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  1. Il mobbing nel calcio

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    Il gioco del calcio nel corso degli ultimi anni ha avuto dei radicali cambiamenti, cercando però di ammodernarsi, nel bene e nel male.

    Abbiamo assistito a cambi di regolamenti, sono stati costruiti nuovi stadi, le pay-tv oramai sono il nostro pane quotidiano per la trasmissione delle partite, ma purtroppo teatro anche di vere e proprie battaglie tra le società e i propri giocatori, causa le grosse quantità di denaro che circolano in questo mondo. Una volta il calcio veniva vissuto per quello che era, come una grande manifestazione sportiva, senza badare più di tanto ai soldi e ai super contratti.

    Ora invece molti scenari sono cambiati e numerose questioni si sono sollevate, una di queste è il Mobbing. Riconosciuto per la prima volta nel 1999 dalla Caorte di Cassazione e poi confermato dalla Cassazione nel 2002, il mobbing si definsce come l’insieme di quei comportamenti violenti, perlopiù di natura psicologica, i quali vanno a ledere nel lungo tempo la dignità delle persone. Nel mondo del calcio non c’è una norma che disciplina in particolare la materia ma negli ultimi anni sono sorti dei casi di tensione tra società e i rispettivi atleti e la definizione è entrata, senza volerlo, anche in questo ambito.

    Il primo caso di Mobbing l’abbiamo avuto con il calciatore Zanin, ex attaccante del Montichiari che a causa di una controversia con la società per il suo stipendio troppo elevato venne messo ai margini della squadra con umiliazioni sia da parte dei compagni di squadra che dell’allenatore, arrivando persino a minacce e a delle percosse; tutto ciò si evince dagli articoli letti nei diversi quotidiani che raccontano la vicenda. Nel 2004 la Corte Disciplinare da ragione al calciatore e condanna con ammende la società Montichiari, l’allenatore e il Team Manager. La stessa Corte Disciplinare però definisce con più precisione questa sentenza in quanto il Mobbing può essere appellato e disciplinato solo se vi è stata una lesione a livello psichico nei riguardi del soggetto. Tale lesione quindi deve essere accertata da un medico legale che verifica con accuratezza l’effettiva patologia.

    20130521-114552.jpgUn altro caso che vogliamo mettere in luce è quello dell’ex giocatore di Ternana, Fiorentina, Inter e Lazio, Luis Antonio Jiménez. Il centrocampista cileno per anni è stato al centro di una controversia con la società Ternana la quale ha sempre mantenuto la proprietà della metà del suo cartellino, chiedendo cifre esorbitanti alle società che tentavano di acquistare l’intero diritto di prestazione del giocatore. Il cileno per anni ha vissuto nel limbo dei prestiti, cambiando molte squadre e appellandosi poi alla FIFA chiamando in causa la società per Mobbing e finendo infine fuori rosa. La situazione si è conclusa con la rescissione del contratto con il club umbro appellandosi all’articolo 17 anche se la carriera di Jimenez non è mai riuscita a decollare nonostante il grande talento.

    Altri casi da rilevare sono state le problematiche tra il portiere Federico Marchetti, attuale giocatore nella Lazio ma al tempo portiere del Cagliari, che era stato messo ai margini della rosa fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di terzo portiere a causa di una sua intervista riguardo il gradimento di un eventuale trasferimento alla Sampdoria. Alla fine la vicenda dopo un anno si risolse consensualmente e il giocatore andò alla Lazio. Gli ultimi episodi rilevanti sono quelli di Goran Pandev della Lazio e non ultimo quello di Snejder dell’Inter. L’ex giocatore della Lazio, adesso al Napoli, fu uno dei casi più accesi negli ultimi anni e per molto tempo le pagine dei giornali scrissero articoli in merito; venne messo fuori per mesi per una diatriba sulla non vendita del giocatore in sessione di calciomercato. Il giocatore tramite il suo avvocato si appellò alla giustizia sportiva e fece un’azione legale contro la società Lazio per Mobbing e alla fine il collegio arbitrale condannò la società capitolina ad un risarcimento delle spese legali e ad un’ammenda di 160.000 euro svincolando il giocatore, libero di accasarsi a parametro zero all’Inter.

    Il caso Snejder non possiamo definirlo un caso di mobbing ma in molti pensano che la questione possa essere associata. Negli ultimi mesi la società Inter ha deciso di spalmare gli ingaggi dei suoi giocatori con i contratti più onerosi e quindi ha deciso di proporre all’Olandese un prolungamento del contratto; l’Olandese però sembra non voler accettare, chiedendo che la società nerazzurra rispetti i principi contrattuali. A questo punto non si capisce bene ancora, però la società nerazzurra lascia in panchina l’olandese (ufficialmente per scelta tecnica) e quindi spunta nelle ultime ore la parola Mobbing.

    Tutt’ora non ci sono sviluppi ma Snejder sembra che non abbia nessuna intenzione di firmare la spalmatura del contratto mentre la società nerazzurra sembra sempre più intenzionata a non farlo giocare per “scelta tecnica”. Aspetteremo nuovi sviluppi però al momento non si prospetta un caso mobbing in quanto la società guidata da Massimo Moratti non ha messo fuori rosa il giocatore che continua ad allenarsi con i proprio compagni a differenza del suo compagno di squadra Antonio Cassano il quale ai tempi della Sampdoria venne fatto fuori (si allenava da solo) per i suoi comportamenti verso la società e soprattutto rispetto ai massimi dirigenti blucerchiati. Riprendiamo le parole del dottor Cerri esperto di diritto sportivo e procuratore il quale ha dichiarato che per il caso Snejider/Inter il Mobbing non può essere citato in quanto i singoli fatti tenuti dalla società Inter possono essere anche leciti, ma devono essere valutati nell’effetto che causano al lavoratore.

    Possiamo concludere dicendo che dobbiamo aspettare una definizione normativa che definisca meglio il problema del Mobbing anche in ambito calcistico. La questione necessita una linea più chiara da seguire definendo dei parametri più specifici per non incorrere in casi “falsi” di mobbing. Purtroppo l’evoluzione del calcio ha portato anche a questo e speriamo che di questi casi in futuro se ne sentano parlare molto meno.

     

    Articolo tratto da Prossimi campioni.com

  2. Il Fartlek a colori

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    Come gia approfondito in post precedenti, possiamo inquadrare il Fartlek nel calcio come un mezzo allenante a caratteristiche Generali finalizzati allo sviluppo/mantenimento della Potenza Aerobica, qualità importante per contrastare l’insorgere del calo prestativo dovuto alla fatica in alcuni momenti della partita (dopo sforzi intensi) e nel finale del match. Altre peculiarità di questo mezzo sono la possibilità di utilizzarlo senza particolari mezzi a disposizione (utile primariamente nei settori giovanili e dilettantistici) e l’intensità allenante stabilita prevalentemente dalla Percezione dello sforzo.

    La maggior parte delle varianti analizzate nei precedenti post utilizzavano comunque andature non massimali, quindi non raggiungevano un livello di specificità elevata. Infatti, durante la partita si assiste anche a brevi azioni intense con pause di lunghezza variabile ed intensità variabile. Da qui l’esigenza di un mezzo che fosse semplice da realizzare (per i settori giovanili e le categorie dilettantistiche), basato sulla percezione dello sforzo (come gli altri tipi di Fartlek) e dotato di maggiore specificità. Di conseguenza ci si baserà su riferimenti spaziali (ognuno dei quali caratterizzato da una certa velocità) piuttosto che riferimenti temporali (come nei normali tipi di Fartlek).

    PROTOCOLLO DI BASE

    Quello descritto rappresenta un protocollo di esempio, che a livello pratico si è rilevato efficace dal punto di vista della percezione dello sforzo (13-15 punti della scala di Borg per la categoria Promozione).

    Il circuito della figura sopra rappresenta un rettangolo di 44x60m da compire in senso orario o antiorario. I colori dei riferimenti a terra indicano le intensità da tenere nei vari tratti di corsa.

    • I coni rossi rappresentano tratti di corsa ad intensità massimale.
    • I cinesini gialli indicano settori di corsa ad intensità media.
    • I cinesini arancioni tratti di corsa lenta.

    In altre parole, quando il giocatore incontra un cono rosso dovrà percorrere il tratto alla massima intensità: nel lato in basso della figura dovrà eseguire delle navette (andata/ritorno) di 8m, mentre nel lato in alto una corsa a zig-zag (all’esterno dei coni distati 3m l’uno dall’altro) e uno scatto di 7m. Lungo i lati corti invece sono delimitati 20m tra cinesini gialli, cioè da percorrere di corsa media. Tutti gli altri settori sono caratterizzati da cinesini arancioni, da percorrere di conseguenza di corsa lenta. Nella figura sotto (ipotetico senso antiorario), con le frecce nere sono rappresentati i tratti di corsa media e con le frecce rosse i tratti alla massima intensità. Come detto sopra, in una squadra di categorie Promozione 10’ di questo mezzo sono stati precepiti con un livello 13-15 della scala di Borg (pesante/abbastanza pesante) con i giocatori che sono riusciti a correre ad intensità massimale tutti i tratti delimitati dai coni rossi.

    VARIANTI

    Ovviamente sono possibili diverse varianti dal punto di vista dei percorsi e delle distanze. Ad esempio, il circuito raffigurato sotto, con più o meno le stesse varianti medie/intense, ma con minor tratti lenti (rettangolo 35x40m anziché 44x60m) non ha permesso agli stessi giocatori di riuscire a compiere i tratti delimitati dai coni rossi alla massima intensità per tutti i 10’; con questa variante sarebbe stato meglio eseguire 2 serie di 5-6’ invece che una monoserie di 10’. L’attenzione di chi somministra questo tipo di protocollo dovrebbe essere rivolta ad avere una risposta (da giocatori fidati) tramite questi 2 tipi di feedback:

    • Percepire alla fine del protocollo un senso di fatica “pesante/abbastanza pesante”.
    • Riuscire a correre tutti i tratti massimali ad un’intensità massima o prossima.

    La continua incitazione e monitorizzazione di chi segue dall’esterno il protocollo può aiutare i calciatori a scegliere la giusta andatura nei tratti lenti; fondamentalmente se ci si accorge che la fatica non permette di realizzare correttamente i tratti di intensità elevata è meglio rallentare le fasi di corsa lenta (ma non in quelli di corsa media).

    COTESTUALIZZAZIONE ALL’INTERNO DEL PIANO DI ALLENAMENTO

    Questo tipo di protocollo è da inglobare nei mezzi a caratteristiche miste (analogamente a quelli per l’RSA), cioè in grado di allenare sia le componenti aerobiche che quelle neuromuscolari. Ovviamente non può sostituire le minipartite a pressione (quelle con finalità metabolica) perché non è sufficientemente specifico (non utilizzando la palla) e neanche le altre forme di Fartlek quando utilizzate nel primo allenamento settimanale per facilitare il recupero contestualmente allo sviluppo della potenza aerobica. Fondamentalmente, affinché in fartlek a colori abbia un sufficiente impatto allenante, dovrebbe essere fatto con un certo livello di freschezza atletica, altrimenti i tratti intensi non verrebbero corsi correttamente. Per questo motivo, a mio parere, è da preferire nelle seguenti situazioni:

    • Nelle fasi di preparazione/richiamo invernale nei giorni in cui si è certi che i giocatori non siano affaticati.
    • Nel primo allenamento settimanale per quei giocatori che non hanno giocato nel weekend.
    • Quando il campionato è stato sospeso (e la Domenica non si è giocato)
    • Per i giocatori in fase finale di recupero da un infortunio e non hanno ancora la possibilità di inserirsi nelle esercitazioni con la palla.
    • Nel secondo allenamento settimanale, per quelle squadre in cui è presente un eccessivo abbassamento dei livelli di prestazione fisica nei finali di partita contestualmente alla difficoltà di colmare questa lacuna tramite le minipartite a pressione.
    • Nei settori giovanili per incrementare il livello atletico con un occhio alla prevenzione degli infortuni oltre che abituare i ragazzi alla gestione e conoscenza dell’allenamento atletico.

    CONCLUSIONI

    Il limite applicativo principale di questo mezzo è che non sono mai state verificate le Potenze Metaboliche nel loro utilizzo; quindi si possono avere solamente indicazioni Soggettive da parte dei giocatori del livello di fatica/intensità. Nulla comunque vieta al preparatore/allenatore di cercare di comprendere (dopo averle applicate/sperimentate) quali varianti intensive/estensive possono essere più o meno adatte al proprio gruppo di calciatori in relazione agli obiettivi che ci si prefigge.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)

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