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  1. Lo spirito di squadra (seconda parte)

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    Per chi non avesse letto la prima parte: cliccare qui

    La squadra: uno specifico tipo di gruppo che può essere definito come un insieme dinamico costituito da individui che si percepiscono più o meno interdipendenti. La squadra sportiva può essere, pertanto, considerata come un gruppo con rilevanza sia nell’aspetto delle individualità che nell’insieme degli atleti. Le caratteristiche del gruppo-squadra sono a livello individuale la complementarietà, esistenza di uno scopo significativo comune, capacità di risolvere le situazioni in base alle proprie caratteristiche; a livello di gruppo con una visione comune, compenso basato sui successi della squadra (non del singolo), leadership solida e partecipativa. Quali sono i momenti o stadi delle creazione di una squadra. 1. Gli atleti membri familiarizzano, studiano forze e debolezze reciproche, verificano se sono parte del gruppo, identificano il loro ruolo, comparano l’attenzione che il Mister dedica a ciascuno di loro. La strategia di gioco deve coinvolgere tutti, importante ciò che accade fin dal primo allenamento. 2. Gli atleti attuano atteggiamenti di resistenza al Mister, rifiutano il controllo da parte del gruppo, sono in conflitto con le richieste poste; il Mister deve prevenire e attuare un tipo di comunicazione aperta, lo stress deve essere ridotto per ridurre l’ostilità; 3. Gli atleti sostituiscono l’ostilità con cooperazione e solidarietà, elaborano uno spiccato senso di umiltà, sono rivolti alla coesione, nutrono un profondo senso di rispetto per gli altri, avvertono la stabilità dei reciproci ruoli; il gruppo lavora per un obiettivo comune. Il Mister si complimenta per gli sforzi, i miglioramenti e la qualità della performance; 4. Gli atleti incanalano tutti gli sforzi per il successo della squadra, si aiutano reciprocamente; il gruppo è orientato alla performancee predisposto alla vittoria. Il Mister crea un clima di collaborazione, elimina competizione ed aggressività verso i compagni. Si definisce dinamiche di gruppo come l’insieme fluido e mutevole delle interazioni e dei rapporti tra gli atleti di una squadra. Interazione è una relazione prevalentemente regolata da norme, valori, modelli di comportamento a livello di ruoli all’interno di un gruppo, il rapporto di gruppo risponde ad esigenze, è legato alla dinamica dello sport al rifiuto e del conflitto. Tra i membri di una compagine sportiva nasce sia la complementarietà (attrazione degli opposti), quanto la similarità cioè dalla comunanza di valori, atteggiamenti importanti o ideali nell’universo sportivo. Nel gruppo sportivo essa è un dato importante in quanto permette di superare le fasi disgregative o comunque conflittuali che l’attività agonistica determina con il suo carico di ansie e frustrazioni. Il rifiuto o repulsione è una dinamica che non implica ostilità, ma indisponibilità, indifferenza, divergenza ideologica, emotiva, più una serie di che possono portare al contrasto, il conflitto, nella vita del gruppo, e soprattutto della squadra sportiva, in cui esiste sempre un’alta tensione emotiva, è deleterio per i risultati e l’armonia in seno alla squadra. Al verificarsi si assiste in genere a comportamenti quali : * capri espiatori: scaricare l’aggressività su un individuo interno o esterno al gruppo; * aggressività: ostilità competitiva invidiosa tra gli atleti; * silenzi: rifiuto di appartenenza al gruppo; * formazione di sottogruppi, il dissenso all’interno del gruppo genera fenomeni di scissione. * polarizzazione, caratterizzata dal convergere su di un atleta dell’attenzioni degli altri membri della squadra (es. atleta che nella squadra si oppone costantemente all’allenatore, può cumulare una propria motivazione interiore con l’incoraggiamento sotterraneo della squadra, anche se non esplicitato). Al verificarsi di questi fenomeni è importante porre attenzione rimarcando : * socializzazione: il sorgere della relazione di gruppo mediante forme di comunicazione verbale; * teorizzazione: interpretazione con cui viene spiegato agli altri il proprio o il loro modo di reagire e comportarsi nel gruppo; * difesa del gruppo: tacito accordo per non alterare una situazione di equilibrio e di consenso reciproco, con controllo delle ansie

    La leadership

    Per leadership si intende comunemente una o più persone che, all’interno del gruppo e della squadra, esplicano un’azione polarizzante con un processo di influenza interpersonale, orientato al raggiungimento di particolari obiettivi. Nello sport l’allenatore e il Responsabile svolgono tale ruolo che è influenzato dal proprio “stile” pur mantenendo i medesimi compiti (dirigere, decidere, organizzare, pianificare, istruire, formare, sviluppare, supportare, motivare, valutare). L’allenatore svolge tali compiti nei confronti degli atleti attraverso: · trasmissione e sviluppo delle competenze sportive; · mantenimento di ordine e disciplina; Il Responsabile svolge tali compiti attraverso: · costruzione ed organizzazione del gruppo-squadra ; · pianificazione dei compiti e programmazione delle attività in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati; · supporto sociale e motivazionale. Le caratteristiche per una leadership positiva ed efficace sono: 1. sapere che il proprio ruolo è “servire” e non “essere serviti” 2. creare una cultura in cui tutti si sentano parti importanti dell’organizzazione 3. dare direttive chiare 4. abituarsi ad essere efficaci, con poche parole 5. conoscere la differenza tra intensità ed emotività 6. criticare in privato e lodare in pubblico 7. separare l’errore dalla persona che sbaglia 8. enfatizzare il lavoro di squadra, piuttosto che l’individualità 9. focalizzare il futuro senza trascurare l’immediato 10. accettare critiche e rimproveri Un modello, per meglio comprendere e conoscere la leadership, che viene comunemente applicato, che le caratteristiche del coach, quelle del gruppo-squadra e della situazione vengono ugualmente prese in considerazione; la performance e la soddisfazione dei membri del gruppo sono in funzione del grado di congruenza tra: · comportamento richiesto (dal contesto) · comportamento reale del leader (percezione) · comportamento preferito dal gruppo (desiderato) La leadership di un allenatore e del Responsabile è influenzata dal suo stile decisionale che esprime, tra l’altro, alcuni tratti della sua personalità. I principali stili decisionali secondo : * Autocratico “a”: prende personalmente le decisioni basandosi sulle informazioni ottenibili; * Autocratico “b”: ottiene le informazioni necessarie dai membri e decide da solo; * Consultivo “a”: condivide i problemi con i membri più influenti del gruppo consultandoli individualmente, tiene in considerazione le loro idee e prende da solo le decisioni; * Consultivo “b”: condivide i problemi con tutti i membri riuniti, tiene in considerazione le loro idee e prende da solo le decisioni; * Stile di gruppo: condivide i problemi con il gruppo, lascia che questo generi ed esamini delle soluzioni alternative e giunge a una soluzione consensuale.

    La coesione

    La coesione del gruppo è determinata dalle forze che agiscono sui membri per farli restare insieme. Consiste nel grado di unione o nella resistenza del gruppo alla problematiche disgrgative, un processo dinamico che riflette la tendenza a stare/lavorare insieme e a rimanere uniti per raggiungere gli obiettivi stabiliti. I fattori che possono influenzare la coesione sono: · ambientali: responsabilità e obblighi dei singoli atleti, pressione sociale, struttura e “cultura” della società, dimensione del gruppo; · personali: caratteristiche di personalità, motivazioni, grado di soddisfazione; · leadership: stile di leadership, comportamento, stile comunicativo e decisionale del leader; · squadra: il successo della squadra poiché vincere stimola la volontà di stare insieme. Le tensioni che insorgono in un gruppo a causa delle ambivalenze, delle difficoltà all’adattamento interpersonale e dei dissensi sui fini e sui mezzi, creano un tasso di ostilità che minaccia la coesione e l’esistenza stessa di qualsiasi unione. Quando tali tensioni, rimangono latenti, è perché vengono dominate attraverso meccanismi difensivi che ne inibiscono la tendenza disgregatrice accentuando il processo inverso di coesione. Esistono, pertanto, diversi tipi di coesione: 1. coesione difensiva: tipica dinamica di qualsiasi squadra sportiva che nasce dalla proiezione dell’aggressività interna all’esterno, su una squadra sentita come minacciante; questa dinamica difensiva porta la squadra ad assumere connotazioni caratterizzate da estrema suggestionabilità dei suoi membri, insicurezza, dipendenza dal leader carismatico, atteggiamenti magici, paure irrazionali, ecc; 2. coesione istituzionalizzata: il conflitto interno viene superato codificandolo attraverso un sistema di norme. Le tensioni dei singoli vengono accettate e giustificate sulla base del diverso status che ciascuno compete nell’ambito della squadra. In tale dinamica, tipica delle organizzazioni societarie, le modalità del conflitto sono così controllate, ognuno rimane nei limiti del ruolo nel gruppo; 3. coesione cooperativa: questa dinamica risolve la minaccia disgregativa sul gruppo non attraverso la rimozione o inibizione della aggressività interna, né mediante la negazione o il disimpegno di fronte all’insuccesso, alla frustrazione ed allo stress, ma attraverso la presa di coscienza e l’analisi delle difficoltà. Una squadra sviluppa tale tipo di coesione quando gli atleti subordinano gli obiettivi personali allo scopo del gruppo, all’accettazione della realtà, al desiderio di superare i problemi, all’impegno per cambiamenti comportamentali in funzione delle norme di gruppo. Tale dinamica ha anche un significato educativo perché sviluppa la disponibilità degli atleti ad un continuo adattamento attraverso una relazione di tipo cooperativo. L’adesione cooperativa è sicuramente uno degli aspetti positivi del rapporto di gruppo in quanto esprime il massimo coinvolgimento degli atleti e mette in subordine l’aspetto personale rispetto alle esigenze della squadra. Effetti della coesione. Gli effetti principali sono: · impegno; · stabilità; · resistenza agli eventi negativi; · prestazione; · risultato. Tale strumento può aiutare a quantificare la struttura relazionale di un gruppo; gli obiettivi sono la definizione e valutazione della struttura sociale e delle dinamiche di gruppo (leaders, “isolati”, “rifiutati”, reciprocità, coesione). La metodologia è caratterizzata dal rilevamento di scelte e/o rifiuti reciproci tra i membri del gruppo in base a valutazione “affettivo-emotive” o “centrate sul compito”. Come aumentare la coesione? Verranno adesso elencate alcune tecniche utili nell’incrementare la coesione di un gruppo che possono essere praticate da un personale esperto, qualificato e specializzato. E’ doveroso, però, evidenziare che, a prescindere dalla metodologia prescelta, può aumentare la coesione di un gruppo solo chi possiede tale concetto (coesione) al proprio interno ed utilizza quotidianamente tale valore come parte integrante della propria persona. Essendo la coesione uno stile di vita, più che un semplice aspetto sociologico, è alquanto difficile che un professionista, anche tecnicamente preparato, ma che non possieda questo stile, possa “tirar fuori” in un insieme di altri individui ciò che personalmente non ha. Le tecniche (alcune appartenenti all’insieme delle psicoterapie) che possono favorire l’aumento della coesione di gruppo sono: 1. Il T-Group (training group): si tratta di un tipo di esperienza che è stata progettata per rendere la persona più sensibile al proprio ed all’altrui comportamento nelle sue motivazioni consce ed inconsce, nonché ai modi in cui tale condotta viene percepita ed influenzata dal gruppo. Il T-group permette quindi di apprendere e sperimentalmente, attraverso l’analisi delle esperienze individuali e di gruppo, la natura dei propri sentimenti, reazioni, percezioni e comportamenti. 2. Gruppi Autoeducativi: l’intera squadra, o sottogruppi di essa, possono essere utilizzati dallo psicologo, come dal tecnico, per migliorare la cooperazione e la risoluzione dei problemi individuali e collettivi, di relazione o tecnici; · gruppo di discussione: è un gruppo in cui gli atleti discutono un problema generale riguardante in misura diversa i partecipanti. · gruppo di orientamento: è un metodo efficace nell’ambito del gruppo per aiutare gli individui ad orientare la propria attività sportiva. · gruppo di consiglio: si costituisce quando i membri della squadra tentano di risolvere, mediante discussione di gruppo, i problemi personali di qualche membro. 3. Tecniche di Drammatizzazione: · Lo psicodramma: in questo gioco teatrale la persona è sollecitata ad improvvisare scene di vita vissuta, capaci di rivelare il più possibile di se stessa. L’azione scenica permette una presa di coscienza degli aspetti coartanti del proprio comportamento, il superamento delle difficoltà interpersonali e l’emergenza di potenzialità affettive inibite nella vita di relazione. · Il sociodramma: mentre lo psicodramma riguarda un problema in cui un singolo individuo, o un gruppo di individui, è coinvolto privatamente, il sociodramma invece riguarda problemi in cui viene in primo piano l’aspetto collettivo, mentre il rapporto privato del singolo resta nell’ombra. E’ il gruppo intero che dà vita ad una azione scenica collettiva che permette la comprensione, per proiezione, di problemi interni ed esterni al gruppo, con il superamento di tensioni, inibizioni, conflitti, nonché una maggiore integrazione tra i membri del gruppo ed una loro maggiore sicurezza verso l’ambiente esterno. · Il gioco del ruolo: E’ richiesto al soggetto di improvvisare un ruolo sociale di fronte ad un antagonista che ne gioca uno complementare. In questo tipo di drammatizzazione gli individui verificano (vivendola ed analizzandola) la frattura tra il voler essere e l’essere di fatto, fra la percezione immaginata della realtà e situazione affettiva. Ciò attraverso una immedesimazione nei modi psicologici che sono alla base di atteggiamenti peculiari dei ruoli sociali. 4. La Terapia della Gestalt (Perls, Schultz, Gunter): è orientata a determinare nell’individuo e nel gruppo una ricca esperienza emozionale attraverso tecniche verbali e non verbali. Essa tende a negare il valore dell’inconscio, del passato, del futuro, della rimozione, e a dare notevole importanza al “sentire”, alla “consapevolezza” del “qui ed ora”, alla svalutazione della razionalità. 5. I Gruppi Bioenergetici (Lowen): la tecnica bioenergetica è un approccio ai problemi della personalità umana attraverso la partecipazione diretta del corpo al processo di analisi. Il corpo, sostiene Lowen, come aveva scoperto Reich, somatizza sotto forma di difese caratteriali (corazza caratteriale: Reich) le difficoltà psicologiche. 6. Gruppi Tematici (Cohn): sono organizzati su dieci sedute e sulla partecipazione attiva ed impegnata dei membri. Tali gruppi si propongono l’approfondimento di particolari temi che costituiscono una “impasse” esistenziale per gli individui (es. la solitudine, l’aggressività, la paura, le mete della vita, la morte, ecc.). I segni della coesione/unità del gruppo: 1. la coesione/unità è percepita da tutti i membri, a prescindere dal ruolo, anche da chi viene a contatto solo sporadicamente col gruppo (tutti avvertono “qualcosa di particolare” nell’aria); 2. interrogati singolarmente, i membri dimostrano di avere le stesse convinzioni sul concetto di gruppo; 3. la coesione/unità esiste anche a “distanza”; pertanto, si verificano episodi in cui alcuni membri hanno fatto/pensato qualcosa contemporaneamente ad altri, pur trovandosi a centinaia di Km di distanza gli uni dagli altri; 4. ogni membro è disposto a “sacrificare” qualcosa di personale per uno o più componenti del gruppo; 5. gli obiettivi sono condivisi da tutto il gruppo; 6. pur essendoci fisicamente un leader, la vera leadership è la coesione/unità stessa del gruppo; ad essa il leader fa continuo riferimento; 7. più che la maggioranza, il gruppo, spontaneamente, sceglie l’unanimità nelle decisioni. Ciò è possibile grazie al punto 4; 8. la coesione/unità non respinge, ma attrae; pertanto sempre più persone sentono l’esigenza di avvicinarsi al gruppo per condividerne lo stile di comportamento; 9. la coesione/unità del gruppo è vincente; le squadre che la possiedono arrivano molto lontano; 10. la coesione/unità del gruppo è per sempre; anche quando l’esperienza di gruppo finisce, ogni membro capisce di aver scolpito ogni attimo di essa “nella memoria” e che, intimamente, una piccola parte di quella esperienza è ancora viva dentro di sé. Nasce l’esigenza di “portala” altrove….. Luca Papini

  2. Lo spirito di squadra (prima parte)

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    Lo spirito di squadra … la chiave del successo

    I Chicago Bulls raccolti intorno al loro coach, Phil Jackson, che legge loro brani dal “Libro della giungla” per preparare la squadra alla partita.
    Una frase che ricorre spesso, per motivare un gruppo di atleti : “La forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo”.
    Sono uno dei tanti aneddoti usati per esaltare lo spirito di squadra
    Ma allora il gioco di squadra è imprescindibile?

    Se non è veritiera l’affermazione che senza la squadra non si fa nulla, e il mondo sportivo è pieno di esempi, è indubbio che anche se si ha il fuoriclasse o giocatore che sia, si farà sempre più fatica, il gioco di squadra è una necessità imprescindibile per raggiungere certi risultati, non a caso sta divenendo un concetto di cui si parla molto nello sport come nella vita imprenditoriale.
    Le motivazioni, in un mondo sempre più orientato all’individualismo, che spinge a creare un gioco di squadra sono essenzialmente perché conviene a chi ne fa parte, anche se ragiona da egoista o da solista.
    Per la stessa essenza del gioco di squadra: la tattica. La tecnica è solamente lo strumento. Un buon sistema tattico permette di mettere in evidenza i miei pregi e nascondere i miei difetti, e, contemporaneamente, sottolineare i difetti dell’avversario e neutralizzare i suoi pregi.

    La tattica è il valore aggiunto del giocare in una squadra perché anche se un giocatore è bravissimo c’è sempre qualcosa in cui è meno abile e tramite il gioco collettivo si riesce a far emergere il meglio di ognuno, sopperendo ai suoi difetti con le doti di un altro.
    Un gioco di squadra che non faccia questo applica una metodologia sbagliata.
    Mantenere un giocatore all’interno della squadra non servono discorsi moralistici. Servono criteri più utilitaristici e pragmatici: deve intravedere la convenienza dello stare nel gioco di squadra, traendo i maggiori benefici personali giocando insieme a compagni che nascondano i suoi difetti ed esaltino invece i suoi pregi.

    La costruzione di una squadra parte dall’avere chiaro l’obiettivo, avere un gioco ben delineato, conosciuto da tutti:.
    La metodologia, lo stile di lavoro e di gioco, devono essere chiari a tutti, e non soltanto al Mister. Concepire il gioco di squadra come: “io penso, loro eseguono” è sbagliato. Le vere squadre non sono così. Il ruolo dell’allenatore consiste nel saper costruire un gioco plasmando la squadra in base alle caratteristiche intrinseche di ciascun giocatore, in collaborazione con i giocatori”.
    Il ruolo dell’allenatore, un buon allenatore è chi riesce a far muovere un giocatore secondo le proprie intenzioni, ma il massimo risultato sarà quando i giocatori sapranno muoversi per conto loro in base a quanto hanno recepito negli allenamenti tecnico-tattici.

    L’ideale assoluto, che come tale non è mai raggiungibile, viene nel momento in cui l’allenatore non ha più bisogno di correggere sul campo i movimenti dei prorpi giocatori perché i giocatori sanno già tutto quello che c’è da sapere. Tutti devono conoscere, oltre alla tecnica, come si gioca, la tattica, insomma.

    La figura dell’allenatore è quindi assimilabile a quella di un capo, un ruolo di comando. Deve essere in grado di assumersi sulle proprie spalle i rischi. La tattica deve essere condivisa da tutti, anche tramite un contraddittorio. Se non c’è accordo entra in gioco il mister: e decide lui, perché non si può vivere nel conflitto. Il mister e il responsabile si assumono le responsabilità, cercando di sbagliare il meno possibile. Un margine di errore esisterà ovviamente sempre, l’essenziale è che tutto questo sia ben chiaro .

    Squadra e gruppo, non sono la stessa cosa e non vanno confusi. Il gruppo è l’elemento alla base della squadra. Il gruppo si forma svolgendo un’attività in comune. Nel gruppo ogni giocatore ha dei ruoli, ma non ben delineati e assoluti, il gruppo è un’entità propria, la sua caratteristica non deriva dalla somma delle caratteristiche degli individui che compongono il gruppo, ma bisogna ricercarla nelle dinamiche che si creano al suo interno. E’ necessario verificare le caratteristiche di ciascun atleta, i talenti, oppure se ha un certo carattere, o se è coerente ad un certo metodo di lavoro.

    Caratterizza una squadra rispetto ad un gruppo i ruoli, che sono più definiti in funzione del tipo di gioco che si vuole fare, della tattica che si intende applicare. E’ inammissibile, ad esempio, che un giocatore che non rispetti le disposizioni del mister anche quando sono in contrasto con le proprie convinzioni. Questo implica accettare le disposizioni del mister, accettare anche i limiti, i difetti, gli errori dei compagni. Ciascun giocatore deve avere e rispettare il ruolo assegnatogli dall’allenatore.
    L’allenatore fa parte dei ruoli prestabiliti, il suo è quello di guidare la squadra. E’ necessario differenziare tra capo e leader, nello sport, ci sono allenatori che non sono leader e che utilizzano quelli che si vengono a creare in modo naturale all’interno del gruppo dei giocatori.

    Quando c’è qualcosa che non funziona è difficile rispettare i ruoli, dipende dal clima creato, sul modo di interpretare un errore o una situazione.
    E’ in caso di difficoltà che si vede se c’è davvero lo spirito di squadra. Quando le cose vanno bene, di solito, è semplice rispettare i ruoli, quando invece vanno male si innesca il meccanismo dei malumori. Il problema di fondo è che l’errore viene visto come una dimostrazione d’incapacità e non come degli strumenti d’apprendimento. oltre a distruggere l’armonia, impedisce di progredire, di imparare. E’ una situazione che nella mia esperienza ho trovato ovunque, l’errore segnala la necessità di apportare modifiche, i malumori, invece, impediscono di mettere in moto le risorse e le soluzioni necessarie per ottenere il miglior risultato possibile, risorse che, a volte, non si sa neppure di avere.

    Quanto contano le motivazioni? Affinché i ruoli, il gruppo, la squadra funzionino è chiaro che la motivazione è un elemento fondamentale, motivazioni che devono essere concrete, come il raggiungimento di obbiettivi, risultati, comportamentali o morali. In che cosa consiste la motivazione di base, in fare ciò che piace. Di conseguenza, quando si costruiscono le squadre, bisogna che gli atleti siano persone a cui piace mettersi in gioco, progredire, stimolati a migliorarsi, ha trovare motivazioni.
    In ogni modo è possibile migliorare le condizioni tattiche, il bagaglio tecnico, l’ambiente, concedere gratificazioni, al fine di rendere più soddisfatti di ciò che si svolge.

    Un buon allenatore deve cercare di mettere, se può, un giocatore nel posto in cui sa che può dare il meglio di se stesso, se poi coincide nel ruolo dove gli piace stare diventa una motivazione .
    La sfida… questa motivazione assume un ruolo fondamentale, un atleta, ha bisogno delle emozioni, di sentirsi parte di qualcosa, di un progetto che si costruisce durante gli allenamenti e dove il confronto con la squadra avversaria diventa solo il culmine, la punta di un iceberg di tutto un lavoro, questo va al di là della routine degli allenamenti o della preparazione, per arrivare a competere.
    Come si fa ad avere la mentalità vincente?

    La risposta è semplice e paradossale: vincendo! Il problema è: come faccio a vincere?
    La prima vittoria è quella contro i propri limiti e i difetti. La funzione dell’allenatore è fondamentale: deve porre obiettivi facilmente raggiungibili, in maniera da far fare un passo alla volta e, soprattutto, deve dare aiutare a risolvere i difetti, superare le difficoltà, è con un allenamento serio costante e attento che si arriva a questa prima vittoria. Le difficoltà non devono più essere viste come un qualcosa che mi impedisce di fare, ma come la possibilità di allenarmi a superarle.

    La seconda vittoria è quella contro gli avversari, che va programmata, da una parte affrontando avversari che siano alla mia portata, dall’altra, contemporaneamente, confrontandomi contro i migliori, anche se perdo, ma tutto questo nello spirito di squadra e di gruppo, rispettando il ruolo del Mister e le sue scelte. Si impara di più durante gli allenamenti che durante gli incontri, dove lo stress del risultato e della prestazione può condizionare la prestazione di qualsiasi atleta, si impara di più confrontandosi, allenandosi con un compagno o avversario forte piuttosto che con uno debole.

    Quando la stagione sportiva entra nel vivo, il campionato è iniziato è tempo di elaborare qualche bilancio per i giocatori, allenatori e dirigenti.

    Da quello che l’esperienza insegna sui risultati delle maggiori squadre professionistiche, si possono fare considerazioni su come trasformare le potenzialità di un gruppo di giocatori, alcuni dotati di indubbie qualità individuali, in forza di squadra, che possa portare a risultati concreti nel corso della stagione.
    Queste considerazioni sono quanto mai pertinenti negli sport di squadra anche se riguarda anche quegli sport considerati individuali, se è vero che comunque anche i singoli atleti nella maggior parte dei casi fanno parte di squadre, gruppi o società sportive.

    Quando si parla di spirito di squadra, la maggior parte degli atleti che praticano sport di squadra, spesso cadono nell’errore di focalizzarsi sul risultato personale piuttosto che su quello della squadra.
    Gli allenatori e le società tramite i dirigenti responsabili, devono trasmettere ai propri atleti il concetto che il loro risultato personale sarà molto più elevato se contribuiranno prima al raggiungimento di obiettivi comuni.
    Fermo restando che l’interesse primario, per un atleta e per la squadra, deve essere sia la performance individuale sia risultato, (anche se per qualche atleta è difficile capire questo concetto) tale performance può essere fornita solo grazie all’impegno di tutto il gruppo di atleti, sia in allenamento che in gara.

    Da “Il sapore della vittoria”

    Potrei consigliare al riguardo un paio film che sono imperdibili per chiunque, in qualsiasi situazione, che esplicano questo messagio nello sport :

    – Momenti di Gloria, film culto per qualunque sportivo che voglia avere successo in tutto ciò che si impegna a fare;

    -Il Sapore della Vittoria, pellicola ricca di spunti e di temi sullo spirito di gruppo;

    Il messaggio che trasmettono e gli spunti sono in particolare :

    – l’integrazione di di atleti provenienti da luoghi ed esperienze diverse;

    – la valorizzazione delle qualità individuali nell’ambito della crescita globale della squadra e del gruppo;

    – il rispetto per il proprio e l’altrui impegno rimanendo concentrati e dando il massimo in ogni momento per il risultato dell’intera squadra;

    – la motivazione a non mollare mai, neppure nei momenti più difficili, per gli altri e per approfondimenti ti rimando al prossimo seminario;

    – la metafora “Usare il Cervello per Vincere”.

    Luca Papini

    Leggi la seconda parte: clicca qui

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