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  1. Sono tornate le 7 sorelle?

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    In questo calcio moderno spesso capita che piccole società riescano a raggiungere obiettivi importanti come Europa (vedi Sassuolo) o campionati nazionali e relativa Champions (vedi Leicester): ma in Italia potrebbe essere tornato il momento delle “7 sorelle”?

    L’argomento “7 sorelle” non è magari proprio alla portata dei più giovani mentre invece, per chi ha qualche anno in più, era l’argomento classico per ciò che concerne le qualificazioni europee: l’andamento delle sette sorelle, le sette grandi società italiane, era l’argomento di tutti i tifosi italiani che non si chiedevano, come magari accade oggi, se la propria squadra sarebbe riuscita ad arrivare in Europa o meno, quanto se fosse stata in grado di andare in Champions oppure no, possibilmente senza passare dai preliminari. La qualità del calcio italiano ha fatto si che, nell’arco di un decennio, si sia passati dalla domanda “andiamo in Champions?” a “arriviamo almeno nei primi 6 per giocare in Europa?”

    Eppure quest’anno, al netto delle “grandi” di oggi che sono Juventus e Napoli, sembra davvero che le altre “5 sorelle” siano veramente in grado di fare un campionato da protagonisti: proviamo ad analizzare velocemente una ad una per valutarne le effettive possibilità a fine stagione.

    Inter: attualmente terza in classifica è probabilmente la squadra con la situazione un po’più complessa rispetto alle altre sorelle. A fronte di una squadra decisamente composta di grandi nomi, la qualità del gioco sembra risultare decisamente latitante specie quando l’avversario non è la Juventus di turno. Servirà pazienza per i tifosi nerazzurri durante la stagione che potrebbe essere placata magari schierando qualche giovane di turno che tanto piace al tifoso affezionato ai colori della società e che potrebbe anche far chiudere più di un occhio sulle mancanze del De Boer allenatore. Credo sia più pronta per un Europa League che per una Champions dove però si candida sicuramente come outsider.

    Roma: quarta dopo una sconfitta per 3-1 contro il Torino secondo me i giallorossi hanno guadagnato meno di quanto probabilmente avrebbero dovuto. Difficile capire di chi sia la colpa, probabilmente solo un difetto di condizione e di fiducia che sta portando i giocatori più quotati lontano dalle loro prestazioni più ottimali. Probabile che la stagione giallorossa fosse stata studiata diversamente (pensando al passaggio in Champions), probabile che vedremo tra un mese la Roma al top della condizione per poi essere di nuovo al top verso primavera e chiudere al top il campionato. Secondo me possono arrivare tranquillamente in Champions se riescono a mantenere la calma nei momenti complicati.

    Lazio: è forse la squadra che mi ha impressionato di meno, a fronte di una qualità della rosa secondo me di buon livello (specie in attacco). Probabilmente sono da risolvere i problemi caratteriali della rosa, con forse troppe prime donne a fronte di un organico che ha bisogno soprattutto di solidità: una solidità che non sempre sarà in grado di mantenere un allenatore non proprio esperto come Inzaghi (Simone). Probabilmente saranno la “settima sorella”, fuori dalle coppe.

    Milan: sesto posto, grande contestazione dei tifosi è forse il miglior Milan a livello di solidità degli ultimi anni. A fronte di un potenziale offensivo non proprio al top, la formazione di Montella sembra essere molto più attenta a “non prenderne” che “a segnarne”. Un aspetto molto importante specie in un campionato duro come quello italiano: improbabile un arrivo in Champions, secondo me il Milan se mantiene la concentrazione attuale può togliersi la soddisfazione di ritornare almeno in Europa League dopo 3 anni di assenza dal palcoscenico continentale.

    Fiorentina: la classifica non le da un grande vantaggio, attualmente 12esima, anche perchè a differenza di tutte le altre ha una partita in meno (altrimenti con 3 punti probabili in più sarebbe al quarto posto) la formazione di Sousa sembra più pronta per giocarsela per l’Europa League che per la Champions. Personalmente mi piace la squadra viola, ha un gioco molto interessante anche se difficile da gestire in Italia. Forse quasi con più probabilità di fare bene in Europa che nello stivale, non credo sia un problema rimanere nei top 6.

    E voi che ne pensate, sono veramente tornate le “7 sorelle”?

  2. Quanto conta il turnover per vincere in una stagione?

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    * a cura di Paolo Riva

    Durante questo campionato di Serie A si stanno delineando diverse linee di pensiero in merito facendo sorgere una domanda spontanea: quanto conta il turnover per vincere?

    Il campionato italiano di serie A 2015-2016 si sta rivelando tra i più equilibrati degli ultimi anni, un livello uniforme legato soprattutto all’aumento qualitativo medio della serie A causato in parte dalla ripartenza del progetto Juve “quasi da zero”, in parte dall’innalzamento medio delle rivali che, con risultati altalenanti, stanno cercando di rendere vivo il campionato fino alla fine. Una situazione, quella italiana, completamente diversa da altre leghe come la Bundesliga o la Ligue 1, per citarne un paio, dove i campionati sono abbondantemente chiusi con leadership consolidate da livelli qualitativi troppo fuori dalla media.

    Torniamo in Italia dove, soprattutto quest’anno, ci si sta dividendo tra due linee di pensiero fortemente differenti per quanto riguarda il turnover: quello estremizzato al negativo (con squadre quasi sempre identiche con un 11 titolare tendenzialmente omnipresente) e quello invece all’opposto con formazioni a volte incognite che faticano a trovare un equilibrio duraturo nel tempo. Proviamo ad analizzarle nello specifico.

    Per quanto riguarda la politica del “non-turnover” sicuramente i massimi esponenti sono Maurizio Sarri (allenatore del Napoli) e, solo in parte, Max Allegri (coach della Juventus leader del campionato): le scelte dei due allenatori, soprattutto del primo, sono molto legate ad una struttura sempre identica. Se per l’allenatore degli azzurri il “non-turnover” si vede in quasi tutti i reparti, per quello juventino si denotano delle scelte continuative soprattutto nel pacchetto difensivo, vera garanzia della formazione torinese.

    Differenti sono invece gli allenatori che prediligono il turnover, alle volte addirittura all’estremo. Tra i massimi esponenti si possono annoverare sicuramente Paulo Sousa, vero rompicampo degli allenatori avversari nella scelta dei giocatori da schierare, Eusebio Di Francesco, fortemente legato ad alcuni giocatori ma assolutamente creativo nelle posizioni “flessibili”, oltre allo stesso Roberto Mancini che quest’anno sta sfoggiando, specie nel reparto avanzato, scelte sempre diverse per cercare una quadratura del cerchio che fatica a trovarsi.

    Considerando il solo campionato viene semplice rispondere che la scelta migliore sia quella del “non-turnover”: Juventus e Napoli stanno regalando un sogno ai loro tifosi con delle formazioni fortemente consolidate che permettono ai giocatori di trovare un’intesa altrimenti complicata da costruire. Una sinergia che si manifesta specie nei momenti di difficoltà, come con le piccole ad esempio, quando è fondamentale trovare la giocata vincente: sono in queste situazioni che, con un undici consolidato, si riesce a rompere il castello difensivo avversario per conquistare la posta intera.

    Una politica che, specie per gli uomini di Sarri, non si è rivelata molto prolifica in Europa: la scelta di un basso turnover ha portato ad un’intesa poco sviluppata tra le seconde linee che, chiamate ad affrontare un avversario leggermente sopra la media come il Villareal, non sono stati in grado di portare a casa un risultato positivo fuori casa. Al ritorno, con un Napoli preso da un tour de force di 8 giorni con Milan (in casa), Villareal (in casa) e Fiorentina (fuori casa), Sarri è stato costretto a schierare la formazione titolare in 3 gare consecutive portando ad un carico ulteriore ai “soliti noti” che si manifesta con un calo di performance “naturale” anche per una squadra che, a mio avviso, sta producendo il miglior calcio italiano in questa stagione.

    Se Atene piange, comunque, Sparta non ride: dall’altro lato un turnover estremo, come quello operato ad esempio da Paulo Sousa alla Fiorentina, non ha dato risultati nè in campionato nè in Europa: se in serie A dopo un inizio scoppiettante la squadra si ritrova a giocarsi l’Europa che conta, in Europa League l’uscita è maturata, come nel caso del Napoli, con un tour de force che ha visto i viola giocarsela con Atalanta (fuori casa), Tottenham (fuori casa) e Napoli (in casa). La difficoltà di gestire un calendario con una difficoltà medio-alta ha portato la Fiorentina a prediligere un obiettivo (l’Europa che conta in campionato) rispetto all’Europa League, quasi compromessa dopo l’1-1 casalingo dell’andata.

    Quindi se nessuna delle due soluzioni funziona, quale è la scelta di turnover corretta? Probabilmente, come in tutte le cose, la verità sta nel mezzo. Sicuramente puntare su un numero troppo ristretto di giocatori può portare ad avere problemi di performance su più competizioni (il Napoli sta giocando solo per il campionato attualmente, quando a dicembre era potenzialmente in gioco come favorito su 3), all’opposto puntare anche su giocatori troppo marginali dando loro responsabilità eccessive può comportare difficoltà ad essere “sul pezzo” quando conta veramente (la Fiorentina ha deciso di puntare su un obiettivo sapendo di non riuscire a giocarsi gli altri in maniera concreta). Scegliere di puntare fortemente su 15-16 giocatori, magari puntando su quelli maggiormente in forma in quel momento (scelta spesso non facile, soprattutto quando c’è un nome sul cartellone da giustificare come ad esempio Higuain per il Napoli) così da ottimizzare il rendimento di tutti per riuscire a conquistare il massimo da ogni competizione.

    A cura di Paolo Riva, collabora come scout in Serie D per società di primo livello come Piacenza Calcio, partecipa come contributore per diverse testate sportive online quali matchanalysis.it, footballscouting.it e mistermanager.it. E’ inoltre Co-Founder di Sports Open Data, organizzazione no-profit per la raccolta e l’elaborazione di statistiche sportive.

  3. Analisi (video) Fiorentina – Milan: contro ogni pronostico!

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    Rossoneri improvvisamente rinati o Fiorentina deconcentrata, al di sotto delle sue potenzialità?

    Il Milan visto in questa gara, in una situazione societaria e tecnica a dir poco complicata, ha mostrato compattezza, voglia di fare e personalità. Reparti ben collegati in fase difensiva, qualche errore a livello individuale certo, ma per ciò che riguarda la fase di non possesso la squadra si è ben comportata.

    Fiorentina - Milan
    La disposizione delle due squadre contrapposte a inizio gara

    In fase offensiva, si son viste più d’una transizione eseguita con velocità e concretezza. Gli elementi che maggiormente hanno partecipato alle azioni di contropiede sono stati Kakà, Muntari, Honda (ottima la sua prestazione) e Taarabt.

    La Fiorentina, sembrava avesse trovato una serata diversa dalle altre, quelle che nel calcio possono capitare ma che per gli obiettivi e le aspirazioni viola, non devono persistere. Più un problema di approccio alla gara, seppur al primo tentativo di inizio dell’azione basso del Milan, un’azione di pressing andato a buon fine lasciasse presagire a tutt’altra mentalità.

    [vimeo]https://vimeo.com/90272819[/vimeo]

    Fiorentina (4-3-3): Neto; Tomovic (23′ st Wolski), G. Rodriguez, Savic, Pasqual ( 18′ Roncaglia); Mati Fernandez, Ambrosini, Borja Valero; Joaquin (34′ st Matos), Matri, Cuadrado. A disp.: Rosati, Lupatelli, Diakitè, Fazzi, Venuti, Bakic, Aquilani, Ilicic. All.: Montella

    Milan (4-2-3-1): Abbiati; Bonera, Rami, Mexes, Constant; De Jong, Muntari; Taarabt (34′ st Birsa), Kakà, Honda; Balotelli (44′ st Zaccardo). A disp.: Amelia, Gabriel, Zapata, Emanuelson, Silvestre, Cristante, Essien, Saponara, Robinho, Pazzini. All.: Seedorf

    Arbitro: Orsato

    Marcatori: 23′ Mexes, 19′ st Balotelli

    Ammoniti: Balotelli (M), Ambrosini (F), De Jong (M), Constant (M), Roncaglia (F), Taarabt (M), Abbiati (M), Bonera (M), Mexes (M), G. Rodriguez (F)

    vm-logo

    ss-logo

    A cura di Claudio Damiani

     

  4. Mario Gomez…un bomber panchinaro

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    gomez_maglia_fiorentina-300x225Mario Gomez è stato acquistato recentemente dalla Fiorentina ed è uno dei più forti attaccanti europei, ma non sempre il suo ruolo, nelle varie società in cui ha militato, è stato importante. Dopo essere stato allo Stoccarda segnando 63 reti in 121 partite ( più di 1 gol ogni 2 partite) si trasferisce al Bayern dove però è chiuso dai vari Ribery, Robben e Klose. I numerosi infortuni occorsi a gran parte del reparto offensivo danno al tedesco l’opportunità di giocare con continuità e fra Ottobre e Dicembre del 2011 segna con regolarità e trascina il Bayern a numerose vittorie prestigiose. Alla fine della stagione risultò il capocannoniere della Bundesliga con 28 reti. Nell’estate del 2012 però si sottopose ad un’operazione chirurgica alla caviglia e per sopperire alla sua assenza il Bayern acquistò Mandzukic. Le buone prove di Mandzukic fanno si che per tutta la stagione Gomez non trovasse spazio. Nella finale vinta dai bavaresi per 2-1 contro il Borussia Dortmund, Mario giocherà soltanto il recupero del secondo tempo. Ieri 15 Luglio 2013 Mario viene presentato allo stadio Franchi, con un pubblico di 25000 persone e forse qui avrà l’opportunità di giocare con più costanza e dimostrare, se ancora c’è chi dubita, la sua grande capacità di fare gol.

  5. La viola ritorna grande…

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    L’anno scorso, di questi tempi, la Fiorentina lottava per non retrodere mentre ora si gioca l’accesso per l’Europa che conta. Ci siamo dimenticati delle contestazione da parte dei tifosi, soprattutto ai Della Valle, mentre ora tutto va per il verso giusto. Vincenzo Montella è l’uomo giusto per fare partire un progetto importante e lo si era capito l’anno scorso quando allenava il Catania. La campagna acquisti è stata perfetta visto che hanno comprato una serie di calciatori importanti e decisivi fra cui ricordiamo Viviano, Rodriguez, il difensore goleador, Borja Valero, un grande assist-man, Aquilani, che fino all’anno scorso sembrava un giocatore perso, Pizarro, che ha portato qualità a centrocampo, Cuardrado, padrone della fascia destra, il ritorno di Luca Toni e per ultimo Giuseppe Rossi, un campionissimo, che però arriva da due gravi infortuni. Non si sa se quest’anno riusciranno ad arrivare in Champions ma quel che ha fatto quest’anno ha il sapore dell’impresa e se l’anno prossimo riusciranno a trattenere “Jojo”, forse, potranno ambire allo Scudetto.

  6. Serie A: Inter finalmente 3 punti, Cesena corsaro a Palermo, Genoa vittoria su un Siena sfortunato

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    Clamorosa vittoria del Cesena sul difficilissimo terreno del Barbera, dove il Palermo aveva un andatura da scudetto: ancora protagonista un ritrovato Mutu, autore del gol partita. A San Siro finalmente una boccata d’ossigeno per l’Inter che ha battuto 2-0 una Fiorentina al quanto sbiadita. Il Genoa ha avuto la meglio su un Siena poco concreto (0-2 al Franchi) (altro…)

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