece, ad evidenziare gli errori, causando disapprovazione e bassa stima di sè da parte del piccolo allievo.
stile perfezionistico
Questo è sostenuto dalla convinzione che l’allievo debba riuscire bene in tutto ciò che fa e che il suo valore è determinato esclusivamente dal successo che ottiene in varie attività. In questo modo nel portierino viene modellato un atteggiamento perfezionistico che lo porta a temere in modo eccessivo la disapprovazione e la critica da parte dell’ istruttore e dalla sfera affettiva; diventano molto ansiosi quando si cimentano in attività impegnative ritenengono di valere solo ed esclusivamente se riescono bene nel loro compito e se ottengono approvazione altrui. Sono molto frequenti le ansie da prestazione.
stile iperansioso – iperprotettivo
Si manifesta principalmente per mano dei genitori che si preoccupano in modo eccessivo dell’incolumità fisica del proprio figlio e tendono a proteggere in continuazione il figlio da ogni minima frustrazione. Il ragazzino acquisirà atteggiamenti di eccessiva timidezza e paura temendo anche le più semplici gestualità a livello motorio quali correre, saltare, tuffarsi ecc.
Procedendo nella sperimentazione del ruolo, il preparatore cercherà di capire quando il giovane allievo sarà realmente pronto a mettersi in gioco ed a proseguire nel ruolo, nonostante gli inevitabili errori e le eventuali critiche che riceverà sul campo e fuori dal campo; è da questi presupposti che si potrà cominciare ad utilizzare l’errore come elemento di insegnamento e si comincerà a lavorare su come cercare lentamente a neutralizzarlo con l’ausilio di altre metodologie.
Il giovane numero uno dovrà cominciare ad avere chiaro ciò che è corretto e ciò che non lo è, ma tutto dovrà avvenire in un clima sereno dove il portierino si dovrà sentire a suo agio, e dove l’allenatore interviene senza punire, condannare o entrare in conflitto, ma proponendo esecuzioni più appaganti.
Spesso non ci si accorge che l’errore nasce dall’ istruttore che non si avvede di avere fallito nel progettare il lavoro facendo ricadere la colpa sulle incapacità degli allievi.
Nel formulare la correzione non bisognerà limitarsi a sottolineare ciò che diverge dal modello proposto, ma anche illustrare motivi e modalità più consone. Sarà molto importante che il preparatore abbia una conoscenza profonda nell’ ambito tecnico-tattico facendola emergere proprio durante la fase di correzione. Oltre ad una buona conoscenza dei modelli prestativi, il tecnico dovrà essere bravo ad osservare correttamente, posizionandosi a seconda dell’ obiettivo da valutare.
Ogni intervento correttivo potrà seguire immediatamente l’errore fatto, per evitare che ulteriori ripetizioni errate portino al suo consolidamento. Dopo l’opportuna correzione si potrà eseguire un movimento, un gesto precedentemente errato al fine di poter confrontare le sensazioni dei due differenti movimenti. Oltre all’ intervento dell’ istruttore, una forma di correzione è rappresentata dall’ autovalutazione che avviene tramite le continue informazioni sensoriali che giungono durante l’esecuzione del gesto.
Il buon preparatore è colui che osserva ed ascolta al fine di individualizzare gli interventi e le correzioni, ma soprattutto chi lavora per la crescita del giovane portiere e non per imporre il proprio ruolo.
Quattro gruppi di egual numero di giocatori si posizionano all’altezza dei quattro coni come in figura in un’area di campo pari al doppio dell’area di rigore.
I palloni vengono inizialmente utilizzati dal gruppo “A” e dal gruppo “C”.
Il giocatore del gruppo “A” passa la palla al compagno del gruppo “D” che riceve sulla corsa, controlla si porta sul fondo e effettua il traversone di nuovo per il giocatore del gruppo “A” arrivato per la conclusione.
Eseguita l’azione, dall’altra parte di campo partirà il giocatore del gruppo “C” che giocherà con “B” e così in alternanza.
inoltre, “A” va in “D” cosiccome “C” in “B” e viceversa.
Dopo il primo blocco (che può essere a tempo), invertire le posizioni originarie dei gruppi per far utilizzare a chi va al traversone l’altro piede (da figura, i rossi prendono il posto dei bianchi e contrario).
Materiale occorrente: delimitatori, palloni, porta mobile.
Il riscaldamento pre-gara è un momento importante da gestire in maniera attenta e minuziosa sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico, non tralasciando nessun aspetto, dalla scelta più opportuna delle scarpe a quella del vestiario. Infatti, la cura del guanto (che deve essere pulito e in condizioni ottimali), la decisione di indossare pantaloncini corti o pantaloni lunghi a seconda delle condizioni meteorologiche e del fondo del campo, e tante altre piccoli “grandi “ dettagli, devono permettere al portiere di scendere in campo fisicamente e direi soprattutto mentalmente sicuro e tranquillo, in modo che l’attenzione sia riversata esclusivamente sulla partita da disputare.
Deve poi seguire un adeguato programma di riscaldamento fisico in modo da portare l’atleta ad iniziare l’incontro calcistico nelle migliori condizioni. Tale preparazione comincia circa 35-40 minuti prima della possibile chiamata all’appello dell’arbitro.
Gli indumenti da indossare non devono essere quelli di gara e quindi bisogna prevedere un cambio completo che ci permetta di entrare poi in campo asciutti e puliti.
La fase di riscaldamento vero e proprio prevede poi 7 fasi distinte:
1ª Fase
Messa in moto del fisico con i piedi (5-6 minuti)
In questa fase il portiere esegue con l’aiuto del preparatore o del suo secondo una serie di passaggi semplici di piede, calciando il pallone di prima, con due tocchi, al volo, a mezz’altezza, di collo, di piatto. Il tutto và fatto in modo tranquillo, giusto per iniziare a prendere dimestichezza con il terreno di gioco e con il pallone.
2ª Fase
Vascolarizzazione e allungamento della muscolatura (7-8 minuti)
Fase molto importante in cui si inizia il vero e proprio riscaldamento del corpo. In questa fase si alternano esercizi di presa del pallone restando fermi sul posto coadiuvati sempre da un compagno. Si cerca di interessare tutte le fasce muscolari eseguendo le esercitazioni ad un buon ritmo. Curare poi tra un esercizio ed un altro la fase di stretching che deve essere adeguatamente eseguita.
3ª Fase
Esercizi con la palla in porta (7-8 minuti)
Iniziare con esercitazioni per la presa facendo calciare il nostro aiuto sulla persona e concentrandosi sulla presa ottimale del pallone. Passare poi a delle prese fatte solo con spostamenti laterali con palloni lanciati rasoterra, a mezz’altezza, rimbalzanti. Analogamente passare a palloni lanciati nella stessa sequenza ma questa volta andando in tuffo. Gli interventi devono essere svolti nella misura di 4-6 ma alla massima velocita’, consentendo sempre un adeguato recupero. Prevedere anche un’esercitazione per la reattività che può essere ad esempio eseguita ponendosi spalle al compagno in porta girandosi ad un suo cenno vocale e parando il pallone lanciato nella nostra direzione.
4ª Fase
Palle alte (7-8 minuti)
Il portiere si sistema in porta e và in uscita alta su cross del preparatore o del suo secondo eseguiti da varie direzioni
5ª Fase
Tiri in porta (4-5 minuti)
Sempre in porta ma questa volta vengono effettuati una serie di tiri
6ª Fase
Rinvii (3 minuti)
Il portiere effettua alcuni rinvii dal fondo, alcuni rinvii con palla in mano ed alcuni rilanci su passaggio indietro.
A questo punto termina la fase di riscaldamento e il portiere può tornare nello spogliatoio per iniziare la vestizione -gara. Dopodiché ha inizio la 7ª ed ultima fase del nostro programma che riguarda la preparazione mentale.
7ª Fase
Preparazione mentale (3-4 minuti)
L’allenamento mentale è importante perché consente di correggere eventuali pensieri che possono influire sulla prestazione. Il controllo della mente porta il portiere a trovarsi pronto, sicuro di se stesso. Il portiere deve eliminare agitazioni o paure in modo tale da concentrarsi solo ed esclusivamente sulla prestazione. In questa fase, anticipa mentalmente i movimenti che potrebbe eseguire durante la partita secondo la loro successione, immaginando la parata finale.
Ogni dettaglio và immaginato e mentalmente ripassato: sistemare la barriera, ricercare la posizione, immaginare il tiro, effettuare una presa alta, ecc.. Tutto questo deve essere attivato nel minor tempo possibile, in modo tale da migliore i tempi di risposta, e immaginare il tutto porta il cervello in una condizione di allerta che lo rende più pronto nel memento in cui bisogna effettuare il gesto tecnico più appropriato alla situazione che si verrà a creare.
Gino De Luca
Allenatore di base e preparatore dei portieri.