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  1. Fase tattica del possesso: quando iniziare nel settore giovanile (seconda parte)?

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    Nel precedente post abbiamo cercato di far comprendere quando è possibile iniziare la didattica del “possesso palla di squadra”; allo stesso tempo abbiamo approfondito la didattica introduttiva e anticipato come i mezzi essenziali per questo tipo di didattica siano i Giochi di Posizione e le Partite a tema.

    Nel post odierno vedremo come applicare la progressione ideale step-by-step nei primi anni della categoria Pulcini. Ribadiamo sotto il concetto di Giochi di Posizione (comunque già approfondito nello step precedente):

    possesso palla, pulcini, giochi di posizioneI Giochi di Posizione sono strutture simili ai Possessi palla, ma con il vincolo della posizione in fase di possesso palla. La squadra in possesso deve posizionarsi in maniera tale da occupare il rettangolo di gioco secondo i ruoli assegnati (nell’esempio della figura a fianco: 2 esterni bassi e 2 esterni alti) per dare più opportunità di passaggio al possessore di palla. I jolly (detti anche “comodini”, posizionati solitamente nelle zone centrali) giocheranno con la squadra in possesso mantenendo una posizione tale da fornire i riferimenti per le giocate. La squadra in “non possesso” dovrà riconquistare la palla il più velocemente possibile concentrandosi nella zona della palla per poi mantenerne il possesso.

    Per approfondire questo tipo di esercitazioni, consigliamo il testo di Oscar Cano (Il gioco di posizione del Barcellona. Concetto e allenamento), in cui viene riportata filosofia e metodi d’allenamento del Barcellona all’epoca di Pep Guardiola.

    STEP NUMERO 1

    GIOCHI DI POSIZIONE (GdP) con focalizzazione posizione dei JOLLY e smarcamento

    Utilizzare pochi giocatori e un numero di Jolly pari a quello dei giocatori di ogni squadra è il modo più semplice per mantenere una densità di gioco adeguata e far comprendere ai giocatori i primi aspetti dello smarcamento. Proprio questo, sarà il primo aspetto su cui focalizzare la didattica: la comprensione dei concetti di “cono d’ombra” (o “zona d’ombra”) e “zona luce” è fondamentale per passare alle fasi successive.

    possesso palla

    Nella figura sopra, è raffigurato un Gioco di Posizione estremamente semplice, in cui i giocatori Gialli sono i Jolly e disposti uno “alto” e uno “basso”: questi giocano con chi ha la palla e fungono da riferimento nella zona alta e bassa del campo. I blu, sfideranno i rossi: quando una delle 2 squadre entrerà in possesso palla, dovranno disporsi uno a destra e uno a sinistra e cercare di mantenere il possesso insieme ai Jolly. Nella figura sopra, il possesso è dei blu, che si dispongono in maniera tale da avere sempre un riferimento alto (jolly), uno basso (jolly) uno a destra (blu) e uno a sinistra (blu); i rossi dovranno cercare di conquistare la palla. Si contano i numeri di passaggi in possesso, e chi fa 5-8 passaggi ha un punto. In questa fase è importante concentrarsi almeno sul posizionamento dei jolly:

    • Alla riconquista della palla, far capire immediatamente che i jolly sono i primi riferimenti “alto” e “basso” a cui poter passare la palla.

    Nel caso in cui si abbia a disposizione un numero maggiori di giocatori, è possibile eseguire un 3vs3 con 3 jolly.gioco di posizione

    In questo caso (vedi immagine sopra), i jolly (gialli) sono disposti uno alto, uno basso e uno centrale; le squadre, in situazione di possesso, avranno un giocatore basso, uno a destra e uno a sinistra….simulando una sorta di 2-3-1 (propedeutica nel gioco a 7). Questa modalità di gioco (9 giocatori) è più impegnativa della precedente, e il Jolly nella parte centrale del campo dovrà essere in grado di effettuare movimenti e giocate orientate ai giocatori che si allargano maggiormente, perché (vista l’età) tenderanno sempre tutti ad accentrarsi.

    STEP NUMERO 2

    GdP con focalizzazione posizione dei JOLLY e dei GIOCATORI

    Quando i Jolly avranno compreso l’importanza dell’ampiezza (o profondità, in base alla localizzazione in campo), l’allenatore potrà concentrare l’attenzione sugli altri giocatori in fase di possesso:

    • chi c’è a destra?”, “chi c’è a sinistra?”, saranno le frasi dell’allenatore che stimolerà la squadra con la palla, soprattutto durante la transizione positiva (riconquista della palla).

    A questo punto si potrà anche ridurre il numero dei jolly e modificare il loro posizionamento: sotto è rappresentato un 3vs3+2jolly, con i 2 jolly (gialli) che giocano esterni, e i giocatori delle squadre posizionati (in fase di possesso) “alto”, “basso” e “centrale”.

    pulciniOvviamente, rispetto allo step precedente la difficoltà è maggiore (ci sono meno jolly), ma nel caso in cui si abbiano comunque 9 giocatori, è possibile (mantenendo un 3c3+3jolly) incrementare le difficoltà nei modi seguenti:

    • Ridurre le dimensioni del campo.
    • Limitare i giocatori ad un massimo di 3 tocchi.
    • I Jolly non possono passarsela tra di loro.
    • Modulare (tramite l’incitazione) l’aggressività della squadra in non possesso

    Ribadiamo che è importante concedere delle pause adeguate per verbalizzare gli errori e le scelte di gioco. Utilizzare gruppi più omogenei possibili.

    STEP NUMERO 3

    Partite a tema

    Le partite a tema sono degli ottimi mezzi per verificare e consolidare gli elementi appresi durante gli allenamenti, perché presentano la possibilità di fare gol, e di conseguenza vanno particolarmente incontro alle esigenze motivazionali dei giocatori! Non solo, inserite immediatamente dopo il GdP (Giochi di Posizione) rappresentano un continuum didattico ideale. Per facilitare la stesura del testo, le abbiamo messe nel 3° step, ma possono essere inserite sin da subito (anche nel 1° step) come mezzo allenante finale dell’allenamento (o successivo ai GdP); importante è comprendere che queste vanno fatte quando i giocatori abbiano compreso almeno sommariamente il concetto di smarcamento e ampiezza. Ovviamente ne esistono di diversi tipi, alcuni dei quali riportiamo sotto:

    partite a tema

    • GdP con possibilità di fare gol dopo un N° definito di passaggi: si utilizzerà, come di consueto, una porta per squadra, ma con la regola “chi si trova para”…cioè, tutti nella propria area possono prendere la palla con le mani (cioè sono possibili portieri). In questo modo, tutti i giocatori sono attivi (vedi figura sopra).
    • Partita 1-0: GdP in cui la squadra in vantaggio dovrà limitarsi a fare un possesso palla (le si può attribuire un ulteriore gol dopo 10-15 passaggi), mentre la squadra in difetto potrà fare gol immediatamente dopo aver conquistato la palla. Possibile aggiungere la regola “chi si trova para”.
    • Porte centrali o esterne: mantenendo una delle regole sopra (“gol dopo N° di passaggi” o “Partita 1-0”) è possibile utilizzare porte piccole centrali o a fondocampo.
    • GdP con obbligo di passaggio al portiere in transizione positiva: in questo caso si impone l’obbligo di iniziare l’azione ogni volta dall’impostazione del portiere dopo avergliela passata in transizione positiva (riconquista della palla).

    DIALOGO E VERBALIZZAZIONE

    ssgSecondo Massimo De Paoli, 8 parole chiave possono considerarsi il numero ideale per la costruzione tattica (in fase di possesso) del giocatore di calcio. Per questo è necessario cominciare sin da questi step ad utilizzare i termini che possano aiutare i giocatori a facilitare il gioco. Probabilmente nei primissimi anni della scuola calcio, la chiamata della palla (tramite il nome del compagno), è l’unico modo attraverso il quale comunicano. Ma a questo punto della didattica è fondamentale che l’allenatore faccia capire (ovviamente tramite rinforzi e verbalizzazioni durante le esercitazioni) che “il giocatore può vedere con gli occhi del compagno”, cioè avere informazioni sulla situazione di gioco tramite le parole chiave codificate e riconosciute da tutta la squadra. A mio parere, “uomo”, “solo” e “sostegno” possono essere 3 termini che nell’arco di diversi mesi possono essere interiorizzati:

    • Sostegno”: è probabilmente il termine più funzionale da apprendere, perché aiuta il compagno a capire che c’è la possibilità del “passaggio dietro” nel caso in cui sia in difficoltà. Lo stimolo dei giovani calciatori è quello di portare sempre la palla in avanti, quindi il concetto di “sostegno” parte prima di tutto da un cambiamento di attitudine.
    • Uomo”: è la classica situazione in cui si riceve la palla spalle alla porta e c’è la pressione diretta dell’avversario.
    • Solo”: la condizione è la stessa di sopra, ma senza la pressione diretta di avversari.

    Ovviamente le parole chiave utilizzate non devono essere necessariamente le stesse (ho descritto quelle che utilizzo io), in quanto tutte le forme di dialogo “costruttive” sono fondamentali, non solo per facilitare le giocate, ma anche per rafforzare l’appartenenza al gruppo. La base di tutto questo è l’empatia che trova terreno fertile quando c’è entusiasmo e condivisione delle emozioni in partita ed allenamento.

    CONCLUSIONI

    SCHEMA

    Abbiamo diviso in 3 step la didattica iniziale del “possesso palla di squadra”. Nel primo abbiamo utilizzato i GdP (Giochi di Posizione) con focalizzazione della posizione dei Jolly; nel secondo (sempre con GdP) abbiamo focalizzato l’attenzione anche sugli altri giocatori e infine abbiamo descritto l’introduzione delle Partite a tema per rendere il tipo di lavoro il più aderente possibile alle situazioni di gioco. Premetto che le indicazioni che ho dato sono frutto della mia personale esperienza, e rappresentano una strada per raggiungere l’obiettivo; ovviamente non è l’unica “strada”, ma quella nella quale mi sono trovato sempre meglio. Questo tipo di esercitazioni sono impegnative (dal punto di vista concettuale), ma devono essere allo stesso tempo gratificanti, al fine di motivare al massimo i giocatori; inoltre, non avendo sempre a disposizione il numero di giocatori ideali, a volte è necessario modificare alcuni aspetti dell’esercitazione, tenendo conto che per renderla più impegnativa è sufficiente:

    • Ridurre il N° di Jolly o incrementare quello dei giocatori.
    • Ridurre le dimensioni del campo
    • Limitare i giocatori ad un massimo di 3 tocchi.
    • I Jolly non possono passarsela tra di loro.
    • Modulare (tramite l’incitazione) l’aggressività della squadra in non possesso

    Viceversa se si vuole semplificare l’esercitazione. Sotto riportiamo altri mezzi con finalità allenante similare, ma senza l’utilizzo dei Giochi di Posizione

    Se hai trovato utile questo post e vuoi rimanere informato quando ne usciranno di nuovi, collegati al mio profilo linkedin

    Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto. Email: melsh76@libero.it

  2. Situazioni di gioco: Chelsea – Bayern Monaco (finale Supercoppa europea 2013)

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    GIOCO “DINAMICO”

    MOVIMENTI D’ATTACCO DEL BAYERN

    MOVIMENTI D'ATTACCO DEL BAYERN

    Sulla fascia destra, Lahm, in possesso palla, scarica su Krossche taglia alle spalle di Robben che va incontro a Lahm portandosi il difensore e aprendo il varco per il compagno che mette a centro o conclude a rete.

    MOVIMENTI SULLA FASCIA SINISTRA DEL BAYERN

    MOVIMENTI SULLA FASCIA SINISTRA DEL BAYERN Sulla fascia sinistra Ribery oltre che a scambiarsi con Robben, il più delle volte ricevuta palla, forte nell’uno contro uno si accentrava, lasciando lo spazio all’inserimento di Alaba, per servirlo sul taglio (1), oppure concludere a rete (2) o sul taglio degli altri compagni.

    Da notare che Ribery è destro, quindi accentrandosi da sinistra può calciare bene in porta o servire con il piede naturale i compagni.

    MOVIMENTO DA ATTACCANTE

    MOVIMENTO DA ATTACCANTE

    Mi è piaciuto un movimento di Torres, che ha ingannato i due difensori e gli ha permesso di calciare in porta.

    Azione: Schuurle sulla destra arriva quasi sul fondo e pur contrastato da Alaba, riesce a far arrivare la palla a Torres (1), che con un movimento palla al piede, ad uscire si porta appresso i due difensori, ma che con un contro movimento cambia direzione e si porta alla conclusione (2).

    Secondo me un azione da grande attaccante.

     

    gIOCO “STATICO”

    CALCI D’ANGOLO BAYERN

    CALCI D'ANGOLO BAYERN

    A (Gotze) va sulla palla, finta di crossare e la passa (1) a B (Kross) che la mette in mezzo (2) di prima per i colpitori.

    SCHEMA DI PUNIZIONE BAYERN

    SCHEMA DI PUNIZIONE BAYERN

    A che da destra era Robben finta di crossare a centro, ma passa a B (1) Ribery che si alternava con Kross che poteva calciare in porta (più Ribery) oppure metterla sul secondo palo sul movimento del compagno.

    Da sinistra s’invertono le posizioni con Ribery o Kross che vanno sulla palla e Robben che va a calciare.

    La seconda soluzione prevede un passaggio in più (3) per C (Lahm) che la mette sul secondo palo per un compagno che con un contro movimento si libera dalla marcatura.

    L’avversario viene indotto a pensare al cross immediato perché n area vanno tutti i “lunghi” a saltare.

    Variante: C invece di crossare calcia direttamente in porta. In questo caso in posizione C si posiziona Ribery.

    Nicola Amandonico

  3. Un’Inter in Blanc

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    Il pareggio col Catania di domenica scorsa non basterà a Ranieri per salvare la sua panchina. Il tecnico testaccino probabilmente lo sapeva già e a giugno rescinderà il contratto che lo lega ai nerazzurri fino al 2013. Si fanno tanti nomi per la sua sostituzione e in queste ultime ore ha preso quota la candidatura del tecnico della nazionale francese, Laurent Blanc, già giocatore neroazzurro dal 1999 al 2001 ed ex allenatore del sorprendente Bordeaux che un paio di anni fa ha saputo condurre fino ai quarti di finale di Champions, ad un passo dalle semifinali. Il suo contratto con “les Bleus” scade proprio alla fine degli Europei e Laurent non ha nessuna intenzione di rinnovarlo, nonostante i buoni risultati ottenuti (ultimo la vittoria recente contro la Germania in amichevole). Lui è il tecnico che dopo Guardiola (che in caso di addio al Barcellona difficilmente andrà a Milano ma potrebbe anche prendersi un anno sabbatico) affascina Moratti. Ancor più dell’ormai libero Villas Boas che al Chelsea, inutilo negarlo ha fallito in un modo troppo notevole.

    Se il sogno Guardiola non divenisse realtà insomma, il prossimo tecnico dell’Inter sarà Laurent Blanc.

     

     

  4. Quale futuro per questa Inter?

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    Tanti nomi, poche certezze e molte brucianti sconfitte. E’ questo l’oscuro presente dell’Inter, una società nel caos nella quale da un anno e mezzo a questa parte si nota la totale mancanza di un progetto vincente. Molti giocatori acquistati quasi come se si volesse “rattoppare un buco nei pantaloni”, senza la necessaria e fondamentale valutazione sulle reali caratteristiche dei giocatori

    che si andavano ad acquistare. Il massimo però si è raggiunto a luglio, quando come allenatore si è andati a scegliere Gian Piero Gasperini, un ottimo allenatore per carità ma che evidentemente è stato etichettato come “scelta forzata”. Il modulo prediletto del mister è, come noto a tutti, il 3-4-3, modulo che in Italia negli ultimi anni non ha avuto molto successo ma questa è un’altra storia. Se una società sceglie un tecnico per la squadra è assodato e normale che vada ad informarsi sulle tattiche predilette da quest’ultimo e cerchi di assecondarlo acquistando i giocatori che più si adattano al modulo. A quanto pare però, sembra che si sia fatta una scelta quasi a “casaccio”, con molta imprudenza e incoscienti delle difficoltà che si sarebbero potute poi presentare. Il 3-4-3 di Gasperini come si può ben notare, non prevede l’utilizzo di un trequartista e quindi di conseguenza l’utilizzo di Sneijder. Per il trequartista olandese l’Inter ha ricevuto varie offerte dal Manchester United tra le quali una di ben 35 milioni. Ora, io non sono favorevole alla cessione di un giocatore così fondamentale ma se si prende Gasperini che ha un certo credo di gioco e in sede di mercato si fa tutt’altro, tutto ciò seconde me è scandaloso. Il “sacrificato” dunque è stato Eto’o, svenduto a mio parere ai russi dell’Anzhi per la cifra di 25 milioni, un pò troppo pochi per un giocatore di quel calibro. Il camerunense sarebbe stato perfetto l’attacco di Gasperini come attaccante esterno ma la società a quanto pare ha preferito agire in tutt’altro modo. Tra le richieste del tecnico c’era soprattutto Rodrigo Palacio, stella argentina del Genoa che con quasi 15 milioni si poteva assolutamente prendere. Una cifra non troppo elevata per un giocatore che si sta dimostrando come uno dei migliori centravanti della nostra serie A. Come al solito dunque il lato economico della trattativa, ha preferito far virare Branca&Co. sull’eterno oggetto nascosto Zarate e sull’ormai logoro Forlan, pagato solo 4 milioni (e un motivo ci sarà no?). Tutti i movimenti di mercato praticamente, sono stati fatti senza alcun criterio logico e per una squadra di livello mondiale come l’Inter tutto ciò non può essere in alcun modo tollerato. La frittata dunque è stata già bella e fatta, e ora bisogna tenersi le difficoltà derivanti da queste scellerate operazioni di mercato, almeno fino a giugno. Da lì in poi bisognerà necessariamente voltare pagina. Ranieri si sa, non sarà sulla panchina nerazzurra l’anno prossimo; non ha assolutamente convinto ed anzi ha rischiato il posto anche negli ultimi giorni. Il sogno di Moratti è Guardiola, il quale però sarà quasi sicuramente destinato a rimanerlo poichè nella remota possibilità che lasci la sua macchina perfetta, difficilmente accetterà la corte nerazzurra a meno che Moratti non gli prometta un mercato scoppiettante. Se Guardiola non dovesse arrivare, si punterebbe probabilmente su Andrè Villas Boas, già a lungo ricercato da Moratti l’estate scorsa.

    Quasi sicuramente lascerà il Chelsea, con Abramovich è ormai rottura e ironia della sorte si trova nella stessa situazione che si è verificata all’Inter cioè, si è trovato per le mani una squadra ormai logora aiutata da pochi innesti e che certamente non può competere con le due potenze di Manchester. Capello invece è l’unico tecnico ufficialmente libero e sul mercato, bisogna valutare però la volontà effettiva del tecnico friulano di voler tornare ad allenare in Italia ma soprattutto occhio alle sue richieste per il mercato, le quali saranno sicuramente molto esose. L’ultima scelta sarebbe Fulvio Pea, già allenatore della Primavera nerazzurra con la quale vinse uno scudetto e una coppa Carnevale, ora allenatore del sorprendente Sassuolo, in lotta con Torino, Pescara e Verona per la promozione diretta in serie A.

    Come già detto prima però, all’Inter non basterà soltanto cambiare la guida tecnica ma anche e soprattutto rinforzare il parco giocatori. Gli obiettivi sono molteplici: per l’attacco l’obiettivo è Lavezzi, per il quale Moratti ha strappato un’opzione a De Laurentiis quando cedette ai partenopei Pandev in prestito: potrebbe essere questo il colpaccio dell’Inter; l’alternativa potrebbe essere il solito Palacio che dopo tanti tentativi potrebbe finalmente approdare in nerazzurro. Per quanto riguarda il centrocampo l’obiettivo principale è il gioiellino del San Paolo Lucas, un grosso e sicuro investimento sul futuro, già seguito a lungo l’estate scorsa e a gennaio; altre alternative per la mediana potrebbero sicuramente essere Montolivo, in scadenza a giugno con la Fiorentina con la quale non rinnoverà oppure Mario Gotze per quanto riguarda il reparto avanzato del centrocampo, gioiello classe ’92 del Borussia Dortmund e della Nazionale Tedesca. La difesa dovrebbe essere rinforzata da uno tra Van der Wiel e Vertonghen, entrambi all’Ajax e con davanti a loro un radioso futuro. Non dimentichiamo però Angelo Ogbonna, nazionale italiano in forza al Torino.

    I nomi come si può notare sono molteplici, ma è normale in questa fase della stagione, quando le cose stentano a migliorare e si respira aria di nuovo, di rivoluzione. Ben vengano i nomi ma se a questi non saranno accompagnati i rispettivi fatti tutto ciò non avrà più un senso. C’è bisogno di un progetto concreto, di sicurezza e professionalità. Il tifo nerazzurro non merita tutto questo e dopo 2 anni di sofferenze ha bisogno di certezze, molte certezze.

     

  5. Messi decide un “clasico” all’italiana

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    Il Barcellona espugna il Bernabeu imponendosi per 2-0 contro il Real Madrid grazie a una doppietta di Lionel Messi nell’ultimo quarto d’ora di gioco con gli uomini di casa in 10 uomini per l’espulsione di Pepe per un calcione a Dani Alves al 61’.

    La partita appare subito chiara: Mourinho sceglie di non giocare a calcio, si rintana nella propria area di rigore chiudendo tutti gli spazi ai più tecnici avversari che gestiscono il gioco dall’inizio alla fine senza dare mai un segno di cedimento. Costantemente con 9 uomini dietro la linea del pallone e con il solo Ronaldo a lottare davanti contro i 4 difensori schierati blaugrana, i madrileñi cercano di innervosire la gara con falli tattici e sistematici sui portatori di palla del Barcellona cercando di mantenere lo 0-0.

    Al rientro negli spogliatoi rissa generata da alcuni dirigenti del Real Madrid che, passando davanti la panchina avversaria, rivolgono qualche parola di troppo a Pinto (secondo portiere del Barça) che aggredisce chiunque passi sotto il suo tiro meritandosi l’espulsione.

    Nella ripresa non cambia la musica e al 61’ Pepe (il giocatore con il compito di bloccare le partenze di Messi) colpisce con un calcio frontale Dani Alves e va a farsi la doccia anzitempo. Mourinho imbufalito protesta veementemente contro il quarto uomo e viene a sua volta espulso accomodandosi nell’area tecnica adibita agli steward.

    Nel finale si scatena Messi. Prima raccoglie un cross del neo entrato Afellay anticipando nettamente Sergio Ramos poi scarta tutta la difesa avversaria dribblando tre uomini con ripetuti tocchi di sinistro e superando Casillas con un morbido tocco di destro incrociato.

    Tra 6 giorni Mourinho (che assisterà alla semifinale di ritorno dalle tribune del Camp Nou) dovrà fare a meno oltre che di Pepe anche di Sergio Ramos, ammonito al 53’, che sarà squalificato. Nel Barcellona invece rientrerà Iniesta. L’impresa sembra disperata.

    In conferenza stampa Mourinho è un fiume in piena: “Se dico adesso quello che penso dell’arbitro la mia carriera finisce qui. Non so quali poteri forti ci siano dietro il Barcellona perché questa sera questi poteri hanno contato”.

  6. Ronaldo spezza l’incantesimo. Primo “titulo” per Mourinho

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    Il Real Madrid conquista la Copa del Rey 2010-2011 grazie a un gol di Cristiano Ronaldo nel primo tempo supplementare e spezza l’incantesimo che nella coppa nazionale durava da 18 anni.

    Splendida cornice di pubblico al Mestalla di Valencia che è tutto esaurito per la finale 2011 della Copa del Rey tra Barcellona e Real Madrid. Prima dell’inizio del match l’inno nazionale spagnolo viene suonato oltre i 120 decibel per tentare di coprire i fischi dei tifosi catalani che però arrivano puntuali non appena iniziano a scorrere le note della Marcha Real.

    Per il Barça, Puyol non recupera e finisce in panchina. Al suo posto Guardiola inserisce Mascherano al fianco di Piqué. Mourinho conferma la formazione annunciata con Ozil e Di María dietro Cristiano Ronaldo.

    Il Real parte aggressivo nei minuti iniziali. All’11° buona occasione per Ronaldo, ma il suo diagonale è respinto sulla linea di porta da Piqué. Si gioca su ritmi serrati e non mancano scontri duri tra i giocatori dettati da una tensione elettrizzante che circola sul terreno di gioco e che porta ad un accenno di rissa tra Villa e Arbeloa.

    Al 35° ancora Ronaldo in contropiede, sfruttando un pallone perso da Piqué a centrocampo, si trova a tu per tu con Pinto che neutralizza il tentativo del portoghese. La squadra di Guardiola trova difficoltà a sviluppare il suo gioco rapido con palla a terra a causa del pressing sfiancante sui portatori di palla effettuato dai blancos. Nel finale di tempo Ronaldo serve con la “espaldiña” Ozil che prontamente crossa in area di rigore dove Pepe sovrasta di testa Dani Alves e colpisce il palo alla destra di Pinto.

    Nel secondo tempo parte meglio il Barcellona che riesce a dare vita a qualche fraseggio interessante, uno dei quali porta Pedro al 50° a calciare dal limite dell’area sull’esterno della rete. I tentativi si susseguono per gli uomini di Guardiola che arrivano molto bene fino al limite dell’area di rigore del Madrid ma che trovano difficoltà nell’ultimo passaggio. Il Real continua a difendersi con 9 uomini dietro la linea del pallone rendendo più complicata la manovra catalana.

    Dopo un gol annullato al Barça per fuorigioco millimetrico di Pedro, Mourinho inserisce Adebayor per Ozil aggiungendo peso al suo attacco. Nel finale il Real va in difficoltà e fa molta fatica ad uscire dalla propria area di rigore. I catalani sfornano alcune azioni da manuale: tra il 75° e l’80° prima Messi, poi Pedro e infine Iniesta scaldano i guantoni di Casillas. Al 90° grande occasione per il Real: in contropiede Di María servito da Alonso prova il destro a giro dal limite dell’area di rigore ma Pinto si fa trovare pronto e devia in calcio d’angolo.

    Giunte ai supplementari le due squadre sembrano stanche e alcuni elementi appaiono decisamente affaticati. In Copa del Rey, prima di questa sera, solamente 7 finali su 108 sono arrivate ai supplementari (per 5 volte le sfide sono terminate ai calci di rigore).Dopo 100 minuti di gioco arriva il primo errore di Xabi. Ne approfitta Alonso che serve in profondità Ronaldo ma il suo diagonale termina al lato a testimonianza di una serata che sembrava non essere positiva per lui. Ma al 103° CR9 capitalizza al meglio una fantastica triangolazione sulla sinistra tra Di María e Marcelo: l’argentino pennella in area di rigore un cross con i contagiri e l’attaccante portoghese, al quarto tentativo questa sera, non sbaglia colpendo di testa con una potenza eccezionale.

    Dopo tre anni di profonde delusioni il Real Madird supera il Barcellona e lo fa conquistando il primo “titulo” della gestione di José Mourinho, che nelle partite decisive non sbaglia mai.

  7. Inter, Leo addio torna Mourinho

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    Tempo di rivoluzioni in casa Inter. Rivoluzioni probabilmente impreviste e sicuramente non preventivate, considerando che il rapporto con il tecnico attuale Leonardo prima della disfatta di sabato scorso contro il Milan sembrava solido e duraturo. L’allenatore brasiliano era stato infatti descritto da tutti come il “salvatore della patria” e colui che era stato in grado di rifondare e dare nuovamente fiducia ad una squadra che dopo Benitez brancolava nel buio,stanca,demotivata e senza sapere dove andare a parare.

    Nel calcio si sa l’imprevedibilità la fa da padrone e proprio per questo ora dopo la bruciante sconfitta nel derby e la “Caporetto” di martedì scorso in Champions contro lo Schalke 04, il futuro di Leonardo in nerazzurro non sembra più così roseo. Pare che per la panchina del prossimo anno dell’Inter ci sia un serrato testa a testa fra l’ex e mai dimenticato Josè Mourinho, attuale allenatore del Real Madrid, e Pep Guardiola, talentuoso allenatore spagnolo del Barcellona. I due tecnici più famosi e pagati al mondo non sono infatti solo “nemici” nella Liga, in Champions League e nella Coppa del Re, ma sono avversari anche nei “pensieri” di Moratti che pensa di portare (o riportare nel caso di Mou) a Milano uno dei due allenatori.

    Il presidente interista ha sempre dichiarato di stimarli entrambi e di ritenerli i migliori al mondo, e pensa sempre con più sicurezza di costruire l’Inter del futuro grazie al carisma e alla qualità di uno fra Mourinho e Guardiola. Del portoghese rimpianto da tutto l’ambiente nerazzurro, il presidente ama soprattutto la sua grinta, la sua indiscutibile leadership e il suo essere interista al 100% senza mezzi termini o remore. Dello spagnolo ama invece la sua serietà, le sue idee calcistiche tese ed incentrate ad esprimere sempre un bel gioco, spumeggiante ed emozionante, e lo stile risoluto ma sempre rispettoso.

    Per ora solo soltanto fantastiche ipotesi per Moratti, sebbene appaiano ogni giorno più plausibili e realizzabili, considerando che Mourinho ha avuto fin dall’inizio dei problemi e delle incomprensioni con la dirigenza del Real Madrid paventando spesso l’idea di andarsene a fine stagione, e che Guardiola ha un contratto con il Barça solo fino al 2012.

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