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  1. Conte e lo stile Juventus

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    Era nell’aria. Sperare di vedere un Milan-Juve, la sfida scudetto per quanto riguarda questo campionato, senza alcuna polemica o veleno arbitrale non è stato possibile. Ad aizzare gli animi precedentemente, ci ha pensato il tecnico

    bianconero Antonio Conte, dispiaciuto a suo dire per “gli evidenti errori arbitrali ai danni della Juventus nelle ultime partite e che la sua società andava rispettata e non maltrattata in codesto modo.” Parole molto pesanti e di certo importanti queste dette dal tecnico leccese, ma prive di fondamento. Anzi, se andiamo ad indagare meglio, ricordo un Juventus-Cagliari 1-1 nel quale vennero negati 2 rigori solari alla compagine sarda, derivanti da 2 netti falli di mano in area bianconera di Pirlo. Poi è logico che gli errori possono susseguirsi, a favore o sfavore, ma le dichiarazioni di Conte contenevano un forte risvolto polemico, quasi a voler accennare all’esistenza di un complotto ai danni della Juventus. Questo clima di polemiche come spesso accade purtroppo, si è protratto fino alla sfida di sabato scorso, un Milan-Juventus che ora come ora vale una grossa fetta di scudetto. Tanto per cambiare già nella precedente sfida contro il Catania, la Juventus aveva beneficiato di un goal a mio parere, nettamente irregolare di Chiellini, reo di essersi “appoggiato” con tutte e 2 le braccia sul povero Bergessio. Ritorniamo però alla sfida di qualche giorno fa. Molti striscioni contro Conte e il suo “piangere” erano stati esposti dai supporters milanisti e già ciò faceva pensare ad una gara che in qualsiasi modo fosse finita, si sarebbe portata dietro uno stralcio infinito di polemiche. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è l’episodio al minuto 25 della prima frazione di gioco: sull’1-0 per il Milan (a segno con Nocerino), Muntari in posizione regolarissima, raccoglie la respinta di uno strepitoso Buffon e di testa da 2 passi sigla il momentaneo 2-0 milanista, con la palla che oltrepassa la linea di almeno mezzo metro, prima che il portiere bianconero la ricacci sulla linea con un intervento da felino. Tutto lo stadio grida al goal ed esulta ma l’urlo di gioia viene strozzato dal non fischio di Tagliavento, che “aiutato” dall’assistente Romagnoli considera la parata di Buffon regolare. E’ qui che si scatena l’ira del tifo rossonero, volano insulti gratuiti da ogni settore dello stadio con cori inneggianti l’era moggiana e lo scandalo Calciopoli che sconvolse l’Italia. Com’era prevedibile gli animi si accendono anche in campo, con colpi proibiti (vedi pugno di Mexes a Borriello o

    gomitate di Pirlo a Van Bommel). A fine primo tempo accade l’incredibile: giustamente amareggiato, Galliani scende nel tunnel che porta agli spogliatoi chiedendo spiegazioni a Tagliavento e ai suoi assistenti sul perchè non avessero convalidato quel goal che tutto lo stadio, ad occhio nudo, aveva visto. A questo punto interviene il presidentino della Juventus Agnelli il quale invoca la presenza di qualche agente federale per mettere a verbale le parole di Galliani, quasi come se il calcio per lui fosse fatto soltanto di istanze e tribunali (la reiterata protesta contro lo scudetto ’06 assegnato all’Inter ne è l’esempio lampante). A peggiorare la situazione ci pensa il già recidivo Conte, che accusa Galliani e il Milan di “essere la mafia del calcio italiano”. Beh, da quale pulpito mi verrebbe da dire, il bue Conte che chiama cornuto l’asino Galliani. Non è esattamente da ammirare qualcuno che dice queste frasi, con la sua società di appartenenza che fino a qualche anno prima era a capo di una vera e propria associazione a delinquere del calcio. Quella si che può definirsi mafia. Per la cronaca comunque, la gara è terminata sul punteggio di 1-1 (goal di Matri) con lo stesso attaccante juventino che poco prima di realizzare il goal del pareggio, si era visto annullare una rete dubbia ma non certamente dello stesso peso specifico della segnatura ingiustamente non convalidata a Muntari nel primo tempo. Come ciliegina sulla torta a fine gara ha avuto luogo una rissa tra Conte (si sempre lui) e Chiellini da una parte, e Van Bommel e Ambrosini dall’altra, col tecnico bianconero che era andato a protestare contro il mediano olandese come se nulla nel prima tempo fosse successo.
    Vedere queste scene fa male, a noi ed al calcio nostrano stesso, soprattutto se i capri espiatori sono coloro che ci fecero vergognare di fronte al mondo intero una torrida estate di 6 anni fa.


     

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