Tag Archive: Partite a pressione

  1. Tattica di reparto: transizione offensiva e difensiva

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    In questa esercitazione che presenta componenti di tattica collettiva, legati alla fase di possesso, di non possesso e alla fase intermedia di transizione si parte da una situazione di inferiorità numerica dei difensori.

    Il portiere calcia il pallone a uno dei tre attaccanti. Questi dovranno impostare un’azione finalizzata alla realizzazione del gol. Nel momento in cui il portiere calcia la palla, i due difensori dovranno affrontarli prendendo cura di darsi copertura reciproca, non farsi mai trovare allineati e neutralizzare eventuali tagli e sovrapposizioni per difendere la porta.

    La transizione avrà rapidamente inizio dal portiere attraverso la rimessa in gioco del pallone con le mani per i difensori che potranno avvalersi della collaborazione di due compagni in più; questi partiranno veloci e posizionati larghi dalla zona di fondo campo contrassegnata dai delimitatori quando:

    • uno degli attaccanti tira e segna un gol (si fa passare rapidamente un altro pallone da un collaboratore posto all’esterno del campo);
    • uno degli attaccanti tira fuori (vedi sopra);
    • uno degli attaccanti tira e il portiere para (farà ripartire egli stesso il gioco).

    Si passa quindi a una transizione (positiva per i difensori), finalizzata alla realizzazione di una rete nelle due porticine disposte come da video.
    Materiale occorrente: palloni, casacche, (delimitatori), porte piccole.

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    A cura di Claudio Damiani coach, match & video analyst

    ss-logo

  2. Pressing ultraoffensivo: esercitazione ad alta intensità

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    3>4 per il pressing ultraoffensivo; Esercitazione tattica con integrazione della componente aerobica.

    Su un campo dalle dimensioni di 24×36 metri si affrontano 3 attaccanti contro 4 difensori. I difensori, due per ogni metà campo, possono giocare solo a due tocchi e non possono oltrepassare la stessa. In fase di possesso, possono giocare con i compagni posti nell’altra metà, inducendo gli attaccanti all’azione collettiva di pressing per la conquista del pallone.

    Obiettivi: per gli attaccanti, pressing, conquista e gol; per i difensori, coperture difensive e possesso di palla; intensità massima e limitazione assoluta delle pause di gioco.

    Quando la palla esce dalle linee laterali il gioco riprende velocemente dal portiere situato nella metà campo opposta a quella in cui è uscita che la giocherà con i difensori. Un punto per ogni rete siglata dagli attaccanti e per ogni sequenza di 8 passaggi consecutivi dei difensori.

    Durata dell’esercitazione: 2’ a ripetizione con recupero di 45” tra l’una e l’altra. Materiale occorrente: palloni, delimitatori, porta/e mobile/i.
    Variante: si può permettere a uno dei difensori di cambiare zona creando una situazione di 3>3.

    3vs4 per il pressing ultraoffensivo

    ss-logo

     

    A cura di Claudio Damiani

  3. Esercitazioni atletiche combinate a partite a pressione

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    ESERCITAZIONE ATLETICA CON PALLONE: LAVORO COMBINATO TRA POSSESSO PALLA E CCVV (CORSA CON VARIAZIONI DI RITMO)

    Partita a pressione 1

    PREMESSA

    Quest’esercitazione, che ho ritrovato in una mia vecchia raccolta di 4 anni fa, ricordo che la vidi in qualche video (dopo 4 anni non ricordo dove l’avevo vista fare e questa premessa ritengo sia d’obbligo visto che non mi prendo i meriti per questo lavoro) e la proposi con enorme successo. Io ho aggiunto solo qualche variante nel corso del tempo

    SVOLGIMENTO

    Campo di gioco: metà campo

    Giocatori coinvolti: almeno 12

    Palloni: in gran numero

    Altro materiale: 6 ostacoli di 40cm

    All’interno di una metà campo si collocano 6 ostacoli come da figura, 4 in prossimità degli angoli del campo e 2 attaccati al centro del campo.

    Due squadre da 6 giocatori (6v6, ma possiamo giocare anche 7v7 o al massimo 8v8) si fronteggiano in un possesso palla a tema, dove l’obiettivo principale è lo smarcamento.
    Si ottiene difatti 1punto trasmettendo palla ad un compagno con la palla che passa tra un ostacolino. Fin quì nulla di nuovo …

    Al termine dei 3′ di gioco il mister fischia e le 2 squadre si portano davanti all’ostacolo (A).
    Da quì, una squadra per volta, si esegue la seguente esercitazione:

    -salto ginocchia al petto a superare (A)

    -ci si porta in (B), salto laterale

    -ci si porta dietro (C) e balzo ginocchia al petto superando l’ostacolo

    -si corre verso (B), salto laterale

    -ci si porta dietro (D) e lo si salta ecc…

    L’esercitazione termina in (A)

    L’uscita dal centro del campo all’esterno è LENTA, mentre l’entrata è VELOCE

    Untitled 2

    La squadra che ha vinto il possesso palla decide se iniziare per prima o far cominciare l’altra squadra.

    Terminata l’esercitazione per entrambe le squadre si recupera 1′-1’30″ (a seconda del tempo impiegato per completare la parte ” a secco” dell’esercitazione) e poi si riparte col possesso palla.

    NOTE E OSSERVAZIONI

    -Il doppio ostacolo al centro del campo serve per non scontrarsi durante la parte fisica, in quanto capiterà che 2 giocatori della stessa squadra si incrocino nel mezzo, con un giocatore che entra ed uno che esce. Col doppio ostacolo anche se 2 giocatori si incrociano hanno comunque un ostacolo a testa da poter saltare

    Il numero di serie dipende dalla categoria con cui lavoriamo e dal campionato che affrontiamo
    -E’ chiaro che aumentando o diminuendo il
    numero di componenti per squadra il carico fisico cambia e di ciò dovremmo tenerne conto sia in un senso sia nell’altro

    -Possiamo anche aumentare o diminuire le dimensioni del campo di gioco

    -Possiamo giocare a tocchi liberi o a tocchi vincolati

    -Possiamo utilizzare anche 1 o 2 Jolly se vogliamo facilitare il mantenimento del possesso

    -Possiamo aumentare o diminuire il tempo di lavoro del possesso palla

    ESERCITAZIONE TECNICA COL PALLONE: MINI PARTITE AI QUATTRO ANGOLI DEL CAMPO. LAVORO INTEGRATO

    small-sided games

    Campo necessario: tutto campo

    Giocatori coinvolti: tutti inclusi

    Palloni: in gran numero

    Allenatori/Assistenti: minimo 2, ottimale sarebbe essere in 4

    Ai 4 angoli del campo formiamo 4 campetti di gioco. Le dimensioni dei campi variano a seconda del numero di giocatori coinvolti, 2v2, 3v3, 4v4.

    In ogni campo posizioniamo poi 2 porticine, una per parte e un paletto al centro del campo.

    Dividiamo ora la squadra su tutti e 4 i campi. Con 16 giocatori possiamo svolgere dei 2v2 (4 giocatori per campo); in alcuni campi possiamo giocare 2v2 e in altri 3v3, a seconda del numero di giocatori che abbiamo a disposizione. Il vantaggio di questa proposta è che riusciamo a coinvolgere tutti

    In ogni campo si disputa quindi una mini-partita con l’obiettivo di segnare nella porticina della squadra avversaria.

    Al fischio del mister, ogni 1’30″-2′, ogni squadra dovrà toccare in primis il paletto posto al centro del proprio campo (così tutti compiono la stessa distanza) per poi cambiare di campo in allungo e portarsi sul campo opposto in diagonale.

    Arrivati sul campo opposto bisognerà toccare il paletto centrale prima di poter partecipare al gioco. Il primo giocatore che arriva nel campo, dopo aver toccato il paletto, può già iniziare a giocare (senza dover aspettare gli altri). Ciò comporta un maggior “desiderio” di arrivare per primi sul campo.

    Al successivo fischio le squadre cambiano ancora di campo e così via.

    NOTE, OSSERVAZIONI E VARIANTI

    -Non ho parlato di tempi di lavoro e di recupero.. questo perchè sono troppo variabili a seconda della categoria con cui lavoriamo e sono condizionati anche dal tipo di campionato che affrontiamo. L’esercitazione potrebbe durare dai 6′ fino ai 10-12′, dipende dalla categoria. Così come gli intervalli tra un fischio e l’altro (del tecnico) potrebbero essere aumentati o diminuiti, aumentando o diminuendo il carico fisico dell’esercitazione

    -Possiamo anche pensare di posizionare dei Jolly in alcuni campi per lavorare su inferiorità e superiorità numerica. I Jolly chiaramente cambiano anch’essi di campo

    -Sarebbe fondamentale essere in 4 allenatori/assistenti per controllare ciascuno un campo ma sappiamo che questa possibilità la ritroviamo solo tra i professionisti. Essere in 2 consente almeno di controllare 2 campi ciascuno e di mettere in gioco un pallone quando questi esce a particolare distanza. Inoltre il/i tecnico/ci avrà cura di far trovare già un pallone nel campo nel momento in cui arriva un altro gruppo sul cambio campo

    -Possiamo limitare il numero di tocchi ma sinceramente eviterei questa possibilità

    -Possiamo anche tracciare un area a mezzaluna davanti le porticine per far sì che la squadra in difesa non stazioni davanti alla porta. Dentro ogni area non potrà stazionare la squadra in difesa. Possiamo anche assegnare 1punto extra in caso di passaggio filtrante per un compagno che s’inserisce e riceve dentro l’area avversaria e segna

    -Possiamo anche assegnare 1 punto ad ogni 1-2 eseguito. Questa possibilità ci permette di lavorare sulla ricerca della collaborazione in fase di possesso

    -Possiamo anche aumentare la distanza da percorrere in allungo, come ad esempio “diagonale e lato corto” oppure “diagonale-diagonale” (tornando in pratica nel proprio campo). E’ chiaro che se aumentiamo la distanza dovremmo anche variare il tempo di recupero e di lavoro.

    Diego Franzoso

  4. Quale Potenza Aerobica nel calcio?

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    (Aggiornato al 02/06/2023)

    Abbiamo accennato all’importanza di avere, nel calcio, un potenza aerobica adeguata per prevenire cali di performance durante la gara (dopo le azioni particolarmente intense) e nella fasi finali della stessa. Ma quale potenza aerobica serve al calciatore?

    La domanda può sembrare “fuori luogo”, in quanto si potrebbe rispondere che la potenza aerobica si misura in ml/Kg/min di ossigeno (millilitri di ossigeno su Kg, al minuto), oppure al limite con una velocità ottenuta da un test incrementale.

    La domanda di sopra invece, cerca di approfondire quali sono le variabili, tra quelle che influenzano questa qualità, che possono maggiormente essere determinanti nel calcio rispetto ad altre. È il funzionamento dell’apparato cardiovascolare? È la soglia anaerobica?  È il rendimento energetico?

    Dal modello funzionale del calcio, sappiamo che la preparazione atletica del calciatore è estremamente multifattoriale, quindi è ben difficile dare una risposta esaustiva alla domanda del titolo.

    Quello che faremo, è comunque cercare di capire le differenze tra dilettanti e professionisti che emergono dalla bibliografia internazionale, al fine di avere spunti interessanti per la programmazione dell’allenamento. Ma incominciano con l’analisi di un primo studio molto interessante del 2011.

    Dellal et al 2011, J Strength Cond Res

    I ricercatori hanno confrontato la Massima Potenza Aerobica su percorso lineare e i livelli di fatica (fatica percepita, livello del lattato, frequenza cardiaca) durante minipartite (da 2c2 a 4c4) in 2 gruppi di calciatori: uno di livello internazionale e l’altro di 4° divisione Francese (che equivale all’incirca alla nostra 3° categoria). Il risultato che colpisce particolarmente, è che malgrado i due gruppi di calciatori avessero una velocità aerobica massimale paragonabile nella corsa lineare (intorno ai 17Km/h), i calciatori professionisti:

    • Effettuavano un volume maggiore di metri ad alta/altissima velocità durante le minipartite (considerazione comunque “parziale” in quanto non sono state analizzate le accelerazioni/decelerazioni come nei criteri della potenza metabolica).
    • Giocavano le minipartite con un minor livello di fatica percepita (RPE) e presentavano livelli di lattato inferiore.
    • Effettuavano meno errori di natura tecnica (maggior numero di passaggi riusciti).

    Che considerazioni possono essere estrapolate da questi risultati? Sembra che i calciatori professionisti non siano tanto dotati di un maggior potenziale aerobico espresso sulla corsa lineare, ma

    riescano ad esprimere il loro potenziale con maggior efficienza energetica durante il gioco; in altre parole hanno un potenziale aerobico lineare paragonabile a quello dei dilettanti, ma riescono ad esprimerlo meglio in funzione del gioco!

    potenza aerobica palla

    La causa di questa differenza risiede probabilmente negli aspetti coordinativi del movimento; di conseguenza

    l’abilità di adattarsi (sopratutto con i cambi di direzione in maniera efficiente e poco dispendiosa dal punto di vista energetico) alle situazioni e ai movimenti del calcio è l’abilità atletica che dal punto di vista metabolico differenzia maggiormente dilettanti e professionisti!

    Una conferma la possiamo avere dallo studio di Paul et al 2016; anche se la variabile approfondita era l’agilità, i ricercatori videro come atleti di livello superiore (sport di squadra) avevamo migliori tempi di reazione, maggior precisione nei movimenti, posizionamento più accurato dei piedi e maggiore stabilità nell’affondo lineare. Questi risultati sostengono le considerazioni fatte sopra, nelle quali viene sottolineata l’efficienza dei gesti come discriminante principale nella potenza aerobica tra dilettanti e professionisti.

    La Juve ed i dilettanti

    In questo capitolo voglio soffermarmi su un aspetto molto pratico, che ritengo altrettanto utile per spiegare lo stesso fenomeno. Mi avvalgo di una pubblicazione di Roberto Sassi (a questo link è possibile trovare la presentazione) in cui mostra la progressione dei carichi aerobici durante il periodo preparatorio della Juve (dati pubblicati nel 2015); a pagina 21 della presentazione mostra i carichi di lavoro della seduta più impegnativa, presumibilmente quella che corrisponde ai carichi di lavoro che un calciatore di serie A riesce a sostenere durante la stagione. Essendo questi protocolli analoghi a quelli che faccio io (ed altri) nei dilettanti, ci offre un ottimo spunto per confrontare le qualità in corsa lineare e a navetta (cioè con cambi di direzione). Vediamo ora i protocolli in questione confrontando quelli utilizzati in Prima Categoria/Promozione (protocollo non personalizzato) e quelli del gruppo dei più lenti della tabella presentata sempre a pag 21.

    Già ad una prima occhiata è possibile notare come ciò confermi la ricerca di Dellal et al 2011 descritta sopra; in altre parole, nei protocolli lineari la differenza è minima, mentre quando si utilizzano i cambi di direzione (navette) il divario è particolarmente evidente.

    Ma andiamo a fare un ulteriore approfondimento (per quantificare le diversità), indicando le potenze metaboliche erogate dai vari protocolli. Per i protocolli lineari useremo il foglio di calcoli pubblicato da Colli 2012, mentre per i protocolli a navetta, sempre quella del prof. Colli. È mia opinione (in base alle mie esperienze personali) come probabilmente la tabella a navetta sovrastimi il costo energetico rispetto a quella lineare; forse perché il campione utilizzato erano studenti di Scienze Motorie e non  calciatori, che probabilmente hanno migliori costi energetici nei cambi di direzione; in ogni modo questa considerazione è ininfluente nel confronto che andremo noi a fare.

    Preciso che i dati della Juve nel protocollo a navetta sono stati ridotti dell’11.5% perché il tempo di lavoro è dimezzato rispetto al protocollo dei dilettanti; infatti, secondo Colli 2013, al raddoppiare del tempo di lavoro, la potenza si riduce dell’11.5% (dati estrapolati dal rapporto potenza/durata nei record del mondo del mezzofondo).

    Bene, anche confrontando la Potenza metabolica, appare evidente come nell’intermittente lineare gli scarti siano minimi, mentre nel protocollo a navetta siano quasi abissali.

    Ma quali possono essere le variabili che influenzano tale differenza?

    • Volume e qualità dell’allenamento del calcio professionistico maggiori rispetto a quello dilettantistico.
    • Doti coordinative e neuromuscolari che i calciatori di talento hanno innate rispetto a chi gioca a livello dilettantistico.

    Probabilmente entrambe le risposte sono valide contemporaneamente, ma quello che a noi interessa è il cercare di trovare spunti interessanti per chi opera in ambito dilettantistico.

    Il primo spunto a mio parere è una conferma di quanto già affermato in un precedente articolo, “non è possibile parlare d’allenamento atletico specifico senza considerare l’uso della palla! Infatti, analizzando i vari dati, si comprende come sia impossibile allenare a secco (cioè senza l’uso della palla) un insieme di cambi di direzione e di velocità/accelerazioni/decelerazioni della durata così breve e d’intensità così variabile!”.

    Il secondo spunto è relativo all’importanza della coordinazione: i dilettanti non hanno lo stesso tempo a disposizione dei professionisti per allenarsi, per questo motivo, a mio parere, è fondamentale concentrare in alcuni momenti della settimana importanti stimoli coordinativi, sia di natura non massimale, che massimale. Com’è stato visto dalla ricerca di Venturelli 2008, ne può beneficiare sia la tecnica che la rapidità.

    Non solo, anche i lavori aerobici a secco (quando fatti) dovrebbero rispondere all’esigenza di stimolare la coordinazione il più possibile, andando incontro a quelle che sono le esigenze funzionali del calciatore. Potete trovare un elenco di protocolli di lavoro (sottoforma di Fartlek) nel nostro post dedicato all’allenamento generale.

    Conclusioni

    L’efficienza atletica e la coordinazione con la quale i professionisti applicano i propri livelli di potenza aerobica (e muscolare) alle situazioni di gioco, sono alcuni degli elementi che fanno la differenza rispetto ai dilettanti. Di conseguenza è plausibile ipotizzare che il potenziale atletico (aerobico e muscolare) vada incrementato tramite il lavoro generale (che comunque deve rispondere a determinati criteri di specificità), ma “trasformato” al gioco tramite un allenamento atletico specifico che non può assolutamente escludere il gioco con la palla! Sta poi alla bravura e alla sensibilità degli staff che compongono le società a comprendere ed intuire la percentuale dei vari lavori da utilizzare in base alle situazioni contingenti.

    Se vuoi leggere i risvolti pratici di questo approfondimento puoi leggere il nostro articolo “la potenza è nulla senza controllo“.

    Se ti è piaciuto l’articolo e vuoi rimanere informato sulle nostre pubblicazioni ed aggiornamenti, collegati al nostro Canale telegram gratuito dedicato alla preparazione atletica nei dilettanti. Potrai scaricare anche la nostra mini-guida sull’argomento.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it

  5. È giusto parlare di “rivoluzione della misurazione della potenza metabolica nel calcio”? (seconda parte)

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    (Articolo aggiornato il 10/02/2021)

    In questa seconda parte parleremo di allenamento specifico nella preparazione atletica del calciatore; nel precedente post abbiamo visto come non si possa trattare di allenamento specifico senza tenere in considerazione l’utilizzo della palla e della “situazione” (cioè strutture esercitative che richiedano al giocatore di adattarsi alla situazione di gioco, come un possesso palla, gioco di posizione, small side games, ecc.). Ciò non significa che l’allenamento a secco non sia importante, ma questo lo analizzeremo nel prossimo post.

    Ma riprendiamo dove ci eravamo fermato nell’articolo precedente, cioè i 3 paradigmi della preparazione condizionale del calciatore.

    potenza metabolica calcio

    Mi riaggancio al terzo punto, quello oggi probabilmente più sottovalutato, con un esempio: è inutile avere un grande potenziale neuromuscolare/metabolico se non si entra in campo con il “coltello tra i denti” (metaforicamente parlando) per tutti i 90’. Tale atteggiamento (tolleranza allo stress specifico) è presumibile che possa essere allenato in un certo modo anche in allenamento.

    Ad esempio, con partite a tema in inferiorità/superiorità numerica, giocare senza portiere (ma con la porta regolare), determinare un gol subito ad ogni fallo (o ad ogni protesta), oppure far fare lavoro fisico supplementare (magari per la parte superiore del corpo, in maniera tale da non incidere sull’incidenza infortuni) per chi perde la partita a tema. Sono tutti elementi che mettono in risalto gli aspetti emotivi e cognitivi che si possono presentare in partita, abituando il giocatore a gestire con maggiore disinvoltura questi momenti.

    Prima di passare ai concetti di allenamento generale e specifico, concludo il discorso sulla match analysis condizionale con un’immagine che indica a cosa effettivamente serva.

    match analysis

    Allenamento Generale e Specifico nella preparazione atletica del calciatore

    Senza addentrarci eccessivamente sugli aspetti didattici della metodologia di allenamento, possiamo dire che i mezzi di allenamento che ricalcano in misura maggiore (rispetto ad altri) le caratteristiche  dello sport considerato (cioè presentano una maggiore aderenza al modello funzionale) si possono classificare come “mezzi specifici”.  I mezzi che invece hanno un indirizzo allenante prevalente su una o poche qualità del calciatore (come può essere la potenza muscolare) possono essere considerati come “mezzi generali”.

    Dal punto di vista didattico, in ogni disciplina sportiva esiste l’allenamento generale (che tende ad incrementare le singole potenzialità necessarie dell’atleta e a prevenire gli infortuni) e quello specifico (che permette di indirizzare lo sviluppo delle potenzialità verso un massimo utilizzo e rendimento in gara).

    È ovvio immaginare come il solo allenamento generale non permetta di rendere le qualità atletiche “al servizio del calciatore”; allo stesso tempo, anche l’allenamento generale (che per semplificazione si potrebbe considerare quello “a secco”, cioè senza palla) deve rispondere a criteri di specificità. Ad esempio, non si può allenare un calciatore come un velocista, perché quest’ultimo corre prevalentemente in linea retta, mentre le qualità neuromuscolari del calciatore devono rispondere a repentini cambi di direzione e di velocità in base alla lettura delle situazioni di gioco. Anche la potenza aerobica è diversa da quella di un mezzofondista (per questo è inutile fare le “ripetute” che si facevano una volta), in quanto nel calcio ha una forte dipendenza dall’efficienza energetica nei cambi di direzione.

    Lo stesso lavoro di prevenzione infortuni deve seguire i concetti dell’allenamento funzionale nel rispetto dei movimenti e delle catene, ma anche essere eseguito con grande variabilità esecutiva, stimolando anche la forza eccentrica e la coordinazione.  Ma facciamo un esempio per comprendere meglio: se io effetto un cambio di direzione di 180° (navetta) alla massima intensità, le mie catene muscolari (in particolar modo quella estensoria: quadricipite, glutei, polpacci, ecc.) saranno sottoposte ad una forte tensione eccentrica nella frenata, tensione che difficilmente riuscirei a raggiungere con lavoro di potenziamento con i pesi.

    Se invece facessi dei cambi di direzione di 30°, con vincolo dell’appoggio del piede esterno nel cerchio nel momento del cambio (vedi parte destra dell’immagine sotto), allora le difficoltà sarebbero primariamente coordinative; infatti, in questo caso sarà necessario ottimizzare prevalentemente la frequenza del passo lavorando primariamente sulla catena posteriore, sede anatomica di diversi infortuni (esempio flessori della coscia) proprio per la difficoltà che possono avere gli hamstring nel coordinare i movimenti di flesso/estensione di anca e ginocchio.

    calcio cambi di direzione

    I 2 mezzi allenanti proposti sopra, potrebbero essere considerati primariamente esercizi per la rapidità, ma invece hanno impatto anche sulla prevenzione infortuni.

    Ma quanto tempo occorre dedicare all’allenamento generale e quanto all’allenamento specifico?

    Dipende dalle capacità di uno staff tecnico (sia composto dal solo allenatore che da più personale) di interpretare le proprie “conoscenze” ed applicarle al giusto contesto. Quando parliamo di “conoscenze” non ci riferiamo solamente all’esperienza, ma anche alla disponibilità di “aggiornarsi e sviluppare senso critico”!!!  Ma quali sono le variabili principali che influenzano i vari contesti? Sono queste:

    • Caratteristiche e disponibilità qualitativa/quantitativa dello staff tecnico.
    • Condizioni dei campi ed attrezzatura a disposizione.
    • Età dei calciatori e caratteristiche (anche tecnico/tattiche e comportamentali) del gruppo.
    • Scelte contestuali dello staff come lacune di tipo tattico da colmare con maggiore urgenza.
    • Momento della stagione: è ovvio che durante la preparazione precampionato, l’intensità del carico allenante debba essere inferiore (e maggiormente generale), perché i giocatori non hanno ancora le capacità di recupero dell’in-season.

    Caratteristiche allenamento specifico

    Abbiamo più volte ribadito come non si possa parlare di allenamento specifico senza prendere in considerazione l’uso della palla e della “situazione”. Ovviamente non tutti i mezzi specifici sono uguali; basta pensare alla differenza tra un gioco di posizione con 11 giocatori ed un 2c2 con le sponde. Per questo motivo, esistono un’infinità di tipologie di esercitazioni, ma per comodità, a mio parere è possibile classificarle primariamente in base allo schema indicato sotto.

    calcio allenamento specifico

    Questa ovviamente è solo una suddivisione che personalmente utilizzo (a livello dilettantistico, senza GPS) per codificare i mezzi allenanti di questo tipo; avendo la possibilità di studiare con GPS e software adeguati per analizzare il carico esterno dei giocatori, ovviamente si possono effettuare ulteriori classificazioni in base alle caratteristiche che emergono nella sinottica. Ma andiamo a spiegare meglio questa mia suddivisione:

    • Intensità metabolica: naturalmente questo tipo di esercitazioni dovrebbero avere una potenza metabolica media superiore a quella della partita, e svolte in serie intervallate da pause (più o meno attive). È ovvio che i mezzi intensivi saranno caratterizzati da un’intensità aerobica maggiore, con meno giocatori e con durata inferiore, come il 2c2 con le sponde. Quelli estensivi invece, avranno serie di durata superiore (utilizzano solitamente più giocatori), ed intensità inferiori, ma pur sempre superiori a quelle della partita, come può essere in un possesso palla.
    • Caratteristiche Neuromuscolari: si differenziano in base a quale caratteristica muscolare è principalmente allenata. La maggior parte di queste si inseriscono in quelle in cui sono dominanti le accelerazioni/decelerazioni (solitamente effettuate su spazi stretti), mentre sono più rare quelle in cui sono presenti velocità elevate. Di norma, per entrare nella seconda tipologia, un’esercitazione deve proporre almeno 2 porte ad una certa distanza (vedi il Back-to-Back al 16° minuto di questo video) o dei possessi su campi di dimensione abbastanza elevata.

    A queste 2 variabili ne va aggiunta una terza (per categorizzare la tipologia di mezzo specifico), che è la finalità tecnico/tattica; ovviamente quest’ultima deve essere concordata con l’allenatore in base alle esigenze che questo può avere. Ad esempio, ci si può focalizzare sulla tecnica calcistica proponendo esercitazioni con pochi uomini (così toccheranno tanti palloni), dei possessi palla (se la finalità questo fondamentale) oppure usare 2 o più porte (se l’obiettivo è la finalizzazione o l’apertura del gioco). Se si vuole che l’esercitazione raggiunga il massimo livello di integrazione con l’aspetto tattico (cosa non strettamente necessaria se l’obiettivo dell’esercitazione è un’altro) è fondamentale che sia strutturato anche in base al modello di gioco o i principi di base che utilizza la squadra.

    Riporto sotto alcuni arrangiamenti (che si possono fare anche in corso d’opera, durante la seduta) per modificare le caratteristiche del mezzo allenante:

    • Incitando i giocatori incrementa l’intensità: ciò va fatto comunque con dovizia, intervenendo principalmente se si vede che cala la concentrazione o l’intensità.
    • La riduzione dei tocchi incrementa l’intensità: attenzione a non diminuire questo parametro in presenza di giocatori con limitate qualità tecniche o scarsa visione di gioco.
    • L’aumento delle dimensioni incrementa l’intensità: attenzione però che l’incremento degli spazi non deve andare a discapito dell’impatto della finalità tecnico/tattica del mezzo allenante. In altre parole, in spazi eccessivamente ampi, si rischia di facilitare il dominio della palla rendendo l’esercitazione meno allenante dal punto di vista tecnico/tattico.
    • I Jolly (quando presenti), solitamente lavorano ad intensità inferiore rispetto agli altri giocatori (perché non devono “recuperare palla”), quindi è da preferire abbinare a questo ruolo i portieri, o chi è da poco tornato da un infortunio.
    • Quando si utilizzano mezzi con pochi giocatori (esempio 2c2 o 3c3) c’è maggiore diversità nell’intensità tra giocatore e giocatore.
    • L’organizzazione con questi mezzi richiede un lavoro logistico particolarmente importante; è necessario avere sempre palloni disponibili e saper come modificare regole e dimensioni del campo in base alle difficoltà incontrate o ad un numero di giocatori non atteso.
    • Uso dei “giocatori sponda”: quando si usano un numero di sponde pari al numero di giocatori in campo, la potenza metabolica media (tra quando si gioca e quando si fa la sponda) è inferiore rispetto a quella di partita (sono invece più elevate le accelerazioni/decelerazioni). Ciò avviene ad esempio in un 4c4 con 4 sponde per squadra. Per aumentare l’intensità, è possibile diminuire il numero di giocatori (esempio 2c2 con 2 sponde per squadra) o mettere un numero di sponde inferiore rispetto ai giocatori (5c5 con 3 sponde per squadra).

    Riporto sotto alcuni mezzi allenanti che potete trovare nel nostro blog:

    Invece nei 2 link sotto potete trovare la preparazione specifica del difensore

    Limiti dell’allenamento specifico

    Come ripeteremo sempre, l’allenamento ottimale presume un buon bilanciamento tra il lavoro Generale e quel Specifico. Infatti, quello specifico presenta dei limiti; prendendo spunto dall’esperienza di professionisti che hanno operato ampiamente nel settore, riporto sotto alcune conclusioni:

    • Un utilizzo spropositato di questo mezzo allenante non permette lo stesso sviluppo e mantenimento delle qualità aerobiche del lavoro a secco (Roberto Sassi).
    • Con il progredire del numero di ripetizioni (all’interno della stessa seduta), l’intensità dell’esercitazione tende a calare (Roberto Colli). Stessa cosa se lo stesso mezzo allenante viene riproposto troppe volte.
    • L’intensità dell’esercitazione non è omogenea (differenze tra giocatore e giocatore), perché i giocatori più tecnici (soprattutto quelli con maggiore visione di gioco) tendono ad avere meno necessità di correre; stessa cosa per quelli che hanno meno voglia di “fare fatica”.

    Conclusioni

    Possiamo concludere che malgrado oggi i big data ci diano una mole di informazioni particolarmente importanti, l’allenamento atletico (e non solo) nel calcio è ancora un’arte, che deve considerare sicuramente quello che emerge dai dati oggettivi, ma ottimizzare il tutto in base a fattori non lineari, cioè quelle caratteristiche che determinano le individualità, il loro ruolo all’interno del sistema e l’interazione tra queste variabili con gli aspetti cognitivi (neuroscienze).

    Le ultime parole le spendo per chi, come me, lavora in ambito dilettantistico; la carenza di mezzi e il poco tempo a disposizione non permette di programmare il lavoro (soprattutto l‘individualizzazione dell’allenamento) come viene fatto a livello professionistico. Proprio questo richiede ancor di più la necessità di fare delle scelte sui tipi di lavoro da far eseguire; non esiste una sola “via metodologica” per raggiungere l’obiettivo, ma esiste l’obiettivo, che può essere raggiunto non necessariamente sempre attraverso la stessa “strada”.

    Il principio giusto è uno…i metodi sono tanti!

    Darcy Norman: preparatore atletico nazionale tedesca

    Insieme alle competenze, serve anche creatività ed intuito, oltre a motivare i propri atleti, facendo capire che si sta facendo del proprio meglio per trasmettere loro delle competenze; se si opera in questo modo, le soddisfazioni (soprattutto dal punto di vista umano) non saranno poi così diverse da quelle che si possono avere in ambito professionistico.

    Per chi volesse approfondire l’utilizzo degli Small Side Games come mezzi allenanti per le componenti atletiche specifiche (e non solo), consigliamo il webinar di Andrea LicciardiSmall Sided Games: evidenze scientifiche ed esercitazioni pratiche. In questo corso viene approfondito il peso delle possibili variabili sugli aspetti allenanti di ogni mezzo; dimensioni del campo, numero di giocatori, obiettivo dell’esercitazione (gol o possesso), presenza di giocatori speciali (jolly, portiere, sponda, ecc.) e tipo di marcatura sono solo alcune delle possibili variabili che vanno ad incidere sia sulla condizione atletica, che sul potenziale tecnico e tattico del giocatore.

    Conoscere come modulare il potenziale allenante di questa tipologia di esercitazioni, è fondamentale per un lavoro integrato che permette (soprattutto a livello dilettantistico) di ottimizzare il poco tempo a disposizione.

    In questo Webinar si parte da quello che attualmente emerge dalla bibliografia internazionale, per poi trasmettere tutte le competenze necessarie per padroneggiare al meglio gli SSG.

    Puoi accedere a questo ed altri Webinar sottoscrivendo uno dei piani d’abbonamento mensili ed annuali a Performance Lab (garanzia 14 giorni). Applicando il Codice Promozionale MISTERMANAGER al momento dell’acquisto, avrai lo sconto del 10%.

    Se ti è piaciuto questo articolo, connettiti al mio profilo linkedin per rimanere informato sulla pubblicazione e l’aggiornamento dei post del nostro blog.

    Nel prossimo post, approfondiremo l’allenamento atletico Generale del calciatore.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960, preparatore atletico AC Sorbolo ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it

  6. Aggiornamenti dal mondo scientifico del calcio

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    Inauguriamo oggi una nuova rubrica che ha come scopo principale quello di aggiornare chi segue il sito sui risultati delle ultime ricerche che possono avere evidenze rilevanti per gli operatori del nostro settore. Ovviamente non ci limiteremo a citare e riassumere le ricerche che andremo a riportare, ma cercheremo di fare un’analisi critica che tenga conto anche di altre pubblicazioni sull’argomento.

    Speriamo inoltre che questi interventi possano essere fonte di discussione ed approfondimento per tutti i frequentatori del sito.

    Correlazione tra salti unilaterali/bilaterali e prestazioni di sprint

    Come citato nell’articolo sui test per la capacità di salto, attualmente si conosce molto poco sulla relazione tra capacità di salto e prestazioni di sprint nel calcio.

    In questo articolo sono state analizzate le correlazioni tra i risultati di test di salto (orizzontali e verticali, da fermo e dall’altezza di 20 cm) e prestazioni sui 10m e 25m in calciatrici di Prima divisione. Il risultato più evidente è che non esistono correlazioni tra i salti bilaterali (cioè a piedi pari) e le prestazioni di sprint. Esistono invece moderate correlazioni tra alcuni risultati dei salti effettuati con una sola gamba (cioè unilaterali) e prestazioni sui 10-25m. I risultati di questa ricerca rappresentano ovviamente un punto d’inizio (anche perché fatto solamente su calciatrici) per ulteriori ricerche sull’argomento, ma da questa possiamo dedurre che è

    la valutazione delle capacità neuromuscolari tramite i test di salto è preferibile effettuarli in maniera unilaterale e tramite salti effettuati sia in alto che in lungo, che da altezze di 20 cm.

    Per approfondire

    Mancata validità nella misurazione della frequenza cardiaca nelle mini-partite per lo sviluppo delle qualità aerobiche

    L’utilizzo delle mini-partite per lo sviluppo delle qualità aerobiche (potenza aerobica) del calciatore parte dal presupposto che durante questo tipo di esercitazioni, la frequenza cardiaca rimanga intorno a valori simili a quelli rilevati durante le esercitazioni a secco di corsa. Altro prerequisito è che ci sia linearità (cioè proporzionalità) tra la frequenza cardiaca (fc) e il consumo di ossigeno (Vo2) che è il vero indicatore biologico dello stimolo biologico allenante. In altre parole, lo stimolo/indicatore biologico allenante è il Vo2 (cioè l’ossigeno utilizzato dal corpo), ma siccome è difficile da misurare si usa (per monitorarlo) la frequenza cardiaca partendo dal presupposto che questa, nelle mini-partite, sia proporzionale al Vo2 (analogamente a quello che avviene nelle corse lineari).

    La difficoltà di misurare il Vo2 nelle mini-partite è dovuto al fatto che i misuratori di Vo2 fino a qualche anno fa erano piuttosto ingombranti e non era possibili utilizzarli durante le partite. Con l’avvento di misuratori meno ingombranti è stato possibile il loro utilizzo sul campo, anche se attualmente i risultati delle poche ricerche non hanno seguito riscontri in ambito applicativo. Infatti quello che emerge dal punto di vista scientifico, è che durante una partita (come nell’arco totale dell’allenamento) non viene rispettata la linearità attesa tra fc e Vo2; infatti Gatterer (vedi Approfondimenti) vide che la fc media durante i 2 tempi di una partita era intorno all’87% di quella massima, mentre il Vo2 era solamente il 56-61% del Vo2massimo (Vo2max), almeno il 10% in meno di quello teorico atteso (70%) dalla linearità tra Vo2/fc. Malgrado siano necessarie altre ricerche e altri dati per avere le idee più chiare, si può attualmente affermare che l’utilizzo della fc per monitorare l’intensità delle mini-partite non è valida e che sovrastimi l’impegno aerobico dell’esercitazione. Non a caso è stato riportato da alcuni preparatori che l’utilizzo di questi mezzi non è sufficiente per il mantenimento del potenziale aerobico ottenuto con quelli a secco.

    Attualmente non è possibile stabilire l’effetto allenante delle mini-partite tramite il monitoraggio della frequenza cardiaca; ciò ridimensiona l’efficacia di questi mezzi per lo sviluppo del potenziale aerobico del calciatore.

    Per approfondire

     

    Efficacia nell’utilizzo di indumenti raffreddanti prima di partite giocate in ambiente particolarmente caldo

    L’utilizzo di indumenti raffreddanti nasce in ambito lavorativo e militare per consentire di eseguire certe attività in ambiente particolarmente caldo/umido senza risentire dal punto di vista medico/fisiologico della situazione ambientale. Successivamente nasce l’idea di far indossare questi “gilet” nel pre-gara di competizioni di endurance di breve-media durata, per il fatto che in ambienti particolarmente caldi l’accumulo di calore limita fortemente tali prestazioni. Infatti, la performance eseguita in ambienti estremamente caldi e umidi è influenzata (oltre che dai metodi raffreddamenato/reidratazione e dal grado di allenamento/acclimatazione) anche dalla temperatura iniziale, che influenzerebbe la possibilità di accumulare calore fino ad una temperatura centrale limite oltre la quale sarebbe particolarmente marcato il decadimento della performance (vedi Review di Tucker).

    Nel calcio questa pratica è ancora poco diffusa, come lo sono le conoscenze scientifiche applicate alla disciplina. Clarke e coll (2007) per primi, applicarono, prima di un test (Temperatura > 30°C) che simulava una partita di calcio, per 1 ora un indumento raffreddante (gilet) a 12 giocatori di calcio; la stessa cosa fecero nell’intervallo. Dopo la partita/simulazione effettuarono un test per vedere quanto gli atleti erano in grado sostenere un intensità elevata di corsa (Test ad esaurimento). Nelle condizioni sperimentali (cioè con il raffreddamento pre-partita e durante intervallo) i calciatori riuscirono a sostenere l’intensità del test ad esaurimento per il 22% in più rispetto alle condizioni di controllo (senza indumenti nel pre-partita).

    In altre parole,

    è il raffreddamento pre-partita (e durante l’intervallo), è stato in grado di diminuire la temperatura media durante lo sforzo (in ambiente caldo/umido), migliorando la capacità di eseguire alte intensità dopo la partita/simulazione evidenziando una maggiore tolleranza alla fatica.

    Ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche sull’argomento per avere un giudizio più completo rispetto all’applicazione di queste metodiche nell’ambito del calcio, in particolar modo:

    1) Per vedere quali siano le condizioni ambientali (temperatura/umidità) che possano permettere vantaggi con questa pratica.

    2) Di quanto debba essere tenuta “bassa” la temperatura (centrale o periferica) affinché possano esserci benefici in termini di performance.

    3) Quali possano essere, eventualmente, gli effetti avversi di questa metodica.

    Per approfondire

    Autore: Melli Luca allenatore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)

     

  7. Promozione “gabbia” Dragon Goal

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  8. Il pressing: tattica difensiva collettiva (seconda parte)

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    Dopo aver descritto il significato del termine pressing e tutte le sue tipologie rivolgiamo l’attenzione a un paio di efficaci esercitazioni aventi lo scopo di allenare l’aggressività e l’intensità della nostra squadra quando si muove senza palla.

    Gol sui paletti. Su una metà campo si dispongono due squadre di egul numero di giocatori e si sistemano tante porticine quanti sono i giocatori di ogni squadra stessa + una. Ad esempio: per due squadre di 7 giocatori l’una si sistemano 8 porte (larghezza di 1mt circa).

    Si dà vita a un normale “possesso di palla”. con ‘obbiettivo di realizzare quanti più gol all’interno delle porte.

    Le squadre totalizzano un punto ogni qualvolta un giocatore di una squadra fa pervenire il pallone a un suo compagno posto dall’altra parte della porta. Effettuato il punto non è possibile segnare un gol nella stessa porta.

    Materiale occorrente: paletti, palloni, casacche.

    Tempo dell’esercitazione consigliato per una finalità metabolica aerobica accettabile: 2/3 blocchi da 6′ ciascuno.

     

    Meta su aree delimitate. su una metà campo si posizionano 6 cerchi o si compongono 6 quadrati con dei delimitatori come in figura.

    Verrà eseguito un possesso di palla nel quale una squadra deve attaccare le aree di meta opposte e quelle centrali andando a totalizzare un punto quando un giocatore riesce ad appoggiare la palla con la suola all’interno di una di esse.

    In figura:

    • La squadra rossa deve fare “meta” all’interno delle aree nere e blu, mentre deve difendere allo stesso tempo le stesse nere e le rosse;
    • La squadra bianca deve fare “meta” nelle aree nere e rosse di dovendo allo stesso tempo difendere le aree blu e nere.
    • In pratica: nelle aree nere centrali possono fare punti entrambe le squadre.

    Materiale occorrente: palloni, cerchi o delimitatori colorati, casacche.

    Tempi dell’esercitazione: come sopra.

    In entrambi i tipi di partite a pressione si possono far variare il numero dei tocchi consentiti.

     

  9. Pressing “olandese”.

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    Variante di partita “a pressione” mirata al possesso e alla conquista della palla nonchè a una finalità atletica di tipo anaerobico lattacido.

    Si gioca un possesso di palla a 3 tocchi all’interno di un’area delimitata in base al numero dei giocatori.

    Nel perimetro di tale area si dispongongono degli altri giocatori in modo alternato e a ricoprire l’intero perimetro del rettangolo che giocheranno a un tocco con i loro compagni di squadra.

    Il pallone non può essere passato tra due “sponde”.

    Durata dell’esercitazione: a seconda della finalità metabolica da raggiungere

    Claudio Damiani [skype-status]

  10. Trisball: l’ultimo “grido” per calciofili

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    La novità

    Trisball è una nuova disciplina che si pratica su un campo da calcio 8x16mt nato dalla sempre più riconosciuta bontà del progetto SpeedBol dell’Azienda Lombarda Di.Co.T. s.r.l. Questa nuova tendenza permette e facilita il possesso palla in campo corto, uno specifico allenamento tecnico-tattico, velocità di esecuzione, rapidità di spostamento e un gran mix di agonismo e spettacolo.

    Il campo ufficiale per il Trisball: SpeedBol Campo Super 45 – 8×16 metri – ottagonale

    La struttura che forma il campo è un ottagono di 136 mq. di erba sintetica modello standard polivalente con intaso in gomma ( si fornisce già posata ) e spigoli a 45°composta, inoltre, da:

    • N° 24 pannelli personalizzabili e sponsorizzabili in laminato plastico incorniciati d’alluminio cm. 120 x 88
    • N° 12 pannelli personalizzabili e sponsorizzabili in laminato plastico incorniciati d’alluminio cm. 83 x 88
    • N° 24 montanti h. 100 cm. in acciaio zincato la cui funzione è di raccordo tra un pannello e l’altro e di sostegno dell’intera struttura
    • N° 12 montanti h. 300 cm. la cui funzione è di sostegno della struttura e di raccordo per la rete in nylon
    • N° 1 porta d’ingresso con una controporta fissa prospiciente, composte ognuna da un pannello in laminato plastico incorniciato d’ alluminio cm. 83 x 88
    • N° 2 porte « football» cm. 120 x 88
    • Rete in nylon perimetrale la cui funzione è quella di evitare la fuga del pallone all’esterno del rettangolo di gioco

    Le regole

    • Calcio 3 VS 3 con le sponde.
    • La durata di ogni partita sarà di 2 tempi da 10 minuti senza time out.
    • Ogni squadra potrà avrere un massimo di 8 giocatori in distinta.
    • Si potrà realizzare una rete dopo aver superato la metà campo.
    • Non esiste la figura del portiere.
    • Sarà ritenuta valida anche una rete attraverso la sponda.
    • I falli commessi oltra la linea di attacco saranno puniti con un calcio di rigore.
    • Il rigore sarà calciato da un punto a scelta sulla prima linea di difesa ad una distanza di mt 12 dalla porticina. Un rigore realizzato di sponda sarà conteggiato con 2 goal.
    • Un giocatore non potrà posizionarsi davanti alla propria porta per evitare una segnatura, la distanza minima è di mt 1 dalla porticina.
    • Dopo una segnatura, il gioco sarà ripreso subito dalla squadra che avrà subito la rete partendo davanti alla propria porticina. I giocatori della squadra che ha realizzato la rete dovranno raggiungere la metà campo prima di poter intercettare il pallone.
    • Il pallone non dovrà mai superare l’altezza delle sponde (1 metro), se dovesse superarla accidentalmente il gioco sarà ritenuto valido, mentre se sarà superato volontariamente sarà decretata una punizione indiretta da calciare nel punto in cui la palla ha superato l’altezza della balaustra.
    • Nei calci di punizione i giocatori avversari dovranno rispettare la distanza di mt 3.
    • Le sostituzioni saranno volanti fra gli iscritti in lista di gioco.
    • La gara non potrà essere disputata con un numero di giocatori inferiori a 2.

    Scarica il regolamento ufficiale

    Guadagnare con Trisball

    Vi sono due modi per guadagnare con la disciplina del Trisball attraverso i campi SpeedBol:

    Spazi pubblicitari
    Trisball è anche il primo campo da calcio a tre personalizzabile e sponsorizzabile. Una grande opportunità di ricavo per il gestore dell’ impianto. Ogni pannello può essere singolarmente sponsorizzabile per via serigrafica (in caso di sponsorizzazione fissa) o mediante decalcomanie (in caso di sponsorizzazione periodica). Trisball diventa così un innovativo strumento di visibilità per raccogliere pubblicità locale e nazionale e realizzare ricavi immediati.

    Affitti Il campo Trisball, inoltre, offre la possibilita’ di essere messo a reddito attraverso l’affitto del campo stesso per periodi di mezz’ora di gioco ( 10 minuti per ognuno dei due tempi più un intervallo di 10 minuti oppure tempo unico di mezz’ora tutto d’un fiato ) con costo d’affitto per le squadre/clienti a discrezione della proprieta’ del campo.
    Questo e’ un ottimo strumento per ottenere ricavi consistenti in modo veloce e contnuativo e ripagarsi l’investimento iniziale.

    Leggi la brochure cliccando qui!

    Vendita

    La nostra formula di vendita è semplice e alla portata di tutte le Associazioni Sportive, le Parrocchie, gli Oratori, i Clubs, i Circoli ed il privato in genere.

    Un ufficio commerciale dalla pluriennale esperienza ed una particolare attenzione ai rapporti interpersonali è a tua disposizione per una consulenza GRATUITA e per proporti il mini pitch che, per dimensioni e caratteristiche, risponda perfettamente alle tue esigenze o a quelle della Società che rappresenti.

    Noleggio

    Oltre alla vendita è previsto il noleggio per periodi che vanno da un giorno, al mese o più mesi lasciando all’usufruitore la possibilità di organizzarsi tornei, campionati, one night o one shot in occasione di fiere, convegni, mostre, happening, feste di piazza o di paese, ricorrenze, celebrazioni o eventi all’interno di grossi centri commerciali.

    Possiamo, altresì, mettere a disposizione, di chi noleggia i nostri prodotti, tutta la nostra esperienza organizzativa e le conoscenze nel mondo del calcio professionistico e dilettantistico per costruire ogni tipo di evento personalizzato.

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    MisterManager, in qualità di rappresentante del rivenditore ufficiale (2erreorganizzazioni), vi può fornire tutte le informazioni tecniche su SpeedBol e i suoi costi, al numero di telefono 347.2118122, tramite e-mail o direttamente su Skype contattando l’account MisterManager.

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  11. La “gabbia”: un po’ di storia e… potenzialità.

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    La “gabbia” è un tipo di campetto da calcio chiuso ideato dall’allenatore Corrado Orrico negli anni settanta e che permette un particolare tipo d’allenamento.

    La struttura della gabbia riproduce quella di un campo da calcio, di dimensioni ridotte e variabili, ma in cui la presenza di barriere (originariamente una gabbia, appunto), impedisce l’uscita del pallone dal campo di gioco; queste barriere oltre a poter variare per dimensioni e materiali posson interessare solo i bordi del campo oppure creare anche una sorta di soffitto che copra lo stesso.

    L’idea della gabbia come metodo d’allenamento venne introdotta alla fine degli anni settanta da Corrado Orrico, ai tempi allenatore della Carrarese. Questi afferma d’aver preso ispirazione quando da ragazzo, in villeggiatura sulle spiagge livornesi, giocava nei cosiddetti “gabbioni”, campetti da calcio in cemento e delimitati da reti per impedire che la palla uscisse ed andasse in mare.

    Dopo l’esperienza a Carrara, Orrico introdusse la gabbia anche nelle altre squadre che allenò nel corso della propria carriera. Tra le gabbie più note c’è quella tuttora presente nel centro sportivo “Angelo Moratti” di Appiano Gentile che Orrico fece installare durante la sua breve esperienza all’Inter nel 1991, sebbene nel corso degli anni abbia subito diversi ammodernamenti.

    Secondo lo stesso Orrico “La gabbia serve a tante cose: ad affinare la tecnica, a sviluppare i riflessi, a velocizzare il gioco, a migliorare la condizione fisica perché si gioca senza un attimo di sosta e a livello organico è un impegno mica da ridere”; difatti la caratteristica principale di questo metodo d’allenamento è la velocità in quanto il gioco non viene quasi mai interrotto.

    Lo sviluppo della concezione di gabbia ha portato ulteriori progressi nella realizzazione dei materiali e delle strutture di questo fantastico mezzo allenante e ludico nel corso degli anni; personalmente, nella veste di allenatore di calcio, ho avuto la possibilità di utilizzarla nell’arco di due stagioni.

    Le finalità che si possono raggiungere sono varie: tecniche (soprattutto se la pavimentazione è costituita da materiale sintetico di nuova generazione), ma anche metaboliche.

    Una semplice esercitazione che adottavo spesso con la mia squadra era data dal semplice gioco di “palla avvelenata”: un giocatore col pallone tra le mani aveva l’obiettivo di colpire il compagno “preda” che diventava a qual punto “cacciatore. Semplice, vero? Sicuramente divertente, allenante e utilissimo a cementare il gruppo.

    Sembra un giochetto banale, ma si pensi che veniva eseguito in uno spazio di campo ridotto fuori dal quale non si poteva scappare; si provi ad immaginare quindi, l’intensità con cui veniva affrontato dai miei calciatori. A questo esercizio ci si mettevano poi delle condizioni e delle varianti come ad esempio:

    • un tempo limite, (si effettuavano solitamente 4 blocchi da 2’00”), al termine del quale chi si trovava ad essere “cacciatore”, doveva pagare una penalità (20 piegamenti sulle braccia, ad esempio);
    • l’esecuzione con i piedi anzichè con le mani (logicamente colui che doveva colpire la “preda” lo doveva fare mirando agli arti inferiori);
    • la divisione in due gruppi, i rossi e i blu. I blu andavano alla caccia dei rossi che quando venivano “presi” dovevano riprendere un compagno che portava casacca di colore opposto, abbinando così a un esercitazione con finalità aerobica qualche importante funzione di psicocinetica.
    • come sopra con due palloni.

    Avendo poi la fortuna di utilizzare una struttura in grado di poter far disputare mini partite di 4vs4 più il portiere, in molte occasioni è stato possibile dividere la squadra in due gruppi e poter lavorare in simbiosi con il preparatore atletico.

    Quattro blocchi da 3’00” l’uno ad intensità di “gabbia” ovvero massimale, con l’ausilio dell’incitamento verbale costante da parte del sottoscritto costutuivano una dominante allenante indiscutibile. Anche qui si potevano dettare delle condizioni, come il numero dei tocchi consentiti, la realizzazione del gol solo di prima intenzione, il divieto del passaggio in orizzontale, ecc.

    Attualmente non sono molti gli impianti sportivi che dispongono di questo strumento e sicuramente chi ha la fortuna di utilizzarlo si trova ad avere un’alternativa importante a livello di organizzazione di seduta.

    La Nike riprese l’idea della Gabbia nel 2002 per una campagna pubblicitaria chiamata “Scorpion KO (The Secret Tournament)” in cui alcuni dei più famosi calciatori in attività si sfidavano nella gabbia in un torneo tre contro tre a chi segnasse per primo. Alla pubblicità seguì una campagna in cui tornei di questo tipo vennero organizzati in diverse città del mondo.

    [youtube]http://www.youtube.com/watch?v=BhOWoliVu0s[/youtube]

    Claudio Damiani

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  12. Allenamento della fase di transizione – Valencia F.C.

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    L’esercitazione si disputa su una trequarti campo, divisa in due.

    In una metà, due squadre di sette giocatori ciascuna, nell’altra un’altra squadra di sette giocatori che aspetta. Il gioco consiste nel segnare un gol nella porta difesa dalla squadra difendente che tenta di conquistare palla.

    Non appena la palla è conquistata dalla squadra difendente, quest’ultima organizzerà la manovra offensiva per attaccare la squadra che attende nell’altra metà campo e così via.

    Se una squadra realizza un gol, tiene il possesso e attacca la porta opposta.

    L’obiettivo è lo sviluppo del possesso di palla e della fase di transizione, obbligando la velocità d’esecuzione delle giocate e condizionando l’esercitazione con l’obbligo dei tre, due tocchi, ecc.

    Durata dell’esercitazione: 45′ (divisa in tre blocchi da 15′).

    Materiale occorrente: casacche di due colori, delimitatori, palloni.

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    A cura di Claudio Damiani.

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