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  1. La partita settimanale come elemento didattico fondamentale nella Scuola Calcio

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    Nel post sul talento e drop-uot, tra le cause intrinseche dell’abbandono è stato messo al primo posto il fatto di “giocare poco”. Malgrado la FIGC con i suoi regolamenti (fino alla fine della categoria Esordienti) tuteli quest’aspetto, evidentemente non sempre le società rispettano quest’elemento a causa di strategie orientate prevalentemente alla visibilità piuttosto che alla “crescita” dei bambini. Ma la partita settimanale non solo rappresenta in alcuni periodi dell’anno 1/3 del carico allenante (oltre ai 2 allenamenti), ma anche un evento di forte impatto emotivo, conseguentemente in grado di agire in maniera marcata sull’autostima e sulla motivazione del bambino. La consapevolezza, da parte degli allenatori, di quest’aspetto dovrebbe portare a non sottovalutare i vari aspetti della partita: il clima deve sempre essere positivo, le correzioni e gli interventi dell’allenatore devono essere di natura propositiva e non demoralizzare il giocatore. I bambini più piccoli inoltre non riescono ad oggettivare la loro prestazione, quindi spesso si rifanno a quello che viene riportato dall’allenatore ed (a volte inopportunamente) al di fuori del campo; è proprio in queste fasi che l’allenatore dovrebbe rendersi conto di quanto possa essere in grado influenzare la crescita sportiva del giocatore. Risultato: secondo la FIGC, la categorie Pulcini ed Esordienti sono “attività ludiche non finalizzate al risultato”, infatti sui comunicati provinciali non vengono riportate classifiche per i Pulcini, mentre per gli Esordienti non vengono riportate su base esclusiva del risultato numerico delle reti. Ciò non significa che i giocatori vadano mandati in campo con leggerezza, ma è importante far passare il concetto che

    “L’importante è partecipare a patto che ognuno abbia dato il meglio di sé……compreso l’allenatore!!!”

    PUNTI FONDAMENTALI

    Malgrado ogni società, nella Scuola calcio, dovrebbe lavorare per obbiettivi (e non per risultati), è evidente che un “lavoro ben fatto negli anni” porti al raggiungimento di questi e di un gioco espresso in campo che garantisce certi risultati. Ma quali devono essere i punti fondamentali (oltre a quelli tecnico-tattici tipici dell’età) da considerare nelle partite settimanali affinché tutti i bambini abbiano la possibilità di sfruttare didatticamente al meglio questo evento? Di seguito riportiamo solo alcuni punti che ritengo fondamentali nelle partite della categoria Pulcini:

    • Tutti hanno il diritto di giocare più o meno gli stessi minuti; ovviamente l’allenatore in partita non può risolvere un’equazione d’ottavo grado per garantire a tutti lo stesso minutaggio (le regole della FIGC comunque aiutano molto), quindi chi gioca di meno durante una partita ha il diritto di giocare di più quella successiva. Piccole eccezioni possono essere fatte per motivi comportamentali o lunghe assenze dall’allenamento.
    • Comportamento in partita: la scelta da parte della FIGC (negli ultimi anni) di introdurre l’autoarbitraggio nella categoria Pulcini si è rivelata molto azzeccata per far vivere la partita (e le regole) con maggiore consapevolezza. È importante che l’allenatore abitui i giocatori all’acquisizione di determinate regole comportamentali (nei confronti di compagni/avversari) e di fair-paly, affinché da ragazzi e da adulti imparino a tollerare eventuali frustrazioni e non cadano in atteggiamenti che possono rivelarsi negativi per se stessi e la squadra.
    • L’allenatore deve animare un clima positivo e propositivo, tutti hanno il diritto di essere incitati, in particolar modo chi ha scarsa autostima in campo. Ovviamente non si ha la presunzione di trattare in un post quella che è la l’aspetto psico-pedagogico della formazione di un gruppo, ma occorre ricordare che

    i bambini imparano da ciò che vivono: se il bambino viene criticato impara a condannare, ma se vive nell’incoraggiamento impara la fiducia.

    • Lo scopo di qualsiasi squadra che va in campo per divertirsi ed imparare deve essere: “si scende in campo per far più gol possibili e per subirne il meno possibile” indipendente dal fatto che si stia pareggiando 1-1 o perdendo 5-0. Sembra un motto scontato, ma gia da quell’età devono imparare a non scoraggiarsi quando si perde e non esaltarsi quando si vince. Lo scopo è quello di imparare a “dare sempre il 100%”, aspetto che diventerà fondamentale nelle fasi successive della crescita sportiva.
    • Ruoli: uno degli errori più comuni degli allenatori della categoria Pulcini è quello di indirizzare precocemente (soprattutto quando si comincia a giocare a 6 o a 7) i giocatori verso il ruolo che a loro sembra congeniale. La conseguenza di questo aspetto è che si limitano fortemente gli input dell’apprendimento del bambino, cioè gli elementi che gli consentono di incrementare il proprio bagaglio tecnico-tattico. Solo nel caso in cui un giocatore abbia scarsa fiducia in se stesso e tocchi pochi palloni, può essere utile inizialmente farlo giocare in ruoli in cui si sente “meno insicuro”; questo deve essere solo un passaggio, grazie al quale l’allenatore (motivandolo nel modo migliore) gli permette di sentirsi maggiormente a proprio agio e con l’acquisizione di una certa sicurezza si potrà passare poi a ruoli diversi (a rotazione).

    CONCLUSIONI

    I punti sopra elencati (naturalmente abbiamo trascurato quelli tecnico-tattici specifici che dipendono dal momento didattico in cui ci si trova), se ben applicati in partita, consentono una crescita sportiva ottimale a breve-medio-lungo termine che ripagherà sia tecnicamente che umanamente. L’allenatore deve essere sempre il primo a mettere in gioco il proprio impegno, i propri principi e la propria conoscenza!

    Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio (melsh76@libero.it)

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