Tag Archive: Analisi tattica

  1. La preparazione della gara (Prima parte)

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    Preparare la partita è da sempre questione importante a cui dedicarsi durante la settimana di lavoro e di conseguenza è necessario esaminare non pochi fattori di studio, quali:

    • caratteristiche degli avversari (filosofia di gioco, atteggiamento e peculiarità dei singoli);
    • caratteristiche della nostra squadra;
    • stato di forma psico-fisica in un determinato momento della stagione;
    • eventuali assenze legate a squalifiche e infortuni che possono condizionare l’abituale atteggiamento o filosofia di gioco della nostra squadra o di quella antagonista.

    Le caratteristiche della squadra da affrontare vengono oramai studiate sulla base di almeno 3/4 gare osservate a video, più una (l’ultima o la penultima prima del match) dal vivo, per poter meglio identificare se vi sia un diverso atteggiamento in casa piuttosto che in trasferta.

    E’ altresì fondamentale valutare gli avversari contro compagini che adottano il nostro stesso sistema di gioco per meglio comprendere i meccanismi nella fase di possesso e che tipo di organizzazione difensiva adottino.

    Tutto ciò che viene preparato durante la settimana è definita “tattica di principio”: l’esercitazione situazionale tattica, l’esercizio “a tema” viene proposto con finalità e attinenza a ciò che si vorrà portare in campo nel giorno della gara.

    Il tutto verrà eseguito sulla base della conoscenza dell’avversario, ma senza mai tralasciare la propria filosofia di gioco, imprescindibilmente legata alle caratteristiche di squadra e dei singoli che la compongono.

    Nel corso della gara potrà però capitare che parte, o tutto ciò che è stato preparato, non possa essere applicato in campo: la squadra avversaria può aver schierato a sorpresa un sistema di gioco inaspettato (o può averlo mutato nel corso della partita); lo staff avversario ci ha studiati a sua volta e ha optato per scelte tattiche differenti rispetto alle nostre previsioni.

    Sono solitamente avvisaglie percepibili già alla consegna delle distinte nei minuti precedenti il fischio d’inizio sulla base delle ultime 4-5 formazioni studiate; in tal senso si dovrebbe già essere in grado di “indovinare” che tipo di formazione ci troveremo difronte, con il relativo sistema di gioco, già prima dell’ inizio della gara.

    In questi e in altri casi, l’allenatore e il suo staff dovranno essere in grado di mostrare quella “flessibilità” che si concretizza attraverso la “tattica applicata” sia prima che durante la gara: la capacità di leggere la partita e adottare le strategie (contromosse) con lucidità, ma soprattutto con velocità di pensiero.

    Un altro particolare da non sottovalutare e spesso tralasciato è la gestione della gare nel caso in cui o la nostra squadra, o quella avversaria rimanga in inferiorità numerica: anche in questo caso si presentano molte variabili legate al risultato in essere, al minuto di gara in cui si è verificato l’evento e alla condizione fisica generale delle due squadre.

    Le contrapposizioni dei sistemi di gioco

    Tralasciando l’aspetto non meno importante legato alla gestione delle palle inattive, andiamo ad esaminare degli aspetti legati al gioco dinamico.

    Si possono presentare molteplici ed infinite combinazioni di contrapposizioni di sistemi di gioco. Facciamo un esempio: non è detto che in due gare diverse, in cui si affrontano un sistema 1-4-3-3 contro un sistema 1-4-4-2, le contrapposizioni tattiche nelle due fasi avvengano alla stessa maniera, sulla base di comportamenti codificati e assoluti.

    Subentrano infatti i fattori variabili descritti sopra: l’atteggiamento (attesa, marcatura “a scalare, aggressività a tutto campo) gli obiettivi tecnici, le caratteristiche dei singoli, lo stato di forma.

    Atteggiamento di attesa.

    Prendiamo ad esempio i due sistemi di gioco citati; un sistema di gioco basico 1-4-3-3 può anche tramutarsi in 1-4-5-1 in fase difensiva (fig.1).

    Figura 1

    Il modo di difendere scelto dalla squadra rossa fa trasparire una condotta prudente, con baricentro basso, orientata alla conquista di palla in zona offensiva/difensiva.

    E’ una tattica generalmente utilizzata da squadre che preparano la gara sulle transizioni offensive rapide, con giocatori d’attacco veloci e specialisti nel contropiede.

    Il Centrocampista Esterno Destro blu non si allunga, ma rimane largo e arretrato; su di lui può accorciare gli spazi l’Attaccante Esterno Sinistro rosso con l’uscita in pressione del Centrocampista Laterale Sinistro sul Difensore Esterno Destro che riceve palla (fig.2).

    Figura 2

    Se il Centrocampista Esterno Destro blu si allunga sul Difensore Esterno Sinistro rosso, il nostro Attaccante Esterno Sinistro può uscire sul Difensore Esterno Destro avversario e il Centrocampista Laterale Sinistro rimanere sulla zona di competenza. (fig.3)

    Difesa “a scalare”.

    In altri casi può essere adottata una difesa più “alta” (baricentro medio) con l’1-4-3-3 eseguendo una prima pressione con i 3 attaccanti sui 4 difensori avversari e lavorando “a scalare” in un centrocampo in situazione di partenza, di inferiorità numerica.

    Il Difensore Esterno Sinistro va in pressione sul Centrocampista Esterno avversario nel lato forte e la difesa lavorerà in 3 contro 2 attaccanti avversari. (fig.4).

    Si va a fare quindi a fare densità in zona palla attraverso azione di “marco e copro”.

    Figura 4

    “A uomo” a tutto campo.

    E’ situazione in cui le caratteristiche condizionali dei nostri giocatori (forza fisica, resistenza) ci consentono di adottare una strategia più aggressiva in fase difensiva, andando ad eseguire un pressing alto su avversari magari non straordinariamente abili a controllare la gara, anche marcando a uomo a tutto campo.

    Occorrerà, a meno che non si sia già schierati a specchio (es. 4-2-4 vs 4-2-4, 3-4-3 vs 3-4-3), agire in modo elastico sul nostro sistema di gioco basico.

    Nel caso dell’1-4-3-3 che difende contro l’1-4-4-2 vengono alzati i Difensori esterni sui Centrocampisti Esterni avversari accettando il 2vs2 dei due Difensori Centrali contro i due Attaccanti; il Centrocampista Centrale si alza e di conseguenza uno dei due Centrocampisti Laterali può andare in pressione aggressiva sul Difensore Esterno di parte (fig.5).

    Figura 5

    Flessibilità anche in fase di possesso.

    Squadre particolarmente dotate nel palleggio e che vogliano “fare la partita”, possono utilizzare una strategia che consenta di attaccare con un centrocampista in più: considerando l’1-4-3-3 di base preso ad esempio, non poche squadre lo trasformano abitualmente in 1-3-4-3 in fase di costruzione, alzando uno dei due Difensori Esterni sulla linea dei centrocampisti. (fig.6).

    E’ opportuno anche puntualizzare come possono essere differenti le filosofie di gioco in fase di possesso che può avvenire attraverso:

    • la costruzione manovrata (o indiretta);
    • la costruzione diretta;
    • la ripartenza su riconquista (intercetto, contrasto, anticipo)
    • l’attacco di mischia (utilizzato soprattutto nei minuti finali con risultato da recuperare)

    Non esistono quindi situazioni per cui un determinato sistema di gioco debba affrontare secondo determinate regole e schemi, il sistema avversario. L’allenatore moderno deve avere cognizioni allargate e la capacità di saper reagire con elasticità nel corso della partita. Nella seconda parte dell’articolo andremo a vedere come.

    Correlati: “La preparazione della gara (Seconda parte).

     

  2. Rombi, triangoli e palle inattive: il Milan fa suo il derby! (Video analysis)

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    Una gara dai contenuti tecnici piuttosto deludenti non nega la rilevazione di qualche spunto a livello tecnico tattico, anzi. Nel’analisi filmata si è voluto fare luce sugli aspetti che hanno contraddistinto la fase difensiva del Milan e in particolare:

    • la novità del modulo dei rossoneri schierati con un centrocampo “a rombo” con de Jong vertice basso e Taarabt dietro le due punte Kakà e Balotelli;
    • la difficoltà che ha creato l’Inter con continui cambi di gioco nella zona di Jonathan a De Sciglio e Poli specialmente nel primo tempo;
    • due situazioni, molto interessanti a livello didattico: uno “scappo e stringo” ben eseguito e una copertura “a triangolo” su un pallone lungo;
    • due situazioni dai palla inattiva (tra cui quella relativa alla rete del Milan).
    Schermata 2014-05-06 alle 07.24.05
    La disposizione iniziale delle due squadre contrapposte: 1-4-3-1-2 vs 1-3-5-2

    Qualche dato statistico (fonte Opta):

    • andando a osservare il numero dei tiri verso la porta, scopriamo che il Milan ha eseguito 14 tentativi, 4 dei quali nello specchio della porta, 6 fuori e 4 bloccati; di contro l’Inter ha tirato 7 volte delle quali 4 nello specchio e 3 bloccati.
    • equilibrio per ciò che concerne il possesso di palla: 52,5% Milan, 47,5% Inter;
    • il Milan ha effettuato 26 cross, dei quali solo 4 positivi; Inter: 18/3.
    • palloni recuperati: Milan 50, Inter 33.
    • il dato dei duelli aerei vene una fisiologica superiorità nel gioco aereo dei nerazzurri: su 17 palloni, 7 vinti dal Milan e 10 dall’Inter.

     

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    A cura di Claudio Damiani coach, match & video analyst

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  3. Differenziazione e classificazione della Match Analysis

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    La classificazione e le tipologie di analisi legate al calcio tratte da un diagramma del libro di Claudio Damiani “Studiare gli avversari… e se stessi – Migliorare la prestazione con la match analysis”,

    La Match analysis è una branca della Performance analysis. Può essere legata allo studio del movimento (Motion), o alla gestione dei dati quantitativi o qualitativi (Analisi Notazionale) e allo stesso tempo manuale o computerizzata.

    Dal libro: “L’analisi quantitativa tratta di dati numerici, di quantità e di frequenza (quanti sono e quante volte si ripetono), ma hanno un limite importante in quanto non consegnano una spiegazione scientifica: non spiegano il perchè di una situazione, la causa; non esprimono il dettaglio e il motivo dominante, elementi di studio fondamentali per un allenatore preparato e attento.

    Diagramma Match Analysis

    Lo scopo è il poter rispondere in modo adeguato all’avversario stesso nel corso della gara attraverso soluzioni tattiche da preparare a mezzo di allenamenti “strategici” nel corso della settimana”.

    Con l’analisi qualitativa si produce una relazione riguardo il modulo di gioco (e sistema)1 di una o più squadre o giocatori analizzando le situazioni che si ripetono frequentemente sia in fase di possesso di palla che in fase di non possesso di palla e nella gestione delle palle inattive.

  4. La presentazione video della squadra da affrontare – quarta parte

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    Di Daniele Zoratto – Relatore Prof. E. Ferrari – Tesi dl Corso Master F.I.G.C. 2005/06; Fonte: Settore Tecnico

    Gia’ pubblicati la Presentazione della squadra da affrontare prima, seconda, terza parte.

    PRESENTAZIONE FATTA DAL COLLABORATORE

    imageLa mia opinione è che la presentazione del video deve essere fatta dall’allenatore in quanto i giocatori prestano maggior attenzione ai dettagli. L’allenatore sentendo “sue” le immagini riesce a trasmettere il suo pensiero tattico, o nel caso decida di mostrare parti estese della partita, focalizzare gli aspetti più importanti di essa. Quando questo avviene generalmente ad una azione positiva quasi contemporaneamente viene suggerita e sovrapposta verbalmente una contromossa tattica della propria squadra. Se invece la presentazione viene fatta dal collaboratore, l’allenatore al termine di essa dovrà intervenire per focalizzare e rafforzare quali sono gli aspetti più importanti su cui i giocatori dovranno fissare l’attenzione. Questo commento di fine presentazione deve avvenire non principalmente per l’aspetto “tattico” ma per ridare la leadership al tecnico, quindi un aspetto psicologico. Per far sì che l’allenatore dia la mansione al proprio collaboratore di fare la presentazione è necessario un rapporto di fiducia e deve riconoscere nel collaboratore alcune capacità didattiche ed espressive. D’altra parte il collaboratore deve saper riconoscere il proprio ruolo senza sovrastare e prevaricare l’allenatore stesso. Il suo è un ruolo delicato che deve essere interpretato dai giocatori come un supporto di collaborazione.

    PRESENTAZIONE CON COINVOLGIMENTO DEI GIOCATORI

    Uno dei metodi “rafforzativi” per rendersi conto se i giocatori hanno capito le azioni positive o negative della squadra avversaria e quindi saper interpretare le contromosse da mettere in atto in quelle determinate situazioni è quella di far intervenire i giocatori durante la presentazione del video. Ciò “costringe” il giocatore ad un’attenzione costante in quanto durante la visione può sempre essere richiesta la sua opinione. In realtà questo intervento viene richiesto dopo un certo periodo di tempo in cui i giocatori abbiano già conosciuto quali siano orientativamente le strategie dell’allenatore. Questo metodo penso che sia il più redditizio in quanto “obbliga” il giocatore a pensare e lo fa compartecipare alla “costruzione” di un progetto strategico per battere la squadra avversaria. Inoltre diventa un ripasso verbale-mentale di ciò che verrà poi successivamente provato sul campo.

    DURATA DEL VIDEO

    imageAnche in considerazione delle osservazioni fatte in precedenza ritengo che la durata del video debba essere orientativamente di 15 minuti. Al termine del video spesso viene aggiunto un commento globale e di conseguenza i giocatori dovrebbero mantenere la loro attenzione all’incirca per 20 minuti. Questo tempo rispecchia i tempi di concentrazione-attenzione che molti Autori hanno dimostrato con ricerche scientifiche. Un’analisi della partita più lunga mi ha fatto evidenziare che i giocatori non riuscivano ad apprendere e memorizzare gli aspetti tecnico- tattici che io cercavo di comunicare. Questo lo si può notare dalle domande che vengono poste allo Staff Tecnico tra la visione del filmato e l’inizio della partita.

    QUANDO PRESENTARLO

    Anche la scelta del giorno in cui deve essere presentato il VIDEO ha una certa importanza. Per la mia esperienza ritengo che il giorno idoneo possa essere il mercoledì prima dell’allenamento del pomeriggio. Questa mia scelta e’ dettata dal fatto che in questo modo si ha la possibilità di iniziare a dare informazioni alla squadra in concomitanza dell’inizio dell’allenamento tattico. In questo modo si ha un tempo maggiore affinché si possa discutere e mettere in pratica con i giocatori le diverse strategie applicative in funzione di ciò che si e’ potuto apprezzare durante la visione della partita. Molte squadre generalmente il giovedì effettuano partite con squadre avversarie di livello inferiore, per mettere in pratica la strategia che verrà poi riproposta la domenica successiva. Ciò permette di creare situazioni simulate in allenamento facendo giocare la squadra titolare contro la squadra allenatrice, che si muoverà secondo le caratteristiche sopra citate. L’applicazione di questo metodo si riflette non solo nell’analisi e nella preparazione della tattica più conveniente da usare contro un avversario concreto, ma anche nella sua estrema importanza come elemento di preparazione psicologica e tecnico – tattica. Questo lasso di tempo avvantaggia la memorizzazione della strategia se confrontato con quello di altri Staff che propongono di mostrare ai giocatori il video in giorni successivi o addirittura il giorno prima o il giorno stesso della partita. Con questa scelta praticamente si hanno a disposizione almeno altri 4 allenamenti per poter preparare sul campo la partita.

    In questo periodo tutto lo Staff Tecnico supportato dalle conoscenze ed esperienze personali oltre che da quelle video presentate inizia un serie di colloqui individuali, di reparto e di gruppo al fine di evidenziare le carenze degli avversarie preparare le strategie tattiche da utilizzare per colpire l’avversario e la squadra soprattutto sui suoi punti deboli.

    CONCLUSIONI

    Ritengo che mostrare alla propria squadra un video degli avversari sia un ottimo supporto visivo per poter preparare al meglio la strategia tattica da affrontare. La possibilità di avere oggigiorno i filmati di tutte le partite delle squadre e di avere tecnologie avanzate per il montaggio delle immagini che si reputano più importanti aiuta lo Staff Tecnico a preparare l’allenamento in funzione degli avversari. Queste considerazioni sono indipendenti da chi prepara il video o da chi o come viene presentato. Anche se meno utilizzato sono dell’opinione che mostrare o consegnare in aggiunta il video con le caratteristiche individuali del singolo giocatore sia un modo per completare e finalizzare questo tipo di informazione. Sono cosciente che per questo tipo di organizzazione necessita molto tempo da parte dei tecnici, per questo molte volte o ci si affida a ditte specializzate o in alcuni casi si assumono persone che si specializzano in questo tipo di lavoro seguendo i suggerimenti dei Tecnici.

    imageSpero di aver esposto quali sono i principi che generalmente sono seguiti per questo tipo di lavoro e quali sono le mie opinioni al riguardo. Per completare la mia tesi ho allegato una tabella fatta dal Sig. Zaccheroni che ho molto apprezzato modificandola in alcune parti.

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    DIZIONARIO – GLOSSARIO UTILIZZATO IN QUESTA TESI

    • Taglio = movimento del giocatore nello spazio in profondità o laterale
    • Scarico = passaggio effettuato a un compagno
    • Giocatore a sostegno = giocatore in aiuto al compagno e posizionato dietro la linea della palla
    • Ri-partenza = passare dalla fase di non possesso a quella di possesso avviando velocemente l’azione offensiva per tentare la via della rete
    • Pressing = e’ un modo di cercare di riconquistare la palla con l’azione coordinata di più di due giocatori o di reparti o dell’intera squadra.
    • Due contro uno = creare superiorità numerica
    • Palla libera = possibilità di calciare per chi e’ in possesso di palla
    • Palla coperta = giocatore impossibilitato dal calciare palla liberamente.
    • Staccare = movimento a ritroso di due giocatori o di un intero reparto o di più reparti
    • Uomo tra le linee = Giocatore posizionato tra i reparti
    • Attacco alla profondità = conquistare spazio in avanti e arrivare prima possibile nei pressi della porta avversaria

    A cura di Claudio Damiani

    Claudio Damiani

  5. La presentazione video della squadra da affrontare – terza parte

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    Di Daniele Zoratto – Relatore Prof. E. Ferrari – Tesi dl Corso Master F.I.G.C. 2005/06; Fonte: Settore Tecnico

    Riprendiamo l’esplorazione iniziata nella prima parte e proseguita nel secondo contributo, relativa alla redazione (raccolta dati, analisi ed elaborazione, esposizione), di un’analisi video riguardante l’avversaria da affrontare. La video analisi tecnico-tattica rapportata alla figura e la personalità dell’allenatore è l’aspetto trattato in modo particolare in questa parte, da Daniele Zoratto, ex giocatore del Parma e attuale tecnico della Nazionale U17.

    Quante partite utilizzare e quali utilizzare

    Se la partita che si deve effettuare deve essere giocata in casa i video che analizzo della squadra avversaria sono le ultime due partite giocate in trasferta e l’ultima giocata in casa. In caso contrario viceversa. Questa scelta e’ dettata dal fatto che cerco di capire se la squadra che si deve affrontare ha:

    • lo stesso atteggiamento tattico in casa o fuori casa
    • se la squadra e’ propositiva sia in casa che in trasferta
    • se la squadra utilizza strategie diverse in funzione del fatto che si giochi o meno in casaUn altro aspetto che detta questa scelta e’ che analizzando i video delle ultime partite e’ possibile valutare anche la condizione fisica dell’ultimo periodo visionato, in quanto si possono anche valutare alcune variazioni nel rendimento della squadra. Non prendendo in considerazione infortuni ed espulsioni e’ possibile capire se l’allenatore sceglie gli stessi giocatori o alcune scelte sono dettate dalla strategia tattica della squadra avversaria. Posso però affermare che dalle mie analisi spesso la scelta dei giocatori non e’ condizionata dalla squadra da affrontare. Una valutazione a parte deve essere fatta per le squadre di alta classifica spesso impegnate nelle competizioni Internazionali. In questi casi negli ultimi anni si e’ iniziato ad attuare quello che in gergo tecnico viene definito il “turnover”.

    Allenatore che presenta tutta o una parte della partita.

    squadre schierate“Nella mia carriera calcistica ho incontrato Allenatori che mi presentavano la squadra avversaria in diverse maniere:
    Allenatori che mi mostravano circa 15 minuti di una partita, senza evidenziare nessun aspetto tecnico-tattico, ne’ individuale, ne’ collettivo. Presumibilmente questi allenatori volevano mostrare il modo di giocare della squadra da affrontare. Questo presupponeva da parte mia e dei miei compagni un’analisi soggettiva di chi si andava ad affrontare.
    Allenatori che mostravano un montaggio delle azioni che ritenevano importanti della squadra avversaria senza effettuare alcun commento durante la proiezione. L’analisi veniva effettuata al termine del video. Questo metodo a mio giudizio non da’ la possibilità di focalizzare nel particolare la singola azione, e di conseguenza mi portava a non capire esattamente il feedback che io avrei dovuto utilizzare per quella specifica azione. Anche all’allenatore nella sua sintesi o commento finale potevano sfuggire alcuni particolari che a volte sono importanti per preparare le giuste contro-risposte alle specifiche situazioni.
    Allenatori che mostravano al massimo un tempo della partita. Il video era seguito da un commento generale sulla squadra da affrontare. Al di là del piacere di vedere una parte della partita mi sembra che questo metodo sia innanzitutto troppo lungo per richiedere l’attenzione dei giocatori. Perdendo la concentrazione spesso non si memorizzano le azioni tattiche
    che sono il fine della proiezione”.

    Allenatore che si affida ai montaggi di aziende esterne

    Oggigiorno esistono aziende che effettuano questo lavoro di montaggio di azioni delle squadre avvalendosi del loro personale. Spesso questi tecnici assemblano azioni di gioco che spesso non sono ritenute necessarie, (o in eccedenza, o senza che queste siano tatticamente rilevanti), secondo il modo di vedere dell’allenatore che le riceve. In questo caso, in un periodo del campionato in cui anch’io come collaboratore dell’allenatore ricevevo questo video, cercavo di eliminare le azioni ritenute da me non idonee ed inserivo altre azioni prese da altri video per completare il montaggio. Si deve anche dire che queste aziende oggigiorno nelle loro presentazioni hanno la possibilità, utilizzando macchinari costosi di evidenziare le immagini di video (movimento dei giocatori) con l’ausilio di scritte e frecce che focalizzano i movimenti dei giocatori dando una visione a volte molto più chiara della disposizione dei vari reparti o dei singoli giocatori. Questo tipo di visione avvantaggia maggiormente quei giocatori che hanno una visione limitata dello sviluppo dell’azione o delle conseguenze di una disposizione errata.

    Allenatore che direttamente effettua il montaggio

    Ho collaborato con Allenatori che svolgevano questo compito personalmente. Ritengo che questa scelta sia dettata dal fatto che l’allenatore stesso voleva conoscere in maniera diretta la squadra avversaria. E’ anche vero che se un Allenatore prepara il video per la propria squadra ha fatto maggiormente sue le conoscenze della squadra avversaria. Un’altro motivo per cui il montaggio viene fatto dall’Allenatore stesso e’ che il rapporto con il proprio collaboratore non e’ del tutto completo anche se di fiducia.

    Allenatore che da’ consegne al suo collaboratore per le immagini che richiede

    Nelle quattro esperienze personali come collaboratore di Allenatori con altrettanti Staff Tecnici ho notato che serve del tempo, più o meno lungo, affinché si creino alcune condizioni di empatia e di collaborazione che danno la possibilità a chi collabora di avere mansioni che spesso e’ l’Allenatore stesso ad assolvere. Questo feeling deriva da diversi aspetti:
    La dimostrazione di professionalità

    L’esperienza vissuta

    Il fatto di vedere o di avere idee tattiche simili. Questo aspetto però non deve trarre in inganno perché l’avere visioni di gioco e strategie tattiche a volte differenti arricchisce il bagaglio culturale di entrambi i Tecnici che va sicuramente a migliorare i suggerimenti che verranno dati successivamente ai giocatori per affrontare la partita.

    A cura di Claudio Damiani

    Claudio Damiani

  6. Il modello di gioco di Mourinho – I tratti distintivi di una concezione…

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    Tratto dal libro: MOURINHO – Questione di metodo

    Avere in mano il pallino del gioco, non perdere la propria personalità di fronte ai rivali, sono caratteristiche delle mie squadre. Lo erano già quando allenavo il Leira, un club che non aveveva questi obblighi. Per me, la cosa più importante è sempre la mia squadra non gli avversari. A volte succede di cambiare sistema di gioco, ma non lo facciamo mai per adattarci al gioco che fanno gli altri, non è questo il motivo che ci porta a cambiare. Avere un modello definto e non scappare da questo è un marchio delle mie squadre. Ed è fondamentale che sia così.

    La qualità migliore che può esibire una squadra è quella di giocare come una squadra; è più importante persino che avere uno o due grandi giocatori. La squadra più forte non è quella che ha i migliori giocatori, ma quella che gioca come una squadra.

    Giocare come una squadra è avere un’organizzazione, determinate regole che fanno si che nei quattro momenti del gioco, tutti i giocatori pensino in funzione dello stesso obiettivo simultaneamente e questo è un risultato che si raggiunge con il tempo, il lavoro e la tranquillità. Perchè una cosa è che i giocatori acquisiscano e provino a fare quel che io voglio e un’altra cosa è ottenerlo come squadra. Per questo c’è bisogno di tempo.

    Non arrivo a teorizzare una distinzione riguardo all’origine dell’organizzazione, se questa inizi dalla difesa o dall’attacco. Non voglio considerare le cose in modo tanto analitico. Quando preparo la mia squadra per qualsiasi partita, lo faccio con l’intenzione di vincere, allenando nella stessa maniera il reparto difensivo come quello offensivo. Per questo non posso dire da quale reparto inizio a preparare la mia squadra.

    Non è mia abitudine affrontare le partite preoccupandomi più dell’organizzazione difensiva che di quella offensiva, per la stessa ragione per cui non preparo nessuna partita senza rendere i giocatori consapevoli della loro funzione sia offensiva che difensiva; anche il portiere ha un compito offensivo, e anche in allenamento prende parte a questa fase. Per questo non sono d’accordo con la distinzione. La partita deve essere pianificata in modo equilibrato, come gli allenamenti. Non so dire se è più importante difendere bene o attaccare bene perchè non separo questi due momenti: la squadra è un tutto indivisibile e funziona come tale. Sono aspetti troppo compenetranti uno con l’altro perchè si possa pensare di scinderli.

    In una squadra che ambisce a essere grande, tutti i giocatori devono partecipare ai quattro momenti del gioco…portiere compreso. Ho ben chiaro in mente che il controllo del gioco passa dal possesso di palla. Controllare il gioco vuol dire gestire la palla e sapere cosa farne. La mia idea tattica principale passa dall’avere ben chiara l’idea di un calcio moderno. Ben prima di segnare, è importante avere il controllo della palla.

    Voglio anche che la palla circoli velocemente e per questo occorre avere un buon gioco di posizione, vale a dire: tutti i giocatori devono sapere che in una determinata posizione si trova il compagno, che dal punto di vista delle geometrie c’è gia qualcosa di costruito sul terreno di gioco che permette loro di anticipare l’azione.

    Allargare gli spazi quando si attacca, stringere le linee quando si difende, aggredire immediatamente se si perde il pallone, una struttura di posizionamento fissa e una mobile: alcuni giocatori hanno posizioni fisse in campo e altri, per la loro dinamica, possono svariare anche se devono mantenere un equilibrio di posizione. La mia squadra non può rinunciare a vincere le partite, ma nemmeno può perdere la tranquillità e l’equilibrio di posizione. I giocatori devono mantenere una linea di gioco offensiva, ambiziosa, nella quale sia netta l’intenzione di voler vincere senza perdere il controllo dello spazio, la tranquillità e la comunicazione tra di loro. Quest’ultimo è un aspetto fondamentale.

    Mi piace che la mia squadra controlli il pallone, che lo faccia circolare, che abbia un buon gioco di posizionamento e che i giocatori sappiano chiaramente come occupare gli spazi. Insieme a questo, anche difendere bene e avere qualità individuale, sono aspetti decisivi. Un buon posizionamento difensivo come squadra, a formare un blocco coeso che possa giocare con linee molto vicine, è un’altra caratteristica della mia squadra. Ci sono squadre molto preoccupate dell’aspetto difensivo e per questo, durante le partite, si trovano in imbarazzo quando sono costrette a passare dal pressing al possesso di palla. É un aspetto sul quale lavoro molto: ripartire dopo aver riconquistato il pallone. Ci vuole la capacità di giocare a protezione della difesa, e una volta entrati in possesso di palla, saper variare questa modalità fondamentale: recuperare le posizioni in campo o far uscire la palla dalla zona di recupero (pressione).

    Un altro grande principio tipico delle mie squadre è il pressing alto secondo i principi del gioco a zona. Per me, il pressing non è altro che un metodo per ritornare al possesso di palla, ma ha senso solo se poi la squadra sa fare un buon uso del vantaggio acquisito. Quando arrivai a Leiria, la Uniao giocava con molti giocatori dietro al pallone, con un sistema di contropiede o di attacco rapido ma la sua organizzazione offensiva era decisamente estemporanea. Il mio obiettivo era di trasformarla in una squadra che sapesse imporsi, incrementando il possesso, le sue iniziative, con un controllo del gioco maggiore e in grado di portare un’azione offensiva pià continuata. Solo allora, la squadra avrebbe iniziato a difendersi bene, senza più schiacciarsi indietro a difendere (secondo il principio di <<popolazione>>), come fanno alcune squadre che creano difficoltà all’avversario non per la qualità del gioco difensivo ma per la densità di uomini. Se una squadra si serie C con giocatori tecnicamente inferiori, ma tutti chiusi a difendere nella propria tre quarti campo, si scontra con il Real Madrid, lo metterà in difficoltà. Ma questa non è la mia idea, io voglio difendere bene, ma non con le barricate.

    Difendere bene vuol dire difendere poco, difendere per il minor tempo; è conservare il pallone per il maggior tempo possibile, mantenere l’iniziativa del gioco, non farsi mettere nelle condizioni di difendere continuamente. Per altri, difendere bene è difendere in modo compatto – per esempio – con tutti i giocatori dietro la linea della palla, a chiusura di tutti gli spazi. Per altri difendere bene è annullare i giocatori più importanti della squadra avversaria. Per me, è un fatto di sottrazione, in termini di tempo, cioè vincolato al momento in cui perdi palla. Si può difendere bene in ogni luogo del campo. Ebbene, io preferisco difendere lontano dalla mia porta, perchè quando recupero palla, sono più vicino alla porta avversaria, che è l’obiettivo del mio gioco.

    C’è chi dice che i giocatori più creativi devono essere svincolati da compiti difensivi. Io credo che chi dice questo conosce poco il calcio. Può dirlo un tifoso, un giornalista o un critico che non se ne intende, o un allenatore che non è arrivato ad alti livelli oppure ci è arrivato ma non si è affermato, perchè nel calcio di oggi questi concetti sono superati. Gli undici che scendono in campo devono essere all’altezza sia in fase di possesso palla sia quando è l’avversario ad avere il pallone tra i piedi.

    Difendere a zona e pressare a zona sono due cose totalmente diverse. Una cosa è difendere una zona dove, per le posizioni sul campo e quelle assunte da tutti i giocatori in funzione della posizione della palla quando questa ce l’ha l’avversario, si cerca di accorciare gli spazi, creare difficoltà e sperare nell’errore. Allo stesso modo, difendere a zona facendo pressing significa avere un buon gioco di posizione, ma attivo poichè teso ad aumentare al massimo le difficoltà dell’avversario nel tentativo di recuperare palla il prima possibile. Insomma: nel calcio di alto livello, non c’è difesa a uomo, ma esiste una difesa a zona che non mi convince e una difesa a zona che porta il pressing; e quest’ultima tipologia decide il calcio del presente e quello futuro. I difensori centrali delle mie squadre non marcano a uomo, ma difendono a zona con una linea di quattro che si muove a seconda della posizione della palla.

    Penso che non ci siano due sistemi a zona con pressing identici. Per esempio: per me quello che fa il Milan è fantastico, tanto che contro di noi a Oporto, giocò con due linee di quattro uomini e riuscì in qualche modo a fronteggiare una squadra che aveva a centrocampo quattro grandi giocatori. Ora, anche se la sua zona a pressing è fantastica, si basa su un concetto diverso dal nostro. Per esempio, rimanendo sul Milan, con tre linee, loro fanno pressione orizzontale, noi con sei facciamo lo stesso in profondità.

    Tanto per iniziare, noi abbiamo definito la distribuzione del pressing in funzione del posizionamento dell’avversario. Conoscendo più o meno il sistema degli avversari, la mia squadra saprà come comportarsi. Per esempio, immaginiamo di giocare contro il Benfica, squadra che adotta il 4-3-3, ma che in questa partita si schiera con tre centrali. Nessun problema, dato che sappiamo come posizionarci rispetto ad una simile evenienza. Dunque,tranne in rare eccezzioni, la mia squadra non stravolge mai il suo sistema basato sul possesso di palla. Decidiamo prima come giocare, e così giochiamo, senza dare troppa importanza al sistema adottato dall’avversario. Quando non è in nostro possesso, dobbiamo avere la capacità di leggere il sistema rivale, adattare il nostro possesso di palla a tale posizionamento. Per esempio, se i miei attaccanti giocassero davanti ad una difesa a tre piuttosto che a quattro, il loro posizionamento sul campo cambierebbe, in funzione del posizionamento della difesa avversaria. Ma che sia chiaro: la mia squadra non rimarrà ingabbiata, in nessuna circostanza, chiunque sia l’avversario. Un esempio: avere due attaccanti per fare pressione su quattro uomini non è lo stesso che averene due per tre più due. E, se inizialmente, il movimento offensivo delle ali deve essere definito in una certa maniera, se c’è una sostituzione, si difenderà con un altro sistema. Nessuno gioca più uomo contro uomo o in funzione dei singoli, bensì in funzione degli spazi.

    Penso che uno schema con baricentro basso sia facile da attuare. Non ha bisogno di grandi doti di comando o di particolari feedback. Il baricentro basso è un baricentro basso, basta solo definire il contenuto visivo del blocco, niente di più. La leadership, nella fase difensiva, è relazionata al movimento, con la zona e con la capacità di alcuni giocatori di orientare le azioni collettive, per la loro posizione in campo o per la loro capacità di analisi del gioco. Per questo ci sono giocatori fondamentali per la fase difensiva. Ebbene, quando si tratta di baricentro basso, di campo corto, di unire le linee è tutto facile. É quel che dico ai miei giocatori. Quando risulta difficile giocare in una zona sotto pressing o fare un cambio molto rapido, a causa della fatica, della forza dell’avversario, o per una dinamica offensiva che ci crea qualche problema, dico loro di abbassare il baricentro, di chiudere le fasce ed accentrare il gioco. Perciò, dal punto di vista dell’efficacia, è molto più facile giocare con un baricentro basso piuttosto che alto. Molto più facile.

    Una squadra, che per il modo di giocare difensivo, finisce per essere anarchica rispesso alle posizioni, non ha altra possibilità che quella di far girare velocemente la palla nel momento in cui ne rientra in possesso. Per questo, affinché l’anarchia sia efficace, la squadra deve mantenere il possesso di palla e aprire il gioco. Pertanto, secondo me, una squadra che voglia attaccare continuamente, che voglia mantenere il possesso palla, l’iniziativa di gioco, deve essere ben posizionata e ciò si ottiene solo difendendo a zona.

    Noi ci alleniamo in situazioni specifiche per sapere, in ogni momento, che se corriamo il rischio di attaccare male, possiamo sempre recuperare rapidamente il possesso di palla o, al contrario, decidere per una circolazione prolungata se vediamo che non ci sono buone possibilità di creare pericoli. Questò perchè la forma di gioco delle mie squadre è tremendamente faticosa. Quando non abbiamo la palla, iniziamo subito le azioni pensando a come recuperarla e ciò implica andare verso l’area avversaria. Questo sottopone i giocatori a un gran dispendio di energie per cui, dopo aver recuperato il pallone, devono decidere se sono in condizioni di attaccare immediatamente e continuare così a spendere energie o se , al contrario, non sono in questa condizione e dunque scelgono di riposare facendo circolare la palla.

    La transizione difensiva-attacco deve avere una relazione intima con la nostra forma offensiva di giocare. Quando una squadra fa pressing molto alto, ha poi bisogno di recuperare. E che cosa è meglio: riposarsi con il pallone o senza? Voglio che la mia squadra sappia riposarsi col pallone, ma per fare questo è necessaria una buona posizione di gioco, cioè che i giocatori occupino razionalmente lo spazio e che siano in grado di mantenere il pallone in loro possesso anche se ci sono momenti in cui l’obiettivo non è quello di dare profondità al gioco o di arrivare rapidamente in porta.

  7. Analisi didattica: Real Madrid – Malaga, Liga Spagnola. Il taglio degli attaccanti

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    (Schema del gol di C.Ronaldo per il 7-0 del Real Madrid)

    È nota la potenza offensiva di tutta la rosa del Real Madrid. Gli inserimenti da dietro dei vari giocatori, i tagli , le manovre di smarcamento collettivo, fanno del Real una delle squadre più organizzate e pericolose del panorama calcistico mondiale.

    Nell’azione del gol che ha portato sul 7-0 il vantaggio del Real Madrid contro il Malaga, Cristiano Ronaldo in posizione decentrata sulla fascia sinistra serve in area con un cross rasoterra sul primo palo l’inserimento del compagno. E qui è caduta la mia attenzione: i giocatori che sono andati a concludere sul cross di Cristiano Ronaldo sul primo palo sono stati Adebayor e Canales (autore poi della rete) .

    La mia attenzione è andata al taglio di questi due giocatori (fig.1)che hanno effettuato esattamente lo stesso taglio , entrambi sul primo palo e senza nessun movimento di smarcamento. A mio avviso questo è un errore grossolano: due giocatori, specialmente in area di rigore, non possono effettuate lo stesso movimento. Così facendo rischiano di ostacolarsi e perdere un’occasione da rete ed inoltre danno una sola soluzione di passaggio al compagno in possesso palla. Bisogna far comprendere ai giocatori , che in qualsiasi zona del campo, dobbiamo mettere in condizione il portatore di palla di avere più soluzioni di passaggio , ovviamente di diversa efficacia .

    Prendendo spunto da questo aspetto del gol di C.Ronaldo, facciamo un esempio: consideriamo il fatto di essere in posizione centrale in fase offensiva sulla trequarti avversaria con il portatore di palla e due attaccanti. Che movimento devono fare questi due attaccanti?

    Meglio prediligere sempre due movimenti che diano due soluzioni diverse, in seguito a contro movimento e con finalità diverse.

    Dare soluzioni al portatore di palla è d’obbligo altrimenti la nostra azione offensiva risulterà sterile e statica. Dare soluzioni di mobilità e difficoltà per gli avversari è una soluzione che può aiutarci a creare palle gol. Ma dare più soluzioni , con diverso fine, con i tempi giusti di passaggio e smarcamento e soprattutto di spazi giusti di smarcamento, è sicuramente un’arma a nostro favore indubbiamente più efficace.

    Una soluzione di gioco più efficace è sicuramente quella in cui i due attaccanti fanno contro movimenti e soprattutto danno due soluzioni diverse di passaggio,uno viene a sostegno del portatore di palla, l’altro attacca la profondità. Regola essenziale: i CONTROMOVIMENTI. Uno effettua un fuori-dentro, l’altro un corto-lungo: due diversi per due diverse soluzioni. In questa soluzione il portatore di palla potrà scambiare con il giocatore a sostegno ma potrà anche servire la profondità dell’altro. Il movimento a sostegno di un attaccante da anche la possibilità di creare spazio per l’inserimento dietro di un altro uomo.

    La regola principale però che questi movimenti possano andare a buon fine e quindi non effettuare lo stesso movimento, è quella del primo uomo: l’uomo più vicino alla palla detta il primo movimento a suo piacimento, gli altri si adegueranno a quello.

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  8. Analisi e considerazioni: Barça-Real 3-2, atto finale.

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    Anche se si trattava di un “titolo minore” , anche in Spagna questa definizione non esiste, la pressione sulle due squadre non era inferiore ad una normale partita di liga o champions. Oltre alla pressione mediatica a cui erano sotoposte le squadre, c’è stata una pressione del Real sul Barça veramente spettacolare, sinonimo di divertimento. Entrambe le squadre hanno giocato veloce, i duelli erano veri e nessuno dei due club ha lasciato campo all’avversario . Senza restrizioni, a testa alta e il loro ritmo e migliorato,così come gioc o visto al Bernabeu. Entrambi erano lontani dall’eccellenza dell’anno scorso dove, tranne la finale della Copa del Rey, non abbiamo visto l’eccellenza sempre . La partita è iniziata piena di rumore e controversie- si considera un titolo minore – ma tutto questo è andato a vantaggio dello spettatore, come sempre.

    Benzema ha segnato i tempi e Cristiano Ronaldo ha mostrato il suo lato migliore per lasciarsi alle spalle un Özil disperso in varie azioni. Coentrao a centrocampo ha mostrato la sua versatilità . Guardiola ha tentato di abbassare i ritmi, mossa cercata anche a Madrid. Però se andiamo al di là di marcatori, dei gol, il club non ha mai imposto il suo stile, il resto è andato avanti per l’individualità e il talento di giocatori dalla bravura innegabile. Messi ispira Iniesta per la sua marcatura , nella quale mostra la sua grande sensibilità tecnica. Piqué tacchi alla definizione di destra di Messi. Il Real come a Madrid, crea palle gol ma non riesce a sfruttarle ma comunque la sua potenza nell’arte contrasto porta ai limiti lo stile di gioco del Barça. In una maniera non aspettata arriva il pareggio di C.Ronaldo,una deviazione al posto giusto al momento giusto per rimettere in piedi la partita, che però rimette dalla sua parte il Barça grazie al solito Messi. Si va al riposo sul 2-1 per il Barça.

    Secondo tempo: versione migliorata del Barca e il Real Madrid del primo tempo. Il gioco progredisce in un faccia a faccia, un duello senza paura e con tanto onore,una seconda metà di gioco come una battaglia.Lo spettacolo ha dato spazio a controversie individuali e entrate eccessive . Il Barça ha cercato di spostarsi da un lato all’altro, mantendo possesso palla forte del vantaggio,alla fine ha ripiegato in attesa del Real .Il chiaro scopo era quello di evitare inutili pericoli e mantenere il vantaggio dalla propria parte.

    Mou inizia la sua strategia di comportamento e anche quella tattica. Inizia a mandare in campo forze fresche come Kaka che dal nulla mette

    dentro un pallone, su calcio d’angolo, che si tramuta nel gol di Benzema, complice di vari rinvii sbagliati da parte di Adriano &co : 2-2 ed ora è tutto da rifare per il Barça. Paradossalmente negli ultimi minuti di gara il Real cerca anche il gol del KO ma accade il contrario: ancora Messi emerge sopra le battaglie, i duelli, i falli, le diatribe, e porta il 3-2 dalla parte blaugrana. Poi iniziano ancor di più i duelli all’ultimo”uomo” e non a caso iniziano ad uscire cartellini rossi dal taschino dell’arbitro.

    La partita si è trasferita nel fango. Però non dobbiamo dimenticare e sottovalutare l’esordio di Fabregas, una stella tra le stelle in un centrocampo da firmamento.Il Rela Madrid è stato migliore, in entrambi i match, ma Messi fa sempre la differenza e per il Real un work in progress che fa ben sperare per i tituli della stagione. Messi ha fatto da solo il punteggio, cinque gol in due partite, dove ha messo sempre in qualche modo il suo zampino. Messi, ancora una volta operato il miracolo. La fine del gioco, per come è finita è da no comment. Ma alla fine si sa, quello che conta è il risultato.

  9. Analisi e considerazioni: Real Madrid-Barça 2-2

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    Se il calcio è contrassegnato da eventi, da risultati, da attese, di certo la palma d’oro per tutto questo va sicuramente a Barcellona – Real Madrid. Mourinho dopo l’annata scorsa, dove i paragoni con il Barça erano all’ordine del giorno, nella quale è riuscito a strappare la Coppa del Re ma sostanzialmente soffrendo il gioco catalano, quest’anno vuole tutto, soprattutto far vedere che non sono inferiori al Barça. Tutto questo basta per essere motivati, per correre, per vincere,per acquisire una mentalità vincente ancora superiore, e perchè no una sorta di vendetta sul Barça. L’approccio mentale alla gara è il fiore all’occhiello di Mou, ma ieri sera nella fase iniziale si è visto anche quanto conta il precampionato e i risultati di tale periodo nella testa dei giocatori: il Real veniva da solo vittorie, il Barça da sole due vittorie.

    Tutto parte in un periodo dove giocatori arrivano dalla Coppa America, da mercati frenetici, firme rapidissime, aspettative enormi da mantenere e pressioni ancor più enormi. Guardiola lascia fuori quattro elementi che nell’annata scorsa, e quelle precedenti, hanno fatto la fortuna del Barça come Puyol, Pique, Xavi,Busquets, ma poco conta visto che a sostituirli sono gente del calibro di Mascherano, Abidal,Keita e l’immenso Alcantara. La nave Barça salpa a rilento. Il gioco non è lucido come sempre, non è veloce e a tratti confusionario. Mou parte con tutti gli effettivi,lasciando in panca anche il nuovo acquisto Coentrao. Ma sin dai primi minuti si nota un Benzema in forma smagliante, e pensare che la stagione passata a Mou non attirava più di tanto. Il Real si vedeva, molto veloce, intenso, pressione e le linee alte per sfruttare le assenze di Pique e Busquet.

    Guardiola ha iniziato con un gioco un pò diverso dal solito, lanci lunghi a cercare Sanchez e Villa, quasi mai andati a buon fine. Mou aveva Benzema, che cerca prepotenmente il gol ma alla fine lo fa realizzare ad Özil con un bell’inserimento e un tocco che sembrva essere fatto con la mano per la facilità di esecuzione. Dopo il gol non c’era reazione del Barça. Confusione e nient’altro. Errori nei passaggi e l’incapacità di superare efficacemente la pressione del Real Madrid.

    All’improvviso però il Barça si è svegliato facendo vedere a tratti il suo gioco. Era un segno che la partita stava cambiando.Ma più che da parte del gioco quanto del risultato. Villa al primo tiro pesca un jolly immenso, un gol da cineteca, e proprio quando il Real era possessore del gioco indiscusso. Dopo il pareggio Pep ha rallentato la crescita del Barca e ha deciso di aspettare e limitare il numero di errori. Prima della pausa però esce in gioco un certo Messi, e dimostra che quella 10 sulle spalle non la tiene a caso. Khedira e Pepe lo vedono solo passare e andare in rete. Due tiri, due gol, Barça avanti.

    Nella seconda metà di gioco si riparte come la prima. Il Realnon ci stava ad essere di nuovo comprimario. La strategia è l’unica area in cui Mourinho è enormemente superiore. Coentrao subito buttato in campo per sfruttare la sua enorme qualità. Guardiola manda dentro Xavi e Pique in quattro minuti per cercare di riprendere il pallino del gioco come sempre. Mou doveva sfruttare meglio la loro assenza fino al 63′, non ci è riuscito al meglio. Xabi Alonso riporta all’improvviso tutto in parità, e per il Real non è niente di rubato, anzi.

    Xavi e Pique non hanno risolto del tutto i problemi del Barça ieri sera, la squadra era ancora lontana dal suo gioco e il Real stava riprendendosi.Si è entrati nuovamente in una fase in cui il Real Madrid ha mostrato maggiore determinazione. Le probabilità cadevano a favore del blancos. Al di là del risultato il Barça è stato il perdente perché la squadra era lontana dal suo calcio. L’anno scorso tutti avrebbero detto che il Real è riuscito a non perdere, quest hanno possiamo dire che il Barç è riuscito a non perdere al Bernabeu pur giocando non come sa fare..

    Nello Sprint finale il Real Madrid era ancora migliore ma il punteggio non si è mosso, ed ora a parte tutte le analisi mercoledì c’è il secondo round al Camp Nou, e si assegnerà il primo titulo della stagione,alla fine è questo che conta.

    Angelo Iervolino

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