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  1. Mezzi di allenamento per la Scuola Calcio: “La Battaglia di palloni” (seconda parte)

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    Dopo aver visto l’esercitazione di base della Battaglia di palloni ed alcune varianti (con il tiro in porta), andremo ad analizzare altre modifiche che possono rendere questo mezzo ancor più utile per la strutturazione dell’allenamento dei primi anni della scuola calcio.

    VARIANTE CON TIRO IN PORTA E TECNICA

    È possibile modificare la stessa variante presentata nel post precedente aggiungendo una componente tecnica prima di entrare nel rettangolo di tiro. Ecco alcuni possibili esempi:

    • Slalom globale (cioè con piede e numero di tocchi liberi) tra coni prima di entrare nel quadrato.
    • Slalom analitico (cioè con piede e numero di tocchi stabiliti dall’allenatore) tra coni.
    • Passaggio a compagno sponda fisso, ma che a turno dovranno fare tutti.
    • Percorso con ostacoli da saltare (facendo passare la palla sotto).
    • Percorso coordinativo: capovolta, rotolamento, ecc.

    Anche in questo caso sarà possibile tirare con il piede forte o con il piede debole (scelta fatta a priori comunicata dall’allenatore). Con questa variante incrementa la parte tecnica dell’esercizio, rendendolo un mezzo interessante per il riscaldamento in diverse situazioni.

    VARIANTE CON ZONA FRANCA

    Com’è possibile vedere dalla figura sopra, verrà inserita una zona di campo centrale, detta “zona franca”. Si tengono le stesse regole della VARIANTE CON TIRO IN PORTA, ma per segnare è obbligatorio tirare da questa zona e tutti i giocatori (di entrambe le squadre) possono entrare in questa zona. Un giocatore in zona franca può cercare di rubare la palla all’avversario, ma senza fare fallo. Varrà tirato, a fine gioco, un rigore per ogni fallo subito. Più che in altre esercitazioni, sarà importante l’utilizzo di palloni morbidi (spugna o gomma), in quanto sarà possibile tirare da tutte le parti della zona franca e sarà anche possibile che qualche giocatore venga “colpito da qualche pallonata”. Questa variante si presenta particolarmente interessante perché:

    • Incrementa il numero di “ruoli volanti” all’interno di ogni squadra; non ci saranno solamente i portieri e i bomber, ma anche i difensori che nella zona franca cercheranno di rubare la palla agli avversari (ed eventualmente tirare). È importante sottolineare che ogni giocatore può scegliere e cambiare il proprio ruolo liberamente quando vuole.
    • Aiuta i bambini più timorosi a vincere la paura della palla, perché li abituerà ad andare incontro all’avversario che sta tirando per evitare che segni.
    • Abitua i bambini a rispettare le regole ed “autoarbitrarsi” da soli in caso di fallo; saranno loro a dover indicare il fallo di un avversario o meno. L’allenatore dovrà prestare attenzione affinché ogni “conflitto” in questi termini venga risolto nel migliore dei modi, facendo capire ai giocatori l’importanza di un atteggiamento onesto e rispettoso.

    In questa variante si aggiungono componenti di tattica individuale (1c1 in maniera globale)!!

    VARIANTE CON META

    Si ritorna all’esercitazione di base (ogni giocatore deve rimanere nella propria metacampo e nessuno può usare le mani) ma, da com’è possibile vedere nella figura sopra, vengono poste 2 mete (non si usano più le porte e le aree) a fondocampo per ogni squadra. Ogni squadra dovrà cercare di tirare la palla dalla propria metacampo facendole attraversare la meta avversaria (sostanzialmente sarà come avere una porta grande come il fondocampo) utilizzando esclusivamente i piedi. È possibile utilizzare le mani solamente nella propria meta per parare la palla. Dopo poco i giocatori capiranno che per segnare sarà fondamentale tirare la palla alta. A questo punto, l’allenatore inserirà l’obbligo del “non utilizzo delle mani” (in tal caso sarà punto con rigore alla fine del gioco); in questo modo i bambini cominceranno ad alzarsi la palla con i piedi stimolando ulteriori aspetti tecnici. A differenza dell’ESERCITAZIONE DI BASE, in questa variante è maggiormente sollecitato il Senso del gioco, in quanto i giocatori dovranno imparare a distribuirsi uniformemente lungo il fondocampo per proteggere al meglio la meta; inoltre sarà stimolata la collaborazione tra chi tira e chi para, sia nella gestione della palla che nei cambi di ruoli.

    CONCLUSIONI

    La battaglia di palloni con tutte le sue varianti rappresenta un ottimo mezzo allenante per i primi anni della scuola calcio. Racchiude in sè diverse componenti coordinative, tecniche (soprattutto per il tiro), tattiche-individuali e allo stesso tempo stimola i bambini alla collaborazione e al rispetto delle regole. Inoltre, permette di capire chi è particolarmente predisposto a giocare in porta.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)

  2. Responseball: il nuovo modo di allenare la reattività dei portieri!

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    La novità assoluta dall’Inghilterra riservata ai portieri, ma non solo!

    Responseball giunge in Italia attraverso un accordo tra MisterManager.it e l’Azienda madre già famosa nel Regno Unito e fornitrice di società calcistiche quali: nazionale Scozzese, Liverpool, Arsenal, West Ham, Ipswich Town, Hibernian, Aberdeen, Blackpool, Cardiff City, Carlisle United e molti altri club semi-professionistici e di dilettanti, nonchè i relativi settori giovanili.

    Il termine “Responseball” è composto da due vocaboli: “ball” che tutti conosciamo e sta per “Pallone” e “Response”, letteralmente “condizionato”, quindi pallone (dal rimbalzo) “condizionato”.

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    Responseball è un pallone dedicato alla preparazione dei portieri, al miglioramento della reattività, dei riflessi, della coordinazione e grazie al modello “Max” anche della forza.

    Ma può essere utilizzato anche nelle Scuole calcio in esercitazioni a finalità ludica in cui si vuole curare l’aspetto della coordinazione e della reattività in spazi e tempi minimi, quindi anche della psicocinetica.

    I prodotti sono in continua osservazione, e nel tempo, gli studi e le ricerche hanno contribuito ad un miglioramento ottimale del pallone RESPONSEBALL. Ci sono ora 3 differenti modelli in catalogo: Origin, Elite e Max.

  3. L’ allenamento del portiere nella scuola calcio – L’ aspetto psicologico, questo grande sconosciuto!

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    L’allenamento del giovane Portiere della Scuola Calcio assume una centralità rilevante nel contesto generale dell’ intera stagione e deve possedere come caratteristica predominante la possibilità di fare emergere le qualità nei vari aspetti del piccolo allievo.

    Oltre alle conoscenze tecniche specifiche, occorrono da parte dell’ Allenatore capacità creative, affettive, relazionali e di ascolto. Il raggiungimento dell’ obiettivo sportivo non può essere inteso come un esito meccanico, a se stante, distaccato dalla realtà umana che forma la squadra e dalle sue innumerevoli implicazioni in termini di coinvolgimento e motivazione.

    L’individuo mostra le sue modalità di approccio alla realtà secondo la propria storia e le proprie caratteristiche psicologiche che vincolano l’agire ed il mondo esperienzale con i relativi vissuti di ognuno di noi.

    Le tensioni, gli ostacoli alla motivazione, la percezione di sè, la propria autostima, sono alcune delle problematiche che possono intervenire sia al momento della seduta di allenamento sia al momento della gara, interferendo sui comportamenti e che possono essere gestite al meglio grazie ad una adeguata preparazione psicologica.

    Questa consiste in una metodologia attenta agli aspetti relazionali di contesto e si concentra sul rapporto tra i comunicanti, tra l’ Allenatore e l’ Allievo: si basa, quindi, prima di tutto sulla persona e poi sull’ atleta.

     

    E’ fondamentale che si arrivi ad accettare fino in fondo l’idea che il nostro giovane Portiere, per rendere al massimo, non deve essere ben preparato solo nei vari aspetti fisici, tecnici e tattici, ma anche la sua mente deve essere in grado di dare il massimo ed il meglio al momento della prestazione.

     

    Numerose sono le variabili che intervengono nella prestazione del Portiere che vanno dall’ età ( esperienza ) alla struttura fisica ( atleticità, altezza, ecc ) all’ ambiente ( pressioni più o meno sostenibili presenti nel contesto sportivo od extra sportivo, tipologia delle relazioni, ecc ) alle caratteristiche emotive personali ( capacità gestione dello stress, personalità, ecc ).

     

    Chi si trova ad operare nel ruolo di Istruttore/Allenatore nella Scuola Calcio deve tenere presente e considerare l’importanza del contesto, con le sue aspettative e con le sue pressioni con cui il giovane allievo si trova a vivere ed a fare i conti.

    Per evitare il rischio di sottovalutare l’influenza che rivestono i fattori storici e psicologici personali, non solo nel riuscire ad emergere, ma anche nel saper mantenere un adeguato livello di preparazione e prestazione, ogni Allenatore di Portieri deve tener presente:

    • il tipo di relazione che viene a stabilirsi tra Allenatore e giovane Portiere: essa permetterà o meno l’acquisizione degli apprendimenti e lo sviluppo delle capacità;
    • il tipo di scambio e dialogo tra Allenatore e giovane Portiere: regole chiare, riconoscimento delle aspettative maturate, contribuiscono ed intervengono significativamente sulla prestazione del giovane numero uno.

     

    In sostanza non c’è apprendimento, e quindi sviluppo delle potenzialità ed applicazione delle capacità, se nella relazione esiste un conflitto non risolto, determinato da scarsa qualità relazionale.

     

    Una corretta gestione dal punto di vista psicologico del giovane Portiere deve tener conto anche delle regole diverse tra i contesti di provenienza ( ad es. famiglia, realtà sociale, ecc ), delle aspettative ( verso di lui ) diverse tra i contesti di provenienza ( ad es. famiglia che lo accetta per come è dal punto di vista affettivo; società sportiva che lo accetta per quanto fà dal punto di vista della prestazione ) e del ciclo vitale, cioè del momento specifico della sua crescita ed evoluzione.

     

    Ciò che voglio far intendere è che l’allenamento di un bambino che vuole provare a fare il Portiere non può prescindere da alcune attenzioni che nella cornice di gioco, tengano conto delle diverse variabili che partecipano alla sua motivazione ed al piacere di andare al campo, incontrare gli amici, sentirsi riconosciuto dal proprio Istruttore, dimostrare a se stesso di essere in ” grado di ” ed ai propri genitori che è bravo.

     

    Ovviamente il ” bravo ” non deve essere inteso come da pagella, ma come una percezione personale di essere riuscito in un particolare compito o meglio ancora in un determinato intervento.

     

    Il Preparatore dei Portieri dovrà, quindi, strutturare il proprio lavoro tenendo conto anche delle risposte emotive individuali, facilitando così l’ottenimento dei risultati attesi dal punto di vista della prestazione.

    Il giovane Numero Uno, come ogni giovane atleta, ha bisogno di trovare, per l’espressione massima dei propri potenziali, le condizioni di benessere psicologico che qui va inteso come esito di modalità relazionali in cui sono estremamente chiari i ruoli, le aspettative, i modelli comunicativi al cui interno ogni individuo è impegnato.

     

    Schematizzando l’ Allenatore dei Portieri, così come per ogni tecnico di campo, deve possedere, oltre alle competenze specifiche del ruolo, ed in questo può essere un vantaggio l’aver difeso la porta in passato, anche una sensibilità ed una attenzione agli aspetti psicologici e per cui svilupperà una strategia di lavoro che terrà in forte considerazione i seguenti aspetti:

     

    a) psicologia dell’ individuo: analisi, valutazione ed intervento nelle seguenti aree:

    • attenzione
    • motivazione
    • autostima
    • percezione del rapporto con i compagni

     

    b) psicologia del giovane allievo nel gruppo: osservazione ed intervento sulla:

    • gestione del rapporto tra il tecnico ed i giovani portieri
    • riconoscimento e gestione degli aspetti complementari ( riguardanti il tema delle gerarchie allenatore-atleta ) e degli aspetti simmetrici ( riguardanti il tema della prestazione/capacità di misurarsi per migliorare )

     

    L’ Istruttore si troverà a dover fare i conti con altri e non secondari aspetti del proprio ruolo: i modelli proposti ( professionistici o dilettantistici ) e le aspettative dei genitori.

    Sappiamo come oggi nella società dell’ immagine rivesta grande rilevanza apparire: poter imitare ed identificarsi con modelli importanti in una certa misura diviene altamente compensativo dei propri reali o supposti limiti.

     

    Bisogna tenere presente di come il giovane Portiere si trovi al centro di complesse pressioni, sia interne legate alla sua crescita che lo trasforma anche fisicamente, sia esterne che lo vedono sempre più alle prese di aspettative ambientali comportamentali, progressivamente più articolate e raffinate come a scuola, nelle attività sportive, nella vita.

    Anche qui gioca un ruolo fondamentale l’età del giovane ed il ruolo dell’ adulto. Manifestare ad esempio il sogno di diventare un campione, è senza dubbio legittimo ed al giovane può servire finchè rimane nell’ ambito della sua immaginazione, nel gioco dei desideri.

    Altro diviene se direttamente od indirettamente entrano in gioco le aspettative degli adulti: il genitore che vede nel suo piccolo il Portiere di Serie A del futuro a cui può aggiungersi l’ Allenatore che un giorno potrà dire ” quello lì l’ho allenato io ! ” rischiano di provocare un atteggiamento nel giovane atleta di rifiuto o di frustrazione se non riesce a soddisfare le aspettative dei grandi.

     

    L’ Allenatore che si trova impegnato a lavorare con giovani Portieri della Scuola Calcio deve tenere conto di queste molteplici variabili per potere realizzare un valido ed efficace percorso di crescita, che sia esito di una miscela corretta di competenze tecniche, psicologiche e relazionali.

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