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  1. Fasi sensibili della tecnica calcistica (prima parte)

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    (aggiornato al 23/07/2019)

    Tra gli allenatori e istruttori che lavorano nei settori giovanili ci sono anche molti diplomati ISEF e Laureati in Scienze Motorie che nel loro percorso formativo si sono trovati a studiare le Fasi sensibili di Martin. Per chi non conoscesse l’argomento (dai grafici la comprensione è comunque immediata) si tratta delle conclusioni dello studioso tedesco Martin che nel 1982 stabilì quelle che erano le “fasi sensibili” delle varie Capacità Coordinative e Condizionali, cioè i “momenti” dello sviluppo nei quali queste sono più allenabili.

    Questi grafici ovviamente vanno presi “cum grano salis”, perché rappresentano conclusioni ottenute in situazioni che per realtà territoriali e distanza di tempo non sono proprio identiche alle nostre.

    Questo modello, ci permette comunque di cogliere degli spunti molto interessanti sulla programmazione dell’allenamento in età giovanile, per quanto riguarda le capacità coordinative. Infatti:

    • La capacità di apprendere il “senso del movimento”, cioè la qualità che permette di avere una certa precisione dei movimenti, è particolarmente allenabile in fase pre-puberale (fino 11-12 anni). Nella fase puberale si assiste ad un peggioramento temporaneo (per l’incremento della forza e della lunghezza degli arti), per poi ritornare particolarmente allenante nell’adolescenza.
    • Le capacità di apprendere le dinamiche cognitive del movimento (orientamento, anticipazione motoria, intelligenza motoria, ecc.) sono tanto più allenanti quanto il giovane calciatore matura, raggiungendo un picco nella fase adolescenziale..
    • Tra le capacità condizionali, la rapidità è allenabile soprattutto nella fase pre-puberale, mentre la forza nelle fasi successive.

    Queste considerazioni non devono passare inosservate per 2 motivi:

    • Le capacità coordinative rappresentano le basi (presupposti) sulle quali si forma l’allenabilità delle capacità tecnico/tattiche dei giovani calciatori; ad esempio, un calciatore potrà imparare a fare un “cambio di gioco” solo quando avrà raggiunto un livello forza tale da potersi permettere di calciare con violenza la palla (fase puberale o post-puberale). Un altro esempio: l’incremento della velocità di corsa avviene nella fase-prepuberale prevalentemente a carico di un aumento della frequenza dei passi (rapidità dei movimenti), mentre dalla fase puberale prevalentemente tramite un aumento della lunghezza degli stessi (forza esplosiva); è ovvio pensare che queste considerazioni debbano avere ripercussioni importanti sull’allenamento.
    • Permettono di dare indicazioni importanti anche per l’allenabilità delle qualità tecnico/tattiche dei giovani calciatori.

    Sotto viene presentata quella che è un’ipotesi di quanto sopra formulato, in abbinamento alle qualità tecniche; ovviamente rappresenta il frutto della mia formazione e della mia esperienza, per questo non si ha la presunzione di rappresentare la realtà assoluta.

    Nel prossimo articolo andremo a spiegare quali sono i criteri (e come adattare queste considerazioni ai contesti) tenuti in considerazione per effettuare questo schema.

    Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 e preparatore Atletico AC Sorbolo (melsh76@libero.it)

  2. Le caratteristiche dell’attività dei “Pulcini” (8 – 10 anni)

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    Possiamo considerare l’età dagli 8 ai 10 anni come “l’età d’oro” della motricità. E’ il momento in cui il bambino diventa padrone del proprio corpo e delle proprie facoltà intellettive. C’è una pausa nel suo processo evolutivo e non si manifestano i grossi cambiamenti che, invece, avverranno in seguito, durante il periodo puberale. Il bambino ha preso coscienza di sé, favorito dalla quasi completa definizione dello schema corporeo e ha adesso un grado di socialità buono, accetta le regole del gruppo ed ha un elevato senso di giustizia.

    C’è quindi un ‘eccezionale disponibilità mentale e fisica che, unita al desiderio ed all’istinto di una sana competizione e confronto con i coetanei, consente al bambino di dar fondo, senza risparmio, a tutte le qualità ed energie di cui dispone. Tale disponibilità spiana la strada all’opera educativa dell’istruttore. Pertanto, è questo il momento di allargare più che mai le conoscenze motorie del bambino, proponendo la più vasta gamma di situazioni ed esercitazioni, nelle forme più varie e gradatamente sempre più complesse. Se non si interviene in questo periodo, purtroppo, potremmo compromettere per sempre il potenziale che ogni bambino racchiude in sé.
    A livello didattico il bambino accetta volentieri le dimostrazioni (meglio se presentate con molti esempi pratici piuttosto che teorici), animato da quella grande molla interiore all’imparare che, forse, sola la “magia del calcio” può ancora concedere. “Mister, va bene così?”. E’ questa la domanda che, continuamente, ci pongono quando proponiamo loro un nuovo esercizio. E allora diamoci da fare! Ci troviamo di fronte a tanta generosità: ricambiamola ed offriamo il meglio di noi stessi!

    Dal punto di vista fisico-motorio, se tutto ha funzionato bene nel periodo precedente, quello dei Primi calci, se cioè si è lavorato con un’appropriata didattica sugli schemi motori e posturali e sulle capacità coordinative, ci troveremo di fronte ad una situazione quanto mai favorevole. Il rallentamento dell’incremento della statura (turgor), che favorisce il recupero del tono muscolare, ed una migliorata funzionalità cardio-respiratoria danno al bambino la possibilità di migliorare le proprie capacità condizionali. La coordinazione neuro-motoria si sta affinando e c’è una buona precisione e disinvoltura del movimento.

    La programmazione tipo dell'attività dei Pulcini

    Purtroppo la vita sedentaria che oggi viviamo, verificata anche da recenti statistiche che indicano che il bambino passa l’85% del suo tempo o in aula o nella sua cameretta, ci induce necessariamente a rivedere le nostre strategie di insegnamento. Mentre una volta i ragazzini sperimentavano all’aperto le proprie abilità e potenzialità motorie, oggi, purtroppo, il bambino che ci troviamo davanti ha le articolazioni “rigide” e “legnose” e gli arti inferiori “ingessati”.
    Dobbiamo allora rimboccarci le maniche, pianificando un’adeguata programmazione in questa fase sensibile che consenta di rendere più “plastico” e “fluido” il gesto motorio.

    Ad esempio, un lavoro appropriato sulle finte ed i dribbling ci consente di realizzare un “programma di recupero motorio” sia dal punto di vista della mobilità articolare (con particolare riguardo alle articolazioni della zona tibio-tarsica, coxo-femorale e della colonna vertebrale) sia dal punto di vista della coordinazione. Queste esercitazioni, infatti, possono consentire il passaggio graduale da una coordinazione grezza ad una coordinazione fine della media dei ragazzi e spalancare le porte alla formazione delle abilità motorie, presupposto questo fondamentale per la prestazione motoria e sportiva.

    Obiettivi didattici categoria Pulcini (8-10 anni)

    Obiettivi motori:
    1) capacitàcoordinative generali (apprendimento motorio, controllo motorio, adattamento e trasferimento);
    2) capacità coordinative speciali (differenziazione spazio-temporale, differenziazione dinamica, ritmizzazione, anticipazione motoria, fantasia mpotoria;
    3) capacità condizionali(mobilità articolare, resistenza aerobica, forza rapida, rapidità).
    Obiettivi tecnici:
    1) dominio-conduzione-sensibilità;
    2) modi di calciare (interno collo, collo, esterno collo);
    3) modi di ricevere (con tutte le parti del corpo);
    4) tiro in porta (da fermo e in movimento);
    5) finta e dribbling;
    6) gioco di testa;
    7) abilità combinate.
    Obiettivi tattici:
    1) protezione della palla;
    2) marcamento e contrasto;
    3) smarcamento;
    4) passaggio (dove, come, quando);
    5) situazioni di gioco in soprannumero e in sottonumero (dall’1 contro 1 al 3 contro 3);
    6) giochi a tema o di altri sport;
    7) calcio a 7 e a 9.

    Suggerimenti per i genitori (che il tecnico farebbe bene a ricordare)

    1 – Tener conto che l’attività viene svolta da un bambino e non da un adulto.

    2 – Cercare di non decidere troppo per lui.

    3 – Cercare di non interferire con l’allenatore nelle scelte tecniche evitando anche di dare giudizi in pubblico sullo stesso (in caso di atteggiamenti ritenuti gravi rivolgersi in Società).

    4 – Cercare di non rimarcare troppo al bambino una partita mal giocata o qunt’altro evitando di generare in lui ansia da prestazione (non bisogna essere né ipercritici né troppo accondiscendenti alle sue richieste che spesso sono solo dei capricci).

    5 – Incitare sempre il bambino a migliorarsi facendogli capire che l’impegno agli allenamenti in futuro premierà (rendendolo gradatamente consapevole che così come a scuola anche a calcio per far bene c’è bisogno di un impegno serio).

    6 – Abituare il bambino a farsi la doccia, legarsi le scarpe da solo e a portare lui stesso la borsa al campo sia all’arrivo che all’uscita (rendendolo piano piano autosufficiente).

    7 – Cercare di non entrare nel recinto di gioco e nello spogliatoio.

    8 – Durante le partite cercare di controllarsi: un tifo eccessivo è diseducativo sia per i bambini che per l’immagine della società nei confronti dell’esterno.

    9 – Cercare di ascoltare il bambino e vedere se quando torna a casa dopo un allenamento od una partita è felice.

    10 – Ricordarsi che sia i compagni che gli avversari del proprio bambino sono anche loro bambini e che pertanto vanno rispettati quanto lui e mai offesi.

    11 – Rispettare l’arbitro e non offenderlo. Molto spesso gli arbitri sono dei dirigenti e anche loro genitori che stanno aiutando il calcio giovanile: tutti si può sbagliare, cerchiamo di non perdere la pazienza!

    12 – Ricordarsi che molte volte si pensa che “l’erba del vicino” sia sempre la migliore” e pertanto prima di criticare l’operato della Società cercare di capire chiedendo direttamente spiegazioni ai Dirigenti responsabili di eventuali scelte ritenute ingiuste.

    Autore: Lelio Marchi Coordinatore Centro Studi Scuole Calcio Parma A.C.

    dalla Rivista “L’allenatore”


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