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  1. Per vincere servono i soldi nel calcio di oggi?

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    La favola del Leicester, che non è ancora conclusa perchè tenuta viva dalla concorrenza del Tottenham Hotspur, fa sorgere una domanda importante: servono ancora i soldi per vincere oggi?

    Nel calcio di oggi le squadre che portano con se un maggiore fatturato (es: PSG, Man City, Barca, Real Madrid e così via) sono anche quelle su cui tutti, o quasi, pensano di puntare su un ipotetica vittoria per le competizioni nazionali o continentali: quello che però, quest’anno più di altri probabilmente, sta emergendo è che, forse, non son solo i soldi ad essere importanti quanto la bontà di un progetto e, spesso, anche la sua programmazione.

    Le parole di Ranieri, sotto questo aspetto, sono la cartina al tornasole di quanto esposto nel nostro titolo-domanda: “Non siamo una squadra di campioni, siamo una squadra che scende in campo per divertirsi unita a raggiungere un obiettivo come se fossimo tutti un solo uomo”.

    E’evidente che il progetto Leicester è probabilmente più unico che raro: sarà complicato per loro, nella prossima stagione, riuscire a ripetere le performance di quest’anno, oltre che naturalmente sarà interessante vedere se, i campioni tanto emersi in Premier League quest’anno nei foxies, manterranno le performance anche nella massima competizione continentale, l’europeo. Rimane comunque lo spunto per poter provare a rispondere alla domanda: quindi, per vincere, i soldi servono?

    Probabilmente per vincere una volta, in maniera estemporanea, no. La moltitudine di competizioni continentali, le amichevoli internazionali a campionati fermi, i ritmi delle gare sempre più serrate fanno si che, formazioni magari meno impegnate, ma organizzate comunque in maniera eccellente, siano in grado di spodestare i giganti nei propri campionati nazionali. Sicuramente quella dei foxies di Ranieri è la storia con maggiore visibilità, ma anche in casa nostra possiamo seguire la storia di un Crotone che, dopo anni di programmazione, è riuscito finalmente a raggiungere la massima serie: un progeto, quello della formazione calabrese, che dimostra come non siano solo i milioni spesi immediatamente possano protare a risultati importanti.

    La continuità di prestazione, insieme ad una concretezza ed una voglia di raggiungere l’obiettivo importante, possono aiutare formazioni di seconda fascia (o magari non di primissima) a raggiungere risultati che nemmeno i bookmaker più ottimisti avrebbero sperato.

    Ci sono campionati dove questo aspetto può avvenire maggiormente? Sicuramente si. L’Inghilterra ha una modalità di distribuzione economica dei diritti televisivi che sicuramente aiuta anche le formazioni più piccole: giocatori di buono/ottimo livello saranno maggiormente interessati ad andare ad una media squadra inglese di Premier che ad una pari livello italiana (diversa la tassazione, diversa la disponibilità economica delle squadre nostrane). Tutto questo unito agli acquisti giusti possono aiutare a creare una favola che pensavamo non si potesse più realizzare: vedere un “underdog” finalmente trionfare, distruggere i poteri forti, aiutarci ad unirci a tifare per il piccolo che vince sul gigante. Con la speranza che però, l’anno prossimo, possa finalmente toccare alla nostra squadra preferita (magari anche in barca al fatto che di soldi ne ha, ma li spende male).

    …Chi ha orecchie per intendere, intenda….

    A cura di Paolo Riva, collabora come scout in Serie D per società di primo livello come Piacenza Calcio, partecipa come contributore per diverse testate sportive online quali footballscouting.it e mistermanager.it. E’ inoltre Co-Founder di Sports Open Data, organizzazione no-profit per la raccolta e l’elaborazione di statistiche sportive.

  2. Il contributo di solidarietà per la formazione di un calciatore

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    Lo sapevate che ogni volta che un calciatore viene trasferito da una Federazione all’altra la società che compra deve devolvere il 5% del prezzo del cartellino alla/e società che hanno formato il calciatore?

    Calciomercato.com ha chiesto maggiori spiegazioni in materia all’Avv. Agente FIFA Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto sportivo e titolare dei corsi di formazione per osservatori e agenti FIFA (per info si rimanda al sito www.footballworkshop.it).

    Cataliotti in che cosa consiste il suddetto meccanismo?
    “Tale meccanismo, c.d. di solidarietà, si avvia ogni qualvolta un calciatore professionista viene trasferito nel corso di un contratto da una Federazione ad un’altra, ovvero il meccanismo scatta solo in presenza di un trasferimento internazionale. Ne deriva che la società o le società che hanno contribuito a formare calcisticamente l’atleta dovranno ricevere proporzionalmente il 5% di qualsiasi compenso (il calciatore potrebbe, ad es., essere ceduto solo in prestito a titolo oneroso e non a titolo definitivo) che sarà corrisposto alla società di provenienza”.

    logo cataliotti football workshop 250Come si calcola questo contributo di solidarietà?
    “Occorre tener conto del numero di anni durante i quali il calciatore è stato tesserato per la/le società che lo hanno formato nelle stagioni comprese tra il 12° e il 23° anno di età sulla base di determinati parametri stabiliti dalla FIFA (ad es. is calcolerà il 5% del 5% dell’importo del compenso per i primi 4 anni di formazione, quindi dai 12 ai 15)”.

    Il contributo di solidarietà si calcola anche quando il trasferimento del calciatore avviene dopo il compimento dei 23 anni di età del calciatore stesso?
    “Sì, il contributo di solidarietà si calcolerà anche quando il calciatore trasferito a livello internazionale abbia superato i 23 anni di età, ma prendendo in considerazione nel calcolo solo le società che hanno formato il calciatore stesso tra i 12 e i 23 anni!”.

    Quindi il contributo di solidarietà potrebbe essere incassato dai club che hanno formato il calciatore tra i 12 e i 23 anni anche più di una volta?
    “La risposta è affermativa! Ogni volta che vi sarà un trasferimento internazionale il contributo di solidarietà sarà dovuto”.

    La società che acquista il calciatore quando è tenuta a versare il contributo di solidarietà?
    “La società di destinazione è tenuta a versare il contributo di solidarietà alle società che hanno provveduto alla formazione del calciatore entro e non oltre 30 giorni dal tesseramento, ovvero nel caso di pagamenti rateali entro 30 giorni dalla data dei singoli pagamenti”.

    E se la società di destinazione non dovesse pagare il contributo di solidarietà?
    “Potrà essere sanzionata dalla Commissione Disciplinare della FIFA”.

    Fonte: calciomercato.com

  3. Calcio e denaro: le plusvalenze di gestione

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    imageOrmai è quasi un lustro che il calcio italiano non è più competitivo nel resto d’Europa. Stadi vuoti e crisi economica hanno accentuato le difficoltà della compagini italiane in campo internazionale; ed il più delle volte si è dovuti ricorrere a cessioni sì dolorose, ma un toccasana per bilanci ormai da anni in rosso, producendo delle grandi plusvalenze. Per capire al meglio come e da quando le plusvalenze hanno cambiato il mondo del calcio partiamo dalla definizione.

    La plusvalenza è un aumento di valore entro un determinato periodo di tempo di beni immobili (ad esempio abitazioni) e di valori mobiliari (ad esempio azioni). Tradotto in termini calcistici è la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di cessione di un calciatore.

    Ad esempio acquistando oggi un giocatore a 5 milioni di euro e rivendendolo tra un anno a 10 milioni di euro si avrà una plusvalenza di 5 milioni di euro che vanno scritti nel bilancio della società come utile. Partendo dal presupposto che questo è sempre esistito nell’ambiente del calcio, è solo dalla seconda metà degli anni novanta che le plusvalenze iniziano a recitare un ruolo decisivo per i club. Se alle spese per gli ingaggi, il più delle volte elevatissimi, si aggiungono i normali costi di gestione e le elevatissime quote di ammortamento si arriva ad una situazione in cui le perdite superano abbondantemente i ricavi.

    Mentre precedentemente le perdite si limitavano a pochi milioni delle allora lire, a cavallo tra i due secoli la forbice iniziava ad essere sempre più larga. E i conti in rosso determinano una sola conseguenza: il loro ripianamento, ovvero un versamento di denaro fresco che riporti il bilancio in parità. Ovviamente non tutti i proprietari delle società di calcio possono o vogliono sborsare ogni anno milioni di euro per coprire le perdite. Ed ecco arrivare le plusvalenze, quindi tramite la cessione di un giocatore ad una cifra superiore rispetto a quella di acquisto.

    Esempio emblematico per far comprendere il tutto è la Lazio di Sergio Cagnotti. Il patron biancoceleste è stato capace di trasformare una squadra normale in uno dei club più prestigiosi d’Europa. Tutta la forza dei capitolini si basava sull’acquisto e la cessione di campioni. Bobo Vieri arrivò nell’estate del ’98 per 50 miliardi di lire e venne rivenduto dodici mesi più tardi per 90, con una plusvalenza di 40. Ma non fu il solo, 75 miliardi incassati per Crespo, 45 per Salas, 75 per Nedved alla Juventus.

    La Lazio, inoltre, fu anche la prima società italiana ad essere quotata in Borsa, seguita da Roma e Juventus, e per una società quotata il bilancio è un punto fondamentale. I biancocelesti continuarono con la compravendita di fuoriclasse riuscendo a ottenere successi e trofei almeno fino alla crisi del gruppo Cirio che la portò ad un passo dal fallimento. Le Plusvalenze, quindi, sono un punto fondamentale del bilancio del club insieme agli sponsor e agli introiti provenienti dalla pay tv.

    Ma ovviamente non è stata solo la Lazio ad avvalersi delle plusvalenze per salvare il bilancio, basta pensare all’Inter di 3 stagioni orsono con la cessione di Balotelli, frutto del settore giovanile, e al Napoli che grazie alle plusvalenze di Lavezzi (acquistato a 5,5 milioni e venduto a 30 dopo 5 stagioni) e alla plusvalenza di circa 50 mln per Cavani (acquisto a 16 milioni pagabili in 4 esercizi e vendita dopo 3 anni a 64 milioni) si sta distinguendo nel mercato odierno come l’unica società in europa di poter disporre una così consistente cifra da spendere sul mercato (124,5 milioni di euro a detta del suo presidente Aurelio De Laurentiis).

    Che dire, con il Fair Play Finanziario alle porte, la parità del bilancio è una condizione necessaria per la partecipazione alle coppe e la plusvalenza continuerà ad assumere un ruolo di assoluta protagonista nelle sessioni di mercato.

    Michele Rea

  4. Quale futuro per questa Inter?

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    Tanti nomi, poche certezze e molte brucianti sconfitte. E’ questo l’oscuro presente dell’Inter, una società nel caos nella quale da un anno e mezzo a questa parte si nota la totale mancanza di un progetto vincente. Molti giocatori acquistati quasi come se si volesse “rattoppare un buco nei pantaloni”, senza la necessaria e fondamentale valutazione sulle reali caratteristiche dei giocatori

    che si andavano ad acquistare. Il massimo però si è raggiunto a luglio, quando come allenatore si è andati a scegliere Gian Piero Gasperini, un ottimo allenatore per carità ma che evidentemente è stato etichettato come “scelta forzata”. Il modulo prediletto del mister è, come noto a tutti, il 3-4-3, modulo che in Italia negli ultimi anni non ha avuto molto successo ma questa è un’altra storia. Se una società sceglie un tecnico per la squadra è assodato e normale che vada ad informarsi sulle tattiche predilette da quest’ultimo e cerchi di assecondarlo acquistando i giocatori che più si adattano al modulo. A quanto pare però, sembra che si sia fatta una scelta quasi a “casaccio”, con molta imprudenza e incoscienti delle difficoltà che si sarebbero potute poi presentare. Il 3-4-3 di Gasperini come si può ben notare, non prevede l’utilizzo di un trequartista e quindi di conseguenza l’utilizzo di Sneijder. Per il trequartista olandese l’Inter ha ricevuto varie offerte dal Manchester United tra le quali una di ben 35 milioni. Ora, io non sono favorevole alla cessione di un giocatore così fondamentale ma se si prende Gasperini che ha un certo credo di gioco e in sede di mercato si fa tutt’altro, tutto ciò seconde me è scandaloso. Il “sacrificato” dunque è stato Eto’o, svenduto a mio parere ai russi dell’Anzhi per la cifra di 25 milioni, un pò troppo pochi per un giocatore di quel calibro. Il camerunense sarebbe stato perfetto l’attacco di Gasperini come attaccante esterno ma la società a quanto pare ha preferito agire in tutt’altro modo. Tra le richieste del tecnico c’era soprattutto Rodrigo Palacio, stella argentina del Genoa che con quasi 15 milioni si poteva assolutamente prendere. Una cifra non troppo elevata per un giocatore che si sta dimostrando come uno dei migliori centravanti della nostra serie A. Come al solito dunque il lato economico della trattativa, ha preferito far virare Branca&Co. sull’eterno oggetto nascosto Zarate e sull’ormai logoro Forlan, pagato solo 4 milioni (e un motivo ci sarà no?). Tutti i movimenti di mercato praticamente, sono stati fatti senza alcun criterio logico e per una squadra di livello mondiale come l’Inter tutto ciò non può essere in alcun modo tollerato. La frittata dunque è stata già bella e fatta, e ora bisogna tenersi le difficoltà derivanti da queste scellerate operazioni di mercato, almeno fino a giugno. Da lì in poi bisognerà necessariamente voltare pagina. Ranieri si sa, non sarà sulla panchina nerazzurra l’anno prossimo; non ha assolutamente convinto ed anzi ha rischiato il posto anche negli ultimi giorni. Il sogno di Moratti è Guardiola, il quale però sarà quasi sicuramente destinato a rimanerlo poichè nella remota possibilità che lasci la sua macchina perfetta, difficilmente accetterà la corte nerazzurra a meno che Moratti non gli prometta un mercato scoppiettante. Se Guardiola non dovesse arrivare, si punterebbe probabilmente su Andrè Villas Boas, già a lungo ricercato da Moratti l’estate scorsa.

    Quasi sicuramente lascerà il Chelsea, con Abramovich è ormai rottura e ironia della sorte si trova nella stessa situazione che si è verificata all’Inter cioè, si è trovato per le mani una squadra ormai logora aiutata da pochi innesti e che certamente non può competere con le due potenze di Manchester. Capello invece è l’unico tecnico ufficialmente libero e sul mercato, bisogna valutare però la volontà effettiva del tecnico friulano di voler tornare ad allenare in Italia ma soprattutto occhio alle sue richieste per il mercato, le quali saranno sicuramente molto esose. L’ultima scelta sarebbe Fulvio Pea, già allenatore della Primavera nerazzurra con la quale vinse uno scudetto e una coppa Carnevale, ora allenatore del sorprendente Sassuolo, in lotta con Torino, Pescara e Verona per la promozione diretta in serie A.

    Come già detto prima però, all’Inter non basterà soltanto cambiare la guida tecnica ma anche e soprattutto rinforzare il parco giocatori. Gli obiettivi sono molteplici: per l’attacco l’obiettivo è Lavezzi, per il quale Moratti ha strappato un’opzione a De Laurentiis quando cedette ai partenopei Pandev in prestito: potrebbe essere questo il colpaccio dell’Inter; l’alternativa potrebbe essere il solito Palacio che dopo tanti tentativi potrebbe finalmente approdare in nerazzurro. Per quanto riguarda il centrocampo l’obiettivo principale è il gioiellino del San Paolo Lucas, un grosso e sicuro investimento sul futuro, già seguito a lungo l’estate scorsa e a gennaio; altre alternative per la mediana potrebbero sicuramente essere Montolivo, in scadenza a giugno con la Fiorentina con la quale non rinnoverà oppure Mario Gotze per quanto riguarda il reparto avanzato del centrocampo, gioiello classe ’92 del Borussia Dortmund e della Nazionale Tedesca. La difesa dovrebbe essere rinforzata da uno tra Van der Wiel e Vertonghen, entrambi all’Ajax e con davanti a loro un radioso futuro. Non dimentichiamo però Angelo Ogbonna, nazionale italiano in forza al Torino.

    I nomi come si può notare sono molteplici, ma è normale in questa fase della stagione, quando le cose stentano a migliorare e si respira aria di nuovo, di rivoluzione. Ben vengano i nomi ma se a questi non saranno accompagnati i rispettivi fatti tutto ciò non avrà più un senso. C’è bisogno di un progetto concreto, di sicurezza e professionalità. Il tifo nerazzurro non merita tutto questo e dopo 2 anni di sofferenze ha bisogno di certezze, molte certezze.

     

  5. Milan, Galliani: “Faremo un mercato da Champions”

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    Galliani non gioisce ancora per l’imminente e praticamente ormai detto Scudetto rossonero, poichè come afferma lui stesso “frenato dalla scaramanzia e dalle “gufate” bipartisan”, seppur pervaso dall’ottimismo scelga di volgere già uno sguardo al mercato estivo.

    Il Milan è infatti ormai ad un passo (ad un punto più correttamente) dal tricolore e l’ad rossonero non ha intenzione di perdere tempo, così come afferma entrando in Lega questa mattina: “Il Milan sta già monitorando e seguendo varie situazioni, anche se ancora tutte in linea prettamente teorica dato che abbiamo intenzione di muoverci soltanto ad obiettivo raggiunto ed ufficializzato. Finora non abbiamo parlato con nessuno dei nostri giocatori, e quando dico “nessuno” mi riferisco anche a Seedorf, lui come tutti gli altri dovrà aspettare che il campionato sia finito.”

    Tanti amuleti quindi, bocche pressochè cucite, ma con un’unica certezza: il prossimo mercato rossonero sarà improntato ad un miglioramento della squadra soprattutto in chiave Champions League, competizione dove il Milan ha continuato a trovare difficoltà anche in questa ottima annata. “L’Europa e il blasone continentale sono sempre stati nostre priorità, dal prossimo anno lo saranno ancora di più perchè senza ombra di dubbio le operazioni che faremo quest’estate saranno propedeutiche ad un accrescimento dell’organico in chiave Champions.”

    Per ora Galliani è convinto,e non si nasconde dietro schermaglie del caso, soltanto su un argomento, snellire l’organico di un numero cospicuo di giocatori: “Di una cosa siamo certi e cioè che nella prossima stagione il Milan dovrà avere una rosa meno estesa, 31 giocatori sono davvero troppi e difficili da gestire. Dovranno diventare massimo 25-26 in modo da permettere anche all’allenatore di muoversi meglio e con più tranquillità. Chi verrà sacrificato? Non ne ho idea ora, parleremo al più presto con Allegri e decideremo di conseguenza. Abbiamo tanti giovani nel nostro organico, così come tanti “anziani”, vedremo più in là come sarà più opportuno agire.”

  6. Juventus, Marotta: “Del Piero firmerà, Neymar e Tevez ci piacciono”

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    Intervistato da Sky Sport Beppe Marotta, l’ad della Juventus, risponde ad ogni domanda, cercando di dare una spiegazione sul perchè di una stagione così deludente, rassicurando i tifosi sul futuro in tema di calciomercato, e ipotizzando sul destino di Del Neri.
    Subito si parla di due calciatori, uno già alla Juve in procinto di essere riscattato e l’altro alla Fiorentina, probabilmente prossima “partner” di mercato della società bianconera: “Aquilani è un campione e sebbene in questa stagione abbia riscontrato dei problemi abbiamo intenzione di riscattarlo. Col Liverpool siamo in ottimi rapporti e cercheremo di trovare un accordo sulla somma stabilita come possibile riscatto, finora è piuttosto alta ma siamo fiduciosi. Montolivo invece è un buonissimo calciatore, non a caso gioca anche in Nazionale e ci farebbe piacere se venisse da noi, anche se per ora con la Fiorentina non c’è nulla. Che cosa devono aspettarsi i tifosi per il prossimo anno? Nella scorsa stagione c’è stato un rinnovamento fisiologico e doveroso, considerando che si era giunti alla fine di un ciclo, ora bisognerà innestare nell’organico altri 2-3 giocatori di qualità al fine di creare un gruppo sempre più all’altezza dei grandi impegni che speriamo di poter disputare. Ci vorrà ancora un pò di tempo ma penso che senza azzardi e senza troppa fretta ritroveremo presto la Juventus che tutti conosciamo.”

    Uno dei nodi fondamentali momentaneamente è proprio la scelta dell’allenatore, considerando che Del Neri sembra essere in bilico: “Ora non siamo nelle condizione di scegliere e capire se Del Neri potrà continuare anche la prossima stagione oppure no, anche perchè non c’è nessun sostituto in ballo finora. Finora ha svolto nel migliore dei modi il lavoro di amalgama del gruppo, si è trovato davanti un quadro molto lontano dall’essere una squadra unita e compatta e ritengo abbia fatto una buona stagione considerando il contesto e i mille problemi. Decideremo al momento opportuno insieme all’allenatore stesso e a tutta la società.”

    Ci sono poi inevitabilmente due rinnovi importanti che tardano ad arrivare e che stanno occupando le pagine dei quotidiani sportivi di tutta Italia: “Con Del Piero l’accordo è stato praticamente raggiunto, ho saputo che il capitano ha già parlato direttamente con Agnelli ed ora manca soltanto una firma, una formalità quindi. Con Buffon invece non c’è proprio mai stata la volontà di venderlo e ci tengo a sottolinearlo perchè si è scritto spesso e volentieri, come la Juve volesse quasi disfarsene. Gigi ha avuto tanti problemi fisici negli ultimi tempi ma riteniamo ancora che sia il portiere più forte degli ultimi 10 anni e non abbiamo alcuna intenzione di privarci di un patrimonio tecnico, ed affettivo, così importante. Gigi è un nostro simbolo quanto Del Piero.”

    Una considerazione poi sul calciomercato estivo che verrà, con Tevez e Neymar che sembrano piacere sempre di più in casa bianconera: “Penso che ogni squadra vorrebbe avere fra le proprie fila due giocatori così talentuosi, purtroppo c’è anche un lato economico da considerare e queste sono due operazioni non facili. Già altri club europei importanti hanno fatto delle offerte, noi proveremo a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità. I tifosi reclamano vittorie e li capisco perfettamente, siamo la Juventus e non possiamo cancellare il nostro passato, invito solo tutti a capire che i trofei e le soddisfazioni arrivano dopo momenti come questo, di assemblamento e di lunga collaborazione fra le parti, quando avremo trovato l’equilibrio torneremo la Juve delle meraviglie di un tempo.”

  7. Tutti pazzi per Funes “El melli” Mori

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    [youtube]http://www.youtube.com/watch?v=lbrZVQeRdVs&feature=related[/youtube]ROGELIO FUNES MORI:

    • Dati anagrafici: nato a Mendoza il 3 maggio del 1991, 185 cm per 76 kg, è un giocatore argentino che milita nel River Plate ma la sua è una storia particolare, infatti vince un reality show negli U.S.A., viene ingaggiato dai Dallas F.C. per poi passare alle giovanili dei Millonarios; conta anche presenze nelle nazionali giovani Under 18 e Under 20 degli Albiceleste;

    Caratteristiche tecniche: è una prima punta con caratteristiche atipiche, molto veloce e con un forte senso del gol e quindi con prerogative che lo possono portare a giocare anche come seconda punta. Difficile da marcare per la sua rapidità, per la sua imprevedibilità, per le sue lunghe leve e per il suo fiuto del gol. Calcia molto bene con entrambi i piedi, è un destro naturale ed è molto bravo nel gioco aereo, difetta un po’ nella massa muscolare che lo penalizza al cospetto di difensori di una certa stazza (alla Samuel per intenderci). Il suo punto di forza è il controllo di palla che gli permette quasi sempre di prepararsi al meglio per la conclusione in porta. La sua valutazione è alta, potrebbe aumentare se dovesse continuar a far bene con i Millonarios, l’età è dalla sua e le sue caratteristiche lo rendono un giocatore unico e di talento. Su di lui già c’è la Fiorentina di Corvino che ha chiesto informazioni ma Passerella ha sparato alto (15 mln di euro).

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