I giocatori A e B partono contemporaneamente eseguendo entrambi degli esercizi coordinativi, rispettivamente agli over bassi e alle scalette, con successivi cambi di direzione ai paletti e attacco alla palla, per condurre poi sino alla sagoma, fintare e concludere a rete di sinistro.
La stessa cosa fanno D e C rispettivamente ai cerchi e con dei cambi di direzione ai paletti, successivi cambi di direzione e finta e conclusione di destro. Poi si spostano in senso antiorario, cioè, D va nella postazione di B, B in quella di C, C in quella di A e quest’ultimo in quella di D.
Gli esercizi ai cerchi e agli over vedranno la corsa adattata alla loro distanza, (differenziazione).
Materiale occorrente: palloni, over bassi, scaletta, paletti, coni, sagome e cerchi.
Durata esercizio: 12 minuti
Numero di serie: 1
Recupero: 3 minuti
Numero recuperi: 1
Numero giocatori: 18
Fasce interessate: Pulcini, Esordienti, Giovanissimi, Allievi e Prima squadra.
Variante: figura sotto, si effettuano degli 1 vs 1 con conclusioni a rete A1 vs B1 e C1 vs D1.
Altra variante si effettuano dei 2 vs 2, cioè A1 e D1 vs C1 e B1.
Dopo aver descritto il Gioco delle Piccole Tane, prevalentemente rivolto agli aspetti legati alla guida della palla e alla coordinazione (Agilità e Senso del Gioco), oggi approfondiamo un gioco che sviluppa prevalentemente il calciare (sia sottoforma di “tiro” che “trasmissione” della palla) e la coordinazione (Senso del Movimento, Senso del Gioco ed Agilità). Essendo sempre rivolto ai primi anni della Scuola Calcio (fino indicativamente alla 3° elementare), gli elementi tecnici sviscerati seguiranno quelle che sono le “esigenze” di questa categoria di età. Ad esempio, per insegnare la trasmissione e ricezione della palla a dei Piccoli Amici, è inutile focalizzarsi sul concetto tecnico del “Passare” la palla, perché a quest’età i giocatori hanno un rapporto egocentrico con il mezzo, che mal si sposa con questo tipo di fondamentale. Per questo motivo è bene allenare questo fondamentale tramite “tiri di precisione a bersagli” e ricezione di “palloni vaganti”.
GIOCO DELLA BOMBA (VARIANTE CON TANTI BERSAGLI)
Disporre i giocatori come nella figura in alto. Lo scopo di ogni squadra è quello di abbattere più coni possibili tirando la palla con i piedi rispettando le seguenti regole:
Non si tocca mai la palla con le mani
Si tira da dietro la riga
Vince la squadra che in più manches riesce ad abbattere più coni (si raccolgono i coni solo quando sono stati tutti abbattuti). È da porre attenzione inizialmente al fatto che i più piccoli, dopo aver tirato la palla cercheranno istintivamente di inseguirla per riprenderla; è da far capire che sarà inutile seguire la palla, perché arriveranno le palle “tirate” dalla squadra opposta. È ovvio che è un gioco da proporre in palestra, o in un campo recintato (es. da calcetto). Il fatto di aver dei bersagli bassi (coni) da abbattere stimolerà il calciare la palla con il collo (per dare forza al tiro) e allo stesso tempo con una certa precisione (senza alzare la palla); chi invece tende a ricevere la palla sarà stimolato ad impattare la palla con l’interno del piede, che è la parte che riesce meglio a smorzare l’intensità di una palla radente veloce. Infatti, i più piccoli tendono a non ricevere la palla con l’interno, ma questo tipo di esercitazione li stimola fortemente ad utilizzare questa parte, perché, anche istintivamente comprendono che è l’unico modo per smorzare una palla radente veloce. È possibile proporlo la prima volta utilizzando le mani, per insegnare (oltre alla meccanica del gioco) la rimessa laterale o la rimessa del portiere (ad una mano, alta o bassa).
GIOCO DELLA BOMBA (VERSIONE ORIGINALE)
Rappresenta sicuramente la versione più entusiasmante del gioco: si mantengono palloni, righe di riferimento e regole generali, con l’unica variante che invece di tanti coni se ne usa solo 1 (detto “bomba”). Questo dovrà essere colpito da entrambe le squadre tante volte quante ne serviranno per “spingere” la bomba oltre la riga di tiro avversaria…… “vincerà la squadra che riuscirà a far arrivare la bomba oltre la riga avversaria”! Questa variante è particolarmente entusiasmante perché fa percepire con precisione chi vince (o chi sta vincendo) il gioco; inoltre avvicinando la bomba ad una delle due squadre, quest’ultima sarà maggiormente facilitata a colpirla e di conseguenza a capovolgere la situazione del gioco. Per rendere il gioco ancor più avvincente è possibile sostituire il cono con una tanica per l’acqua (vuota!) di 6-8 litri; sarà più facile da colpire, ma allo stesso tempo più difficile da spostare!
SFIDE A COPPIE
Rappresenta la variante con maggiore impronta analitica, relativa alla trasmissione/ricezione della palla. Come nella figura sopra, si mantengono le righe di riferimento, ma i giocatori si sfideranno a coppie: 1 giocatore di una riga sfida quello di fronte, con 1 pallone e 1 cono da abbattere. Vince la sfida chi riesce ad abbattere più volte il cono (ogni volta che viene abbattuto, deve essere raccolto) nel tempo prestabilito. Per renderlo più entusiasmante è possibile anche utilizzare le seguenti attribuzioni di punteggi:
Se il cono viene abbattuto: 3 punti
Se il cono viene colpito dalla palla, ma non abbattuto: 1 punto.
Una volta stabilite queste regole, è possibile anche ruotare i giocatori sfida dopo sfida, facendo un piccolo “minitorneo”, oppure non contare i punti individualmente, ma per coppia o per squadra/riga. È bene verbalizzare, durante l’esercitazione, le modalità tecniche di trasmissione della palla (colpire la palla d’interno, posizionamento del piede d’appoggio, ecc.) e della ricezione (interno piede leggermente sollevato per”smorzare” al meglio la palla). Questa variante può essere utilizzata anche nella categoria pulcini nei casi in cui si cerchi di stimolare l’utilizzo del piede non dominante (utilizzando la regola “si centra il cono solo con il piede debole”).
CONCLUSIONI
Concludiamo ribadendo un concetto molto importante che riguarda lo sviluppo dell’abilità del calciare/trasmettere e ricevere la palla nella categoria Piccoli Amici: esercitazioni in cui viene “forzato” il concetto di passaggio della palla ad un compagno non va particolarmente incontro (soprattutto in prima elementare) alle esigenze dei giocatori a quest’età. Per questo motivo è preferibile utilizzare (quando si vogliono stimolare i prerequisiti di questo fondamentale) giochi in cui sono presenti fondamentale tramite “tiri di precisione a bersagli” e ricezione di “palloni vaganti”. Dal punto di vista coordinativo vengono stimolati tutti gli aspetti della coordinazione: il Senso del Movimento per il fatto che si deve dosare la giusta intensità/direzione alla palla (oltre a saperla fermare), il Senso del Gioco perché si deve essere “veloci nel ricercare palle libere” e l’Agilità per muoversi velocemente tra compagni e palloni alla ricerca della migliore strategia di gioco.
Di seguito, riportiamo altri giochi tecnici-coordinativi con stimoli allenanti sovrapponibili:
A effettua un passaggio a se stesso ed effettua uno skip o corsa tra le aste o scaletta, riprende la palla prima che questa superi l’ostacolo davanti a sé effettua una fina sullo stesso e calcia in porta di sinistro (dall’altra parte di destro), nel contempo, C e B si scambiano la palla con stop e passaggio. A dopo aver concluso in porta corre passando tra i due cinesini posti al limite dell’area e va ad effettuare un 2 vs 1 con C e B. B che si trova di fronte ad A avvisa il compagno C del suo arrivo chiamando: uomo. Idem dall’altro lato.
Palloni, aste o scaletta, cinesini.
2 VS 1
ll portiere comincia l’azione (o i mister posti ai lati della porta) passando la palla ad A e B, quindi l’azione comincia dal portiere con gli esterni bassi. Questi effettuano una breve conduzione e arrivati in prossimità della scaletta (o aste) fanno un passaggio a se stessi ed effettuano uno skip attaccando, una volta col ds e la volta successiva col sn, poi corrono rapidi a riprendere palla per condurla attraverso le porticine poste sulla linea di centrocampo, e arrivano in A1 e B1. Nel contempo C ha effettuato un giro attorno a uno dei due cinesini posti a lato, e va a ricevere palla dal portiere per calciare in porta di prima intenzione. Poi corre verso A1 o B1 per toglierli palla, in questo caso verso A1, B1 scarica il suo pallone cercando di farlo passare attraverso la porticina al alto della porta e corre ad aiutare A1 per un 2 vs 1.
Scalare le posizioni
Palloni, scaletta o aste, cinesini.
3 VS 1
Il portiere inizia l’azione con A (1), esterno basso, che conduce nello spazio delimitato dai cinesini, e arriva in A1, nel contempo B ha effettuato una corsa o degli skip tra la scaletta (o aste), e si porta in B1, C è passato sotto un ostacolo e si porta in C1, e D ha effettuato degli skip balzati tra gli over bassi e corre in D1 per fare un 3 vs, intanto B1 ha ricevuto da A1 (2) e inizia l’azione che con 5 passaggi tra A – B e C deve concludersi con un tiro in porta sempre che D non riesca ad interrompere l’azione. Farlo sia da dx che da sinistra. Palloni, asteo scaletta, over bassi e un ostacolo alto, cinesini.
Tre esercitazioni con coinvolgimento del portiere che includono obiettivi legati alla finalizzazione, velocità, tattica individuale e reattività.
DUE CONCLUSIONI IN SEQUENZA
Esercizio che può avere finalità tecniche, passaggi, ricezione e conclusione; e finalità atletiche con modulazione dell’intensità; coordinativi con l’adeguamento dei passi tra le aste per l’avvicinamento alla palla.
E esegue uno slalom tra i paletti, poi adegua la corsa tra le aste per avvicinarsi a D per ricevere e concludere e poi a B per fare la stessa cosa.
Ruotare le posizioni.
Paletti, aste e palloni.
2 vs 2 CON CHIAMATA COLORE
Esercitazione atletica per la rapidità; esercizio per sviluppare l’attenzione; esercizio tattico di possesso con difesa della palla e finta.
Si gioca un 2 vs 2 (ma potrebbe essere anche un 3 vs 3 o un 4 vs 4, max 5 vs 5), alla chiamata colore del M esempio rosso, i calciatori lasciano la palla e veloci si dirigono sul colore chiamato.
Variante :
il M chiama più colori e i calciatori corrono verso i colori chiamati in sequenza.
Palloni e coni colorati.
COLORI, NUMERO E PASSAGGIO PER LA CONCLUSIONE
Psicocinetica, sequenza colori (visiva e uditiva), e numerica (uditiva); condizionale, corsa rapida; tecnica passaggio, conduzione, finta e conclusione.
A attende il segnale del Mister (M), che chiama in sequenza i tre colori abbinati ai conetti, in questo caso rosso – giallo e blu, e li va a toccare rapidamente nell’ordine chiamato, dopo corre verso il numero chiamato, in questo caso 1, e riceve il passaggio del compagno C, dopo, con un controllo orientato (senza troppi tocchi) si dirige verso la porticina (paletti) più vicini e conclude a rete dopo esserci passato in mezzo.
Variante:
A riceve da C ed effettua una finta ad uscire sui paletti e conclude a rete.
Conetti colorati (almeno tre colori diversi), paletti e palloni.
Nel precedente post, abbiamo visto come la precisione e la velocità data alla palla durante un tiro è intimamente legato, nella fase puberale e pre-puberale di un calciatore, al livello di maturazione. Per calciatori maturi (lo abbiamo fatto notare confrontando dilettanti e professionisti) invece, i livelli di forza muscolare specifica delle catene muscolari responsabili di quel movimento rappresentano il fattore limitante più importante.
Partiamo da un semplice esempio: prendiamo 2 giocatori dotati di diversa forza specifica nell’atto del calciare. Semplifichiamo dicendo che il giocatore A abbia una forza (sempre intesa come forza specifica della catena muscolare responsabile del tiro) di 100, mentre il giocatore B una forza di 70. Mettiamo che per riuscire ad eseguire un tiro efficace (cioè in grado di segnare al portiere da fuoriarea) serva un livello di forza pari a 70. In questo caso, il giocatore A effettuerà il fondamentale reclutando il 70% della sua forza massima, mentre il giocatore B dovrà utilizzare il 100% di tale risorsa.
A pari livello tecnico, chi sarà più preciso dei 2?
Ovviamente il giocatore A, in quanto dovrà utilizzare solamente il 70% della forza massima, tenendo in considerazione che
più si è costretti ad utilizzare una percentuale elevata della propria risorsa di forza specifica, e meno si riesce a modulare velocità e precisione nel movimento!
Per fare un altro esempio, pensate di dove fare canestro da 2 distanze diverse; un tiro libero ed un tiro da 3 punti. In quello da 3 punti dovrete esprimere molta più forza e sarà più difficile modulare direzione e precisione del gesto.
Questo è un aspetto estremamente importante nella preparazione atletica, spesso trascurato; ovviamente è da ricordarsi che sono i livelli di forza delle catene muscolari specifiche a determinare questo aspetto e non la forza dei singoli muscoli. Infatti, la velocità con la quale il piede impatta sul pallone, dipende dalla coordinazione con la quale viene effettuato il gesto motorio; approfondiremo sotto questo importante concetto, sia dal punto di vista funzionale che metodologico.
Intensità del movimento e tiro in porta
Nella pubblicazione di Dorge et al 2002, è stato visto che la velocità con la quale viene calciata la palla, dipende:
Dalla velocità con la quale il piede impatta sulla palla
Dal coefficiente di restituzione del complesso piede-caviglia (cioè dalla rigidità della caviglia e della parte del piede che impatta sulla palla).
Del complesso piede-caviglia ne abbiamo parlato nel post precedente (in quanto fattore limitante durante la fase pre-puberale e puberale); la velocità con la quale il piede colpisce la palla invece dipende dalla velocità della catena muscolare.
Prima di approfondire l’aspetto metodologico, è però importante considerare la coordinazione con la quale viene effettuato questo movimento. Più precisamente è necessario sapere:
Come interagiscono la muscolatura anteriore e posteriore della coscia.
Se il calcio al pallone è da considerare un movimento udarnico
Quali sono le problematiche motorie e i deficit muscolari più comuni che impediscono di effettuare correttamente il movimento.
Vedremo sotto con calma questi 3 importanti punti.
Punto n° 1: interazione tra anteriori e posteriori della coscia
Malgrado si potrebbe ipotizzare che solo i muscoli estensori del ginocchio (in primis il quadricipite) e i flessori dell’anca (in primis l’ileo-psoas) siano protagonisti di questo movimento, non bisogna assolutamente trascurare i posteriori. Non a caso, alcune delle situazioni che portano infortuni a questo gruppo muscolare (ischio-crurali), sono quelle relative al calcio al pallone.
È infatti da ricordare che il funzionamento biomeccanico del gesto sportivo è molto complesso e tiene in considerazione dell’integrità delle strutture articolari e scheletriche.
Gli ischio-crurali lavorano, nella fase finale del calcio al pallone, con un’azione frenante per evitare che l’azione del quadricipite comprometta l’integrità dell’articolazione del ginocchio a causa di un’estensione della gamba troppo violenta. In altre parole, se gli ischio-crurali sono deboli, l’estensione della gamba (che determina la velocità del calcio al pallone) sarebbe interrotta precocemente per consentire la frenata in tempo utile; viceversa, ischio-crurali forti consentono di ottenere una maggior velocità nel calcio al pallone, in quanto sono in grado di frenare l’azione del quadricipite anche nell’ultima fase del movimento, garantendo una completa estensione dell’arto calciante. Questa è un’ulteriore dimostrazione di come, quando si lavora sulla muscolatura, è necessario tenere in considerazione tutti i parametri biomeccanici del movimento.
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Non a caso, anche quando si hanno delle lievi contratture ai posteriori, è proprio il movimento del “calciare” che da primariamente “fastidio” alla zona interessata.
Punto n° 2: il calcio al pallone è un “movimento udarnico”?
Partiamo subito da specificare cos’è un movimento udarnico; prendo spunto da questo video di Roberto Colli e da un vocale che mi ha mandato lo stesso autore (con estrema gentilezza) per spiegarmi nel dettaglio cosa significhi.
La traduzione più semplice sarebbe quella del “movimento di frusta”; con questo termine si intendono tutti quei gesti tecnici e motori come i lanci ad una mano o le schiacciate nella pallavolo (al calcio al pallone ci arriveremo di conseguenza).
Analizzando questi movimenti si comprende come la velocità impressa dall’articolazione che impatta con l’attrezzo non dipenda solamente dalla stessa, ma da tutte le catene cinetiche convolte (con movimenti di flesso-estensione e torsionali), a partire dalla base di appoggio.
In altre parole, il movimento si propaga dal piede d’appoggio e si trasferisce tra le varie articolazioni, ognuna della quali contribuisce ad incrementare la velocità del movimento; è quindi evidente come l’impulso espresso dal movimento sia la sommatoria di tutte le articolazioni che fanno parte delle catene coinvolte nel movimento.
Ma anche il calcio al pallone è un movimento “udarnico”?
Nell’immagine sopra viene confrontato un semplice lancio con il calcio al pallone. Indipendentemente dal fatto che quest’ultimo possa considerarsi un movimento udarnico o meno, è evidente come anche nel calcio il movimento coinvolga più articolazioni, partendo della base d’appoggio, coinvolgendo l’arto calciante ed i movimenti del busto ed arti superiori.
Provare a mettervi contro un muro, sollevate un piede e spingete questo contro il muro stesso; sentirete che anche la parte posteriore della gamba di appoggio (cioè quella che non preme contro il muro) in tensione, a testimonianza che il movimento coinvolge gran parte delle catene cinetiche.
È quindi evidente come la presenza di uno o più anelli deboli delle catene coinvolte in questo gesto portino ad un’esecuzione poco veloce e imprecisa del tiro; andiamo ora a vedere quali sono le lacune maggiormente coinvolte in questo contesto.
Punto n° 3: problematiche motorie e deficit muscolari più comuni che impediscono di effettuare correttamente il movimento
Una delle lacune più comuni l’abbiamo vista nel primo punto, cioè la debolezza degli ischiocrurali.
Altra problematica frequente è la rigidità del quadricipite; infatti, durante la fase di caricamento il quadricipite dovrebbe allungarsi per “caricare la frustata” che poi determina la velocità del movimento (e di conseguenza della palla). Una mancata estensibilità di questo gruppo muscolare produrrà un’antiversione del bacino (perché durante il caricamento il muscolo si “porterà dietro” il bacino) con il conseguente limitato accumulo di energia elastica; non solo, produrrà movimenti di compenso che nel lungo termine possono portare ad infortuni.
Anche la debolezza (o la rigidità) della cerniera adduttorio/addominale può compromettere il movimento, perché è la struttura anatomica che permette il passaggio della “frustata” da un arto all’altro. Non solo, la cintura addominale deve anche sopportare i movimenti di bilanciamento degli arti superiori; più il core è forte e minore sarà la “destabilizzazione” del tronco (e quindi la stabilità del movimento) e il coinvolgimento di quei muscoli che tenderebbero a lordosizzare la curva lombare.
Un esempio molto chiaro (e frequente) di problematiche è quando il pallone viene calciato “sulla luna” con il corpo inclinato all’indietro; questo solitamente avviene perché i muscoli della coscia non funzionano adeguatamente dal punto di vista biomeccanico, in particolar modo quando i posteriori sono deboli e non si riesce ad estendere pienamente l’articolazione del ginocchio. Può avvenire anche per mancanza di stabilità della gamba d’appoggio. In questi casi, ci si inclina indietro piegando eccessivamente la gamba in appoggio e sollecitando più del dovuto la fascia adduttoria/addominale, limitando la precisione e forza del gesto, oltre ad incrementare il rischio di infortuni a queste strutture.
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Allora come fare ad effettuare un giusto programma di preparazione atletica per calciare il pallone (tiro in porta)? Lo vedremo nei prossimi paragrafi.
Quanto conta nell’economia di un campionato
Prima di approfondire l’aspetto metodologico voglio sottolineare quanto sia importante questo gesto tecnico nell’economia di un campionato; in un interessante studio fatto sulla Serie B (pubblicato nel 2017), venne visto come il numero di tiri in porta avesse un coefficiente di determinazione (r²) di solo 0.18 con la classifica finale.
Ma cosa significa questo dato?
Vuol dire che il numero di tiri in porta effettuati durante un campionato “spiegava” solamente il 18% della classifica finale. Questo significa che un ruolo fondamentale lo svolgono le qualità tecnico/tattiche individuali, come le capacità realizzative di un giocatore.
A sostegno di quest’ipotesi vengono incontro anche gli expected goals (e gli expected points); nell’immagine sotto tratta da questo sito è possibile vedere come i “punti effettivi” dalle squadre della parte alta della classifica, sono genericamente superiori rispetto ai “punti attesi” (viceversa per le ultime in classifica) a dimostrazione che le capacità realizzative rivestono un ruolo importante nell’economia di un campionato.
Immagine tratta da understat.com il 25/02/2022; clicca ed allarga l’immagine per ingrandire.
In altre parole, solitamente le prime squadre della classifica tendono a “realizzare” con maggiore facilità le occasioni pericolose a loro favore…e viceversa per le ultime della classifica. Da qui l’importanza di lavorare sulla capacità realizzative del calciatore; in questo contesto, la precisione del gesto si ottiene sia con l’allenamento tecnico/tattico, ma anche con un lavoro atletico/biomeccanico finalizzato ad ottimizzare la postura dinamica del gesto.
Come viene effettuato correttamente il gesto?
Nel video sotto è possibile vedere una sorta di semplice analisi di quello che è un calcio al pallone.
Ma attenzione, non esiste il “calcio al pallone perfetto”, in quanto tutto dipende dal contesto; infatti, nel video sopra è rappresentato un “tiro a giro di interno collo”. Quello che però hanno in comune questi tipi di fondamentali, sono le 3 fasi: caricamento, impatto e rilascio della gamba.
Caricamento: fase nella quale il giocatore si prepara alla frustata da dare al pallone; di norma maggiore è l’ampiezza dei movimenti (se c’è disponibilità da parte delle articolazioni) e più velocità potrà prendere l’arto calciante, e di conseguenza l’impulso dato alla palla. Altro aspetto importante del caricamento (che vedremo dopo) è l’adeguamento al contesto di gioco (dipende dalla rapidità e coordinazione generale).
Impatto: ovviamente è necessario colpire a “caviglia dura”. Abbiamo visto come in un movimento udarnico le forze espresse dalle catene cinetiche vengono trasmesse da articolazione in articolazione tramite il bloccaggio delle stesse. L’ultima articolazione è ovviamente quella che con il proprio bloccaggio trasmette tutta la forza accumulata durante la fase di caricamento; per questo motivo, la caviglia deve avere una capacità di irrigidirsi proporzionale alla velocità accumulata dalla gamba. Il grado di maturazione e l’abitudine ad effettuare questo tipo di gesto rivestono un ruolo fondamentale.
Rilascio della gamba: questa parte del gesto è quella che consente di dare velocità e direzione alla palla. Oltra alla componente tecnica, è anche importante un’adeguata forza eccentrica dei flessori (l’abbiamo visto sopra) per consentire l’ampiezza del gesto nella fase finale.
Non mi dilungo ulteriormente sulla parte biomeccanica del gesto (di cui potete trovare un approfondimento in questo video), in quanto la sua esecuzione durante il gioco dipende fortemente dal contesto (distanza dalla porta, pressione temporale, presenza di avversari, ecc.).
Per questo motivo, l’efficacia di questo fondamentale dipende non solamente dall’apprendimento della corretta gestualità, ma anche dalla situazione tattica e dalle caratteristiche del soggetto.
Tiro in porta e metodologia d’allenamento (i 3 livelli)
L’approccio iniziale dal punto di vista motorio dovrebbe essere quello di analizzare il gesto di ogni singolo giocatore, individuare eventuali lacune di natura biomeccanica, e correggerle; questo non sempre è possibile a livello dilettantistico, ma è possibile individuare le lacune più comuni e lavorarci collettivamente. Successivamente (o parallelamente) è opportuno dare al calciatore le basi tecniche e coordinative per approcciare questo fondamentale in condizioni di variabilità tipiche del gioco del calcio. Infine (ma non necessariamente come ultimo step) è fondamentale strutturare quelle esercitazioni di natura situazionale che simulino le varie situazioni di finalizzazione in contasti tattici ampi, come partite a tema.
I 3 livelli indicati sopra non sono necessariamente da affrontare in maniera sequenziale, ma è ovvio che i primi sono i presupposti di quelli successivi; ma andiamoli a vedere maggiormente nel dettaglio.
Livello 1: analisi motoria del gesto, correzione e forza funzionale
Non mi dilungo su come debba essere fatta un’analisi biomeccanica del gesto, perché richiederebbe un articolo a parte; per chi vuole approfondire l’argomento, vi invito a vedere il Webinar di Mauro Testa (Biomeccanica nel calcio) nel Canale calcio di Performance lab (potete accedere con il nostro codice sconto). Quello che importante comprendere, è che nel perfezionamento di questo fondamentale può essere utile anche l’apprendimento per imitazione, cioè l’analisi video e la riproposizione del gesto di più giocatori, per consolidare l’immagine motoria del tiro.
Ma andiamo ora a vedere come allenare la parte condizionale e motoria; ovviamente la ripetizione del gesto in contesti variabili rappresenta la forma allenante principale (la vedremo nel prossimo livello), ma è importante agire anche su tutte quelle possibili limitazioni motorie e posturali che possono emergere nei calciatori maturi.
Ripropongo la stessa immagine presentata in uno dei precedenti paragrafi come punto di partenza.
Clicca sull’immagine per ingrandire
Il primo limite che può emergere è la rigidità e la poca forza dei posteriori della coscia; le problematiche a questi gruppi muscolari influenzano tante componenti prestative del calciatore. Potete trovare come allenare al meglio queste componenti nel nostro articolo dedicato alla prevenzione infortuni.
Altra limitazione possibile è la rigidità a livello della cerniera addominale in congiunzione con gli adduttori; l’incremento della flesso/estensione di anca e ginocchia aumenta la velocità impressa alla palla. Non solo, rigidità in questa zona anatomica predispone facilmente ad infortuni, non solamente in relazione al calcio al pallone.
È in particolar modo la ridotta flessibilità del quadricipite (e dello psoas) a determinare questo tipo di limite, soprattutto se è presente uno scarso tono addominale. Infatti, il quadricipite dovrebbe essere in grado di allungarsi, ma nel contempo senza portare in lordosi la parte lombare della colonna.
Ne deriva che quando si allena il core, non è da considerare solamente la forza espressa dalla muscolatura del tronco, ma anche l’estensibilità e la forza degli arti. Non solo, problematiche agli adduttori derivano dal fatto che l’inserzione di questi muscoli nel bacino ha una superficie limitata, e di conseguenza vanno rinforzati con una certa priorità, e non solo allungati.
Chiudiamo con la parte superiore del tronco e del corpo; è evidente come questa abbia lo scopo di bilanciare i movimenti della parte inferiore del corpo. Più è stabile e tonica è la parte superiore, e minore sarà l’entità dei movimenti che dovranno fare per stabilizzare le forze prodotte dalla parte inferiore, e di conseguenza sarà più efficiente il gesto.
Le limitazioni più probabili al gesto del calciare in porta, sono problematiche che vanno ad influire anche sulla locomozione del calciatore, quindi devono avere la priorità nell’aspetto condizionale della preparazione.
Chiudo con l’importanza della gamba d’appoggio in virtù del fatto che il movimento (la “frustata”) parte proprio dalla base di appoggio; è ovvio che un elevato livello di forza e stabilità degli arti inferiori permette di “scaricare a terra” più potenza, e di conseguenza controllare al meglio la direzione e la velocità della palla. In questo contesto, l’utilizzo di movimenti dall’allenamento funzionale (in particolar modo stacchi, affondi e squat) finalizzati allo sviluppo della forza muscolare, contribuiscono ad allenare al meglio questa componente.
Solo per fare un esempio, nel video sotto sono dimostrati alcuni esercizi interessanti per sviluppare la forza nel calcio al pallone, ma sono estremamente specifici (quindi incompleti) perchè non tengono conto delle possibili lacune posturali che possono limitare il tiro in porta.
Livello 2: stabilizzazione motoria del gesto (tecnica)
In presenza di presupposti posturali adeguati, la ripetizione del gesto in contesti variabili è la forma d’allenamento tecnico fondamentale. Mi limito ad indicare 3 aspetti che ritengo essenziali dal punto di vista tecnico.
Il primo è la lateralità: non si può “pretendere” che la palla arrivi sempre sul “lato forte” del calciatore, quindi è da stimolare anche l’utilizzo del piede debole; a mio parere, nelle esercitazioni di natura tecnica, il piede debole dovrebbe essere utilizzato in percentuale leggermente superiore rispetto a quello dominante. Questo non solo per colmare le lacune di natura tecnica, ma anche per equilibrare l’emilato non dominante dal punto di vista posturale, altrimenti si rischierebbe di avere la struttura miofasciale anteriore della gamba dominante rigida e poco flessibile, e viceversa per l’arto controlaterale.
Non solo, presentare un “ambidestrismo” dal punto di vista tecnico, permette in fase offensiva di essere molto meno prevedibili.
Altro aspetto importante per la didattica (a qualsiasi età) è quella di concentrarsi sull’inclinazione del corpo e la parte del piede con cui colpire la palla. Per allenare il giocatore ad essere versatile da questo punto di vista, è necessario utilizzare esercitazioni estremamente varie, anche in regime di fatica.
Nel nostro sito potete trovare diverse esercitazioni tecniche per il tiro in porta; è sufficiente utilizzare la funzione “CERCA NEL SITO” in fondo all’articolo (nella versione mobile) o in alto a sinistra (nella versione desktop).
Ultimo fattore da considerare nel contesto di natura tecnica, è quello di adoperare anche palloni leggeri; si possono usare dei “palloni 4” dai giovanissimi in su (comprese le prime squadre) e dei palloni n° 3 (o di gomma a doppio strato) per i Pulcini/Esordienti. I motivi sono 2: il primo è che con palloni più leggeri è più facile sbagliare traiettoria (per i motivi legati all’inclinazione del corpo e alla parte del piede utilizzato), per questo motivo si hanno dei feedback più accurati. Il secondo è che in questo modo si vanno a potenziare maggiormente i posteriori della coscia che, dovendo impattare con un pallone più leggero, dovranno attivarsi maggiormente per “frenare” l’estensione della gamba; questo permetterà di lavorare su una delle maggiori lacune motorie legate a questo gesto.
Ma per stabilizzare la tecnica e fare in modo che sia applicabile in contesti variati (vedi prossimo livello), è anche fondamentale avere ottimi livelli di rapidità coordinativa; ovviamente questa è la base di tutta la tecnica e motricità del runner, per questo vi invito a leggere il nostro post sulla rapidità coordinativa.
Ma la tecnica deve assolutamente essere al servizio della tattica!
Livello 3: applicazione del gesto tecnico in regime variato (tattica)
Partiamo da un presupposto fondamentale: l’83% dei gol è preceduto da un’azione di intensità elevata da parte di chi segna (soprattutto se attaccante) o di chi fa l’assist (Faude et al 2012). In altre parole, la quasi totalità delle segnature viene effettuata sotto pressione temporale; di conseguenza l’apprendimento della corretta tecnica deve essere contestualizzato in regime tattico.
Senza addentrarmi eccessivamente nell’argomento, riporto sotto alcune considerazioni metodologiche:
I possessi palla non allenano il tiro in porta: considerazione banale, ma da tenere in considerazione quando si vuole lavorare sulla capacità realizzativa della propria squadra.
Giocare sempre su campi piccoli, riduce il numero di possibilità di segnare esclusivamente alle azioni che avvengono sottoporta, cosa che non sempre accade in partita; convenzionalmente, 140-160 m² per giocatore è considerato lo spazio che ricalca gli stimoli di una partita (Trentin 2021).
Per lavorare sul tiro da “fuori area”, è necessario utilizzare regole particolari che limitano le zone di tiro; per facilitare il numero di conclusioni, è possibile utilizzare i jolly per incrementare le possibilità di andare a conclusione.
Partite d’allenamento su campi stretti non stimolano la conclusione dopo cross o lanci lunghi; per quanto riguarda la precisione dei cross e/o dei lanci, vale lo stesso aspetto metodologico del tiro in porta.
Sotto riporto alcune esercitazioni utili per allenare questo fondamentale in regime di partita.
Spero con questo post di aver dato indicazioni interessanti per chi lavora nel campo della preparazione atletica e della didattica nei settori giovanili.
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Autore dell’articolo: Luca Melli (melsh76@libero.it) preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto.
La conoscenza del legame tra il calciare in porta e le qualità atletiche/muscolari è sicuramente la parte meno approfondita della preparazione atletica; al contrario, la didattica e l’aspetto puramente tecnico sono elementi più trattati. Essendo un fondamentale che richiede un certo livello forza muscolare, è importante analizzare anche le difficoltà a cui va incontro il calciatore durante le fasi della crescita.
FASE PRE-PUBERALE
Una volta, durante la fase didattica, si raccomandava ai ragazzidi: “colpire la palla a caviglia dura, di collo pieno e di distendere bene la gamba”. Per i giocatori che non riuscivano a calciare in maniera corretta, si continuava ad insistere sull’aspetto biomeccanico senza tenere in considerazione che l’aspetto condizionale (legato al grado di maturazione dell’apparato muscoloscheletrico) gioca un ruolo fondamentale. Infatti, la rigidità della caviglia (intesa come la capacità del sistema muscolo/legamentoso) nel mantenere l’integrità della stessa durante l’impatto con il pallone, è fortemente dipendente dal livello di maturazione del soggetto. Per fare un semplice esempio, è sufficiente vedere una squadra di giocatori di 5° elementare/1° media che effettua dei tiri in porta; alcuni riescono già a calciare la palla velocemente con il collo pieno, mentre quelli meno maturi (dal punto di vista fisiologico) tendono a impattare la palla con l’interno collo, facendo prendere traiettorie a palombella o non lineari. Quest’ultima condizione si verifica perché l’interno collo (rispetto al collo pieno) rappresenta, anche per soggetti poco maturi, la parte più rigida del sistema piede/caviglia e quindi inconsciamente preferita nell’esecuzione del tiro, anche se non è quella che consente di tirare con maggiore potenza.
Come comportarsi in questi casi? È ovvio che nel caso in cui il livello di maturità fisiologica sia tale da non permettere di colpire la palla con il pieno collo (si vede sostanzialmente dalla velocità con il quale il piede colpisce la palla), è inutile far ripetere assiduamente il gesto insistendo sull’aspetto biomeccanico; il rischio sarebbe poi quello di strutturare uno schema motorio scorretto, con il rischio di “portarselo dietro” anche in età adulta.
A mio parere, la soluzione migliore è quella di utilizzare esercitazioni tecniche nelle quali si trasmette/calcia la palla a distanze progressive (utilizzando entrambi i piedi), in abbinamento ad altri fondamentali; in questo modo, si abituano gradualmente i giovani calciatori ad utilizzare il collo piede in regime di precisione, lateralità e in abbinamento ad altri fondamentali. Quando saranno raggiunti i livelli di maturazione adeguata (pubertà ed adolescenza), il giocatore sarà in grado di utilizzare la precisione in abbinamento alla forza muscolare specifica. Alcuni esercizi utili potrebbero essere i seguenti:
Non solo, nelle esercitazioni per il tiro in porta, invece si potranno utilizzare palloni di peso ridotto (il N° 3 per Pulcini/Esordienti e il N° 4 per i Giovanissimi) per evitare che il giocatore inconsciamente (per un meccanismo teleanticipatorio che tende a far utilizzare i movimenti che riducano il dolore alla caviglia durante l’impatto con la palla) colpisca il pallone con l’interno collo.
GIOCATORI MATURI
A chi lavora con i dilettanti, invito a guardare il video sotto (seduta di tiri in porta della nazionale Inglese Under 21);
queste esercitazioni sono praticamente le stesse che vengono somministrate l’ultimo allenamento della settimana, quando si cura questo fondamentale.
La differenza che subito balza all’occhio con i “nostri” dilettanti, è che i giocatori del video difficilmente “non centrano” la porta. Ad una più attenta osservazione è possibile vedere che i calciatori dell’Under 21 (cioè Professionisti), mentre effettuano tiri di intensità paragonabile a quella dei dilettanti, modificano in maniera meno importante la propria postura: il busto rimane più eretto (segno di un maggiore equilibrio del gesto), “distendono” maggiormente l’arto che calcia, ma soprattutto riescono a dosare meglio la forza e la precisione del gesto. Inoltre, riescono ad utilizzare più modalità tecniche del gesto, ottenendo così la massima efficienza. Durante una seduta di tiro in porta per i dilettanti si nota invece che:
Alla palla viene data una velocità anche paragonabile a quella dei Professionisti, ma a discapito della precisione del gesto (si centra meno la porta).
I giocatori effettuano maggiori movimenti del busto sul piano sagittale, allungando le catene muscolari (anteriore e posteriore) per reclutare più fibre muscolari; inoltre muovono in maniera meno sincrona gli arti superiori.
Distendono in misura minore l’arto che calcia.
Ovviamente non tutti questi difetti sono presenti nei calciatori dilettanti, ma rappresentano la serie di errori più frequenti in questa categoria. Ma dove risiede la causa di questi atteggiamenti errati? È una problematica di natura tecnica, coordinativa o condizionale? Come si può ovviare a questo tipo di problematiche per rendere i giocatori più “efficienti” quando tirano in porta? Nel prossimo post cercheremo di dare risposte a queste domande.
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Autore dell’articolo: Luca Melli (melsh76@libero.it) preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto.
Nel precedente post abbiamo presentato un mezzo per la trasmissione/ricezione della palla, proponendolo con difficoltà ed intensità progressive al fine di renderlo ideale per il riscaldamento nei settori dilettantistici, ma anche come esercizio tecnico nei settori giovanili. Con il post odierno, andremo a svilupparlo a tuttocampo, tramite una serie di varianti che lo rendono maggiormente accattivante e abbinabile ad altri elementi tecnici come la conclusione a rete.
ESERCITAZIONE DI BASE
Com’è possibile dalla figura sopra, si identificano nel campo diverse strutture analoghe a quelle del post precedente, in cui il giocatore nella porticina di coni riceve la palla facendola entrare nella porticina di coni per poi passarla (tutto in 2 tocchi) al compagno nella struttura successiva. Ogni volta che si passa la palla si va al posto del giocatore al quale si è passata. Invitiamo a leggere attentamente le varianti e le raccomandazioni esecutive di questo esercizio (piede di utilizzo, numero tocchi, orientamento del corpo, ecc.) affinché questo mezzo abbia uno stimolo allenante adeguato (vedi post precedente). Arrivati alla fine della serie di strutture (angolo in alto a destra della figura sotto), l’ultimo giocatore rosso stopperà la palla orientato per entrare nella porticina di coni corrispondente e la trasmetterà con un passaggio lungo al compagno rosso al centro dell’area. Questo porterà la palla in guida dietro alla fila dei giocatori gialli lasciando la palla al primo della fila che riprenderà gli stessi elementi nella fila in diagonale opposta (quella dei giocatori gialli).
Com’è possibile vedere dalla figura sopra, la palla verrà trasmessa lungo una diagonale, per poi esser portata all’inizio dell’altra diagonale e seguire l’altro insieme di giocatori; tutto questo avverrà senza soluzione di continuità. Ricordo che in questo mezzo è presente la regola “passo la palla e vado al posto del giocatore al quale l’ho passata”, quindi anche i vari giocatori effettueranno tutte le stazioni di entrambe le diagonali. Nell’immagine sopra sono rappresentati 13 giocatori; se saranno di più, all’inizio di ogni diagonale (a fondocampo) ci sarà la fila di giocatori in attesa di “partire”. L’ideale (utilizzando la struttura analoga a quella in figura) è avere 18-20 giocatori con 5-7 palloni utilizzati contemporaneamente; in questo modo, la densità di gioco sarà adeguata. Nel caso in cui il numero di giocatori fosse inferiore, si può ridurre la lunghezza del campo (da area ad area o utilizzando metacampo trasversalmente) e il numero di stazioni; queste varianti permetteranno all’allenatore di modulare la densità di gioco in base al N° di giocatori. Ricordo che anche con 18-20 giocatori è possibile utilizzare il campo trasversalmente a patto di mantenere lo stesso numero di stazioni; in questo caso ci sarà un maggiore numero di tocchi di palla, ma meno metri di corsa percorsi.
VARIANTI
La prima variante che intuitivamente può essere inserita è quella del tiro in porta del giocatore al centro dell’area (l’ultimo passaggio dovrà essere un cross). Dopo il tiro, raccoglierà la palla, si posizionerà dietro alla diagonale più vicina e lascerà il pallone al primo della fila. Questa modalità è la naturale successione della versione di base all’interno della stessa seduta; è consigliabile inserirla dopo 10-12’ per evitare di tirare in porta e crossare quando non si è sufficientemente riscaldati. Ricordo che anche tutte le varianti del precedente post (orientamento del corpo, piede di utilizzo, numero di passaggi) possono essere utilizzate.
Altra variante è quella di togliere l’ultima stazione e di portarsi dentro ad un rettangolo per tirare in porta come nella figura sopra. Questo rappresenta un mezzo interessante da utilizzare per allenare la conclusione a rete anche in maniera analitica; infatti, le esercitazioni classiche questa finalità sono caratterizzate da una densità molto bassa, per il fatto di dover recuperare il pallone dopo il tiro e riposizionarsi verso il centro del campo. Con questo mezzo invece, dopo aver recuperato la palla, l’esercitazione ricomincia (anche se con elementi tecnici diversi) e la densità rimane alta (caratteristica necessaria per chi allena i dilettanti).
Ulteriori varianti possono essere riferite (sempre con questa “modalità di percorso”) alla tipologia di preparazione al tiro:
Entro nel rettangolo e tiro
Esco a destra/sinistra del rettangolo e tiro
Triangolo prima di tirare
Affronto il portiere
Ecc.
Ultima possibile finalità di questa tipologia di esercitazioni è riferita alla possibilità di utilizzarla come mezzo di allenamento per la potenza aerobica, congiuntamente all’uso della palla. In questo caso si eseguirà la Modalità di base (cioè quella senza tiro in porta) e chi propone l’esercitazione dovrà essere in grado di modulare il numero di stazioni e palloni in maniera tale da dare un adeguato stimolo aerobico all’esercitazione. È difficile dare indicazioni precise, perché il carico dovrà essere adeguato alle caratteristiche tecniche (categoria), fisiche (età) del gruppo e alle qualità del campo (erba, sintetico, sabbia, compattato, ecc.), quindi sarà l’allenatore a dover sperimentare le varianti in base al proprio gruppo e al numero di giocatori e trovare i giusti compromessi.
CONCLUSIONI
Questo secondo post ha permesso di sviscerare ulteriori varianti (oltre a quelle riferite agli elementi tecnici/analitici) del mezzo in questione, in relazione alla possibile finalità allenante per il tiro in porta (sia in forma analitica che globale) e modulazione del carico aerobico. Ripeto che rimane fondamentale, affinché l’impatto allenante nei confronti della tecnica sia sufficiente, focalizzarsi sulle consegne tecniche relative al piede di utilizzo, orientamento del corpo e numero di tocchi.
Autore dell’articolo: Melli Luca, preparatore atletico US Povigliese (melsh76@libero.it)
Si dispongono 3 porte di diversa misura una dentro l’altra. Due file di giocatori poste come in figura d’avanti ad un ostacolo.
Si effettua dapprima un passaggio sotto l’ostacolo per poi eseguire un balzo al di là di questo e in successione si effettua uno spostamento di palla laterale esterno per poi concludere a rete. Il gol ha diverso punteggio a seconda della porta centrata e in quale porzione di essa.
L’obbiettivo principale è quello di concludere nella porta più grande nella sua porzione più lontana (sul secondo palo).
Obbiettivi dell’esercitazione
Tecnico: passaggio, tiro
Coordinativo: capacità di valutazione spazio-temporale, capacità di orientamento, capacità di differenziazione, equilibrio monopodalico
Condizionale: rapidità
Varianti
I punteggi: secondo palo porta grande 3 punti, secondo palo porta media 2 punti, porta piccola 1 punto.
Per facilitare l’esercitazione è possibile eliminare il balzo ed effettuare solamente lo spostamento di palla laterale.
Dopo lo spostamento di palla laterale si ha a disposizione un solo tocco per la conclusione.
Materiali occorrenti
Delimitatori,palloni, 3 porte di dimensione diversa
Il gruppo squadra diviso in due gruppi in base al numero complessivo. Un gruppo esegue una conduzione intorno al gruppo di giocatori centrale come in figura, l’altro gruppo esegue una serie di passaggi nello spazio delimitato. Il gruppo in conduzione,una volta finita la conduzione va al tiro , se il percorso in conduzione è stato terminato entro 30 passaggi effettuati dal gruppo centrale.
Obbiettivo dell’esercitazione:
tecnico: passaggio, conduzione, tiro;
coordinativo: capacità di valutazione spazio-temporale, capacità di orientamento, capacità di differenziazione;
condizionale: rapidità.
Varianti
Le distanze tra i due gruppi variano a seconda del numero dei giocatori presenti e delle capacità individuali.
Variare il numero di passaggi complessivi da effettuare.
Variare il numero di tocchi a disposizione del gruppo in passaggio.
Obbligare il giocatore in conduzione a toccare la palla un numero preciso di volte prima della conclusione.
Osservazioni
Il tempo per la conclusione è dato dal numero di passaggi effettuati dal gruppo. Questo numero varia in funzione delle capacità individuali del gruppo.
Materiali occorrenti
Delimitatori, palloni, porte
Di Angelo Iervolino
www.alleniamoilcalcio.net
L’esercitazione pubblicata è stata creata con Easy Sports Graphics 5.0.
Questa esercitazione, combina l’aspetto atletico dello sprint su distanze medio-brevi, con la funzione tecnica atta al miglioramento della trasmissione precisa del pallone e della susseguente ricezione.
Cinque gruppi di giocatori si dispongono in altrettante postazioni; i palloni vengono sistemati nei pressi di uno dei due gruppi più vicini alla bandierina del calcio d’angolo come in figura.
Il giocatore “A” passa la palla a “B”, curando la precisione e seguendone la traiettoria; ad intensità massimale va a sistemarsi in quel gruppo;
“B” ricevuta palla consegna a “C” che eseguito l’arresto fa la stessa cosa verso il compagno “D2 andando a sistemarsi nel gruppo di quest’ultimo.
“D”, controllato il pallone calibra il cross per l’accorrente “E” che deve segnare. “D” va in “E” ed “E” si sistema nel gruppo “A”.
Tempo consigliato per l’esercizio: in base al numero di giocatori (non più 3 per gruppo), ma comunque è preferibile porre dei limiti di tempo: ad esempio 3′ per lato e cambio della posizione dei palloni nella parte opposta al gruppo “A” (ovvero “D”).
Un’altra esercitazione che contiene finalità atletiche e tecniche e allo stesso tempo diverte i giocatori in quanto è inclusa la possibilità di concludere a rete.
Nelle zone laterali del campo si dispongono i giocatori di fascia (terzini e centrocampisti o punte esterne), mentre un altro gruppo di giocatori si sistema nella zona centrale.
Premettendo che la situazione deve essere svolta in alternanza a destra e sinistra, il giocatore “A” apre il gioco per il compagno “B” osservando la posizione dell’ostacolo dato dalla sagoma ed effettuando il lancio sopra la “testa” della stessa.
Il lancio deve essere eseguito sulla corsa di “B”, il quale controllerà la palla, la porterà sul fondo e in “B1” eseguirà il cross per “A1” che dovrà segnare.
Un’altra considerazione da fare è sulla modalità in cui deve essere effettuato il traversone: sempre alle spalle del difensore (se nella reale situazione di gioco c’è ancora campo per poterlo fare), in questo caso dato da una seconda sagoma situata come da figura.
Materiale occorrente: delimitatori, palloni, quattro “sagome” o altri strumenti da utilizzare come ostacolo (coppie di paletti incrociati possono andare bene).
Due gruppi di giocatori si dispongono a 10 mt dalla metà campo con i palloni mentre 2/4 attaccanti si posizionanto a 10mt circa al limite dell’area.
Le due esercitazioni descritte vanno eseguite in blocchi e a tempo (8’). Dapprima la situazione “1” (a destra e a sinistra); poi, anch’essa nei due lati di campo e in alternanza, la seconda; (in figura sono rappresentate entrambe).
Situazione 1 (giocatori bianchi): scambio iniziale a tre giocatori. Passaggio di “A1” a “B” che scarica a “C”; mentre “C” va a cercare la punta “D”, “A”, inseritosi in sovrapposizione, riceve la sponda dallo stesso “D” e va al cross. Va a chiudere l’azione la punta “P” situata nel cinesino opposto con l’obiettivo di fare goal.
Situazione 2 (giocatori rossi): scambio a tre giocatori con inserimento interno e sponda della punta per la conclusione d’incontro. “E1” passa a “F” che scarica a “G”, il quale di prima trova “H” dopo un contromovimento. Quest’ultimo scarica a “E2” che d’incontro calcia a rete.
Il tiro è senza dubbio il gesto di tecnica individuale alla base del gioco del calcio. Senza di esso non potremmo perseguire l’obbiettivo del gioco del calcio che è il gol.
Il tiro è anche utilizzato come “tattica” di gioco in situazioni di difficoltà: molte volte si esegue un tiro nell’impossibilità di fare altro e quindi evitare di perdere palla e far ripartire gli avversari.
Saper tirare, quindi colpire in modo e tempi corretti la palla , non è il solo aspetto da tenere in considerazione per giudicare se un calciatore sa tirare. Capire se il giocatore ha coraggio nel farlo, se sa decidere come farlo nel minor tempo possibile, aver fiducia nei propri mezzi, sono altri aspetti da tener d’occhio. Inoltre non bisogna sottovalutare la preparazione al tiro: il movimento di avvicinamento,staticità o mobilità della palla, velocità di esecuzione della rincorsa e della palla (se in movimento),sono altri fattori cardine per il buon tiro.
Per definizione il tiro si può descrivere come: l’azione conclusiva di un’azione collettiva o individuale atta a raggiungere il principale obbiettivo del gioco del calcio che appunto è fare gol.
Il pallone può essere colpito con varie superfici anatomiche del piede, che possono essere l’interno, il collo, l’esterno,la punta, il tacco, tutto a seconda di vari fattori che ne condizionano la scelta di esecuzione:
– Staticità o mobilità della palla
– Lontananza dalla porta
– Angolazione dalla porta
– Pressione avversaria
– Piede preferito
Come abbiamo già detto il tiro è l’atto conclusione di un’azione collettiva o individuale con il fine di cercare il gol. Il tiro verso la porta può essere effettuato secondo diverse tipologie, che comunque cercano lo stesso fine e risultato.
Possiamo tirare da fermi, al volo, in acrobazia, di contro balzo. Ognuna di queste tipologie prevede un mix perfetto dei fattori esposti all’inizio del capitolo. Ognuna di queste tipologie può portarci a calciare :
– Raso terra
– Alto
– Mezza altezza
L’impatto alla palla ha delle regole fondamentali che sono identificate in alcuni fattori principali per la buona riuscita del tiro:
– Equilibrio statico o dinamico
– Posizione del piede d’appoggio
– Piede di calcio
– Punto d’impatto al pallone
– Protezione di giocata
Nella seconda parte dell’articolo tratteremo nello specifico i vari tipi di tiro con l’uso delle diverse parti del piede sopra elencate.
Quattro gruppi di egual numero di giocatori si posizionano all’altezza dei quattro coni come in figura in un’area di campo pari al doppio dell’area di rigore.
I palloni vengono inizialmente utilizzati dal gruppo “A” e dal gruppo “C”.
Il giocatore del gruppo “A” passa la palla al compagno del gruppo “D” che riceve sulla corsa, controlla si porta sul fondo e effettua il traversone di nuovo per il giocatore del gruppo “A” arrivato per la conclusione.
Eseguita l’azione, dall’altra parte di campo partirà il giocatore del gruppo “C” che giocherà con “B” e così in alternanza.
inoltre, “A” va in “D” cosiccome “C” in “B” e viceversa.
Dopo il primo blocco (che può essere a tempo), invertire le posizioni originarie dei gruppi per far utilizzare a chi va al traversone l’altro piede (da figura, i rossi prendono il posto dei bianchi e contrario).
Materiale occorrente: delimitatori, palloni, porta mobile.
Un’altra esercitazione che consente di ottenere una finalità allenante considerevole con un grado di divertimento altrettanto apprezzato dai giocatori; una validissima alternativa alla corsa “a secco” con il pallone a far da padrone!
Il portiere (o l’allenatore), serve uno dei giocatori esterni del primo gruppo (“A”) che riceve nella zona del limite dell’area. Questo dopo una breve conduzione passa la palla al compagno al suo fianco che così si comporterà a sua volta nei confronti del terzo compagno e così via.
Procedendo in modo orizzontale il gruppo dei giocatori dovrà andare alla conclusione con uno dei suoi componenti dal limite dell’area verso, ovviamente, la porta opposta.
Effettuata la conclusione, e dopo che il portiere è eventualmente intervenuto, quest’ultimo (o un collaboratore dell’allenatore), dovrà rapidamente mettere in condizione di partire il gruppo “B” che si comporterà in modo analogo.
Così faranno i giocatori degli altri due gruppi “C” e “D”.
Variante 1: se cominciano l’esercizio due gruppi opposti in modo contemporaneo, la finalità metabolica verrà sicuramente accentuata.
Variante 2: cross dal fondo con conclusione della rimanente parte del gruppo di giocatori.
Tempo consigliato per una finalità aerobica accettabile: 2 blocchi da 10′ con variante a scelta.
Materiale occorrente: palloni da sistemare a fianco di ciascuna porta, delimitatori.
Proposte testate per incrementare le percentuali realizzative da calcio piazzato laterale.
Con questo documento andiamo ad analizzare l’importanza, ai fini realizzativi, delle punizioni calciate da posizione laterale.
Dieci diverse soluzioni che, provate e riprovate in allenamento, potranno poi rappresentare durante la gara, se ben eseguite in tutti i loro dettagli, la chiave del successo ai fini realizzativi.
Una variante per l’allenamento tattico del 2vs2 attraverso un’esercitazione situazionale che coinvolge anche i portieri.
Un gruppo di giocatori si schiera all’altezza del centrocampo e dispone di palloni. Il gruppo dei “difendenti” (inizialmente 6), si posiziona come da esempio filmato dalla linea di fondo campo al limite dell’area di rigore.
Ognuno di essi si sistema all’altezza di un delimitatore (cinesino).
Al primo segnale dell’allenatore la prima coppia di attaccanti inizia a palleggiare rasoterra; al secondo “via” inizia la fase di attacco alla porta finalizzata alla conclusione. Nello stesso momento la coppia di “difendenti” sale alla massima velocità con l’obiettivo di non subire la rete.
Chi difende dovrà curare il “gioco” delle coperture, la neutralizzazione di eventuali sovrapposizioni e tagli, mentre la coppia che attacca dovra utilizzare queste armi nonchè l’uno-due per raggiungere l’obiettivo del gol.
Tempo dell’esercitazione: a discrezione dell’allenatore e a seconda del gruppo di giocatori a disposizione.
Materiale occorrente: palloni, delimitatori e casacche.
Quattro gruppi di egual numero di giocatori si posizionano all’altezza dei quattro coni come in figura.
Un pallone a ogni giocatore.
Il giocatore del gruppo “A” fa passare la palla davanti al cinesino posizionato a circa 8mt dalla linea di porta curando che la stessa non oltrepassi la linea mediana (area di rigore).
Obiettivo: attaccare la palla alla massima velocità per la conclusione a rete.
Dall’altra parte partiranno “B”, “C” e poi “D” mantenendo questa sequenzialità.
I giocatori, effettuato il tiro in porta si spostano nel gruppo difronte, nella stessa fascia calciando così alternativamente di dx e di sx.
Quattro gruppi di egual numero di giocatori si posizionano all’altezza dei quattro coni come in figura.
I palloni vengono inizialmente utilizzati dal gruppo “A” e dal gruppo “C”.
Il giocatore del gruppo “A” passa la palla al primo del gruppo “B” che si è opportunamente allargato per ricevere; questi scarica all’indietro per il compagno sopraggiunto che calcia in porta.
Dall’altra parte di campo partirà il gruppo “C” che giocherà con “D”.
Cambiare la posizione dei palloni dopo il primo blocco: da “A” a “B” e da “C” a “D” per calciare con l’altro piede.
Materiale occorrente: palloni, delimitatori, una porta mobile.